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1 FINALE DI CHAMPIONS LEAGUE

26 Maggio 2010

La piccola Aurora aveva ormai due mesi, e le giornate trascorrevano veloci, una dietro l'altra. La bambina era tranquilla e dormiva beata per tutta la notte. Avevo ormai iniziato ad alternare l'allattamento al seno con poppate a base di latte artificiale. Stefano non era affatto restio ad accudire Aurora, cambiarle i pannolini e alimentarla con il biberon. Avendo già avuto a suo tempo altri due figli, si vantava di avere una certa esperienza in merito, così io ne potevo approfittare per avere un minimo di libertà personale e cominciare a pensare di riprendere la mia attività lavorativa nel più breve tempo possibile. Ma quello che mi sorprendeva di più della bambina, alla faccia delle teorie sullo sviluppo mentale di Piaget, era che già a due mesi Aurora aveva la piena percezione del proprio corpo e delle relazioni di esso con l'ambiente esterno. Potevo immaginare anche che Aurora emanasse un'intensa aura bianca, che indicava la sua purezza di neonata, ma che faceva anche presagire che sarebbe stata in futuro una persona dalle grandi capacità intellettive e buona e altruista per natura. Mi sarei potuta godere quella splendida creatura in tutte le fasi della sua crescita, con grande soddisfazione di essere la sua mamma. Non vedevo l'ora di farla conoscere a Clara che, con i suoi poteri esoterici, avrebbe potuto rivelarmi qualche interessante dote innata della piccola che magari a me sfuggiva. Nel frattempo mi godevo lo sguardo vivace e i sorrisi che si stampavano sul viso tondo di Aurora, caratterizzato da due enormi occhi azzurri. Durante la giornata spesso la vedevo osservare tutto quello che la circondava con quegli occhioni, ed era difficilissimo sentirla piangere, anche se era sveglia, se non per reclamare il cibo all'ora delle poppate.

Era un mercoledì sera quando notai Stefano mettersi davanti alla televisione per seguire una partita di calcio.

«Da quando in qua sei un patito del calcio? Non ti sei mai appassionato a questo sport!», dissi accoccolandomi sul divano accanto a lui e ricevendo in cambio un tenero abbraccio.

«Stasera c'è la finale di Champions League: Fiorentina – Chelsea. È un evento straordinario, in quanto l'allenatore, Roberto Gloriani, colui che viene chiamato Mister nel gergo calcistico, è originario della nostra città, lo conosco da quando eravamo ragazzi. Era un gran giocatore fin da bambino, ha giocato per diversi anni in squadre di Serie A, riuscendo a mettersi da parte un bel gruzzolo. A trentasette anni, valutando i sei zeri del suo conto in banca, si era ritirato dal campo di gioco, ma dopo un paio di anni trascorsi in tutta tranquillità, ricominciò a frequentare gli stadi italiani come allenatore. Per diversi anni è stato il Mister della Fiorentina, riuscendo a riportare la squadra a vincere il maggiore campionato italiano, dopo decenni che non vedeva più uno scudetto. L'anno scorso, nonostante la Fiorentina abbia vinto comunque il campionato, è stato tutto un susseguirsi di dissapori e polemiche, sia con alcuni giocatori che con i dirigenti della squadra, per cui Gloriani è arrivato a rompere il contratto con la società con un anno di anticipo, trovandosi a dover pagare anche una bella penale. Ma ha trovato subito di che rifarsi. È stato chiamato ad allenare un'importante squadra inglese, il Chelsea, che doveva rimettersi in carreggiata dopo essere arrivata negli ultimi posti della classifica della Pemier League Britannica e aver rischiato di retrocedere. Il Gloriani ha così accettato un nuovo contratto milionario, con la clausola che la squadra avrebbe acquistato dalla Fiorentina anche il suo giovane pupillo, un giocatore di colore, di nazionalità Italiana, ma la cui famiglia è originaria del Ghana, tanto bravo quanto indisciplinato: Annibale Burk. Il Chelsea, quest'anno, non ha vinto la Premier League, ma si è comunque sempre mantenuto nei primi posti della classifica. Il nostro caro Mister, per rifarsi del mancato scudetto, ha promesso alla dirigenza e alla squadra la vittoria della Champions League, una delle più ambite coppe internazionali. Ironia della sorte ha voluto che la finale fosse giocata proprio contro la sua vecchia squadra, e così stasera ci sarà da vederne delle belle.»

«Interessante. Ti sei fatto una cultura in materia di calcio per mezzo di un corso accelerato? Non ti avevo sentito mai così ferrato in materia! Però il nome di Roberto Gloriani mi dice qualcosa. Ah, sì, ora ricordo. È lui che ha improntato i fondi per il restauro di Villa Brandi, si parla di diversi milioni di Euro per riportare agli antichi splendori una villa in completo stato di abbandono e che le credenze popolari affermano essere infestata dai fantasmi. Ma c'è di più. Dopodomani siamo invitati all'inaugurazione ufficiale, presenziata dallo stesso Gloriani. Non avevo neanche considerato l'invito più di tanto, ma a questo punto mi incuriosisce. Potremmo, per la prima volta, affidare Aurora a una baby-sitter e andare insieme alla cerimonia!»

«Perché no! L'idea non mi dispiace. Sarei ben lieto di poter stringere la mano a un vecchio conoscente diventato così famoso. Ma ora godiamoci la partita, l'arbitro ha fischiato l'inizio.»

Non capivo perché la partita non si giocasse a Firenze, ma allo stadio Marassi di Genova, forse per motivi di sicurezza, forse per la maggior capienza di pubblico. Fin da subito la due tifoserie sugli spalti iniziarono a dare in escandescenze. A cinque minuti dall'inizio, l'arbitro dovette sospendere per qualche minuto la gara, in quanto i fumogeni accesi dai tifosi avevano davvero limitato la visibilità nel campo. Sapevo che di sicuro, tra le forze dell'ordine che facevano servizio in quello stadio, c'era qualcuno che avevo avuto modo di conoscere, e che in quel momento non invidiavo affatto. Le telecamere riprendevano le tribune, dove, dopo qualche tafferuglio, era ritornata un'apparente calma. La partita riprese e il primo tempo terminò con un nulla di fatto: zero a zero.

Il secondo tempo iniziò con fischi e contestazioni dagli spalti da parte della tifoseria fiorentina indirizzati al vecchio allenatore della loro squadra del cuore. Lo additavano come venduto, come spregevole essere attaccato solo al denaro, e cose di questo genere. Al decimo minuto della ripresa, fu segnato il gol dalla Fiorentina, e questo fatto favorì un po' il calmarsi dei tifosi italiani e l'insurrezione di quelli inglesi. Di nuovo qualche minuto di sospensione, dovuto a lanci di oggetti, bottiglie e quant'altro, all'interno del campo da gioco. L'arbitro, il greco Passilliou, minacciò di sospendere definitivamente la partita per assegnare la vittoria a tavolino. Grazie a questa minaccia ritornò una relativa calma tra il pubblico, ma non era finita. Il Chelsea riuscì a pareggiare: esultanza dei tifosi inglesi e di nuovo improperi nei confronti sia dell'arbitro, che dell'allenatore del Chelsea da parte della tifoseria fiorentina. Il secondo tempo finì pari: uno a uno. Si andò ai tempi supplementari, che non modificarono il risultato. Durante quest'ultima fase della partita sembrava che l'arbitro facesse finta di non accorgersi delle scorrettezze messe in atto dai giocatori, ormai allo stremo delle forze, di entrambe le squadre. Assegnare dei rigori o dei calci di punizione a una qualsiasi delle due squadre, non avrebbe fatto altro che scatenare una probabile guerra tra i tifosi italiani e quelli inglesi. Non che questo contribuisse a mantenerli calmi, ma almeno non avrebbe incentivato gli episodi di violenza.

«È uno schifo unico!» fu il mio commento al termine del secondo tempo supplementare. «Lo sport dovrebbe affratellare, unire. Da tutto quello che sto vedendo, invece, qualunque sarà il risultato, penso proprio che stanotte, a Genova, si scatenerà la guerriglia urbana. Compatisco i miei colleghi che sono lì, e che poco riusciranno a fare contro questa massa di gentaglia.»

«Ma, vedi, la maggior parte del pubblico va alla partita per divertirsi. I facinorosi sono pochi, ma bastano per trascinarsi dietro grandi masse, in questi casi. E mi rendo conto che non è poi facile per le forze di Polizia contrastare questi soggetti.»

Nel frattempo le telecamere inquadravano, in mezzo alla tifoseria inglese, un energumeno a torso nudo, dalla pelle quasi del tutto ricoperta da tatuaggi, che incitava i suoi compagni con gesti delle braccia. Immaginai che fosse un delinquente abituale, di certo schedato dalla Polizia Britannica. Ed era lì, nessuno aveva impedito che ci fosse!

La competizione doveva terminare ai rigori. Il direttore di gara diede inizio a questa fase finale della partita.

Tiro della Fiorentina: gol.

Tiro del Chelsea: gol.

Due a due.

Tiro della Fiorentina: parato dal portiere del Chelsea.

Tiro del Chelsea: fuori.

Ancora due a due.

Tiro della Fiorentina, eseguito dal Capitano della squadra: gol.

Tiro del Chelsea: parato.

Tre a due.

Tiro della Fiorentina: è gol!

Annibale Burk si prepara al tiro dal dischetto: parato dal portiere, che però, secondo l'arbitro, si è mosso in anticipo.

Si ripete il tiro: Annibale Burk sbaglia! La palla colpisce la traversa e rimbalza fuori dello specchio della porta. Fuori!

Non c'è altra possibilità per il Chelsea. La vittoria, quattro a due, è della Fiorentina.

Lo stadio Marassi, come prevedibile, esplode. Alcuni tifosi inglesi riescono a entrare in campo, è invasione. Si dirigono contro l'arbitro e contro Gloriani che, scortati dalla Polizia, raggiungono gli spogliatoi un attimo prima del linciaggio. Sulle tribune lo scoppio di fumogeni e petardi nasconde in parte i tafferugli che si sono accesi tra tifoserie opposte. I tifosi più scatenati, fuoriusciti dallo stadio, si dedicano all'incendio di cassonetti e di auto parcheggiate. Bilancio della nottata, così come riferito dai telegiornali e dai quotidiani del giorno successivo: tre milioni di Euro di danni, tredici contusi tra i tifosi e quindici tra le forze dell'ordine, tra cui un poliziotto finito in rianimazione, del quale si teme per la sopravvivenza.

Il Mister Gloriani, riuscito ad abbandonare lo stadio grazie a un'uscita secondaria, si era trincerato in albergo, assediato da alcuni tifosi, sia inglesi che italiani. Avrebbe lasciato l'albergo solo dopo due giorni.

Tranquilla Cittadina Di Provincia

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