Читать книгу Terre spettrali - Софи Лав - Страница 6

CAPITOLO TRE

Оглавление

Sfrecciò attraverso l'atrio precipitandosi fuori in veranda, poi di corsa scese giù per le scale. Alla fine si fermò, affannata, rendendosi conto che era da tanto tempo che non provava un così grande spavento. Era imbarazzante ma anche rigenerante, e in un certo senso le faceva quasi piacere. Poi si guardò attorno. Ai margini della veranda era ormai calato il buio. Proprio lì, in un remoto passato, forse un uomo si era impiccato.

Lentamente, e con molto imbarazzo, Marie si rincamminò verso la casa. Aveva il cuore ancora gonfio di paura, ma ricordava bene qual era la posta in palio. Ventimila cucuzze. E una reputazione… per così dire. In parole povere, c'era troppo in gioco. Per la prima volta quella sera, fu addirittura contenta che né la signora Grace né Brendan si trovassero lì.

Quando tornò in soggiorno, trovò Boo ad accoglierla. Con il cane al suo fianco, avanzò verso la cucina. Non dovette esaminarla troppo a lungo per constatare l'origine del rumore che l'aveva spaventata. C'era una saliera di cristallo proprio al centro del pavimento. Decisamente non si trovava lì quando lei e Boo avevano fatto il primo giro della casa. La piccola saliera non si era rotta, ma il coperchio si era staccato e del sale si era sparso sul pavimento. Boo avanzò piano verso il sale, lo annusò, poi girò la testa in una smorfia di disgusto.

“Credi che possa essere semplicemente caduta?” chiese Marie.

Ma era solo una pia illusione, perché lo spargipepe che faceva il paio con la saliera era invece ancora al suo posto sul piano cucina, ad almeno un metro di distanza.

Boo annusò ancora una volta il sale sparso per terra. Poi sollevò la testa per guardare la sua padroncina ed emise un guaito sommesso.

Marie rabbrividì e pensò: La penso proprio come te, amico.

***

Il buio calò su Bloom Gardens come una coperta scura sopra un materasso, anche se in quel caso non c'era proprio nulla di confortante. Marie non sapeva bene cosa dovesse fare, anche perché il vero protagonista era Boo. Quanto a lei, le storie che la signora Grace aveva raccontato quasi le avevano fatto venire voglia di scappare a gambe levate.

E l'episodio della saliera non aiutava affatto.

Oh mio Dio, ma cosa ci faccio qui?

Nella sua testa si materializzò un grafico a torta che provò a ignorare, ma in cui poteva visualizzare la risposta. Il novantotto per cento del grafico era colorato di verde: indicava i verdoni che le erano stati promessi. L'altro due per cento era invece colorato di giallo ed era accompagnato da questa legenda: Fare colpo su Brendan.

Ripensando a lui mentre si trovava ancora in cucina, Marie prese il telefono e scrisse un messaggio molto più breve di quanto avesse inizialmente in mente: Così… la signora Grace non resta qui. Lo sapevi????

Immaginò che dovesse essere impegnato con il convegno e che per un po' non avrebbe potuto risponderle, ma inviò il messaggino comunque.

O, perlomeno, provò a inviarlo. Il messaggio risultava sempre in corso d'invio, ma sembrava impossibile riuscire a spedirlo correttamente. Eppure c'era campo e…

Ma mentre Marie aveva gli occhi fissi sul cellulare, il segnale pieno si azzerò repentinamente. E la stessa cosa accadde alla batteria, che passò dal quarantacinque per cento a zero in cinque secondi netti. Fino a che il telefono non si spense del tutto.

“Che diavolo succede?”

Non aveva mai avuto un solo problema con quel telefono. Aveva meno di un anno e aveva sempre funzionato perfettamente. La sua mente dunque saltò subito alla (non tanto) logica conclusione: era colpa della casa. In qualche modo, la casa o le forze che la occupavano stavano sabotando il suo telefono.

Uscì dalla cucina, chiedendosi se per caso non fosse una zona senza segnale. Ma il telefono rimase morto anche in soggiorno, nello studio e in corridoio.

Percorrendo a passo lento la casa con Boo sempre al suo fianco, poté percepire immediatamente che qualcosa era cambiato lì dentro; dopo lo spegnimento del telefono, era diventato evidente. Non erano più lievi brividi di freddo che Marie sentiva adesso, ma era una specie di torpore che si stava impadronendo di lei. Inoltrandosi lungo i corridoi per controllare ogni camera, iniziò ad avere l'impressione che il pavimento fosse fatto di gomma rovente, e questo le rendeva difficile camminare.

Si aggrappò al pensiero di ciò che le aveva detto Brendan, che non l'avrebbe mai lasciata sola se avesse pensato che potesse essere in pericolo. Gli credeva, ma sapeva anche che la loro soglia di tolleranza nei confronti delle situazioni spaventose era piuttosto diversa.

Fece due giri della casa, senza sapere esattamente cosa stesse cercando. A ogni passo era sempre più terrorizzata, ma la parte di lei che continuava a considerarsi una smaliziata scettica era determinata a voler scoprire cosa di preciso in quella casa sembrasse così disturbante. Mentre camminava nell’edificio, le venne in mente che forse era tutta una gran perdita di tempo. Dopo tutto… non era lei ad avere poteri paranormali, lì dentro. Era Boo. E, per quanto ne sapeva, la sua performance a June Manor, quando si era scatenato contro gli spettri, avrebbe potuto essere semplicemente il frutto di una pura combinazione. Dunque, rendendosi conto di quanto fosse inutile la sua presenza Marie decise di tornare in soggiorno. Immaginò che poteva non essere una buona idea quella di mettersi a guardare la TV; non voleva disturbare i fantasmi, o come li si volesse chiamare, che occupavano la villa. Allo stesso tempo, però, non riusciva a sopportare il silenzio della casa.

Alla fine, scelse di accendere la TV e tenere il volume basso. Notò immediatamente che Boo sembrava inquieto. Rimaneva seduto accanto a lei solo per un attimo, poi si rimetteva sulle quattro zampe per fare un altro giro della casa. Continuò a comportarsi così per un'ora. Marie iniziò a guardare un altro episodio di The Good Place. Era una delle sue serie preferite ma, dato che era confusa e spaventata, non la stava trovando molto divertente né rassicurante.

Mezzanotte si stava avvicinando e, poiché dubitava che sarebbe stata in grado di dormire, immaginò che dovesse almeno sforzarsi di tenere la mente più concentrata possibile. Rimanere senza telefono e con il ronzio della televisione in sottofondo non era il miglior esercizio mentale, dunque pensò che avrebbe potuto dare un'occhiata ai libri della signora Grace. Era sul punto di alzarsi quando notò che Boo stava tornando nella stanza, dopo una delle sue avventure solitarie.

Camminò in tondo un paio di volte poi si accovacciò ai suoi piedi. A quanto pareva, per quella notte per lui bastava così, ed era pronto a dormire. Buona idea. Marie sentì gli occhi socchiudersi, lentamente… fino a che non fu del tutto addormentata.

Si svegliò di soprassalto più tardi, dopo aver sentito un rumore provenire da un punto indefinito della casa. Fu scioccata nello scoprire che si era assopita, e lo fu ancora di più quando lesse l'ora sull'orologio appoggiato sul tavolino: erano le 3:07.

Si rassettò, stropicciandosi gli occhi, e gettò uno sguardo sulla sinistra, da dove le era sembrato che provenisse il suono. Mentre scrutava il corridoio, lo sentì di nuovo. Veniva proprio da quella direzione, si accorse, ma dal piano di sopra.

Boo avanzò verso il corridoio poi si voltò verso di lei, come se volesse dirle: Okay, amica, è tempo di darsi da fare.

Marie si alzò e silenziosamente ringraziò il cane che era partito in avanscoperta. Accese le luci delle scale e seguì Boo. Mentre si avvicinava sempre di più all'oscuro corridoio del primo piano, fu pervasa dalla paura del buio che aveva quand'era bambina. Era impossibile dire quali orrori la aspettassero là sopra: bestie bavose pronte a farla a pezzi, demoni e spiriti emersi dalle viscere della terra, oppure…

Oppure nulla. Accese la luce del corridoio e lo trovò vuoto. Eppure il rumore non era cessato. Sembrava in costante movimento, come se qualcuno stesse spostando qualcosa di soffice, o ci si stesse sedendo sopra.

Proveniva dalla prima camera del corridoio, quella più vicina a lei e a Boo. La porta era aperta e per un breve frangente a Marie sembrò di intravedere qualcosa lì dentro. C'era un cigolio di materasso e un frusciare di lenzuola, quasi come se qualcuno stesse saltando sul letto. Rimase sulla soglia a dare un'occhiata e notò che le lenzuola erano spiegazzate, mentre la prima volta che aveva visitato la stanza erano perfettamente tirate. Sembrava proprio che qualcuno si fosse messo a saltare sul letto.

“Suppongo che sia quello amichevole,” affermò Marie.

Boo infilò la testa tra la gamba di Marie e lo stipite, per guardare dentro la stanza. Diede un'occhiata curiosa, inclinò la testa e iniziò a scodinzolare.

In quel preciso momento, si sentì un altro rumore da un altro punto della casa, probabilmente la cucina. I rumori anzi erano due, poi tre, ravvicinati. Era un suono facile da identificare: e del resto, Marie ne aveva già sentito uno uguale, il primo giorno che aveva trascorso per intero a June Manor. Erano passi… e sembravano piuttosto minacciosi, specie considerando che l'unica persona presente in casa, al momento, si trovava nel corridoio del primo piano.

“E immagino che questo sia l'altro,” concluse Marie.

All'improvviso, sebbene fosse sicura che i passi che aveva sentito provenissero dal piano di sotto, il rumore sembrò spostarsi proprio nel corridoio, a pochi metri di distanza da dove si trovavano lei e Boo. Il corridoio era diventato freddo e Marie ebbe la netta sensazione che non erano soli.

Boo rimase al suo fianco, immobile come una statua. Tutto il suo corpo nero si irrigidì, il naso puntato in avanti come se fosse un cane da caccia ben addestrato, la coda leggermente incurvata tra le gambe, anch'essa irrigidita come il resto del corpo. Con la gola iniziò a emettere un ringhio sommesso che aumentava di volume secondo dopo secondo. Fronteggiava il corridoio, annusando e piegando piano la testa avanti e indietro.

Rimase in quella posizione per circa dieci secondi, poi fece qualche passo lungo il corridoio. Lanciò un'occhiata in avanti poi, come se qualcuno gli avesse dato una pacca sulla schiena per incitarlo a lanciarsi alla caccia di qualcosa, si voltò e balzò dentro la stanza. Il suo ringhio divenne ancora più minaccioso. Marie non lo aveva mai sentito emettere un suono del genere e ne fu raggelata.

Boo si addentrò nella camera, premendo con furia le unghie contro il parquet. Marie cercò di dirsi che la folata di vento gelido che le aveva frustato il corpo era solo il frutto della sua immaginazione, ma sapeva che era una bugia.

Il cane iniziò ad abbaiare, ma non in modo giocoso o allegro. Erano delle abbaiate minacciose, dei segnali di avvertimento e pericolo. Marie avanzò di un passo verso l'ingresso poi si fermò, assicurandosi di tenersi a debita distanza e non interferire con quello che Boo stava facendo, di qualsiasi cosa si trattasse. Anche se non amava l'idea di dover stare dietro a un cane che sembrava essere in procinto di scacciare uno spirito malevolo, non le piaceva nemmeno l'idea di perdersi quello spettacolo spettrale.

L’abbaiare di Boo si trasformò poi in una serie di feroci latrati, come se stesse inveendo contro qualcuno. Adesso si teneva molto vicino alla parete di fondo, abbaiando con forza verso l'angolo, come se avesse intrappolato una sventurata preda. Ovviamente, in quell'angolo non c'era niente e nessuno, soltanto uno spazio vuoto.

Rivolgendosi stavolta verso il letto, Boo continuò ad abbaiare e guaire. Marie strabuzzò gli occhi, tentando di vedere contro cosa stesse abbaiando, ma senza risultato. Per un brevissimo istante, le sembrò di vedere le lenzuola muoversi, come se qualcuno fosse scivolato sul letto. Ma avrebbe anche potuto essere un inganno degli occhi, traditi dai movimenti improvvisi e frenetici di Boo.

Più o meno nello stesso momento, Marie sentì qualcosa di freddo premerle sul petto. Fu una sensazione impressionante, come essere immersa in una piscina gelida, ma durò pochissimo tempo. Indietreggiò d'un passo, barcollando e rantolando. Il respiro le si congelò nei polmoni, ma riuscì rapidamente a riprendere fiato. Boo corse verso di lei, poi si precipitò lungo il corridoio e giù per le scale.

Marie lo seguì e quando arrivò in fondo alle scale Boo aveva smesso di abbaiare. Il cane si era fermato a fissare l'atrio, in direzione del soggiorno. Lentamente, i suoi muscoli si distesero. Un guaito sommesso gli sfuggì dalla gola, non di tristezza o dolore, ma più che altro di confusione, o almeno così parve a Marie.

Il cane avanzò di qualche passo verso l'ingresso, infine si rilassò del tutto. Guaì un po', tornò trotterellando da Marie, e le si strofinò contro la gamba. Lei si chinò per fargli delle coccole, lo sguardo fisso verso il corridoio.

“Oh sì che sei un bravo ragazzo, Boo. Tutto a posto, bello?”

Lui scodinzolò per rispondere che sì, stava bene. Ripercorsero insieme il corridoio, attraversarono a passo lento la cucina, e raggiunsero infine il soggiorno. Poi Marie si diresse nuovamente verso le scale, e alzò lo sguardo verso il piano di sopra.

“Lo senti anche tu, amico?” chiese.

Boo si sedette, fissando anche lui in alto, oltre le scale. Era quasi tornato il solito Boo. A quanto pareva, anche lui lo sentiva.

Anche se, onestamente, non c'era davvero qualcosa da sentire… era più come non sentire niente. Marie si rese conto che quella sensazione opprimente che aveva percepito in casa, quella che a un certo punto le aveva reso difficile persino camminare, era come svanita.

“Penso tu ce l'abbia fatta,” si complimentò Marie con Boo. “Penso che se ne siano andati.”

E sentiva che era davvero così. Allo stesso tempo, però, una parte di lei era ancora inquieta. La sua mente cercava furiosamente di dare un senso a ciò a cui aveva appena assistito. Non si trattava soltanto di convincere la propria mente che ciò che aveva visto era davvero accaduto; ciò che era successo lì dentro avrebbe potuto rimettere radicalmente in discussione la sua visione del mondo. Esistevano forse cose fuori dall'ordine della natura, che l'essere umano non poteva vedere né controllare?

Due vibrazioni dentro la tasca la colsero di sorpresa. Si lasciò sfuggire un piccolo urlo, poi afferrò il telefono e vide che Brendan le aveva scritto due volte mentre il cellulare era spento. Il primo messaggio era arrivato alle 22:30, il secondo alle 0:12. Entrambi erano semplici e andavano dritti al punto: controllare come stesse Marie.

Ehi, ancora viva? diceva il primo.

Nel secondo c'era scritto invece: Sinceramente inizio a essere un po' preoccupato per te. Spero davvero che il tuo cane ti stia proteggendo.

Decise di non rispondere, dal momento che erano quasi le 3:30 di notte. Fissò invece il suo telefono, che adesso funzionava di nuovo come se prima non fosse accaduto nulla, poi piano si guardò intorno.

Aveva assistito al piccolo show di Boo. E, pochi secondi dopo, il suo telefono aveva ripreso a funzionare.

La casa sembrava diversa, meno opprimente, più luminosa, per così dire. Marie lasciò che quella sensazione le scivolasse addosso, poi guardò Boo avanzare verso il soggiorno, raggomitolarsi sul divano e sprofondare in un meritatissimo sonno.

Terre spettrali

Подняться наверх