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INTRODUZIONE

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La tiella, tra i piatti gaetani, è certamente il più famoso e caratteristico. La puoi trovare in ogni panificio, pizzeria, rosticceria e anche nei bar e nei negozi di generi alimentari. E’ buona sia calda che fredda e si mangia a quarti con le mani. Il suo nome deriva dalla teglia in cui essa viene infornata, un recipiente dai bordi bassi e leggermente svasati detto appunto tiella nel dialetto locale.

E impossibile risalire alle sue origini che sono lontane nel tempo. Sicuramente nacque nel Borgo, nelle povere case dei contadini e dei pescatori per necessità e grazie alla creatività e all’abilità delle massaie che trovarono così il modo di utilizzare i prodotti locali e di conservarli inalterati per vari giorni in un epoca in cui non esisteva il frigorifero. La tiella per tanto tempo rappresentò un pasto completo per i contadini e i pescatori che rientravano a casa solo a sera. Si racconta che il Re Ferdinando IV di Borbone, nei suoi soggiorni a Gaeta, imparò ad apprezzarla e la considerava “ primo, secondo e terzo”.

La tiella si compone essenzialmente di due sottili strati di pasta chiusi lungo i bordi che racchiudono un ripieno di calamaretti, alici, o ciò che offre la campagna, sempre condito con abbondante olio d’oliva e olive di Gaeta.

La buona riuscita della tiella dipende dalla qualità degli ingredienti, dal dosaggio e dalla lavorazione della pasta, ma soprattutto dall’intuito e dall’estro della massaia. Per questo motivo la ricetta della tiella non può essere costretta in uno schema rigido ma è sempre solo orientativa e permette variazioni personali dando ampio spazio alla fantasia.

La Tiella!

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