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7. La morale, la virtù e la personalità

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16:7.1 (192.8) L’intelligenza da sola non può spiegare la natura morale. La moralità, la virtù, è innata nella personalità umana. L’intuizione morale, il senso del dovere, è una componente della dotazione mentale umana ed è associata alle altre doti inalienabili della natura umana: la curiosità scientifica e l’intuito spirituale. La mentalità dell’uomo trascende di molto quella dei suoi cugini animali, ma è la sua natura morale e religiosa ciò che lo distingue in modo particolare dal mondo animale.

16:7.2 (193.1) La reazione selettiva di un animale è limitata al livello motorio di comportamento. Il supposto intuito degli animali superiori è ad un livello motorio e di solito appare solo dopo l’esperienza di tentativi e di errori di movimento. L’uomo è in grado di esercitare il proprio discernimento scientifico, morale e spirituale prima di ogni esplorazione o sperimentazione.

16:7.3 (193.2) Solo una personalità può sapere quello che farà prima di farlo; solo le personalità possiedono capacità di discernimento prima di fare un’esperienza. Una personalità può guardare prima di saltare e può quindi imparare guardando come pure saltando. Un animale non personale normalmente impara solo saltando.

16:7.4 (193.3) Come risultato dell’esperienza, un animale diviene capace di esaminare i differenti modi di raggiungere uno scopo e di scegliere un approccio basato sull’esperienza accumulata. Ma una personalità può anche esaminare lo scopo stesso e giudicare la sua validità, il suo valore. L’intelligenza da sola può distinguere i metodi migliori per raggiungere dei fini indistinti, ma un essere morale possiede un discernimento che gli permette di discriminare sia tra fini che tra mezzi. Ed un essere morale che sceglie la virtù è nondimeno intelligente. Egli sa quello che fa, perché lo fa, dove va e come vi perverrà.

16:7.5 (193.4) Quando l’uomo non giunge a discriminare i fini dei suoi sforzi di mortale, si trova a funzionare sul livello d’esistenza degli animali. Egli non è riuscito ad avvalersi dei vantaggi superiori di quell’acume materiale, di quella discriminazione morale e di quella intuizione spirituale che fanno parte integrante della sua dotazione di mente cosmica in quanto essere personale.

16:7.6 (193.5) La virtù è rettitudine — conformità con il cosmo. Nominare delle virtù non è definirle, ma viverle equivale a conoscerle. La virtù non è mera conoscenza e nemmeno saggezza, ma piuttosto la realtà dell’esperienza progressiva nel raggiungimento di livelli ascendenti di realizzazione cosmica. Nella vita quotidiana dell’uomo mortale, la virtù è realizzata con la scelta costante del bene anziché del male, e questa capacità di scegliere è la prova del possesso di una natura morale.

16:7.7 (193.6) La scelta dell’uomo tra il bene ed il male è influenzata non soltanto dalla profondità della sua natura morale, ma anche da fattori quali l’ignoranza, l’immaturità e l’illusione. Nell’esercizio della virtù entra pure in gioco un senso delle proporzioni, perché il male può essere perpetrato scegliendo uno scopo minore in luogo di uno maggiore a causa di un travisamento o di una disillusione. L’arte della valutazione relativa o della misurazione comparativa entra nella pratica delle virtù del regno morale.

16:7.8 (193.7) La natura morale dell’uomo sarebbe impotente senza l’arte della misura, la discriminazione incorporata nella sua capacità di vagliare i significati. Allo stesso modo la scelta morale sarebbe inutile senza quella intuizione cosmica che dona coscienza dei valori spirituali. Dal punto di vista dell’intelligenza l’uomo si eleva al livello di un essere morale perché è dotato di personalità.

16:7.9 (193.8) La moralità non può mai essere fatta progredire mediante la legge o la forza. Essa è una questione personale e di libero arbitrio, e deve propagarsi per contagio prodotto dal contatto di persone moralmente fragranti con quelle di minore sensibilità morale, ma che sono anche, in una certa misura, desiderose di fare la volontà del Padre.

16:7.10 (193.9) Gli atti morali sono quei compimenti umani caratterizzati dall’intelligenza più elevata, diretti da un discernimento selettivo sia nella scelta di fini superiori che nella selezione dei mezzi morali per raggiungere questi fini. Una tale condotta è virtuosa. La virtù suprema, allora, consiste nella scelta di fare con tutto il cuore la volontà del Padre celeste.

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