Читать книгу Insieme Per Trinity - Bella Settarra - Страница 9
ОглавлениеCapitolo Uno
“Ehi, Frank, non ci avevi detto che era così carina!” Jarrod fischiò mentre la minuta ragazza con i capelli rosa scendeva dal treno.
“Fai il bravo,” ribatté Frank a bassa voce mentre camminavano verso di lei. “Ricorda quello che ti ho detto.”
Cordell alzò gli occhi al cielo in direzione del suo amico, scuotendo la testa incredulo, ma non disse niente. Jarrod era sempre il solito… Guardò la ragazza ma anche lui dovette ammettere che era bellissima.
“Trinity, tesoro, come sei cresciuta.” Sylvia fu la prima ad avvicinarsi alla ragazza con i lineamenti affusolati, e l'abbraccio in cui strinse la nipote sembrò rischiare di spezzarla a metà.
“Zia Sylvia, è così bello rivederti.” Trinity sorrise, anche se i suoi occhi mantennero una vena di malinconia. “E zio Frank, sei stato gentile a venire a prendermi. Avrei potuto chiamare un taxi. Cos'hai fatto al braccio?” Si accigliò mentre studiava il suo braccio sinistro, avvolto da una fascia e premuto contro il petto.
Frank si fece avanti e la abbracciò. “Va tutto bene, dolcezza. Non preoccuparti. Sono solo caduto un po' goffamente, secondo il dottore. Uno dei cavalli è stato spaventato da un topo, o qualcosa del genere, e si è impennato all'improvviso. Non mi sono reso conto di quello che stava succedendo fino a quando non sono caduto a terra.” Ridacchiò. “Eppure, come dico sempre, dove non c'è senso, non c'è sentimento.” Inclinò la testa, lasciandola andare. “Loro sono Jarrod e Cordell.” Fece un cenno verso i due uomini, che si fecero avanti per raggiungerli.
Cordell osservò Jarrod sorridere ampiamente alla ragazza e si sentì stringere lo stomaco, non sapendo bene come avrebbe reagito alla loro presenza. Con sua sorpresa, lei gli tese la mano.
“Piacere di conoscervi, sono Trinity Ellis,” disse.
Jarrod sembrava un po' perplesso mentre le stringeva la mano, anche se stava ancora sorridendo. “Jarrod Parker. Piacere di conoscerti.”
Cordell la notò arrossire leggermente prima che si girasse verso di lui per salutarlo.
“Ciao Trinity, sono Cordell Bray.” Le strinse la piccola mano, sorpreso che una donna così minuta avesse una stretta così forte. Indossava uno smalto rosa acceso che si intonava ai capelli, e il suo palmo era caldo e morbido contro la sua pelle. Non riuscì a resistere alla tentazione di prolungare un po' la stretta, così disse: “Benvenuta a Cavern County.”
Trinity gli rivolse un piccolo sorriso prima di ritirare la mano. “Grazie.”
“Siamo venuti qui per aiutarti con i bagagli, e per portarti a casa, ovviamente,” le disse Jarrod, guardandosi intorno.
“Oh, è molto gentile da parte vostra, ma ho soltanto questo,” rispose, riferendosi al borsone giallo che teneva stretto come se temesse di vederlo sparire. “Tutto il resto è andato.” Le lacrime le riempirono i grandi occhi verdi mentre lo diceva, e il cuore di Cordell si serrò con forza.
“Andiamo a casa e rilassiamoci, allora,” disse Sylvia in fretta, passando un braccio intorno alle spalle di Trinity e guidandola verso la macchina. “Scommetto che sei affamata, vero?”
Cordell rimase un po' indietro mentre Frank seguiva le due donne.
“Sembra che non mangi da un mese intero,” sussurrò Jarrod, avvicinandosi all'amico.
“Ssh.” Cordell roteò di nuovo gli occhi. Jarrod era un uomo gentile e alla mano, ma il tatto non era mai stato il suo punto forte.
“Sto solo dicendo,” disse Jarrod, alzando le mani in segno di resa, “che ho come l'impressione che volerà via se si alzerà un po' di vento.”
“Smettila,” mormorò Cordell. “Sai dannatamente bene che ha passato le pene dell'inferno. L'ultima cosa di cui ha bisogno sono i tuoi commenti intelligenti. E non pensare che non mi sia accorto di come l'hai guardata. È off limits, ricordi?”
“È anche molto bella. Non puoi dire di no,” borbottò Jarrod in tono cantilenante. “Ho visto il modo in cui tu l'hai guardata a bocca aperta, amico. Non venirmi a dire che non ti piace.”
“Non è questo il punto. Dacci un taglio e basta, d'accordo?” borbottò Cordell a denti stretti mentre si avvicinavano a loro volta alla macchina.
Jarrod sorrise.
Cordell sospirò.
“Smettila di preoccuparti per ogni cosa,” gli sussurrò Jarrod all'orecchio prima di fare il giro dell'auto.
Cordell non poté fare a meno di sorridere mentre prendeva posto dietro il volante. Niente sembrava turbare Jarrod. Era una delle tante cose che apprezzava del suo migliore amico.
“La stanza degli ospiti è già pronta per te,” disse Sylvia a Trinity mentre si dirigevano verso Pelican's Heath.
“È molto gentile da parte vostra ospitarmi,” rispose Trinity a bassa voce. Era seduta tra i suoi zii, che la facevano apparire ancora più esile nonostante non fossero imponenti loro stessi.
Cordell la guardò attraverso lo specchietto retrovisore. Sembrava sconcertata e lui si rese conto che probabilmente era ancora sotto shock per quello che era successo. “Ti piace cavalcare, Trinity?” chiese, cercando di mantenere la conversazione su toni leggeri.
“Sì, lo facevo spesso,” rispose lei. “Ma non lo faccio da un po'. Credo di essere arrugginita.” La sua voce sembrava un po' più sollevata e Cordell la vide arrossire leggermente attraverso lo specchietto.
“Beh, avrai un sacco di opportunità per ricominciare a farlo, a Pelican's Heath,” le disse Jarrod. “Anche se ti consiglio di restare in sella. Il modo di cavalcare di tuo zio non è quello che io raccomanderei alle persone.”
“Chissà quante volte ancora dovrò ripetere che non è stata colpa mia,” sbuffò Frank scherzosamente.
“Cosa? Stai per caso dando la colpa a quel povero cavallo?”
Cordell si voltò in tempo per vedere la falsa espressione di shock sul viso di Jarrod mentre l'amico si metteva le mani sulle guance.
Trinity ridacchiò. Fu un suono lieve ma era senza ombra di dubbio divertita.
“Non è quello che ho detto, e lo sai,” protestò Frank con un ghigno. Era chiaramente abituato alle prese in giro di Jarrod.
“A me sembrava proprio di sì. Tu cosa ne pensi, Trinity?” le domandò Jarrod, coinvolgendola nella conversazione.
“Non voglio immischiarmi,” rispose lei. “Io non c'ero.”
“Nessuno di noi c'era,” le spiegò Cordell, continuando a guardarla dallo specchietto. “In effetti, abbiamo i nostri sospetti che non ci fosse neppure un cavallo. Pensiamo che tuo zio Frank abbia bevuto un po' troppo del suo vino ai fiori di sambuco e sia semplicemente inciampato nei propri piedi.”
Jarrod scoppiò a ridere e Cordell fu contento di vedere anche Trinity ridacchiare. Il suo viso sembrava un po' più rilassato, adesso, ed era ancora più bella di prima.
“Sono solo stupidaggini, e lo sai bene,” protestò Frank, scuotendo la testa. Era sulla settantina, andava in giro sempre ben vestito e aveva un'aria autoritaria. Per fortuna aveva anche uno spiccato senso dell'umorismo.
“Dai, Frank, lo sai che i ragazzi ti stanno prendendo in giro,” lo calmò Sylvia con un sorriso. Poi si rivolse a Trinity. “Fanno sempre così, tesoro. Ti ci abituerai presto.”
Trinity sorrise, e Cordell notò che lo stava guardando attraverso lo specchietto retrovisore, poi arrossì e si voltò velocemente, capendo che era stata beccata. Cordell sorrise. Trinity era difficile da capire, i capelli e le unghie rosa davano l'impressione di una ragazza che trasudava sicurezza, anche se in quel momento non ne dimostrava affatto. Sperava che passare un po' di tempo a Cavern County l'avrebbe aiutata a riprendersi dallo shock che aveva avuto e tornare alla normalità, qualunque essa fosse.
“Eccoci arrivati,” disse Frank, quando Cordell fermò l'auto davanti alla grande casa dei coniugi. “Andiamo dentro, signorina. Devi essere sfinita.”
“No, sto bene zio Frank, davvero. Ho dormito sul treno,” rispose Trinity.
Jarrod aveva già aperto la portiera dell'auto per aiutare Sylvia e Trinity a scendere, così Cordell si diresse verso la casa, dove Frank stava aprendo la porta.
“Non mi piace per niente,” sussurrò l'uomo più anziano. “So che ha appena perso la propria casa, ma deve esserci dell'altro. Era così vivace e frizzante. Diavolo, è stato difficile farla smettere di parlare, l'ultima volta che è stata qui. Scoprirò cosa le è successo anche a costo di morire nell'impresa.” Il suo viso si irrigidì mentre parlava.
Cordell si accigliò ma, notando che le due donne li avevano quasi raggiunti, non disse nulla.
“Preparo il caffè,” disse Frank mentre entravano. Era una bella casa, con i soffitti alti e le stanze molto spaziose.
“Lascia che ti mostri camera tua,” disse Sylvia a Trinity con un sorriso. La condusse su per le scale mentre i tre uomini si dirigevano in cucina.
“Dove la tenevi nascosta?” chiese Jarrod, sedendosi sul bancone. Mentre dondolava le gambe a penzoloni, si arrotolò le maniche della camicia bianca di cotone, mettendo in mostra le braccia muscolose.
“Ve l'ho già detto. Vive in Nebraska,” rispose Frank burbero. “Quando era piccola veniva qui per le vacanze, ma da quando ha iniziato a lavorare l'abbiamo vista a malapena.”
“Di certo è diventata una donna meravigliosa,” osservò Jarrod.
Cordell si aspettava che Frank lo rimproverasse, invece l'uomo si accigliò, pensieroso. “Hai ragione.”
“Ma ha un fidanzato, giusto? Ho notato che indossa un anello con un cuore.”
Cordell fissò intensamente Jarrod, ricordando quello che Frank aveva detto loro prima che Trinity arrivasse. “Ecco, lascia che ti aiuti.” Prese le tazze dalla credenza e indicò uno sgabello dove Frank si lasciò cadere con un sospiro.
“Quell'anello era di sua madre. Probabilmente è l'unica cosa che le resta di lei.” Strinse le labbra. “Aveva un fidanzato, però. Presumo che stiano ancora insieme.”
“Allora dove diavolo è?” sbottò Jarrod furioso. “Dovrebbe essere con lei in questo momento, non lasciarla sola ad affrontare tutto questo. Che razza di uomo è?”
Frank scosse la testa. “Non l'ho mai incontrato.”
“Forse è una parte del problema,” commentò Cordell. “Penso che dovremmo procedere con cautela per un po', almeno fino a quando non conosceremo meglio la situazione.” Lanciò a Jarrod uno sguardo che diceva: spero che tu abbia recepito il messaggio, prima di riprendere a preparare il caffè.
Poteva sentire Jarrod fissargli la nuca e sapeva che il suo amico aveva ricevuto il messaggio forte e chiaro, anche se Cordell sapeva che non sarebbe stato troppo felice di obbedire. Nonostante fosse uno dei più grandi donnaioli di Cavern County, Jarrod aveva un cuore d'oro. Cordell riusciva a vedere quanto gli piacesse Trinity – a chi non sarebbe piaciuta? – ma entrambi sapevano di dover procedere con calma per non turbarla. L'aspetto sbalorditivo di Jarrod non mancava mai di far cadere le donne ai suoi piedi, tuttavia, nel caso di Trinity, quella era l'ultima cosa che le serviva. La poveretta sembrava già abbastanza debole.
Aveva notato che Jarrod aveva ascoltato attentamente Frank quando gli aveva detto che avrebbe avuto bisogno di una mano, quel giorno, e aveva immaginato che l'uomo non si riferisse solo all'aiuto fisico. Il pover'uomo era impallidito quando aveva spiegato loro che sua nipote aveva da poco perso la propria casa per colpa di un tubo del gas esploso proprio fuori dal suo condominio. La sorella di Sylvia, la madre di Trinity, era morta qualche anno prima e il padre non si faceva vedere da un bel po'. Frank e Sylvia erano molto preoccupati per la nipote e avevano insistito affinché stesse da loro per un po' di tempo. Erano determinati a prendersi cura di lei, che lo volesse o no. Era abbastanza indipendente, a quanto pareva, quindi era stata un po' reticente ad accettare la loro proposta.
Era difficile immaginare Trinity come autosufficiente e capace di adattarsi a tutto. Il suo viso era sottile e pallido, e la sua figura minuta la faceva sembrare fragile e debole. Indossava un paio di jeans e una maglietta bianca, mentre ai piedi calzava delle Converse. Se non fosse stato per i capelli rosa, avrebbe tranquillamente potuto mimetizzarsi nella folla. Tuttavia, la sua passione per il rosa acceso gli fece pensare che in Trinity Ellis ci fosse più di quanto suggerisse il suo aspetto fisico.
Mentre la caffettiera gorgogliava, Cordell si voltò per guardare Frank, che sembrava perso nei propri pensieri, mentre stava seduto al bancone fissando il vuoto. “Quanto tempo resterà qui?” chiese.
Frank sussultò, come se fosse appena stato trascinato fuori da un luogo lontano mille miglia. “Fino a quando riusciamo a farla restare,” mormorò, a bassa voce.
Jarrod si accigliò. “Hai detto che lavora da casa. Ha qualcosa per cui dovrebbe tornare in Nebraska?”
“Non lo so. Suppongo dipenda da questo suo fidanzato,” replicò Frank. “Se è una cosa seria, potrebbe voler tornare da lui il prima possibile.” Strinse le labbra, pensieroso. “Dipende da come si sentirà stando lontana da lui.”
Cordell sentì un sussulto allo stomaco al pensiero che il suo ragazzo l'avesse abbandonata in un momento come quello. “Non può essere un granché se non sta con lei quando ha bisogno di lui,” mormorò.
“Non è forse vero?” intervenne Jarrod con un sogghigno.
“Andiamo, ragazzi. Non conosciamo l'intera storia. Non saltiamo subito alle conclusioni, va bene? Potrebbe avere una valida ragione per non essere qui con lei.” Frank sollevò una mano per calmarli mentre si alzava.
“Non riesco a pensare a niente che possa essere considerato una valida ragione per non stare con la tua fidanzata quando ha bisogno di te,” protestò Jarrod. “Qualsiasi ragazzo degno di questo nome farebbe i salti mortali pur di stare con Trinity in un momento come questo. Quella ragazza ha bisogno di conforto, di essere accudita. Chiunque sia questo fidanzato, vorrei prenderlo a pugni per averla lasciata da sola. Non merita una ragazza come Trinity. Non mi interessa quali scuse abbia, non sono valide. Che razza di uomo lascia sola la sua fidanzata subito dopo che la sua casa è andata a fuoco?”
Un rumore improvviso fuori dalla porta li fece voltare tutti.
“Uno che è morto,” replicò Trinity.