Читать книгу Novelle umoristiche - Albertazzi Adolfo - Страница 11

IV.

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Il giorno dopo Claudia chiamò Gianni e gli disse:

— Iddio mi ha castigata, amico mio!

A che, triste, l'amico:

— Ci ha castigati tutti e due; purtroppo!

— Avrei preferito — essa aggiunse — rimetterci il braccio che offendere il mio buon nome. Pensate: sono in casa vostra!

Ribattè Limosa:

— E io? tocca a me rimediare!

— Io — soggiunse la signora — sperava di non rimaritarmi se non di mia spontanea volontà.

— E io — ribattè Gianni — non voleva sposarvi prima di esser certo di tutto il vostro amore.... Claudia — pregò —, me ne date almeno un poco?

Ella tacque; poscia rispose:

— Sono così dolente della percossa che non ho più forza di sentir altro. Lasciate che mi ricuperi l'anima, che possa riflettere, che mi ricordi.

Più tardi lui tornò da lei; ed ella gli disse come se dicesse una cosa buffa:

— Mi ricordo che quando mi parve d'andar per aria e invece andavamo in terra, sentii che con voi morivo volentieri.

Ah! quale allora il cuore di Gianni! Ella lo amava! lo amava sul serio! Così, finalmente, un purissimo bacio fu suggello alla promessa fede di quelle due anime oneste.

Dopo il quale, Gianni corse nella scuderia a veder Luisella; e, a vederlo, Luisella, ch'egli aveva bastonata a furia, nitrì senza rancore e senza rimorso.

Se la puledra avesse perduto il vizio, Claudia si sarebbe mai accorta di amarlo fino a sentire di morir volentieri con lui?

No. Dunque il grave odio, l'ardente ira da cui il giorno prima egli era stato infiammato contro Luisella, non solo per la caduta di Claudia ma per la ricaduta d'essa, la puledra, nell'antico fallo (e se non fosse stata una bestia, certamente l'avrebbe uccisa), ora divenne fervida e carezzevole riconoscenza. Gianni Limosa abbracciò al collo la sua cavalla.

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