Читать книгу La Scelta Perfetta - Sophie Adams - Страница 8
ОглавлениеGabrielle
Quegli occhi intensi mi seguirono durante tutta l’esibizione. Non avevo idea di che colore fossero, ma riconoscevo la loro potenza e la loro intensità. Mentre cantavo, quello sguardo mi faceva tremare tutto il corpo e risvegliava in me sensazioni intense, lasciandomi un po’ confusa.
Quando Rod suonò le ultime note, tutto il ristorante applaudì con entusiasmo, così entrambi raggiungemmo la parte anteriore del palco per ringraziare il pubblico. Louie si avvicinò per aiutarmi a scendere i gradini, pronto a farmi fare il giro della stanza.
“Sei stata fantastica, bellezza”, disse, con un’espressione di assoluta soddisfazione in volto. Camminammo tra i tavoli del ristorante, fermandoci occasionalmente per accettare le congratulazioni e i commenti di ammirazione dei clienti. Nonostante cercassi di prestare attenzione a ogni persona che ci tratteneva, venivo distratta dalla sensazione del suo sguardo sulla mia schiena. Il mio corpo vibrava per la voglia di avvicinarsi a lui e scoprire se quell’attrazione fosse reale o me la stessi solo immaginando.
Facemmo il giro della stanza, fino a quando giungemmo nell’ala destra del ristorante, dove lui era seduto a un tavolo insieme a un altro ragazzo dallo sguardo più tranquillo. Era bellissimo. Una parola forse troppo delicata per descriverlo, come se stessi paragonando un leone a un gattino. Quell’uomo non era affatto delicato, anzi, era forte, potente, con un sorriso sensazionale; era il desiderio in abito elegante, il quale, probabilmente, costava così tanto che non sarebbero bastati due mesi del mio stipendio per pagarlo.
Guai. Quell’uomo era portatore di guai.
“Damien, amico mio, era da tempo che non ti vedevo qui. Spero che non ti sia stancato della cucina del mio chef.”
Damien. Anche il nome era uno di quelli sensuali che ti facevano arrotolare la lingua. Quando distolse lo sguardo da me per concentrarsi su Louie e cominciare a parlare, ero stordita. Nessuno mi aveva mai attirato in quel modo.
“Assolutamente no, Louie. Sai bene che il Richmont è il mio ristorante preferito”, disse, poi rivolse lo sguardo di nuovo su di me, “Ora come non mai”.
Sorrise e i suoi occhi, che scoprii essere neri come la notte, mi guardarono con malizia e desiderio.
Louie scoppiò a ridere, mentre io mi limitai a un sorriso. Non sapevo perché fossi così frastornata dalla potenza della sua mascolinità, né perché mi sentissi in quel modo per la prima volta in vita mia. Avevo sentito le persone parlare della potenza della passione al primo sguardo, specialmente nei film, ma non avrei mai creduto che potesse accadere davvero. Per lo meno, non a me, una persona con una vita troppo ordinaria. Se davvero esisteva l’attrazione a prima vista, avrebbe dovuto essere con una donna più affascinante, esperta, abituata ad avere una vasta varietà di amanti. Di certo non una come me.
Louie mi prese la mano e disse:
“Vorrei presentarvi il mio rarissimo gioiello”. Damien fece un sorrisetto. “L’avete sentita cantare, quindi sarete d’accordo con me”. Lui annuì velocemente, i suoi occhi ancora fissi nei miei. “Lei è Gabby Clark”, continuò Louie.
“Gabby da Gabriela?” domandò, porgendomi la mano.
“Gabrielle”, mormorai. Nel momento in cui le nostre mani si toccarono, delle piccole scariche elettriche mi attraversarono il corpo. Poteva essere solo la mia immaginazione?
“Gabrielle”, ripeté, sollevando la mia mano per portarla alle labbra.
Quel sussurro mi fece immediatamente pensare a come sarebbe stato sentirlo all’orecchio, in una stanza buia; poi, il tocco delle sue labbra sulla mia mano mi lasciò senza parole.
Cosa mi stava succedendo?
“È un piacere conoscerla, Gabrielle.”
Il mio nome uscì dalle sue labbra come una lenta carezza concessa in una stanza buia. Sentii le guance arrossire e il viso avvampare. Nella mente mi si affollavano pensieri riguardanti quell’uomo sconosciuto. Non ero il tipo di ragazza che si lasciava coinvolgere nelle relazioni, anzi, cercavo di evitare i sentimenti, perché sapevo, per esperienza personale, quanto fosse doloroso l’amore.
L’uomo sorrise, poi si rivolse all’amico, il quale di trovava al suo fianco. Avevo perso totalmente la cognizione delle persone attorno a me.
“Questo è Michael Stern”, disse, presentandomelo.
Michael era amichevole e molto attraente, ma non quanto Damien. In effetti, non avevo mai incontrato un uomo come lui.
“È un piacere conoscerla, Gabby”, disse, utilizzando il mio soprannome. Io sorrisi, stringendogli la mano. Sentivo ancora il peso dello sguardo di Damien su di me.
Dopo di che, Louie portò la loro attenzione al vino che era stato servito loro, il che mi fece tirare un sospiro di sollievo, dato che lo sguardo di Damien si spostò sul mio capo. Tutta quell’intensità mi aveva messo a disagio. Mentre la conversazione riguardante le varie annate del vino e delle uve proseguiva, io mi guardai attorno, cercando di ritrovare il mio equilibrio.
Avanti, Gabby. Devi rimanere concentrata…
I miei pensieri furono interrotti da Michael.
“Perdonatemi, ma devo rispondere al telefono”, disse, mentre il suo sguardo si rattristava alla vista del numero che appariva sulla schermata.
“Non c’è alcun problema, Michael”, disse Damien, mentre io mi limitai ad annuire. Michael si scusò di nuovo e si allontanò in direzione dell’uscita con il telefono già all’orecchio.
Damien e Louie ripresero a parlare del vino, quando Max, il maitre, li interruppe.
“Mi scusi, Louie. Scusi, Signor Callaughan”, disse. “C’è un’emergenza in cucina, Meg ha bisogno di lei”.
Meg era la nuova cameriera. Confondeva ancora i piatti, i tavoli e gli ordini, così, di tanto in tanto, Louie doveva accorrere in cucina da lei.
“Vada pure, Louie, ci penso io a intrattenere la signorina.”
Louie guardò me, poi Damien.
“È sicuro?” domandò, come se immaginasse che qualcosa potesse andare storto mentre lui era via.
“Certamente”, mormorò Damien. A quel punto non avevo altra alternativa che annuire.
Non appena Louie lasciò la mia mano e si incamminò in direzione della cucina, seguito da Max, Damien si alzò in piedi e mi fece accomodare su una delle sedie. Era molto alto.
Non ero una ragazza inesperta. Avevo avuto alcune relazioni in passato. Avevo perso la verginità sul sedile posteriore della Cadillac del padre di Ethan McGrew il giorno del diploma. Avevo già incontrato diversi tipi di uomini, specialmente i furfanti. Tuttavia, nonostante ciò, non sapevo come comportarmi di fronte a uno come Damien Callaughan.
“Vuole mangiare qualcosa, Gabrielle?” domandò, il mio nome suonava molto sensuale detto da lui.
“La ringrazio, Signor Callaughan, ma no, non ho molta fame”, risposi. “Può chiamarmi Gabby, come fanno tutti.”
Nessuno mi chiamava Gabrielle. Mai.
Lui annuì e chiamò un cameriere.
“Ci porti un altro bicchiere di vino per la signorina e una tartare di salmone”, ordinò. Quando il cameriere si allontanò, si rivolse di nuovo a me. “È un piatto leggero, non ti appesantirà”.
“Grazie, Signor Callaughan, ma non avevo pianificato di cenare con lei questa sera.”
Fece un largo sorriso, che lo rese ancora più malizioso.
“Questa non è proprio una cena. Mi sto semplicemente prendendo cura di lei mentre Louie risolve la sua emergenza in cucina”, i suoi occhi brillarono in maniera ancora più pericolosa. “In effetti io e lei ceneremo insieme domani sera”.
Aprii la bocca, stupita.
“Come?”
“Domani sera, Gabrielle. Potrebbe andare bene alle 20? Devo segnarmi il suo indirizzo, di modo che possa passarla a prendere e…”
Non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere.
Che arrogante.
Smise immediatamente di parlare. Sembrava confuso dalla mia risata improvvisa.
“Perché sta ridendo…”
“Non verrò a cena con lei, Signor Callaughan.”
“Damien.”
“Cosa?”
“Damien. Se ceneremo insieme deve chiamarmi per nome”, il sorriso arrogante tornò.
“Non ceneremo insieme”, ripetei, facendo una pausa teatrale, “Damien”.
“E come mai?”
“Non prendo ordini da uomini che pensano di essere la nuova moda di Parigi”, dissi. Lui rise al mio paragone. “Inoltre, non è il mio tipo”.
Sulla mia fronte avrebbe dovuto comparire a caratteri cubitali la parola bugiarda.
Gli occhi neri di Damien brillarono, sprezzanti. Era come se avessi sventolato una bandiera rossa di fronte a un toro.
“Fa la difficile, vero, Gabrielle?” chiese, alzando un sopracciglio. All’improvviso, comparve Louie, interrompendo la conversazione. Non poteva capitare in un momento migliore.
“Scusami, tesoro. Ci è voluto più del previsto”, disse. Dopo di che si rivolse a Damien. “Grazie di averla tenuta d’occhio, Damien. Ora, però, Gabby ha bisogno di riposarsi”.
“Certamente, Louie”, replicò. “Il cibo era delizioso”.
I due si scambiarono una stretta di mano e, quando Damien si voltò verso di me, prese la mia mano e mi attirò a lui, mormorandomi all’orecchio: “La prossima cena sarà tra di noi”.