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9. La realtà della coscienza umana
Оглавление16:9.1 (195.7) La creatura personale dotata di mente cosmica ed abitata da un Aggiustatore possiede la facoltà innata di riconoscere e di comprendere la realtà dell’energia, la realtà della mente e la realtà dello spirito. La creatura dotata di volontà è in tal modo equipaggiata per discernere il fatto, la legge e l’amore di Dio. A parte questi tre elementi inalienabili della coscienza umana, ogni esperienza dell’uomo è veramente soggettiva, eccettuata la realizzazione intuitiva di validità attribuita all’unificazione di queste tre reazioni di riconoscimento cosmico della realtà universale.
16:9.2 (195.8) Il mortale che discerne Dio è in grado di percepire il valore dell’unificazione di queste tre qualità cosmiche nell’evoluzione dell’anima sopravvivente, la suprema impresa dell’uomo nel tabernacolo fisico in cui la mente morale collabora con lo spirito divino che lì dimora per rendere duale l’anima immortale. Fin dai suoi inizi remoti l’anima è reale; ha qualità di sopravvivenza cosmica.
16:9.3 (195.9) Se un uomo mortale non riesce a sopravvivere alla morte naturale, i veri valori spirituali della sua esperienza umana sopravvivono come parte dell’esperienza continua dell’Aggiustatore di Pensiero. I valori della personalità di questo non sopravvivente persistono come fattore della personalità dell’Essere Supremo in corso di attuazione. Tali qualità persistenti della personalità sono prive dell’identità ma non dei valori esperienziali accumulati durante la vita mortale nella carne. La sopravvivenza dell’identità dipende dalla sopravvivenza dell’anima immortale di status morontiale e di crescente valore divino. L’identità della personalità sopravvive nella sopravvivenza dell’anima, e per mezzo di essa.
16:9.4 (195.10) La coscienza umana di se stessi implica il riconoscimento della realtà di ego diversi dall’io cosciente ed implica inoltre che una tale consapevolezza sia reciproca; che l’ego sia conosciuto come pure che conosca. Questo si vede in maniera puramente umana nella vita sociale dell’uomo. Ma voi non potete divenire così assolutamente certi della realtà di un vostro simile quanto della realtà della presenza di Dio che vive in voi. La coscienza sociale non è inalienabile come la coscienza di Dio; essa è uno sviluppo culturale e dipende dalla conoscenza, dai simboli e dalle contribuzioni delle dotazioni costitutive dell’uomo — scienza, moralità e religione. E questi doni cosmici, resi sociali, costituiscono la civiltà.
16:9.5 (196.1) Le civiltà sono instabili perché non sono cosmiche; non sono innate negli individui delle razze. Esse devono essere sostentate dagli apporti congiunti dei fattori costitutivi dell’uomo — scienza, moralità e religione. Le civiltà sorgono e scompaiono, ma la scienza, la moralità e la religione sopravvivono sempre alla rovina.
16:9.6 (196.2) Gesù non solo rivelò Dio all’uomo, ma fece anche una nuova rivelazione dell’uomo a se stesso e agli altri uomini. Nella vita di Gesù si vede l’uomo al suo meglio. L’uomo diventa in tal modo stupendamente reale perché Gesù aveva tanto di Dio nella sua vita, e la comprensione (il riconoscimento) di Dio è inalienabile ed essenziale in tutti gli uomini.
16:9.7 (196.3) L’altruismo, fatta eccezione per l’istinto di genitori, non è del tutto naturale; le altre persone non sono amate naturalmente o servite per socialità. Sono necessari l’illuminazione della ragione, la moralità, lo stimolo della religione e la conoscenza di Dio, per generare un ordine sociale disinteressato ed altruista. La consapevolezza che l’uomo ha della propria personalità, la coscienza di sé, dipende anche direttamente dal fatto stesso dell’innata consapevolezza degli altri, questa capacità innata di riconoscere e di cogliere la realtà di altre personalità, da quelle umane a quelle divine.
16:9.8 (196.4) Una coscienza sociale altruista deve essere, in fondo, una coscienza religiosa; e ciò avviene se essa è obbiettiva; altrimenti è un’astrazione filosofica puramente soggettiva e quindi priva d’amore. Soltanto un individuo che conosce Dio può amare un’altra persona come ama se stesso.
16:9.9 (196.5) La coscienza di se stessi è in essenza una coscienza di comunione: Dio e uomo, Padre e figlio, Creatore e creatura. Nella coscienza umana di se stessi sono latenti ed inerenti quattro mezzi di realizzazione della realtà universale:
16:9.10 (196.6) 1. La ricerca della conoscenza, la logica della scienza.
16:9.11 (196.7) 2. La ricerca di valori morali, il senso del dovere.
16:9.12 (196.8) 3. La ricerca di valori spirituali, l’esperienza religiosa.
16:9.13 (196.9) 4. La ricerca di valori di personalità, la capacità di riconoscere la realtà di Dio come personalità e la concomitante comprensione della nostra relazione fraterna con le personalità dei nostri simili.
16:9.14 (196.10) Voi divenite coscienti dell’uomo come vostro fratello-creatura perché siete già coscienti di Dio quale vostro Padre Creatore. La Paternità è la relazione dalla quale deduciamo il riconoscimento della fratellanza. E la Paternità diventa, o può diventare, una realtà universale per tutte le creature morali perché il Padre ha egli stesso conferito la personalità a tutti questi esseri e li ha immessi nell’attrazione del circuito universale della personalità. Noi adoriamo Dio prima perché egli è, poi perché egli è in noi, ed infine perché noi siamo in lui.
16:9.15 (196.11) È dunque strano che la mente cosmica abbia autocosciente consapevolezza della propria sorgente, la mente infinita dello Spirito Infinito, e che sia allo stesso tempo cosciente della realtà fisica degli immensi universi, della realtà spirituale del Figlio Eterno e della realtà della personalità del Padre Universale?
16:9.16 (196.12) [Patrocinato da un Censore Universale proveniente da Uversa.]