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Rimango in silenzio, cerco di fare mente locale e ricordare cosa è successo ieri. Ma l’ultima cosa che rammento è Cade, alle mie spalle, sulla battigia. Ora che sono nuovamente coricata, il tetto gira di meno. Cade in silenzio esce dalla stanza scomparendo con passo felino, con il suo corpo perfetto.

Dopo qualche minuto ritorna con in mano un bicchiere d’acqua e l’altra chiusa in un pugno. Solo ora noto che è scalzo, per questo non sentivo i suoi passi. È bello da morire. Faccio un sospiro mentre lo guardo. Alla fine della manica della maglia, scorgo dei bicipiti possenti e all’improvviso penso a quando, ieri, ero tra le sue braccia.

Chiudo gli occhi per aver una visuale migliore del mio pensiero e mentre lo faccio tra le labbra mi spunta un sorriso. Il cuore comincia a battere forte. Ma i miei pensieri vengono soppressi dalla sua voce. <<Cosa c’è da ridere?>> Chiede. Apro gli occhi di scatto e lo vedo, lì, di fronte a me, in piedi che mi fissa. <<N…niente.>> Gli rivolgo un sorriso imbarazzato.

<<Tieni.>> Mi porge con fare gentile quello che teneva in mano. <<Ti sentirai meglio.>> Mi sembra ancora arrabbiato.

<<Cos’è?>> Chiedo prima di aprirlo.

<<Un cioccolatino.>>

<<Grazie.>> Lo mangio e bevo un sorso d’acqua. <<Perché questo?>> Gli indico la carta rossa del cioccolato.

<<Hai bisogno di un po’ di zuccheri, così…>> Scruto attentamente il suo viso. È teso ma preferisco non approfondire. Non voglio discutere. Almeno non per ora.

<<Ma non vai a lavorare?>> Non mi piace l’idea, per quando dolce sia da parte sua, che non ci vada solamente per farmi da guardia.

<<Ho il turno di notte.>> Torna a sedersi, ma stavolta sulla poltrona di camoscio grigia, accanto il letto.

Mi sento una stupida e a disagio.

<<Capisco. Io dovrei andare a lavorare. Xavier sarà su tutte le furie a quest’ora.>> D’un tratto nella mia mente ritorna l’immagine del mio capo che cerca di farmi uscire dall’acqua e io che lo mando via. “O mio

Dio. Quando ritornerò mi ucciderà” penso. Devo andare al bar e scusarmi immediatamente con Xavier. Stavolta l’ho combinata grossa.

<<Tu non vai da nessuna parte.>> Alza il viso di scatto che in precedenza era poggiato sui pugni.

<<Tu non sei nessuno per vietarmi di non andare a lavorare.>> Rispondo senza rifletterci sopra.

<<Ho una promessa da mantenere.>> Mi guarda. <<Sai? Non ci tengo a farmi prendere a calci dalla tua amica.>>

<<Fai bene a dare peso alle parole di Naomi.>>

<<Ho avuto la spiacevole occasione di capirlo da me.>>

Si avvicina, adagiandosi al mio fianco. Decido di sedermi per stargli più vicina.

Emana calore e il mio cuore batte all’impazzata. Mi sfiora la guancia con i polpastrelli. Chiudo gli occhi e una scossa parte dal fondo schiena percorrendo tutta la colonna vertebrale. Mi mancava questa sensazione.

<<Perché mi hai portata nel tuo appartamento?>> Meglio mantenere le distanze. Per ora. Solo quando mi sfiora, la mia mente vaga nei pensieri più profondi.

<<Perché casa mia era la più vicina, per Naomi.>> Risponde d’un fiato.

<<E Naomi ti ha seguito, giusto?>> La mia mente si è

chiusa. Non riesco a pensare ma solo a fare domande. Questo ragazzo mi manda in tilt il cervello ogni qualvolta mi sfiora o mi guarda a distanza ravvicinata. <<Ieri, Naomi si è preoccupata dal tono di voce che avevi per telefono allora con Alex sono andati al bar e quando hanno visto la folla di persone si sono precipitati dov’eri e... Lascio a te l’immaginazione. Poi Alex stamane è andato a lavorare e Naomi ha preferito rimanere un altro po’. Non per controllare te, ma…>> Fa un sorriso. <<Me. Non si fida.>> Fa un’espressione dispiaciuta. <<L’hai voluto tu.>>

Abbassa la testa, come se fosse mortificato. Forse lo è veramente ma doveva pensarci prima.

<<Dove sono i miei vestiti?>> Guardo la camicia che indosso poi Cade. Li rivoglio. Voglio indossare i miei di vestiti.

<<Sono ad asciugare. Ieri mentre facevi l’incosciente li hai lasciati sulla battigia e si sono bagnati.>>

“Già, davvero incosciente” sussurra la mia vocina. Come dargli torto. <<Scusa se ieri mi sono comportata…in quel modo.>>

<<È stata una delle sere più brutte della mia vita.>> Si strizza gli occhi con le dita.

Non riuscirò mai a ringraziarlo del tutto per avermi allontanato da quell’orrendo ragazzo che voleva fare di me ciò che era sua intenzione. Non voglio pensarci. <<Per fortuna ti ho raggiunta in tempo. Non so cosa ti avrebbe fatto quel…>> Non riesce a terminare la frase. Ha un’espressione cupa. Infuriata. Torva.

<<Ehi…>> Gli prendo il viso tra mani. Ha il fuoco negli occhi. <<Non preoccuparti.

Sono qui adesso.>> Per fortuna dopo la mia risposta, un sorriso gli invade le labbra. Perfette più che mai.

<<Non voglio che ti arrabbi.>>

<<Ti sembro per caso furibondo?>>

<<Si.>>

<<Nessuno deve farti del male, neanche col pensiero.>> Fa un sospiro profondo.

“Nessuno certo!” Penso. “Nessuno tranne te”.

<<Ti ho sentito stamattina, mentre parlavi con Naomi.>>

<<Non volevo che andasse così.>> Sussurra, stringendosi nelle spalle.

<<Così come?>> Porto la testa di lato.

<<Non mi aspettavo fossi tu…>> Si passa una mano sul viso. <<Intendo dire che…Senti Noele quello che ho detto oggi a Naomi è tutto vero. Mi conosco perfettamente e non voglio più farti soffrire. Quindi…>> Fa un sospiro.

<<Quindi cosa?>> Ho gli occhi lucidi, il cuore batte sempre più veloce, dentro il mio petto. Non voglio sentire quello che sta per dirmi.

<<Niente Noe…Niente.>> Si alza ed esce fuori dalla stanza. Non so a fare cosa. Mr. Calore Umano si è allontanato e dei brividi mi percorrono lungo tutto il corpo. Quando i miei occhi si posano su di lui, il mio corpo prova una smania che non ha mai provato in vita sua.

Ora che lo conosco sempre di più, Cade ha un qualcosa che non ho mai visto, provato…con altri ragazzi. Mi toglie il respiro ogni qualvolta si avvicina a me. “Forse l’accaduto di ieri è stato un bene” penso. A quest’ora non sarei sul suo letto, dentro una camicia che emana il suo profumo. È innegabile che abbia una sfaccettatura di sé che lo tormenta. Prima mi invita ad uscire, poi mi supplica di andare via e mi dice che “non può farlo” e poi ancora mi salva da un pazzo violentatore e mi porta a casa sua.

“Mi salva” sussurro nella mia mente e un sorriso che parte da un orecchio e termina nell’altro mi spunta e quasi mi è impossibile togliermelo. In fondo sin dal primo nostro incontro che mi salva. Forse è il destino che ci fa incontrare ogni qualvolta sono in pericolo, tranne l’unica volta che ci siamo visti per uscire. Comincio a pensare che oltre alla sua scura sfaccettatura ci sia un ragazzo dolce e premuroso nei miei confronti.

Mi alzo ed esco dalla stanza. Sono disorientata, non so in che porta entrare o dove sia Cade. Qui regna il silenzio. Improvvisamente una scia di odore di caffè giunge alle mie narici e come un cane da tartufo la seguo fino ad arrivare difronte una porta in legno massiccio. È socchiusa, quindi la spingo con la mano ed entro.

Cade è lì, in piedi che si diletta a preparare la colazione. Un piatto di riso, un hamburger, del pesce, del sugo e un uovo al tegamino.

Sembra una cena, non una colazione. Non sono solita mangiare così tanto a quest’ora del mattino. <<Siediti e mangia.>> Sussurra con tono dispotico mentre guarda il piatto. <<Devi riprendere le forze perdute ieri.>> Ora ha posato gli occhi su di me.

Arrossisco immediatamente.

<<Non so se mangerò tutto.>> Borbotto.

<<Devi.>> Mi ordina con tono tirannico.

“Perché ci tiene così tanto che divori tutto quello che contiene quel piatto?”

Si siede di fronte a me e controlla che mangi tutto. Nel frattempo mi fissa. Ha un braccio poggiato sul tavolo vicino al petto, l’altro sul gomito e sul palmo della mano la testa. Incrocio lo sguardo nel suo. Piega le labbra in un sorriso.

<<Cucini davvero bene.>> Affermo dopo aver posato la forchetta sul piatto.

<<Sono felice che ti sia piaciuto tutto.>> Sorride. Si è addolcito. Lo fisso. Mi piace quando è così.

<<Non so come ringraziarti per quello che hai fatto ieri sera

per me.>> Mi sento in debito. Questa è la seconda volta che mi salva la pelle e io non ho fatto niente a parte offrirgli un drink e accettare di uscire con lui.

<<Non so come, ma ogni volta che sei in pericolo sono sempre nelle vicinanze.>>

<<Per fortuna.>> Dopo aver parlato mi rendo conto di quello che ho appena detto.

“Per fortuna?”

Arrossisco e sfortunatamente lo nota. Si avvicina a me facendomi alzare.

<<Perché sei diventata rossa?>> Chiede, mentre mi scruta in viso con la mano sulla mia guancia.

Non sono in grado di rispondere. La voce se n’è andata a quel paese e il cuore mi batte all’impazzata al suo tocco.

<<Mm, c’è solo un motivo.>> Esclama. Poggia una sua mano sul mio fondoschiena e mi avvicina a lui. Cerco di distogliere lo sguardo dal suo. Mi svincolo dalla sua presa.

<<Devo andare al bagno.>>

Sgrana gli occhi e mi guarda allibito.

“Non te l’aspettavi che mi allontanassi eh” esclamo in mente.

<<Ti faccio strada.>> Con la mano mi fa cenno di precederlo.

Mi accompagna fin davanti la porta. Dopo essere entrata, la chiudo e faccio un gran sospiro. Noto la presenza di una vasca ma anche di una cabina doccia. Cosa ci farà mai con due utensili che hanno quasi lo stesso scopo? Mi dirigo verso lo specchio e ho quasi paura di guardarmi. Non so in che condizioni sono. Pian piano mi ci avvicino con gli occhi chiusi. Li apro lentamente e quando mi guardo rimango scioccata.

Come immaginavo sono un disastro.

Mi chiedo come Cade mi parli ancora. Ho i capelli tutti

scompigliati e la matita sbavata. Non mi trucco mai ma ieri sera prima di uscire dal camerino del bar ho deciso di mettere un po’ di matita per gli occhi prima di chiamare Naomi.

Mi lavo il viso con acqua fredda e i capelli li pettino con le dita, poi abbasso la testa come per guardare a terra e gli infilzo i polpastrelli smuovendoli a destra e a sinistra, poi butto la testa all’indietro ed ecco che la versione umana del Re Leone è pronta. Mi do due schiaffetti sulle guance per dare loro un tocco di vivacità, non che già non l’abbiano ma serve giusto un qualcosa in più. Prima di uscire noto la sua divisa, piegata alla perfezione sulla cassettiera in legno massiccio. Prendo la maglia blu tra le mani e la odoro. “Mio Dio” vado in estasi, chiudo gli occhi e la mia mente vaga tra i pensieri più impuri.

Mi immagino tra le sue braccia, intrappolata dalla sua salda presa, felice e immersa nel suo calore. “Mm” faccio un respiro profondo sulla sua maglia ed a malincuore la rimetto al suo posto. Mi sistemo la camicia ed esco fuori.

Mi dirigo nella stanza da letto e Cade è seduto ai piedi del letto con i miei vestiti in mano. Sta fissando un punto fisso del pavimento.

Forse avrà sentito i miei passi perché ha appena alzato lo sguardo da terra per guardarmi. <<Ti sta benissimo la mia camicia.>>

<<Grazie.>> Rispondo timida, dopo porto lo sguardo per terra.

<<Puoi anche tenerla se vuoi.>>

<<Preferisco la tenga tu.>> Perché me la vuole regalare? Forse non la vuole più perché l’ho indossata io. La può sempre lavare.

<<Come vuoi.>> Sembra che sia rimasto deluso dalla mia

risposta. Non la voglio la sua camicia. Per quanto bello sia

portarmela a casa, così potrò odorarla e sentire il suo profumo tutte le volte che vorrò, preferisco che stia al suo posto, cioè dentro il suo armadio.

<<Perché vuoi che la tenga io?>>

<<Perché ne ho tante.>> Mi rivolge un sorriso. <<Ciò non vuol dire che puoi metterti a regalare camicie a chiunque.>>

Mi fulmina con lo sguardo, come se avessi detto una bestemmia.

<<Non chiunque, ma a te.>>

“Cosa?”

Forse è meglio che chiudiamo il discorso “Camicia…” adesso. Non possiamo discutere per un indumento. È abbastanza da bambini. Quindi cerco di approfondire un dettaglio che mi affligge da quando mi sono svegliata.

<<Senti, ma ieri sera ero ubriaca?>>

<<Per fortuna no. Chissà cosa avresti fatto se lo fossi stata.>> Fa un sospiro di sollievo.

<<Ah ok. Non sono solita divenire brilla.>> Esclamo, sedendomi accanto a lui.

<<Brilla o meno, ieri ti sei cacciata nei guai. E mi farebbe un sacco piacere se non ti ci cacciassi mai più.>>

<<Agli ordini capo.>> Faccio un saluto militare e accenno un sorriso.

Lui alza un sopracciglio, probabilmente per sottolineare la mia battuta. Improvvisamente da un’espressione seria ne assume una serena ricambiando il sorriso.

<<Di cosa volevi parlarmi ieri sera, Cade?>> Decido di affrontare il discorso. Dovrà pur sempre arrivare il momento e reputo che questo sia quello giusto. Si volta a guardarmi, con i miei vestiti ancora tra le mani.

Ha uno sguardo intenso.

<<Volevo scusarmi per averti mandata via quella sera. Non

so cosa mi sia capitato. Mi sono comportato da vero stronzo. Forse è stata per gelosia oppure per paura di affezionarmi a te.>> Fa una pausa. Poggia i miei vestiti sul letto e mi cinge le mani con le sue. <<Senti, io ho un passato alle spalle, non bello, che mi porto dietro e mi ha portato a diventare così. Spero un giorno di svegliarmi e dimenticare tutto ma non è così. Noele, il mio destino è segnato.>>

Lo sapevo che c’era qualcosa del suo passato che l’ha segnato per tutto il resto della sua vita.

<<Cosa ti è successo?>> Chiedo. Provo compassione nei suoi confronti. Prova ancora dolore.

<<Non ne parlo mai con nessuno.>>

<<Fallo con me.>>

Per un attimo mi sembra che mi abbia lanciato uno sguardo maligno. Non vorrei essere stata fraintesa. Mi affretto a precisare. <<Confidati, parla con me.>>

<<Non posso.>> Sussurra con un filo di voce.

Lascerò che sia lui a parlare di sua spontanea volontà. Quando sarà pronto ad affrontare l’argomento. <<Per favore potresti passarmi i vestiti?>> Gli porgo la mano.

<<Si certo.>>

<<E per favore potresti uscire dalla stanza? Dovrei cambiarmi.>> Arrossisco.

Cade si alza e rimane per qualche secondo bloccato di fronte a me a fissarmi, come se fosse immerso nei suoi pensieri. Poi scrolla la testa. <<Si certo.>> Lo accompagno alla porta e la chiudo. Mi cambio in fretta. Non voglio più sentire parlare di cibo almeno per una settimana. Ho lo stomaco pieno. Devo andare nel mio appartamento e in fretta. Fare una bella doccia rinfrescante e andare a lavorare.

Apro la porta e mi ritrovo Cade di fronte, in piedi. Mi

guarda fisso. Lo voglio. Lo voglio tutto per me. Adesso. Non ho mai desiderato un ragazzo così tanto in vita mia.

Ha qualcosa in mente, ma si trattiene. Vorrei tanto saperlo. Si mordicchia le unghie. Perché? Non lo ha mai fatto.

<<Tutto bene?>> Mi guarda con occhi pieni di smania.

<<S…si.>> Balbetto. <<Tu?>> Lo scruto in viso.

<<Noele non so se resisterò a lungo…>> Fa un sospiro.

<<Resistere a cosa?>> Rimango immobile sulla soglia della porta con la mano poggiata sulla maniglia. <<A te.>> Mi poggia la mano sulla guancia. Chiudo gli occhi e sento dei brividi percorrermi la schiena e le orecchie divampare.

<<Non farlo allora.>> Esclamo con un filo di voce. <<Ho promesso di non farti soffrire mai più.>> Sussurra con voce piena di rimorso.

<<Non lo farai. Non mi farai soffrire.>> Lo guardo con occhi piena di frenesia. È agitato e desideroso. Fa scorrere la mano lungo la mia schiena e mi avvicina a lui.

<<So che finirò per farlo.>>

<<Mi fido di te.>>

<<Fai male. Non mi conosci.>> Fa un sorriso malizioso.

<<Provaci almeno.>>

“Baciami.” Esclamo nella mia mente. Il respiro si fa sempre più affannoso. Del cuore non ho più il controllo e la mente si è persa tra i pensieri più impudici.

Non so cosa accadrà ma di una cosa sono certa. Lo desidero più di ogni altra cosa.

Infilo le mani sotto la sua maglia. È caldo e al mio tocco si contrae.

<<Non farlo.>>

<<Lo voglio Cade.>> Non mi importa cosa abbia appena pensato dalla mia frase, lascio a lui il libero arbitrio di tirare una conclusione.

<<No.>> Mi guarda negli occhi ed emette un sospiro.

Faccio scorrere le mani lungo i suoi fianchi alzando la maglia con i pollici ed emana un gemito. La alzo lentamente e sento che rabbrividisce. Non riesco a fermarmi.

Improvvisamente mi fa rientrare nella sua camera. Cammino all’indietro, mi guida lui con le mani poggiate sulle mie guance fino a quando non perdo l’equilibrio e cado sul letto. “È quello che voglio, è quello che voglio”, ripeto, “non me ne pentirò.”

Lo guardo in viso. È serio, energico e seducente. <<Noe se andiamo o…>> Lo prendo per la maglia e lo butto sul letto.

Mi bacia. Si sentono solo i nostri respiri che si fanno sempre più profondi. Poggia una mano sotto il mio top.

È calda.

“Mi sta baciando.” Esclamo nella mia mente. In questo momento non riesco a pensare ad altro. Mi porta sotto di lui. Faccio scorrere le mani lungo i suoi fianchi privandolo della maglia. È bello da morire. Tonico e provocante. Gli addominali sono sempre lì che mi fissano e mi supplicano di essere baciati così come il suo collo. Delizioso e seducente. Con un movimento mi porto sopra di lui. Lo guardo e mi sorride. Dolcemente comincio a baciargli e mordergli il collo. <<Noele, per favore.>> Mi supplica. Forse vuole che mi fermi.

<<Shhh…>> Con le mani gli tengo ferme le braccia. Non oppone resistenza. Pian piano scendo fino al petto, baciandolo. Voglio che si fidi di me. Poi mi soffermo sulla mia parte preferita. Gli addominali. “Mm che bellezza”. Li accarezzo dolcemente e lo guardo in viso. Ha gli occhi chiusi. È in estasi. Ma qualcosa gli impedisce di continuare. <<No. Basta.>> Esclama. Mi scosta e si alza dal letto. <<Cosa ho fatto?>> Chiedo confusa. Forse ho fatto qualcosa che non dovevo fare. Mi sento quasi in colpa. <<Tu niente.>> Si allontana da me come se avessi la peste. Non riesco a decifrare i suoi pensieri. È agitato. <<Ma…>> Mi interrompe.

<<Non dovevamo andare oltre. Non voglio. Non con te.>>

“Non con me?” Ma che diamine sta blaterando? Io ho appena fatto quelle cose mai fatte in vita mia e lui mi dice NON CON TE?

<<Che intendi dire?>>

<<Ti accompagno a casa.>> Mi alzo dal letto ed esco senza emettere un fiato dalla stanza.

Prendo le mie cose e mi dirigo verso l’uscita. Mi sento in imbarazzo.

<<Noe…>> Mi prende per il braccio. <<Parliamone.>>

<<Parlare di cosa?>> Ho un diavolo per capello e mi vergogno per quello che ho appena fatto. <<Di questo, di tutto.>> Ha il fiatone e sembra dispiaciuto.

<<Non credo che questo sia il momento ideale per palarne.>> Borbotto.

<<Per favore.>> Mi supplica con fare dispiaciuto. Tenta di chiudere la porta nella speranza di convincermi a restare.

Mi fissa ostinato, con i suoi occhi verdi e senza maglia. Questo mi confonde molto le idee ma scrollo la testa e rimango sulle mie.

<<È stato uno sbaglio sin dall’inizio.>> Mi guarda come se si sentisse in colpa per avermi conosciuta. Nonostante tutto è stato lui a imbattersi in me. Non sono stata io a voler approfondire la nostra conoscenza quella sera e di dirgli di difendermi. Non so dire se sia stato un bene o un male. Forse se non l’avessi conosciuto la mia vita sarebbe ancora stata normale e monotona. Lavoro, casa, amiche, genitori. Niente Cade, niente pianti, niente addominali da baciare o accarezzare.

<<Non lo pensare neanche per sogno.>> Afferma. Tiene la

mano salda sulla porta.

<<Perché mi fai questo, Cade?>>

<<Questo cosa?>> Chiede con espressione confusa. <<Perché mi hai difesa da quell’uomo e poi ancora da quel ragazzo?>> Al solo pensiero dell’ultima persona da me nominata gli si infuocano gli occhi e la bocca gli si stringe in una linea dura.

<<Te l’ho detto, è il mio mestiere.>>

<<No Cade.>> Esclamo con un tono di voce più alto. <<Non cercare come scusa il lavoro. Se così fosse allora fai così con tutte?>> Ho il respiro affannoso.

Sono infuriata.

<<Prima le fai illudere, le porti a casa tua, le baci e poi nel pieno della situazione dici che non puoi, finendo per allontanarti da loro?>>

<<No, Noele, non faccio così con tutte.>> Fa un sospiro. <<Non ho mai fatto una cosa del genere.>>

“Che?”

<<Allora io sono la cretina che è cascata come una stupida alla tua tecnica di seduzione?>>

<<No. Con le altre era diverso.>>

<<Ma che diamine stai blaterando?>> Sono più confusa che mai. Che vuole dire. In questo momento è imperscrutabile.

<<Tu sei diversa.>> Esclama ad alta voce. Sembra disperato. Come se nessuno lo comprendesse. <<Vediamoci domani sera. Al bar dove lavori. Ti prometto che risponderò a tutte le tue domande.>>

<<Perché non puoi dirmi tutto adesso?>> Sono esasperata. Perché tanto mistero? Perché non vuole parlarne?

Forse ha una famiglia segreta che tiene

segregata in qualche parte di Hilo e non vuole dirlo a nessuno. Oppure è un assassino di ragazze e io gli faccio pena e non lo fa, per questo con me è diverso?

<<Domani, avrai tutte le risposte che vorrai. Ma fino ad allora…>> Fa cenno di no con la testa.

<<Ok…come vuoi. Ora posso andare via?>>

<<Dove devi andare?>>

<<Non devo certo dirlo a te.>> Fra tutti, lui è l’ultimo che deve sapere dove andrò. Insomma, non siamo mica fidanzati. Lui non mi vuole. Ci siamo baciati ed è stato un grosso errore. Ma non so perché continua a piacermi lo stesso, anzi, avrei tanto voluto continuare a fare quello che avevamo iniziato, se solo non si fosse fermato.

<<Si Noele. Sei sotto la mia responsabilità.>> Esclama con espressione seria. Se continuerà a essere ancora così serio, penso che invecchierà presto. Le rughe che si creano tra le sue sopracciglia faranno residenza in casa Cade Evans. <<Dimmi dove vuoi andare e io ti ci porterò.>>

<<Non ho bisogno di una guardia attaccata a me. Me la so cavare benissimo da sola.>> Alzo la testa all’insù ma i miei occhi non riescono a sfuggire al suo sguardo.

<<Non credo proprio. Tu hai una calamita che attrae tutti i pericoli di questo mondo.>>

<<Me la sono cavata sempre benissimo fino ad ora. Era tutto tranquillo e monotono. Prima che arrivassi tu nella mia vita.>>

Non so perché ma penso di aver detto qualcosa in più di quello che avrei dovuto dire. Gli occhi di Cade si illuminano e le labbra si piegano in un sorriso. <<Quindi questo vuol dire quello che penso io?>>

“E adesso cosa penserà mai?”

<<Noele, sii sincera, provi qualcosa per me?>>

“Si Cade. Mi piaci sin dal primo momento che ti ho visto. Non si capisce? Perché dovevi capitare proprio a me?”

<<Cosa? Certo che no.>> Esclamo imbarazzata. Non

voglio certo dirgli la verità. Non ora. Non qui. Vorrei che i

miei sentimenti fossero ricambiati ma non è così.

<<Non stai dicendo la verità.>> Si avvicina a me. Il cuore batte. Batte forte.

<<Invece, sono più che sincera.>>

<<Bugiarda.>> Ora stende il braccio, poggiando la mano nel muro accanto la mia testa. Sto diventando rossa. Lo sento.

<<N…non è vero.>>

“A che gioco stiamo giocando?” Chiede la vocina. <<Prima, sul letto non dicevi così.>>

<<Prima che mi respingessi.>> Abbasso la testa e creo una distanza con le braccia per impedirgli di avvicinarsi ancora a me.

<<Voglio essere sincero con te, prima che succeda qualcos’altro, devi sapere tutto.>> Si fa serio. <<Cosa devo sapere?>> Mi fa paura.

<<Domani.>> Ritorniamo punto e a capo. È come un cerchio, puoi fare tutti i giri che vuoi ma alla fine vai a finire sempre nello stesso punto. È così con Cade. Possiamo parlare quando vogliamo ma alla fine a dividerci sarà il suo mistero. Insopportabile mistero.

“Cosa vorrà dirmi di così enigmatico?”

<<Senti, potevi benissimo evitare tutto questo.>>

<<Tutto questo cosa?>> Aggrotta la fronte.

<<Prima mi illudi, ti avvicini a me, mi domandi se provo qualcosa per te. Ora voglio solo andare via da qui. Lontana da te. Non seguirmi.>>

Apro la porta e scendo per le scale. Non fa niente per fermarmi, rimane in silenzio. D’altronde gliel’ho detto io di non seguirmi. Mi fa male parlargli in questo modo ma ogni volta rovina sempre tutto. Perché è così sfuggente?

Non riesco a capirlo, prima mi bacia, mi butta sul letto e poi mi respinge. Sono più confusa di prima. Mi giro e guardo verso la porta di Cade ma è chiusa. Una scossa di dolore colpisce il mio cuore. Faccio un sospiro e riprendo a scendere gli scalini.

È stato tutta la notte sveglio per me, ha acconsentito a portarmi a casa sua, ha fatto allontanare immediatamente da me quel ragazzo quando mi ha trovata. E si è infuriato con lui perché mi ha fatto del

male.

“Nessuno può farti del male.”

Se ci tiene veramente a me, allora perché mi tratta in questo modo?

Apro il portone ma una voce mi blocca.

<<Noe, aspetta.>> Esclama agitato.

<<Che vuoi ancora, Cade?>> Sono esasperata. <<Lascia almeno che ti accompagni.>> Sembra dispiaciuto e sincero.

<<No.>>

<<Per favore.>> Mi supplica.

Lo guardo in viso. Ha il fiatone. Sicuramente sarà sceso per le scale saltando. Mi intenerisce vederlo così dunque acconsento alla proposta.

<<Prego.>> Mi fa cenno con la mano di uscire per prima.

Non sa dove stiamo andando ma comunque segue me. Faccio un sorriso e lo guardo. È sereno, per qualche motivo mi sfiora la mano con la sua.

È calda e la scossa che non provavo da tempo mi percorre tutto il corpo.

Mi mancava da morire. Faccio un sospiro di piacere e sorride. Se ne sarà accorto. È taciturno e mi sta più che bene perché ogni qualvolta che apre bocca finiamo per litigare. Ma qualcosa mi lega sempre di più a lui e il desiderio di averlo aumenta a dismisura.

Si Mr. Evans

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