Читать книгу Tre racconti: Il cane del cieco - Un genio sconosciuto - Galatea - Bersezio Vittorio - Страница 7

III.

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La fonderia era posta alla falda d'un bel colle boscoso; a mezzo la costa, in uno slargo che parevano fare appositamente i castagni per lasciarle un po' di luogo, brillava al sole una casetta tutta bianca. Aveva stanza colà un'altra beneficenza del signor Frangia.

Taddeo, vecchio militare, si era ritirato dall'esercito dopo la guerra del 1848-49, azzoppito, incapace di lavorare, con moglie ed una figliuola, e per unica ricchezza trecento lire di pensione all'anno. La moglie era buona a poco, la figliuola era ancora piccina, e meno d'una lira al giorno per vivere in tre, anche in un paesello, c'era da mangiare di magro e vestire di stracci.

Il padre di Pietro nominò Taddeo guardiano dei vasti boschi che possedeva su quella montagna, gli diede ad abitare quella casetta bianca, gli regalò un bravo schioppo a due canne, i mobili più indispensabili, il diritto di tirare a qualunque selvaggina trovasse, e quaranta lire al mese. A Taddeo parve toccare il cielo col dito; si stabilì in quel luogo ridente, si diede a percorrere, zoppicando tranquillamente a suo modo, con lo schioppo a tracolla e un bastone in mano per appoggiarvisi, le proprietà del padrone, e si chiamò il signor Guardaboschi. Fece scappare, ingrossando la voce, qualche ladroncello che tagliava rami degli alberi; fingeva di non vedere quando s'incontrava con povere vecchierelle che venivan raccogliendo legna; uccise qualche tordo e qualche lepre, e disse a tutti, che lo volessero o non lo volessero sentire, ch'egli si trovava nel paradiso terrestre senza serpente.

Nè si fermarono a ciò le larghezze del ricco industriale. La figliuola di Taddeo veniva su carina come un amore e belloccia come un fiore di campo; aveva tanta grazietta, tanto brio, tanta ingenua petulanza di modi che vederla, sentirla a chiaccherare e non restarne incantati era cosa difficile.

Il signor Frangia, passando un giorno di là per caso, fu accolto, figuratevi con che dimostrazioni di festa, dalla piccola famiglia beata di quell'asilo e della vita tranquilla che vi conducevano. Il padre di Pietro, commosso, ammirò la pulizia che faceva come dire splendenti tutte le masserizie, l'ordine che rallegrava l'occhio del riguardante, la pace che là si vedeva regnar da per tutto continua ed inviolata: ma sopra ogni cosa ammirò i grandi occhi intelligenti, la faccia birichina, la grazia innata, lo schietto parlare e le argute risposte della Lucietta, che allora poteva avere dieci anni.

“Che cosa le insegnate a questa bambina?” domandò egli tenendole fra due dita le guance.

“Che la vuole che le insegnamo, povera gente ed ignorante come siam noi?” rispose la madre. “Appena se so farle apprendere un po' di maglia e di cucito...”

“La mandiamo a scuola al villaggio;” saltò su il padre; “e vi ha già imparato un tantino a leggere, scrivere, e far di conti...”

“Un tantino!” interruppe la fanciulla quasi offesa e con quella sua cara petulanza. “E' mi sembra che, tutto questo, lo so già fare per benino davvero... Oh giusto! la veda un po' lei e giudichi.”

E lesta, con quelle mosse d'augelletto, che erano in lei così graziose, Lucietta corse a prendere i suoi scartafacci, li venne a squadernare sulle ginocchia del signor Frangia, poi lesse spedita in un libro, poi si mise a recitare colla sua vocina quattro o cinque poesiette che aveva già mandate a memoria, poi a dire tutta d'un fiato la tavola pitagorica.

Il padre di Pietro l'abbracciò con entusiasmo e partissi incantato. Sua moglie, a cui egli contò tutti i miracoli di quella bambina, la volle vedere, e ne venne via più rapita ancora del marito. Conchiusero ambedue d'accordo, che era un peccato lasciare tante buone qualità e meravigliose disposizioni perdersi inutili ed imbozzacchire in mezzo a quei boschi. In breve, decisero che la Lucietta sarebbe andata dalla Maestra direttrice della scuola di quel paese, ed in lezioni particolari vi avrebbe appreso tutto quel più che le si sarebbe potuto insegnare.

Lucietta venne; la maestra sapeva poco, ma la ragazza capiva molto e indovinava assai più. Ebbe alcuni buoni libri per le mani; e passando molto del suo tempo in casa la madre di Pietro, v'imparò assai più che ne' libri, quanto a maniere e ad educazione del cuore e del carattere. L'opera benefica dei signori Frangia fu coronata di splendido successo, perchè la Lucietta diventò la più cara, bene educata, amabile fanciulla che si potesse vedere.

Atanasio da un pezzetto la vedeva e l'ammirava. Pietro, in quel tempo era in città a compiere gli studii. Atanasio, quando traverso le grandi invetrate delle officine scorgeva passare sollecita la giovinetta (e per un caso straordinario la scorgeva sempre) ed entrare nella casa dei principali, aveva sempre di lì a poco una qualche ragione per cercare del signor Frangia, e andava a cercarlo così bene che capitava sempre, sia nella casa, sia nel giardino, dov'erano la moglie del padrone e la Lucietta. Colà, prima ch'egli avesse domandato e la signora risposto, passavano sempre alcuni minuti; e il giovane sapeva trovare appigli tali di discorsi che faceva durare altri pochi minuti di più il colloquio, e nasceva occasione alla Lucietta, allegra e scherzosa per natura, di barzellettare e di ridere, ed egli, il giovane operaio, rientrava all'officina col cuor contento, colla mente serena e coll'umore più ilare del mondo.

Non andò guari che l'operaio trovò modo di fare stretta relazione con papà Taddeo, che qualche volta scendeva all'osteria del villaggio a riconfortarsi lo stomaco mercè un mezzo litro di quel migliore. Un litro pagato a tempo ne fomenta dimolte di codeste amicizie cercate con premeditazione da una delle parti. Atanasio forte, robusto, audace, con un fare tra franco e riservato, piacque assai al vecchio militare.

L'operaio beveva bene e lo faceva ber bene; si lasciava da Taddeo raccontare, anzi ce lo incitava, tutti gli aneddoti della sua campagna e della sua vita da cacciatore; non andò guari che il padre di Lucietta proclamò Atanasio il più piacevole compagno che si potesse trovare.

Atanasio allora impiegò tutto il suo talento diplomatico a riuscire in un intento che gli stava a cuore quant'altro mai: quello di farsi invitare dal veterano ad andarlo a vedere lassù. E il furbo ci riuscì. Cominciò per andarvi raramente; seppe piacere alla madre di Lucietta, come aveva piaciuto al padre. La fanciulla stessa mostrò vederlo di buona voglia; e non andò gran tempo che quasi tutti i giorni Atanasio capitava alla casetta e vi era accolto con un amichevole sorriso e con cordiali strette di mano da tutti.

A quel felice momento in cui poteva correre lassù, alle belle, ma troppo rapide ore ch'egli ci passava, Atanasio pensava tutto il giorno; lavorava con più ardore ed alacrità, quasi volesse col suo zelo guadagnarsi il premio di quella gioia, quasi, affrettandosi nel suo còmpito, affrettasse pure il passare del tempo.

Certe volte in mezzo al più vivo del lavoro, sentiva ad un tratto venirgli su, come dal cuore al cervello, una subita ilarità, e si metteva a ridere d'un nonnulla, e intonava allegramente colla sua voce robusta, una gaia canzone. I suoi compagni, avvezzi a vederlo per l'innanzi sempre taciturno e imbroncito, lo guardavano meravigliati; alcuni gli chiedevano il perchè di quel buon umore inaspettato di cui non sapevan trovare ragione; egli rideva più forte, crollava le spalle e tirava via a lavorare con più ardore. Gli era che, a quei momenti, egli, tutto annerito dal fumo, dalla polvere, dal fuoco, vedeva comparirsi, in mezzo alle fiamme accecanti del metallo incandescente, le vaghe forme gentili d'una giovinetta tutta sorrisi, e sognava mille immagini beate di un desiato avvenire.

Appena finita la giornata, correva a nettarsi per bene, cambiarsi la biancheria, mettersi la tunica pulita; e poi s'affrettava col suo passo lungo e svelto su per la cima del colle. Non aveva tanta pazienza da prendere la strada comune che girava e rigirava per la costa, ma tirava via dritto, traverso i boschi, in linea retta, senza seguir sentiero tracciato, arrampicandosi da albero ad albero, e sbucava fuori sulla piccola aia innanzi alla casetta. Vi arrivava sorridente: lo accoglievano sorridenti; perfino la cagnetta di Taddeo — una brutta bestiola, che il Guardaboschi in una delle sue innocenti escursioni aveva raccattata su per la strada mezzo moribonda di fame; — perfino lei gli faceva festa. Atanasio aiutava la vecchia alle faccenduole di casa, spaccava le legna per accendere il focherello della cena, strappava dalle mani di Lucietta il secchiolino per attingere acqua e correva a riempirlo alla fontana, diceva scherzando al veterano Taddeo:

“Oh che non volete credere che io, quantunque non sia stato a mangiare il pan di munizione, son capace di ripulirvi quello schioppo intorno a cui sudate lavorando per renderne le canne così lucenti che il più schizzinoso caporal di settimana non vi avrebbe a ridire? Il ferro ed io ci conosciamo, e state a vedere...”

E anche dalle mani del vecchio strappava lo schioppo e gli stracci ingrassati e la spazzoletta e il piattellino dell'olio, e si metteva a far egli il lavoro del Guardaboschi, tanto bene e sollecito che questi lo guardava ammirato, e sclamava ridendo che sembrava non avesse mai fatto altro. Era insomma diventato così di casa, che un congiunto non avrebbe potuto di più; e nella famigliuola non solo s'era usi ad aspettarlo e riceverlo con gioia, ma ad ogni lavoretto un po' faticoso che avvenisse di dover fare, si soleva dire gli uni agli altri: — Eh! lascia stare; ci verrà stasera Atanasio e farà lui. —

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