Читать книгу La Scelta Perfetta - Sophie Adams - Страница 7
ОглавлениеDamien
Avevo la testa in fiamme dopo il lungo e complicato incontro sull’ex membro del congresso Josh MacGregor, seguito da un incessante discorso di David Crosby Jr, il nuovo tirocinante e figlio del Senatore Crosby, il quale lavorava per me da circa tre mesi per soddisfare la richiesta del padre, un personaggio molto influente. Riflettendoci bene, mi ero reso conto che da quando quel ragazzino pedante, immaturo e totalmente inesperto aveva iniziato a lavorare lì, non ero più riuscito ad andare a cena con gli amici o socializzare con belle donne.
A fine giornata, a me, che ero un amante del silenzio, quelle chiacchiere riguardanti il ragazzo mi avevano sfinito e tutto ciò che desideravo era la tranquillità di casa mia, in Blound St., una delle vie più esclusive e costose della città.
“Crosby Jr”, dissi al ragazzo, fermandolo lungo il corridoio che portava al mio ufficio. “Invece di parlare, preparami un report. Capito?” Il ragazzo annuì con entusiasmo, come se stessi proferendo le parole magiche che avrebbero aperto un portale di fronte a noi. “Sulla mia scrivania domani mattina alle sette”, dissi, schioccando le dita. Comprese subito che avrebbe dovuto andare a svolgere il suo lavoro e lasciarmi solo.
Nel momento in cui passai di fronte all’ufficio della mia assistente, Angie Monroe, una donna bassetta dai capelli rossi, la quale, se glielo avessi permesso, avrebbe fatto molto più che rispondere alle chiamate e organizzare l’agenda degli appuntamenti, si alzò immediatamente in piedi e lesse i messaggi arrivati quel pomeriggio.
“Michael Stern ha chiamato, Signor Callaughan” disse, il mio nome scorse lieve tra le sue labbra, rosse come i capelli. “Chiede di incontrarla al Richmont. Sembra che abbia qualcosa sul caso McNair”.
“Grazie, Angie”.
Sebbene le mie assistenti fossero tutte piuttosto attraenti, mi lasciavo tentare solo quando il loro lavoro non era più soddisfacente. In quel periodo era piuttosto complicato trovarne una brava.
Dopo essere entrato nel mio ufficio e aver appoggiato la copia del caso scandaloso sulla scrivania, scrissi un messaggio a Michael, un vecchio compagno di università che era diventato uno dei miei migliori amici, dicendogli che avrei raggiunto il ristorante in circa mezz’ora. Mi ci voleva proprio qualche bicchiere di whisky e una bella chiacchierata. Da quando la CLM Lawyers Associated aveva deciso di occuparsi del travagliato caso MacGregor, mi ritrovavo completamente immerso in un intricato processo di corruzione su vari livelli e diverse sfere di potere. Josh si comportava in maniera molto coraggiosa nel riportare i nomi dei suoi vecchi amichetti, ma stava infastidendo persone che erano state al potere per anni, traendo vantaggio da abuso d’ufficio e riciclaggio di denaro.
Inoltre, mi mancava la compagnia femminile. Non che fossi il tipo di uomo che si lasciasse coinvolgere nelle relazioni. I rapporti che avevo erano brevi, ma molto soddisfacenti per entrambe le parti. Si trattava di tre mesi di fuoco, seguiti da un veloce addio, senza concedere la possibilità di versare una lacrima. Dopotutto, all’equazione si aggiungeva sempre un bellissimo gioiello, di modo che riuscissi a mantenere buoni rapporti con le mie ex amanti, le quali facevano di tutto pur di finire di nuovo sul mio letto, ma senza riuscirci.
Mi recai in bagno, mi lavai le mani e il viso, mi tolsi la cravatta e la camicia, e mi diressi verso un piccolo armadio in legno di quercia in cui tenevo un assortimento di completi di diversi colori. Optai per una camicia bianca con una cravatta color vino, che si abbinavano perfettamente al completo grigio antracite, rendendolo elegante per la serata. Mentre sistemavo i gemelli, controllai l’agenda per vedere se fosse rimasto qualcosa di urgente che richiedeva immediata attenzione. Non essendoci nulla di importante, strinsi il nodo della cravatta, indossai la giacca, presi le chiavi, il cellulare e il portafoglio, e mi diressi di nuovo verso l’uscita.
“A domani, Angie. Buonanotte.”
“A domani, Signor Callaughan”, rispose entusiasta.
Fuori dall’ufficio c’era Bill, il mio autista e guardia del corpo, che mi aspettava in piedi vicino alla Mercedes nera.
“Casa, Signor Callaughan?”
“No, Bill. Andiamo al Richmont.”
L’ex Marine annuì, strinse il nodo della cravatta e mi aprì lo sportello dell’auto. Da quando un cliente che aveva perso una causa aveva cercato di aggredirmi, Bill era sempre al mio fianco. In quel momento, vista la gravità del caso su cui stavo lavorando, era impensabile non avere la protezione di una guardia del corpo.
Qualche minuto più tardi ci fermammo di fronte al bellissimo edificio che ospitava il Richmont. Il ristorante si trovava all’interno di una villa che si affacciava su un lago ed era uno dei luoghi principali frequentati dall’alta società di Raleigh. Louie, il proprietario, era un uomo d’affari discreto e scrupoloso, il quale conosceva i suoi clienti come il palmo della sua mano.
Uscito dalla macchina incrociai Michael che stava per entrare.
“Ciao, amico mio”, disse, stringendomi la mano e dandomi una pacca sulla spalla. “Da quanto tempo”.
“Non dirlo nemmeno. Non immaginavo che venissi al Richmont, ho sempre pensato che fosse troppo sofisticato per te”, dissi in tono scherzoso. Michael rise e fece una smorfia.
“Da quando ho sentito la voce di quella ragazza per la prima volta, mi sono affezionato. Se non tenessi a me stesso, spenderei tutti i miei risparmi sulle cene di Louie pur di ascoltare il dolce suono che esce dalle labbra della nuova cantante.”
Entrammo nel locale ridendo. Stavo per fare una battuta quando udii una voce dolce e cristallina. Era il suono più bello e puro che avessi mai sentito. Non ero mai stato un appassionato di nessuna forma d’arte, ma venni toccato nel profondo dall’intensità e dalla passione riflesse in quella voce. Immediatamente, la mia mente si chiese se la proprietaria fosse bella come il suono che sprigionava, così spostai lo sguardo sul palco, battendo le palpebre per abituarmi alla luce. In quel momento, la vidi.
Magnifica. Non c’erano altre parole per descrivere la bellezza eterea della donna che si trovava sul palco. Era appoggiata su uno sgabello e teneva il microfono vicino alle labbra. I lunghi capelli biondi le scendevano lungo la schiena formando ampie onde, raggiungendo quasi la vita, stretta e avvolta da seta azzurra. La pelle candida sembrava brillare alla debole luce dei riflettori e non riuscii a fare a meno di immaginarla nuda sul mio letto, con i capelli sparsi sul cuscino e una bellissima collana di diamanti che metteva in risalto la sua bellezza. Nient’altro.
“Oh, dannazione! Non avrei dovuto dire niente”, mormorò Michael dietro di me.
“Ehm, cosa?” replicai, confuso e riluttante nel distogliere lo sguardo dalla bellissima donna.
“Non dovevo avvertirti. Adesso, Damien ‘Stallone’ Callaughan cercherà di portarsi la bionda a letto ad ogni costo”, disse a voce bassa, per non attirare l’attenzione del pubblico che applaudiva la ragazza.
Guardai Michael con uno sguardo rapace e risi.
“Mi conosci bene, amico mio.”