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2. La perfezione eterna del Padre

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2:2.1 (35.5) Anche i vostri antichi profeti comprendevano l’eterna natura circolare, senza inizio né fine, del Padre Universale. Dio è letteralmente ed eternamente presente nel suo universo degli universi. Egli abita il momento presente con tutta la sua maestà assoluta e la sua grandezza eterna. “Il Padre ha la vita in se stesso e questa vita è vita eterna.” Lungo tutte le ere eterne è stato il Padre che “dona la vita a tutti”. C’è perfezione infinita nell’integrità divina. “Io sono il Signore; io non cambio.” La nostra conoscenza dell’universo degli universi rivela non solo che egli è il Padre delle luci, ma anche che nella sua conduzione degli affari interplanetari “non c’è né variabilità né ombra di cambiamento”. Egli “annuncia la fine già dall’inizio”. Egli dice: “La mia decisione permarrà; farò tutto ciò che mi aggrada” “secondo il proposito eterno che ho stabilito in mio Figlio.” I piani ed i propositi della Prima Sorgente e Centro sono perciò com’è lui stesso: eterni, perfetti e per sempre immutabili.

2:2.2 (35.6) C’è finalità di completezza e perfezione di pienezza nei comandamenti del Padre. “Tutto ciò che Dio fa, rimarrà per sempre; niente vi può essere aggiunto e niente può esservi tolto.” Il Padre Universale non si pente dei suoi propositi originari di saggezza e di perfezione. I suoi piani sono stabili, la sua intenzione è immutabile, così come i suoi atti sono divini ed infallibili. “Mille anni per lui sono solo come il giorno di ieri quando è trascorso e come una veglia nella notte.” La perfezione della divinità e l’ampiezza dell’eternità sono per sempre al di là della piena comprensione per la mente circoscritta dei mortali.

2:2.3 (36.1) Le reazioni di un Dio immutabile, nell’esecuzione del suo proposito eterno, possono sembrare variare secondo il comportamento mutevole e le menti incostanti delle sue intelligenze create. Esse possono apparentemente e superficialmente variare; ma sotto la superficie e dietro ogni manifestazione esteriore è sempre presente il proposito immutabile, il piano perpetuo, del Dio eterno.

2:2.4 (36.2) Fuori, negli universi, la perfezione deve essere necessariamente un termine relativo, ma nell’universo centrale e specialmente in Paradiso la perfezione è completa; in certe fasi è persino assoluta. Le manifestazioni della Trinità cambiano la dimostrazione della perfezione divina, ma non l’attenuano.

2:2.5 (36.3) La perfezione primordiale di Dio non consiste in una rettitudine presunta, ma piuttosto nella perfezione insita nella bontà della sua natura divina. Egli è finale, completo e perfetto. Non manca nulla alla bellezza e alla perfezione del suo carattere retto. E l’intero piano delle esistenze viventi sui mondi dello spazio è incentrato nel proposito divino di elevare tutte le creature dotate di volontà all’alto destino dell’esperienza di condividere la perfezione paradisiaca del Padre. Dio non è né egocentrico né riservato; egli non cessa mai di donare se stesso a tutte le creature coscienti di se stesse dell’immenso universo degli universi.

2:2.6 (36.4) Dio è eternamente ed infinitamente perfetto. Egli non può conoscere l’imperfezione come esperienza personale, ma condivide la consapevolezza di tutta l’esperienza d’imperfezione di tutte le creature che lottano negli universi in evoluzione di tutti i Figli Creatori Paradisiaci. Il tocco personale e liberatore del Dio di perfezione copre con la sua ombra i cuori di tutte le creature mortali che si sono elevate al livello universale di discernimento morale e circonda le loro nature. In tal modo, come pure attraverso i contatti della sua presenza divina, il Padre Universale partecipa effettivamente all’esperienza con l’immaturità e l’imperfezione nella carriera evolutiva di ogni essere morale dell’intero universo.

2:2.7 (36.5) I limiti umani, il male potenziale, non fanno parte della natura divina. Ma l’esperienza dei mortali con il male e tutte le relazioni dell’uomo con esso fanno certamente parte della sempre maggiore autorealizzazione di Dio nei figli del tempo — le creature dotate di responsabilità morale che sono state create o sviluppate da ciascun Figlio Creatore uscito dal Paradiso.

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