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CAPITOLO UNO

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Nel sentire i rumori del trapano e del martello provenienti dall'esterno, Marie avrebbe dovuto sentirsi rassicurata: in fondo, erano il segnale che i lavori alla casa procedevano per il meglio. Invece quei suoni le procuravano una strana sensazione. Le sembrava infatti, come in certi cartoni animati, di udire in continuazione l'effetto sonoro di un registratore di cassa. Ogni volta che il cassetto si apriva, il suo denaro prendeva il volo. Più chiodi piantava Benjamin, il suo prezioso tuttofare, più i suoi soldi mettevano le ali. Ogni volta che tintinnava la catena del dondolo in veranda, ancora più quattrini se ne andavano. Se Marie avesse ascoltato molto attentamente, avrebbe potuto sentire il pianto digitale del suo conto in banca.

Ci fosse stato anche solo un ospite in più lì a June Manor, quei rumori non le avrebbero dato poi così fastidio. Date le circostanze, invece, si domandava per quale motivo avesse deciso di intraprendere quei lavori. Perché scomodarsi a migliorare il posto, se tanto non veniva nessuno?

Conosceva la risposta. Benché di recente il bed-and-breakfast avesse avuto la sua dose di controversie e pubblicità negativa, Marie sperava comunque che l'affare si sarebbe sgonfiato presto. In fin dei conti… le notizie non potevano certo aver raggiunto tutti. C'era ancora, certamente, qualcuno che ignorava che lei aveva affermato che il suo bed-and-breakfast fosse infestato dai fantasmi, per essere in seguito sbugiardata. Quelle notizie erano circolate, sì, ma in cerchie ristrette, tra piccoli gruppi online e, naturalmente, tra gli abitanti di Port Bliss. Tutto sarebbe indubbiamente ritornato alla normalità… vero?

Quella almeno era la sua speranza. Ma si trattava di una speranza labile, specie considerando i suoi piani per quella notte. Fermarsi a pensarci la faceva sentire nervosa, forse anche un po' spaventata. Ma in ballo c'erano ventimila dollari. Quelli sì che avrebbero attutito i rumori causati da Benjamin in veranda, fino a renderli meno allarmanti.

Seduta al tavolo della sala da pranzo, Marie si trovava in una posizione ideale: era abbastanza vicina ai lavori da poter capire a che punto fossero, ma era anche abbastanza distante da non rimanerne troppo traumatizzata. Lanciava frequenti sguardi al suo cellulare, in ansiosa attesa della telefonata che avrebbe dato inizio a quella che si prospettava già come una notte molto strana.

Mentre aspettava, sentì aprirsi la porta d'ingresso. Doveva essere Posey, tra le pochissime persone a entrare a June Manor senza bussare prima. Poco dopo, infatti, vide avanzare verso la sala da pranzo proprio la sua gentile e talentuosa cuoca. Non portava con sé nessuna borsa, segno che avrebbe preparato la cena per l'unico ospite del bed-and-breakfast usando gli ingredienti che già si trovavano nel frigorifero.

“Benjamin ha quasi finito di rimettere in sesto il dondolo,” disse Posey. “Sta venendo davvero bene.” Esitò prima di entrare in cucina e lanciò un'occhiata curiosa a Marie. “C'è qualcosa che non va?”

“Oh, un sacco di roba. Ma, in questo preciso istante, mi chiedo semplicemente se non stia per commettere un grosso errore.”

“Oh, vero! Me ne ero quasi dimenticata. È come un appuntamento galante, giusto? Tu e Brendan?”

Il suono di quel nome le provocava emozioni confuse. Dopo tutto, Brendan Peck era l'autore di quelle registrazioni che le avevano fatto credere che il suo bed-and-breakfast fosse infestato. Ed era sempre stato lui, in seguito, a smontarle, per evitare a sé stesso e a Marie di essere sospettati in un caso di omicidio. Gli eventi avevano poi preso una piega assurda, quindi non sarebbe stato poi tanto strano se avesse sviluppato sentimenti piuttosto freddi verso una tale persona. Ma il fatto che Brendan sembrava una persona molto genuina non l'aiutava affatto. Così Marie si ritrovava adesso a dover combattere con tutte le sue forze quella che sembrava a tutti gli effetti una piccola cotta nei suoi confronti.

“Uhm, assolutamente no,” rispose Marie. “Starmene rinchiusa in una casa a sperare che il mio cane riesca a stanare e mettere in fuga un fantasma non è affatto un appuntamento galante.”

“Ma starai insieme a lui, giusto?” arguì Posey, con un sorrisetto malizioso. “Tipo, per tutta la notte?”

“Sei una persona orribile, Posey. Però… sei anche un angelo. Sei sicura di volerti occupare tu del posto stasera?”

“Tesoro, non c'è quasi nessuno. E ho salvato il numero di telefono di Benjamin. Sì, penso di potermela cavare. Mi piacerebbe soltanto poter avere Boo con me, sono affezionata a quel bastardino.”

Come evocato dalla menzione del suo nome, Boo zampettò dentro la stanza. Sollevò il muso guardando Posey con aria speranzosa, e scodinzolò quando lei gli fece una grattatina tra le orecchie. “Allora, stasera si va a caccia di spettracci, vero, ragazzo?”

In risposta alla voce acuta di Posey, la sua coda si mosse ancora più rapidamente. La seguì in cucina, sperando forse che avrebbe lasciato cadere una briciola o due mentre preparava la cena. Marie rimase di nuovo da sola, seduta al tavolo della sala da pranzo mentre tentava di convincersi che non stava per commettere un grosso errore. Come pensava di potersi tenere alla larga dalla comunità di appassionati di paranormale, se di sua spontanea volontà si stava ricacciando in una situazione di quel tipo?

Quando il telefono squillò, quasi si lasciò sfuggire un piccolo urlo di paura.

Oh già, pensò. Terrorizzata da un telefono. Farai proprio un figurone stanotte. Grazie al cielo che ci sarà anche Brendan Peck.

A Posey sarebbe piaciuto il sorriso che affiorò alle labbra di Marie non appena vide il nome di Brendan sul suo cellulare. Certo, non poteva essere che lui, ma averne la conferma, per qualche motivo, la rassicurava. Era una sensazione strana… e non le piaceva.

“Ehilà,” disse lei. “È da un po' che non ci si vede… o sente.”

“Non tantissimo,” rispose Brendan. “Quattro giorni, giusto?”

“Non sto a contarli.” Invece li contava, eccome. E sì, aveva ragione lui: erano quattro giorni.

“Beh, forse dovresti,” continuò lui. “Senti, Marie, mi spiace davvero tantissimo, ma non posso venire stasera.”

La prima sensazione provata da Marie fu il terrore, seguito da una fugace tristezza nel rendersi conto che non avrebbe visto Brendan. A prevalere, però, era decisamente il terrore. La proprietaria del bed-and-breakfast aveva messo bene in chiaro che quella sarebbe stata la sola notte in cui avrebbe aperto casa sua in quel modo. In pratica, era ora o mai più. E anche se Marie avrebbe preferito scegliere l'opzione mai più, non poteva certo rifiutare tutto quel danaro.

“Sei sicuro che non si può rimandare?” chiese Marie.

“No. Deve essere per forza stasera.”

Le ribollì lo stomaco, di nervosismo, ma anche di paura, una paura mai sentita fino ad allora. Le sembrò quasi di sentire, dentro di sé, una voce che, dando di gomito al suo buon senso, osservava: Beh, ad ogni modo, mica volevamo farla davvero questa cosa, no?

“Cosa? Aspetta un secondo. Sei stato tu a trascinarmi in questo affare. E adesso mi dici che non vieni?”

“Lo so, lo so. Ma, vedi, c'è questo convegno in Rhode Island. Uno degli ospiti in programma si è ammalato e non può più andare. Mi hanno chiamato stamattina, chiedendomi se potessi essere lì stasera per sostituirlo. So che potrebbe sembrare un po' egoista, ma potrebbe essere un bel colpo per salvare la mia carriera.”

La spiegazione era chiarissima. Marie sentì dentro di sé la paura espandersi come erba infestante e prendere il controllo di ogni cosa. Non credeva di aver mai sentito prima in vita sua una tale angoscia. E la cosa ironica era che forse non sarebbe stata così spaventata, se non avesse già visto ciò che Brendan poteva portare nella sua vita. E sebbene non credesse sul serio alle sue teorie né agli incontri ravvicinati con spettri e fantasmi, aveva comunque vissuto quelle cose abbastanza da vicino da sapere bene in che situazione avrebbe potuto ritrovarsi… da sola, stavolta.

In un angolo ancora più remoto della sua mente si materializzò un'altra paura: quella di dover andare fino lì (tutta sola!) solo per dover scoprire poi che la piccola esibizione che Boo aveva sfoggiato a June Manor era stato solo un caso. E l'ultima cosa a cui Marie voleva essere associata, per non rovinare una reputazione che a Port Bliss era già logora, era il termine truffa.

“E tu vorresti che io vada lì da sola?”

“Marie, andrà tutto bene. Ci sarà Boo con te.”

“Ma certo. Sarò in compagnia di un cane.”

“Un cane dalle abilità speciali, aggiungerei.” Brendan sospirò. E in quel sospiro, molto più che in tutto ciò che aveva detto fino ad allora, Marie percepì una costernazione sincera. “Mi spiace davvero tanto, Marie. Guarda… se non te la senti, posso chiamare la signora Grace e parlarci io.”

Dentro di sé, Marie continuava a ripetersi come un mantra: hai bisogno di soldi. E la somma che avrebbe portato a casa recandosi in quell'altro bed-and-breakfast, sempre ammesso che Boo fosse riuscito a fare ciò che gli veniva chiesto, era davvero generosa.

“E se una volta lì vengo posseduta da un demone o qualcosa del genere?” chiese Marie. Voleva essere una battuta, ma subito le venne in mente quel film con la bambina che volava sopra il proprio letto e vomitava sul prete la sua zuppa di piselli, o qualsiasi cosa fosse. L'ironia era crudele; i meccanismi di difesa che in genere scattavano per proteggerla da questo genere di cose la stavano terrorizzando ancora di più.

“Non scherzare, Marie. Senti, se una volta sul posto ti sembra che le cose stiano andando un po' fuori controllo, ci sono alcune cose che puoi fare. Come prima cosa… portati con te una Bibbia. Conosci a memoria qualche versetto?”

“Uhm… non davvero.”

“Non importa. Trova il passaggio in cui Cristo chiede ai demoni di allontanarsi e…”

“Aspetta un momento, ma fai sul serio?”

“Eccome. E se questa cosa della Bibbia ti sembra troppo strana, puoi sempre usare del sale. Anche i cacciatori di fantasmi del Duemila credono che rimanere all'interno di un cerchio di sale può tenerti al sicuro dagli spettri più malevoli. C'entra l'energia della terra…”

“Brendan! E questo mi dovrebbe far stare più tranquilla?”

“Senti, Marie. Spero che tu sappia che non ti farei mai andare da sola se pensassi che fosse pericoloso.”

“Sì, lo so.”

“A presto, allora?”

Non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione per un'ultima frecciata. “Dipende da te, mi sa.”

Chiuse la telefonata, sorridendo. Boo si era avventurato nuovamente nella stanza e la guardava con uno sguardo d'intesa. A volte quel cane le faceva venire la pelle d'oca. Per esempio, in quel momento sembrava percepire perfettamente il disagio di Marie, come se avesse ascoltato ogni singola parola, di entrambi gli interlocutori, della conversazione appena svoltasi.

“Che ne dici, Boo? Sei pronto?”

In risposta, il cane scodinzolò e si avviò verso la porta d'ingresso.

Marie guardò fuori dalla finestra e vide Benjamin impartire delle istruzioni a un altro operaio arrampicato su una vecchia betulla. I rami erano troppo vicini alla casa e bisognava sfrondarli. Li osservò, ma distrattamente. Pensava a cosa avrebbe potuto accadere quella notte e a come la sua reputazione avrebbe potuto essere intaccata se si fosse tirata indietro. Ormai c'era dentro fino al collo, anche se era Boo che avrebbe dovuto fare tutto il lavoro. Già, aveva bisogno del denaro, ma davvero il gioco valeva la candela, con tutti i guai e la paura che comportava?

I suoi pensieri furono interrotti dal rumore di un ramo spezzato e da uno strano rumore metallico, come di qualcosa che si è appena rotto. Guardò sulla destra e vide che il primo ramo caduto dalla betulla era atterrato direttamente sul margine sinistro della veranda, distruggendo mezza grondaia.

Sospirò, calcolando subito quanto le sarebbe venuto a costare. E così ebbe la conferma che, per quella sera, non le restava che attenersi al programma previsto.

Terre spettrali

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