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III.

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ALLA CITTÀ DI PARIGI.

Grande assortimento di orologi e sveglie.

Novità in ogni genere.

Bijouteria — Chincaglieria — Argento christofle.

Revolvers e fucili.

Emporium per regali — giocattoli.

Il commesso s'inchinò ai tre signori, che entrando l'uno dopo l'altro gettarono uno sguardo intorno, come per sorprendere un oggetto e riposarvi il pensiero incerto; quindi, dopo i tre inchini, chiese:

— Desiderano?

— Un regalo per nozze.

— S'accomodino. Ne abbiamo di tutte le sorta.

Infatti troppe cose attiravan l'occhio là dentro.

Per di più, Bonariva, Sandri e Guizzi, quantunque d'accordo a spendere poco in cosa che desse apparenza di molta spesa, erano discordi nel dono da scegliere.

— Se prendessimo.... un tavolino da lavoro, per la sposa? — suggerì primo Bonariva; quantunque poco lieto lui stesso della proposta.

— Ti pare? — esclamò Sandri. — Tocca farli ai parenti cotesti regali da buona famiglia! Tocca alle amiche della sposa.

— Piuttosto due vasi — proponeva Guizzi.

— Vasi di vero Giappone, o d'imitazione tedesca.... Da trecento lire a quindici. Vedano.... — Così dicendo il commesso accennava a quelli da trecento lire.

— Ce ne mostri da venti — rispose Guizzi, intanto che Bonariva disapprovava col capo.

— Belli, eh? Mi piacciono. — Piacevano anche a Sandri, e costavano poco.

— Osservo — disse Bonariva — che i vasi sono pericolosi....

— Già, se vanno in terra....

— No, non per questo! Chi non sa che cosa regalare, regala due vasi, sempre: c'è il pericolo d'una combinazione.

Nè Sandri poteva dargli torto. Guizzi allora mutò consiglio.

— Prendiamo uno specchio.

— Peggio! Credi che non l'abbiano uno specchio?

— Ma bello; per il salotto.

— Che! Non son gente da salotto!

— Veramente sarebbe meglio conciliare il bello con l'utile — mormorava Sandri.

E a lui il commesso:

— Un nécessaire da viaggio?... Un lavabo?

— No, no. — Bonariva insisteva per qualche cosa di più utile e di meno comune.

— Un astuccio per guanti? un cofanetto? Sono di moda; servono a tanti usi! Guardino questo: dorato a fuoco. Resterà tale e quale cent'anni.

— Perchè no? — Guizzi quasi quasi.... Ma Bonariva scoteva il capo.

— Costa? — domandò Sandri.

— Ottanta lire!

— Ahi!

— Un calamaio?... un portafogli?... un fermacarte? un portabiglietti?

— Io torno alla mia prima idea — Sandri disse —: un bell'album con i nostri ritratti....

— È pericoloso! Potrebbe indur la sposa in tentazione — fece Bonariva, mentre Guizzi, per gusto suo, maneggiava e considerava un bastone dal pomo cesellato, e diceva:

— Vuoi che non l'abbiano un album?

— Eppoi, io non l'ho neanche il ritratto! — aggiunse Bonariva. Quand'ecco, a sollevare o a distrarre la pazienza del commesso, entrò una signora. I tre rimasero così a guardarsi in viso, con un'aria di tacito e vicendevole rimprovero; finchè uno chiese a un secondo giovane del negozio:

— Cos'è quell'affare là, di vetro?

— Un portafiori in cristallo di Boemia: stupendo! Se vuole....

— No, no! È troppo bello!

Guizzi adesso mormorava:

— Non abbiamo pensato a un ventaglio.... — Quasi a sì bella idea fosse possibile il consenso degli amici!

— Ohibò!...

— Si regalano alle signore che non si maritano, i ventagli!

— Dunque?

Parlava il giovine:

— Scusino.... Vogliono fare un dono cumulativo?

— Cioè?

Ah, l'aveva avuta lui l'idea buona!

— Dodici posate d'argento Christofle...?

— Troppo, troppo!

— Sei, allora....

— Poco: troppo poco!

— Poi le avranno già le posate! — Sandri ripeteva.

Proseguiva il commesso:

— Oggetti di toilette? Candelabri?...

— Un lume! — esclamò Bonariva alla fine, contento. Se non che Guizzi si mise a ridere.

— Un lume! Gli amici che mandano il lume! — E al commesso che proponeva: — Un orologio? una sveglia? —, rispose: — Da sveglia farà la sposa: non dubiti!

Così fu eccitato il riso anche in Bonariva, che quando cominciava non la smetteva più. Disse Bonariva:

— Prendiamo un organetto, o un'armonica per calmare la signora dopo la luna di miele!

A che Guizzi:

— Sarebbe meglio un revolver!

Ma Sandri, avendo moglie, ammonì con un'occhiata i colleghi ad essere seri. Anche, li rimproverò:

— Se aveste dato retta a me e avessimo chiesto allo sposo che cosa gradirebbe....

Perchè non sapevano proprio che cosa scegliere.

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