Читать книгу In Valnerina Nel Tempo Sospeso - Remigio Venanzi - Страница 13
La storia di Tulle, Riccio e Black
ОглавлениеIl lupo ha fortemente inciso sulla vita delle popolazioni della Valnerina, rappresentando spesso una fonte di preoccupazione e danno per la pastorizia. Intorno al lupo sono sorte storie e leggende e non poteva che essere così. Siamo in Umbria, la storia più conosciuta è quella di San Francesco e il lupo: la bestia feroce e pericolosa che minaccia le greggi e si spinge vicino alle abitazioni è ammansito dal Santo. Accanto alla storia famosa ci sono mille altri episodi che narrano i lupi come essere malvagi e pericolosi che predavano le greggi e impoverivano i pastori. Ecco allora nascere la figura del luparo, cacciatore di lupi: li trovava e li uccideva. Poi, un bel giorno qualcosa andò diversamente.
La storia di “Tulle, Riccio e Black” i tre lupetti di Polino Tutto accadde a Polino nell’autunno del 1955. Ciro, la guardia comunale, in uno dei suoi soliti giri tra le montagne del paese, si imbattè in tre piccoli lupi che girovacavano da soli tra i boschi. Sorpresi e impauriti cercarono di nascondersi dietro a un anfratto, ma l’uomo riusci a scorgerli di nuovo e, dopo essersi accertato che nelle vicinanze non ci fosse la lupa, si avvicinò ai lupetti. Riccio, incuriosito, scorgeva la testa e dopo poco sembrò aver perso ogni paura; anche gli altri due pian piano fecero lo stesso. La guardia aveva con sé il pane e la mortadella della colazione che non aveva ancora consumato. Senza fare mosse brusche, tirò fuori dallo zaino il cibo e lo avvicinò ai piccoli lupi. Riccio fu il primo ad assaporare la mortadella e poco dopo anche gli altri fecero la stessa cosa. Ciro si avvicinò ai lupacchiotti e li prese con sé, ne ripose due nello zaino abbastanza ampio e tenne in braccio il terzo, una femminuccia. In altre circostanze la vita dei tre lupi sarebbe stata segnata; quel giorno, la guardia decise diversamente. Così prese il sentiero che portava verso Polino e si incamminò abbastanza velocemente. Nel paese, in un batter d’occhio, tutti accorsero verso la stalla di Ciro, infatti è lì che sistemò i tre lupetti, che vennero chiamati: Tulle, Riccio e Black. Per un po’ di tempo quella stalla fu la loro casa, poi, visto che crescevano rapidamente, furono portati nel giardino della rocca dove rimasero per molto tempo. Divennero una vera e propria attrazione, tanto che attirarono parecchie persone che giungevano a Polino incuriosite dai tre lupi. Quanto al cibo, tutti collaboravano, tuttavia per la carne era un macellaio di Arrone, Scaccetti, a inviare a Polino gli avanzi della sua macelleria. I lupi continuavano a crescere e ben presto si capì che non era una buona scelta quella di tenerli rinchiusi nel giardino della rocca. Il proprietario di un grande gregge, che veniva in transumanza nei mesi estivi a Polino, chiese di poter avere uno dei lupi, convinto che ormai sarebbe stato facile continuare l’addomesticamento. Purtroppo per lui così non fu. A distanza di qualche mese, il lupo si ricordò di essere lupo e sgozzò una ventina di pecore. Gli altri due lupi vivevano tranquilli a Polino e fecero amicizia con la figlia della guardia, Fosca, e con altri ragazzi; tanto che si facevano prendere in braccio e accarezzare. Ormai, i piccoli lupi erano cresciuti e cominciavano ad incutere una certa preoccupazione, anche se i loro comportamenti non avevano mai dato adito a brutti pensieri. I problemi vennero dalle tante persone che salivano a Polino per vedere i lupi e che cercavano di avvicinarli in ogni modo anche con i loro figli. Per evitare spiacevoli accadimenti e con immenso dispiacere dei ragazzi, il comune contattò un circo, che aveva la fama di essere molto rispettoso degli animali e concordarono di consegnargli i due lupetti. Fu così che Ciro e la figlia Fosca si avviarono, con Tulle e Riccio, verso la località di Fuscello dove c’erano ad aspettarli gli incaricati del circo Lombardi che li prese in carico. Finì così l’avventura dei tre lupetti a Polino. Questa, che rappresenta una storia vera, è stata spesso emulata come un racconto fantastico senza però fondamento: ora riusciamo a documentare la storia attraverso due foto dell’epoca messeci a disposizione dalla Signora Fosca.
Tulle e Riccio