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CAPITOLO XXXIII

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Discorso sopra le dette prove, nel qual anco si mostra qual sia la vera proporzione tra i due preciosi metalli ed il rame.

Col mezo delle dette sette prove ogni contista ed altri potran vedere e con facilitá conoscere che, in qualunque sorte di scudi fatti o che si facessero ad imitazione delli descritti nelli primi tre ordini o nelli tre ultimi della detta tavola, overo di maggiori o minori numeri e valori, a ragion però di libra (eccettuata sempre la prova del quarto ordine), non vi può né mai vi potrá essere la vera e real concordanza con le monete d'argento, fatte o che si facessero sotto simili o quasi simili ordini, per rispetto dei valori dell'oncia dell'oro e dell'oncia dell'argento con simili modi loro dati. Nei quai valori non vi è, né vi può essere, la real corrispondenza delli numeri partitori principali corrispondenti ad uno per dodici e dodici per uno, come sono li numeri 6 e 72 nel capitolo V ed in molti altri luoghi del Discorso giá detti, e de' quali anco nel presente capitolo ampiamente si tratta; perché sempre v'interveniranno rotti nelle leghe, per li quali esse monete non mai potranno avere i loro giusti e perfetti dati valori. Ma, sotto l'ordine della suddetta quarta prova, tutte le monete, cosí d'oro come d'argento, resteranno per sempre con i loro reali e corrispondenti dati valori, sí come nelle tariffe sí mostra. Alla qual prova, in quanto all'ordine, sono molto accosti e quasi simili gli scudi correnti in questi tempi, cioè i nominati del peso «della balla»; il qual peso è stato introdotto ad uso publico, e si usa ed osservasi per gli scudi in molte cittá d'Italia ed in altri paesi, se bene egli è peso incerto e non conforme alli campioni ordinati ed usati particolarmente nelle zeche delle cittadi. E, benché per li tempi passati gli scudi siano stati levati, e che di presente anco si levino dalle zeche sotto il numero di 109, overo di men numero alla libra; nondimeno dipoi, in breve spacio di tempo, per la maggior parte di essi, si sono trovati e anco si trovano esser al suddetto peso «della balla», e non sono mantenuti né mantener si possono in universale nel detto peso di zeca per molte cagioni, sí come di ciò è cosa manifesta. Ma ben gli scudi, che si faranno sotto gli ordini descritti, saranno mantenuti da ognuno nei loro giusti pesi di zeca; imperoché li pesi o campioni d'essi saranno molto differenti da una sorte all'altra, cioè da 99 a 113-1/7 e da 113-1/7 a 132, sí come nelle tariffe si vede. E non si potrá mai fare altro campione per essi scudi, che sia cosí accosto di peso al loro vero campione, nel modo che di presente si usa del detto «della balla», imperoché vi sará differenza da una sorte all'altra di grani otto o circa per ciascuno scudo. Oltreché, tutti gli scudi regolati e fatti sotto gli ordini proposti si conteggeranno per sempre a lire imperiali integre e giuste, sí come anco i ducati ed i bisilachi. Ora presuppongo che se ne troveranno essere in gran quantitá di questi scudi della balla, de' quali n'anderanno in numero 113-1/7 alla libra, ed in ciascuna libra di essi vi sono once undeci di pur'oro, per esser a finezza di denari 22, e perciò ciascun di questi scudi valerá lire sette imperiali, e quali scudi 113-1/7 fanno la somma di lire 792, e, apprezzando le dette once 11 d'oro a lire 72 l'oncia, fanno le medesime lire 792; in corrispondenza del qual oro vi entrano once 132 d'argento fino, perché 11 via 12 fanno la somma di once 132, il qual argento, valendo lire 6 l'oncia, fa l'istessa somma di lire 792, che è la vera concordanza. E l'istess'ordine riuscirá negli scudi da 99 e da 132 alla libra, sí come nelle tariffe dell'oro. Ma nelle altre sei prove, cioè nelle tre prime e nell'ultime tre, e se si vorrá anco procedere o piú indietro o piú inanzi con simili ordini, e volendo osservare, come si debbe, la vera forma di una parte d'oro a peso per dodici d'argento, e dodici d'argento per una di oro, e poi apprezzarli sotto tali valori, over maggiori o minori in ragion di oncia; e non volendo osservare la vera concordanza delli valori, cioè di lire 6 per oncia dell'argento e di lire 72 per oncia dell'oro, quali pesi e valori corrispondenti sono i capi principali e fondamento per fare ogni e qualunque sorte di monete: dico che non si potranno fare i partimenti giusti e confronti di essi preciosi metalli con regola alcuna, e che non si potranno mai fare gli scudi proporzionati nelli valori in concordanza delli valori delle monete d'argento, per causa delli rotti delle leghe e delle disproporzioni che in esse leghe per causa di simili alterati o diminuiti valori nascerebbono. E perciò non si può far altro real partimento di essi scudi né d'altri valori, se non nel modo nelle tariffe dimostrato, cioè da 99, da 113-1/7 e da 132 alla libra, over da lire 8, da lire 7 e da lire 6 l'uno; ancorché se ne potessero fare d'alcune altre finezze, come nel capitolo XXII, ma non necessariamente per le ragioni in esso allegate. E, cosí facendo, si troveranno sempre i conti giusti tra essi oro ed argento, in monete ridotti, nel far pagamenti.

Oltre di ciò, dico ch'essi oro ed argento alle volte sono stati compartiti, nel far danari, quasi sotto li pesi e nelli valori da me descritti, cioè una parte d'oro a peso per dodici d'argento, e nelli valori di lire 72 e di lire 6 per oncia, se bene non cosí giustamente corrispondenti, e particolarmente nelle zeche delle province abondanti di essi preciosi metalli di minère. E, per mostrare se questa quasi concordanza sia stata cosí usata, e delli pesi e delli valori, addurrò per essempio la Spagna, con dire che in questa provincia, per esser assai copiosa di detti oro ed argento di minère, si faceano scudi e doble da due e da quattro scudi l'una, e de' quali scudi n'andavano sino al numero di 107 alla libra (però del campione della zeca di Bologna), e la loro finezza era a denari 22 ed alquanto meglio, ed in detto regno valevano e si sono alle volte date in contracambio, per ciascun di tali scudi, reali numero 12 o circa; in modo che, togliendo una libra di questi scudi, si trova che in essi vi sono once 11 di oro puro e vi entrano, in corrispondenza a numero, reali 1284, che pesano libre dodici. E cosí, avendo fatto il conto di detti reali sopra il numero 107 alla libra, e sopra la loro finezza di once 11 e denari 2, in essi vi sono once 133 d'argento fino: ed in questa loro proporzione ho ritrovato esservi di piú un'oncia di detto argento, in quanto alla real forma proposta, perché dovrebbono essere solamente once 132. Ed io per ora non guardo cosí alla minuta sopra ad alcuni rotti, che forse fossero in dette monete e d'oro e d'argento, tanto nelle finezze quanto nei pesi e loro valori; ed a me poco importa in fare questi conti troppo alla sottile. Ma ciò ho detto per mostrare quello c'ho narrato esser vero, cioè uno per dodici e dodici per uno, tanto per li pesi quanto per li valori, ancorché queste monete fossero della real forma alquanto migliori. Sará dunque necessario ch'essa Spagna ed altre province o cittá, che a sua imitazione faceano o fanno battere danari (non essendo loro, sí come ragionevolmente non può né deve esser grato che le loro monete cosí d'oro come d'argento siano fose da altri per essere rifatte), facciano per l'avenire li suoi danari secondo la forma e regola dimostrata, e non migliori, se non vorranno ch'altri li guastino, come si fa di continovo; né anco sotto altri ordini di pesi e valori, eccetto che sotto quelli che nel Discorso si contengono: conciosiaché nel far le leghe v'intervenirebbono di molti rotti, per li quali essi danari non riuscirebbono poi corrispondenti in universale nel conteggiarli, imperoché farebbe di bisogno che anco essi fossero di nuovo tassati sí come gli altri, quando però accettati fossero gli ordini descritti. Ed ogni contista di zeche ed altri potranno facilmente chiarirsi della detta quasi concordanza, che è nella suddetta forma di Spagna data per essempio, ed anco della differenza delli diversi valori dati alle monete da una provincia all'altra e da una cittá all'altra, causati dalle alterazioni delli prezzi e valori di essi oro ed argento, come per essempio Roma, essa Spagna, Vinegia, Milano ed altre, che tutte si trovano lavorare diversamente, o assai o poco, di leghe, di pesi, di numeri e di valori, e tanto piú quanto lavorano di basso. E perciò non sará mai possibile far osservare in luogo alcuno bandi o gride particolarmente fatte sopra il fatto delle monete se non per un poco di tempo; né mai si troverá contista alcuno, che possa far la tassa giusta e concordante alle monete in diversi luoghi fatte con gli ordini usati, che non v'intervengano rotti sconcertati, tanto nelle finezze, quanto nelli pesi e loro valori: ma non giá cosí riuscirá, quando sará fatta osservare la forma e regola or palesata. E perché nel presente capitolo ho detto, sí come nel capitolo V ed in altri luoghi del Discorso, che la vera proporzione, qual si trova esser tra l'argento e l'oro, è ch'una parte d'oro a peso vaglia per dodici d'argento giuste e ferme, e che l'oro debb'esser apprezzato in ragion di lire 72 l'oncia, e similmente l'oncia dell'argento in ragion di lire sei imperiali, al peso però della detta libra di Bologna, volendo far le leghe di proporzionata corrispondenza, nelle quali non abbiano ad intervenire rotti alcuni per far monete di varie sorti, che restino poi per sempre nelli loro reali dati valori; e perché mi par anco non esser fuor di proposito far conoscere non solo alli giudiciosi e diligenti contisti e ad altri elevati d'intelletto e di spirito, da' quali so che di subito sará posseduto questo mio ragionamento, ma anco ad ogni altro ch'avrá diletto d'intendere minutamente le cose sopra questo fatto descritte: mi è paruto di fare questo picciolo trattato, accioché da tutti sia intesa e conosciuta la veritá proposta. E, quanto a voler mostrare ch'una parte d'oro a peso vaglia per dodici d'argento, dico che non accade ch'io faccia altra prova, stando la dottissima e profondissima diffinizione del divin Platone giá allegata, alla quale credo essere necessario acquetarsi. Ma, in quanto al voler far conoscere che tra essi preciosi metalli si potrá fare la real concordanza e proporzionata corrispondenza cosí delli pesi come delli valori giá detti, e cosí delli non coniati come delli giá ridotti in monete e di quelli che si dovran coniare, principiando sin da un quarto di grano d'oro e da grani tre d'argento, e procedendo in infinito sempre con retta e giusta proporzione ad uno per dodici e dodici per uno, com'è detto, ho descritto le seguenti dichiarazioni con alcuni essempi, per le quali ciascun potrá chiaramente intendere e molto ben possedere quello che forse par cosa difficile d'apprendere. E cosí, incominciando, dico:

Una oncia di pur'oro è, over fa denari 24, e questi denari 24 fanno grani 576; e, partendo ciascun grano in quattro parti, il tutto di essi grani ascenderá alla somma di 2304 quarti di grani; e, valendo la detta oncia d'oro lire 72 imperiali, il denaro valerá lire 3, e il grano soldi 2 denari 6, e il quarto del grano valerá denari 7-1/2.

Once dodici d'argento fino fanno a peso denari 288, e questi denari fanno grani 6912; e, partendo ciascun grano in cinque parti, il tutto d'essi quinti ascenderá alla somma di 34.560 quinti di grani; e, valendo l'oncia dell'argento lire 6 imperiali, il denaro valerá soldi 5, e il grano denari 2-1/2, e il quinto d'un grano valerá denaro 1/2, cioè un bagattino.

Ora propongo che di once 12 d'argento di coppella si facciano libre sei di mezi quattrini, che siano di lega o finezza di once 2 per libra: di essi n'anderanno in numero 1920 alla libra, come nelle tariffe; e di tutte le suddette once 12 di fino se ne faranno in somma ed al numero di 11.520 mezi quattrini, in ciascun de' quali vi saranno tre quinti di grano di detto argento, e ciascun valerá denaro 1-1/2. E con questi ordini si potrá contrattare o permutare l'oro con l'argento con proporzionata corrispondenza cosí delli pesi come delli valori; e fino un quarto di grano d'oro a peso si potrá contrattare con monete d'argento, che si faranno o che saran tassate sotto gli ordini descritti. E ne darò questi essempi con i suddetti mezi quattrini, ché cosí riuscirá con ogni altra sorte di monete.

Un quarto di grano d'oro valerá denari 7-1/2, ed in cinque mezi quattrini vi saranno quindeci quinti di grani d'argento, che sono tre grani, che valeranno denari 7-1/2; e, essendo tre grani la quarta parte di dodici grani, il detto quarto di grano si contratterá o si permuterá con i detti tre grani d'argento ridotti in monete.

Due quarti d'un grano d'oro valeranno soldo 1 denari 3, ed in dieci mezi quattrini vi saranno 30 quinti di grani d'argento, che sono grani 6, che valeranno soldo 1 denari 3; e, essendo grani 6 la metá di dodici grani, li detti due quarti di grano d'oro si contratteranno o si permuteranno con li suddetti sei grani d'argento in monete fatti.

Tre quarti d'un grano d'oro valeranno soldo 1 denari 10-1/2, ed in quindeci mezi quattrini vi saranno 45 quinti di grani d'argento, che sono 9 grani, che valeranno soldo 1 denari 10-1/2; e, essendo grani 9 i tre quarti di grani 12, i detti tre quarti di grano d'oro si contratteranno o si permuteranno con i suddetti grani 9 d'argento coniati.

Quattro quarti di grano d'oro, che sono un grano integro, valerá soldi 2 denari 6, ed in 20 mezi quattrini vi saranno 60 quinti di grani d'argento, che sono grani 12, che valeranno soldi 2 denari 6; e cosí un grano d'oro verrá contrattato o permutato con grani 12 d'argento in monete posti.

Grani 24 d'oro, cioè un denaro valerá lire 3, ed in 40 mezi quattrini vi saranno 120 quinti di grani d'argento, che sono grani 24, che fanno un denaro a peso, che valerá soldi 5; e, pigliando 480 mezi quattrini, in essi saranno 1440 quinti di grani d'argento, che sono grani 288, che fanno denari 12 a peso, quali valeranno lire 3; e cosí si contratterá o si permuterá un denaro d'oro con dodici d'argento, che saranno in monete compartiti.

Denari 24 d'oro, cioè un'oncia valerá lire 72, ed in 11.520 mezi quattrini vi saranno 34.560 quinti di grani d'argento, che sono grani 6912, che fanno denari 288, e sono once 12, che a lire 6 l'oncia valeranno lire 72; ed in tal modo si contratterá o si permuterá una oncia d'oro con 12 d'argento con proporzione in monete composti.

E cosí, con questi ordini, fondati sopra il vero e real fondamento aritmetico con ogni sorte di perfezione terminato, cominciando dalle piú picciole monete d'argento che necessariamente far si dovranno, e dalla piú picciola quantitá d'oro che con ragione far si possa, si potrá procedere in infinito, cioè ad uno per dodici e dodici per uno, cosí nelli pesi come nelli valori, e sí come apertamente ho dimostrato. E tengo per fermo che sia quasi impossibile trovare altri prezzi o valori maggiori o minori, ed altre sorti di pesi e di numeri partitori per essi preciosi metalli, per far monete cosí d'oro come d'argento, che siano e che restino per sempre proporzionate e realmente corrispondenti nel conteggiarle, con le quali far si possa qualunque pagamento con sodisfazione perfetta, sí come sono i giá descritti.

E, concludendo, dico che ogni ragionamento del Discorso si ristringe in due sole azioni. La prima è che i due preciosi metalli, oro ed argento, dovessero esser giustamente compartiti nel far monete di varie sorti, con reale e proporzionata corrispondenza tra esse nel conteggiarle e secondo gli ordini proposti. La seconda, che per modo alcuno non si lasciassero mai cavare le fatture delle monete dal dosso o corpo loro, accioché cosí quelle che si facessero, come le giá fatte, che tassate fossero in generale dalli contisti, tutte si avessero poi a spendere per sempre in tutti i luoghi per li loro reali dati valori, avuto riguardo al puro ed al fino ch'essere si trovasse in ciascuna sorte di esse monete, ed in ciascuna moneta, e non con ordini particolari, ma con ordini sotto titolo di una sola zeca universale.

E, benché io sappia esser manifesto alli contisti ed altri che nelli danari si contengono tre cose, cioè oro, argento e valori; nondimeno dico che, volendo fare essi danari con viva e vera ragione, si dovranno fermamente e necessariamente osservare quattro sorti di pesi per l'oro per far nascere quattro sorti di valori, ed il simile si dovrá fare per l'argento; quali tutti siano corrispondenti ad uno per dodici e dodici per uno, e secondo gli ordini ed essempi suddetti. E, se ben l'oro e l'argento ed i valori sono tre cose, essi però hanno da essere un corpo solo; e, essendo l'oro e l'argento due cose, cosí anco l'oro e l'argento ed i valori sono tre cose. E parimente quattro sorti di pesi, quattro sorti di valori, quattro sorti di numeri e quattro sorti di conteggiare sono quattro cose o azioni: e da queste cose, tutte insieme unite e concordanti, ne riesce una sola azione, cioè la vera ragione per fare tutti li pagamenti perfetti.

Ora, avendo descritto e dimostrato qual sia la vera e real proporzione tra l'argento e l'oro, cosí dei pesi come dei valori, mi pare anco esser cosa molto necessaria dichiarare qual sia la vera proporzione tra essi preciosi metalli ed il rame; il quale, come molti autori affermano, fu il primo metallo che si cominciasse ad usare in far monete, seguendolo dopo qualch'anni l'argento e dipoi l'oro. E ciascun di loro fu usato cosí in quei tempi separatamente e non misto, quantunque fosse, dopo, trovato l'uso di accompagnarli, ma quasi sempre sotto ordini diversi e vari, cioè da un paese all'altro, secondo le varie opinioni degli uomini.

E, per far conoscere qual sia la detta loro proporzione, brevemente dico (a quelli però, che ciò non sanno) che prima sapere si dee il rame essere un metallo il piú propinquo e di maggior convenienza per sua natura all'oro ed all'argento, di quello che sia alcun altro dei metalli inferiori, e convenire con essi preciosi metalli in decupla proporzione, sí come dai filosofi è stato detto. La qual proporzione si ha però ad intendere in questo modo: cioè che una oncia di fino argento vaglia per dieci libre di rosso rame, che fanno once numero 120, ed una oncia di oro puro vaglia per libre 120 di esso rame; e, sí come once 120 sono libre dieci, cosí anco once 120 sono libre dieci di rame, però da once 12 per ciascuna libra. E con quest'ordine vien dimostrato e dichiarato qual sia la detta decupla proporzione.

E, accioché si possano fare varie sorti di monete di rame, come bagattini e simili, le quali sono usate in alcune cittá d'Italia ed anco fuori, forse per commoditá di una certa spesa che alle volte si fa alla minuta, e perché potrebbe venire il tempo che simili monete si userebbono in molti altri luoghi, ed essendo cosa ragionevole ch'ancor esse siano fatte sotto un sol ordine, e nella loro debita e real proporzionata corrispondenza e concordanza e delli pesi e delli valori, che convenga con le monete e d'argento e d'oro, ho fatto la presente tariffa, nella quale si mostra l'ordine e la regola che si dovrá tenere in fare di solo rame cinque sorti di monete di variati valori, cioè di valore di un bagattino, di 2, di 3, di 6 e di dodici l'una, senza rotti alcuni, né di pesi né di valori. Avvertendo che se ne potran anco fare d'altri valori e pesi per chi piacerá farne, le quali monete si potrebbono fare con bella ed attillata coniatura; imperoché anch'esse resteranno perpetue sí come quelle di oro e di argento, e non si potranno mai guastare per rifarne altre con vantaggi, dovendo esser fatte e mantenute per sempre sotto gli ordini in questo picciolo compendio descritti.

Tariffa per far monete di rame in proporzionata

corrispondenza dell'argento e dell'oro.

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Cinque sorti di monete

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Ciascuna moneta | | Numero di quante

vale bagattini | Ciascuna pesa |ne vadino all'oncia

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Numero 1 |Denari 1 |Numero 24

» 2 | » 2 | » 12

» 3 | » 3 | » 8

» 6 | » 6 | » 4

» 12 | » 12 | » 2

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Numero di quante | Ciascuna libra |

ne vadino alla libra | di esse vale | Rame

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Numero 288 |Soldi 12 |Oncia 1

» 144 | » 12 | » 1

» 96 | » 12 | » 1

» 48 | » 12 | » 1

» 24 | » 12 | » 1

————————————+—————————-+—————————-

| |

Vale |Argento di coppella| Vale d'imperiali

————————————+—————————-+—————————-

Soldo 1 |Oncia 1 |Lire 6

» 1 | » 1 | » 6

» 1 | » 1 | » 6

» 1 | » 1 | » 6

» 1 | » 1 | » 6

————————————+—————————-+—————————-

La duodecima | |

parte di esse è di | Che Fanno | Rame

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Soldi 10 |Denari 120 |Once 10

» 10 | » 120 | » 10

» 10 | » 120 | » 10

» 10 | » 120 | » 10

» 10 | » 120 | » 10

————————————+—————————-+——————————

Che vagliono i detti | In |Vi entrano di rame

————————————+—————————-+——————————

Soldi 10 | Soldi 120 | Libre 10

» 10 | » 120 | » 10

» 10 | » 120 | » 10

» 10 | » 120 | » 10

» 10 | » 120 | » 10

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Che vagliano le suddette|Argento di coppella|Vagliono d'imperiali

————————————+—————————-+——————————

Lire 6 | Once 12 | Lire 72

» 6 | » 12 | » 72

» 6 | » 12 | » 72

» 6 | » 12 | » 72

» 6 | » 12 | » 72

————————————+—————————-+——————————

Ciascuna sorte contiene | |

la somma di bagattini |Ciascuna sorte pesa|Ciascuna libra vale

34.560, se ben i numeri | |

sono diversi. | |

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Numero 34.560 | Libre 120 | Soldi 12

» 17.280 | » 120 | » 12

» 11.520 | » 120 | » 12

» 5.760 | » 120 | » 12

» 2.880 | » 120 | » 12

————————————+—————————-+—————————-

Che fanno d'imperiali | Oro puro | Vale d'imperiali

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Lire 72 | Oncia 1 | Lire 72

» 72 | » 1 | » 72

» 72 | » 1 | » 72

» 72 | » 1 | » 72

» 72 | » 1 | » 72

In questa tariffa si mostra il manifesto del rame, ch'è il valore ed il peso, e non occorre far menzione di alcuna sua intrinsica bontade, se bene alle volte ve ne fosse qualche poca; essendoché in far esse monete si adopererá il rame sí come egli è nella sua nativa qualitade, e sará cosí buono l'antico, l'usato e il rotto (quando però sará foso o collato), com'è quello che giornalmente dalle minère si cava.

E cosí col mezo di questi ordini espressamente si mostra che, nel far le dette monete, l'oncia del rame viene necessariamente valutata un soldo, cioè denari 12, e la libra vien valutata soldi 12 d'imperiali, e dieci libre, che sono once 120, vengono valutate soldi 120, che fanno lire 6 d'imperiali, che sono il valore di un'oncia d'argento di coppella, come tutto ciò nella detta tariffa manifestamente si vede. E questo è il vero e real partimento che si dovrá tenere nel far le dette monete.

Le note, che imprimere si dovranno su queste e simili monete, saranno solamente due: la prima delle quali averá due significati, cioè dimostrerá il numero dei bagattini che valerá quella moneta, e parimente quanti denari ella peserá; la seconda denoterá il numero di quante n'anderanno all'oncia, all'oncia però dipendente dal campione della giá detta libra di Bologna. Ma, in quanto dei bagattini e d'ogni altra sorte di simili monete di rame che sinora fatte si trovano, dico che anco esse si dovranno spendere per il suo real valore, avendo però riguardo al loro giusto peso, come se di nuovo fossero state fatte e coniate sotto l'ordine in detta tariffa descritto.

Economisti del cinque e seicento

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