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Capitolo Cinque

“Non credo che le piacciamo,” gemette Cordell, in piedi nella grande cucina della casa che avevano da poco finito di ristrutturare. Si stava versando un caffè per contrastare gli effetti del vino ai fiori di sambuco fatto da Frank Crowthorne.

“Avanti, amico. Cosa ti ho detto prima sul pensare?” Jarrod gli si avvicinò, i capelli ancora bagnati dalla doccia. Si allungò e prese una tazza dal bancone. “Abbiamo finito di nuovo il latte?”

“Pensavo che il caffè sarebbe stato più utile senza niente,” spiegò Cordell mentre si sedevano attorno al tavolo di quercia.

“Potresti avere ragione,” concesse Jarrod, bevendo un sorso.

“Riguardo al caffè o alla ragazza?” domandò Cordell con una smorfia.

Jarrod si accigliò. “Il caffè. Immagino che tu sia paranoico per quanto riguarda Trinity.”

“Andiamo, l'hai visto anche tu. Non era felice di vederci nella caffetteria, anche se capisco che forse era un po' imbarazzata perché aveva pianto. Sappiamo entrambi come sono le donne. Ma stasera sembrava pronta a ucciderci quando ha scoperto che stiamo aiutando Sylvia con il giardino. E quando siamo andati nello studio? Sembrava mortificata che sapessi tutto sulla prima edizione dei libri di Frank. Non pensavo che fosse un segreto.” Scrollò le spalle.

“Trinity non sa dell'infarto di Frank. Forse ci sono altre cose di cui non è a conoscenza.” Jarrod si accigliò. “Sylvia ha detto che è successo poco dopo la morte di sua madre, quindi glielo hanno tenuto nascosto. Se non le hanno detto neppure quanto sia diventata grave l'artrite di Sylvia, potrebbe stare chiedendosi perché siamo noi ad occuparci del giardino.”

“Forse hai ragione,” concesse Cordell, leccandosi il labbro inferiore come faceva spesso quando pensava oppure era preoccupato.

“Non c'è nessun 'forse' a riguardo.” Jarrod finse indignazione. “Certo che ho ragione. Se chiedi il mio parere, ci sono troppi segreti in quella famiglia. Tenere nascoste troppe cose può solo portare a incomprensioni e litigi. E diavolo se tu lo sai bene.”

Cordell annuì. Era d'accordo. Lui stesso parlava a malapena con la sua famiglia da quando un malinteso sul funerale di suo padre aveva fatto a pezzi il loro legame. Sebbene continuasse a tenersi in contatto con sua madre, i suoi fratelli e sua sorella non gli parlavano da quasi due anni. La zia e i cugini, invece, lo contattavano solo a Natale. “Pensi che Trinity stia nascondendo qualcosa?”

Jarrod strinse le labbra. “Non so. Non ha detto nulla di quello che è successo davanti a noi, ma questo non significa che non ne abbia parlato con Frank e Sylvia.”

Cordell annuì. “Mi chiedo se sia questo il motivo per cui si è arrabbiata, nella caffetteria. Voglio dire, si vedeva che aveva pianto, quindi ci sono buone probabilità che si sia confidata con sua zia.”

“Lo spero proprio,” rispose Jarrod. “Secondo me, quella ragazza è come una molla che tiene tutto dentro e finisce per tendersi sempre di più. Ha bisogno di sfogarsi oppure finirà per esplodere.”

Cordell annuì. Lo pensava anche lui.

* * * *

La settimana successiva passò lentamente. Era la prima volta da quando avevano incontrato la coppia di anziani che Cordell e Jarrod lasciavano passare così tanto tempo senza andare a chiedergli se avessero bisogno di qualcosa, anche se avevano suonato un paio di volte per assicurarsi che stessero tutti bene. Erano rimasti delusi, anche se non sorpresi, quando Frank gli aveva detto che Trinity era troppo impegnato con il lavoro per andare con loro al bar dove il gruppo country avrebbe suonato dal vivo.

“Non possiamo evitarla per sempre, amico,” commentò Jarrod mentre pranzavano insieme dietro alle stalle.

“Lo so. È solo un po' strano.” Cordell sospirò.

“È per questo che hai detto ad Aiden di essere troppo occupato per andare con lui questo pomeriggio?” chiese Jarrod, prima di dare un morso al suo panino.

Cordell fece una smorfia. “Ti ha spifferato tutto, eh?”

“Aveva paura che avessimo avuto una specie di discussione con Frank,” rispose Jarrod con un lieve cipiglio. “E che non volessi andare a casa sua per questo motivo.”

“Come se fosse possibile.”

“Lo so. Ma non puoi biasimarlo per averlo pensato,” continuò Jarrod. “Dopotutto, di solito siamo laggiù quasi ogni giorno a dare una mano con qualcosa.”

“Sì, beh, forse ora hanno Trinity che lo fa al posto nostro,” commentò Cordell, stringendo i denti.

Jarrod fronteggiò il suo migliore amico a testa alta. “Di che diavolo stai parlando? Sai bene che non sarebbe in grado di fare la metà delle cose che facciamo noi per loro. Non solo è una ragazza, ma è anche minuscola.”

“Non farti sentire mentre dici una cosa del genere,” lo ammonì Cordell. “Non hai mai sentito parlare di pari diritti e opportunità?”

“Possono bruciare tutti i reggiseni che vogliono. Non li aiuterà a mettere su muscoli sulle braccia, o da qualche altra parte, se è per questo.” Jarrod era irremovibile.

Cordell scosse la testa. “Ho come l'impressione che Trinity pensi che ci siamo intromessi nella sua famiglia,” disse. “Non puoi biasimarla per questo.”

“Guardami, Cordell.”

“Oh no, so bene dove vuoi arrivare.” Cordell alzò una mano per cercare di impedire al suo amico di continuare, ma fu una perdita di tempo.

“D'accordo. Tu e tua madre avete fatto bene a fare quello che avete fatto, amico. Lo sapete benissimo entrambi. Era il resto della vostra famiglia che si stava intromettendo, casomai. Erano anni che non venivano a trovare tuo padre. Non avevano il diritto di arrivare di punto in bianco dopo la sua morte e iniziare a fare richieste.”

Cordell sentì una fitta al petto. Quante volte avevano avuto quella conversazione? “Lo capisco, ma erano suoi figli tanto quanto me.”

“Sì. E, in quanto tali, avrebbero dovuto fare quello che avete fatto tu e tua madre, e cioè attenersi a ciò che lui voleva. Era scritto nel suo dannato testamento, per l'amor di Dio. Che tipo di famiglia contesta questo genere di cose nel testamento di un parente?” Jarrod si stava chiaramente irritando, come faceva ogni volta che l'argomento veniva sollevato.

“Papà aveva sempre detto di volere solo una semplice cremazione,” disse Cordell con un sospiro di rassegnazione. “Io e mamma volevamo solo esaudire la sua richiesta.”

“Lo so, amico, e sono d'accordo con te. Non riesco proprio a capire perché il resto della tua famiglia non possa fare lo stesso. Come diavolo hanno potuto accusarvi entrambi di volere solo i suoi soldi? Non faceva alcuna differenza per loro, comunque, visto che tuo padre aveva già stipulato una parte di eredità anche per ciascuno di loro. È stato decisamente irrispettoso, se me lo chiedi. Nei tuoi confronti, verso quelli di tua madre e pure quelli di tuo padre.”

La vicenda del funerale di suo padre aveva perseguitato Cordell fino a quel momento. Erano passati quasi due anni e ancora non era stata risolta. Come avrebbe potuto risolversi? Papà se n'era andato. Niente lo avrebbe riportato indietro.

Se il resto della famiglia fosse stato più vicino a lui, avrebbe saputo che l'uomo aveva sempre insistito per un funerale semplice e senza fronzoli. Neanche un migliaio di funerali o lapidi avrebbe cambiato le cose, e aveva sempre avuto paura di essere sepolto vivo, quindi non c'era modo che volesse essere chiuso in una scatola di legno e poi ricoperto di terra. Aveva deciso da solo come voleva essere salutato dalla famiglia. Ne aveva discusso con sua moglie e col figlio più giovane, perché tutti gli altri figli si erano trasferiti non appena erano stati abbastanza grandi, e lo aveva addirittura fatto scrivere nel testamento per evitare qualsiasi equivoco.

Quando al resto della famiglia era stato detto che era morto e che sarebbe stato cremato, si era scatenato l'inferno. Suo fratello maggiore aveva accusato lui e sua madre di aver organizzato un "funerale per poveri", che Cordell aveva preso come un insulto personale. Papà aveva avuto un sacco di soldi, quindi avrebbe potuto scegliere qualsiasi tipo di addio, ma aveva volontariamente scelto la cremazione. Il fratello di Cordell, Jacob, era stato determinato a fare un funerale molto più elaborato. Sfortunatamente, Jacob era il fratello maggiore e le sue parole erano sempre state viste come oro colato, quindi anche tutti gli altri fratelli si erano trovati d'accordo con lui. Martin era infatti d'accordo sul fatto che papà meritasse una degna sepoltura e Nancy-Ruth, la sorella più giovane, non aveva mai preso una decisione in vita propria. Neanche dopo aver visto il testamento, i tre avevano cambiato idea.

Cordell aveva sostenuto la decisione di sua madre – e i desideri di suo padre, ovviamente –, cosa che aveva fatto arrabbiare da morire il resto della famiglia. Jacob aveva in qualche modo pensato che, se tutti i figli fossero stati d'accordo, allora avrebbero avuto maggiori possibilità di contestare il testamento. Avevano dapprima iniziato un'azione legale per cercare di modificare le ultime volontà di loro padre, creando una situazione ancora più devastante per la loro madre, già provata dalla morte del marito, poi incolpato Cordell quando non erano riusciti a far annullare la decisione del defunto.

Il funerale era stato il momento peggiore, con Cordell e sua madre snobbati dal resto della famiglia, e Jacob e Martin che avevano invitato un numero spropositato di dignitari locali a condividere il loro dolore, nonostante il desiderio specifico del padre che la cerimonia fosse riservata alla famiglia.

L'intera vicenda aveva lasciato un sapore amaro nella bocca di Cordell e una voragine nel suo cuore, e adesso non voleva rischiare di spaccare a metà la famiglia Crowthorn. Per quanto il solo pensiero lo addolorasse, avrebbe preferito non rivedere mai più nessuno di loro piuttosto che essere accusato di aver fatto a pezzi un'altra famiglia.

Insieme Per Trinity

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