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CAPITOLO VIII

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Torniamo indietro di due giorni, a quella sera ed a quel momento in cui Barnaba cadeva sulla neve della strada, trafitto alle reni dall'affilato pugnale di Graffigna. Abbiamo visto che nell'ombra della notte due persone accostantisi al luogo del commesso delitto, apparivano agli occhi spaventati di Marcaccio, il quale gettando l'allarme come se fosse loro addosso la forza pubblica, fuggiva e faceva fuggire il suo complice.

Que' due uomini erano invece, come già fu detto, Macobaro l'ebreo, e il marito di Paolina, che ultimi erano usciti dalla bettolaccia di Pelone. Il vecchio rigattiere che giunse primo sopra il caduto, lo schivò col suo passo barcollante per l'età, e mormorò fra i denti:

– Un ubriaco fradicio. Be', ch'e' dorma costì sulla neve; ciò gli vorrà far passare i vapori.

Barnaba era caduto, ma non aveva perso menomamente la cognizione. Aveva sentito la fredda lama penetrar nelle viscere; gli era stato impedito il pur mandare un grido dallo spasimo e dal sangue che si era precipitato alla gola, ma egli non s'era tuttavia smarrito dell'animo. Quando vide che i due uomini da cui era stato assalito fuggivano ratti, Barnaba aveva creduto davvero ancor egli che una pattuglia od alcune guardie di polizia di servizio sopraggiungessero, e fatto uno sforzo per levarsi, puntando la mano al suolo, riuscì a tirar su il capo e guardare verso il nuovo sopravvenuto; riconobbe Macobaro, e fu sul punto di lasciarsi ricadere senza cercarne aiuto ned altro, perchè troppo sospettava delle attinenze di quel vecchio con coloro che lo avevano trafitto: ma il rigattiere non aveva ancora fatto il giro intorno al corpo del caduto, per continuare il suo cammino, quando giungeva a quel punto anche Andrea, il quale se nei fumi del vino aveva ammortito alquanto il rimorso della mala opera commessa, non ci aveva però attutiti quell'istinto pietoso e quel sentimento d'umanità che erano nella sua natura.

– Un povero diavolo che ha male: diss'egli curvandosi sopra Barnaba che stava ancora col capo eretto a guardare.

La fisionomia dell'operaio ispirò fiducia nel ferito.

– Sì, diss'egli colla poca voce che aveva, ho male, ho molto male; mi fareste una fiorita carità ad aiutarmi a levar su, ed accompagnarmi a casa, che non è lontano; e ne avreste buon compenso, ve ne assicuro.

Alla parola di compenso la cupidigia fece drizzar le orecchie e fermare il passo a Macobaro.

– Oh, oh! diss'egli accostandosi, e' mi pare di conoscere questa voce.

Andrea passò un braccio sotto il corpo del caduto per sollevarlo, ma ritirò con ribrezzo la mano, sentendosela bagnata d'un tepido umore attaccaticcio.

– Santa Madonna! Questo è sangue!..

– Sì, sono ferito: ma non sarà nulla… Ch'io possa soltanto giunger presto a casa mia.

– Qui conviene correre a chiamare soccorso, ad avvisare la giustizia…

Barnaba trattenne pei panni Andrea che pareva voler prendere le mosse.

– No, no; diss'egli con istraordinaria energia. Non voglio nessuno; la giustizia non ha da saperne nulla… Me la farò da me, la giustizia… se scampo.

Jacob aveva riconosciuto pienamente il segreto agente della polizia, sulla cui condizione, da lungo tempo egli aveva più che sospetti.

– Egli è l'Eterno medesimo che me lo manda a stromento della mia vendetta: diss'egli fra sè. Quand'io salvi dalla morte costui, potrò per suo mezzo perdere quell'altro senza rovinar me.

Si chinò ancor egli con tutta premura verso il ferito.

– State di buon animo, gli susurrò, noi vi trarremo fuori d'ogni rischio. Solo ch'io possa esaminare la vostra ferita, e vedrete. Nella mia famiglia, da tempo immemoriale ci abbiamo conoscenza d'ogni fatta ferite e segreti infallibili per guarirle. Andiamo adunque a casa vostra e non dubitate di nulla.

Andrea prese fra le braccia il ferito, e recandoselo come se fosse un fantolino, s'affrettarono verso quella strada, entrarono in quella casa e salirono quelle scale cui Barnaba loro indicò, di guisa che pochi minuti dopo, il trafitto era disteso sopra il suo letto, e Macobaro visitatolo e fattagli una fasciatura a suo modo, lo rassicurava affermando che nessun organo essenziale era stato offeso dalla lama, la quale s'era miracolosamente insinuata fra le viscere, e che perciò non solamente sicura, ma sollecita sarebbe stata la guarigione.

Andrea aveva acceso il fuoco ed aiutato l'ebreo in tutto ciò che aveva potuto; e in codeste cure prodigate al ferito, era passata oramai la notte. Barnaba, ringraziati i due suoi soccorritori, aveva voluto rinviarli alle case loro ed alle loro bisogna, ma Andrea aveva risposto non aver egli più casa ove ricoverarsi, nè famiglia che avesse da inquietarsi de' fatti suoi, e quindi poter benissimo rimanere a custodia del malato, come grande n'era pure il bisogno. Macobaro ancor egli protestò che a casa sua non ci aveva da andare, nè voleva, e che anzi se non si fosse trattato d'una sì rincrescevole disgrazia, sarebbe stato lieto fosse nata occasione da dovere star lontano dalla sua dimora; e così avvenne che Ester, rimasta sola in casa, potesse di là fuggire, come vedemmo.

Ma prima che il vecchio ebreo, la mattina di poi, abbandonasse il letto dell'infermo per tornare a casa sua, fra quei due aveva luogo un breve colloquio a parole interrotte, il quale era però importantissimo, essendosi gettate, per così dire, le basi d'un'alleanza fra loro, della quale dovevano riuscire terribili gli effetti.

Fu Macobaro che incominciò:

– Scusi, diss'egli, se entro in discorso che forse la infastidisce o le spiace, ma vi sono costretto per la mia stessa tranquillità e per quella di quel bravo uomo.

Ed accennò con una mossa del capo ad Andrea, che sonnecchiava sopra una seggiola presso il fuoco.

Barnaba fece un moto degli occhi, che voleva dire:

– Parlate pure:

– Ella non volle che si andasse ad avvertire l'autorità…

Il ferito interruppe con un gesto negativo del capo, pieno di energia.

– Non vorrei poi che io e quel buon operaio rimanessimo compromessi.

– Siate tranquillo: rispose allora Barnaba fissando ben bene entro gli occhi il padre di Ester e pesando sulle parole, che pronunciava lentamente: non avete nulla da temere. Se io guarisco… e voi mi assicurate che guarirò…

Jacob ripetè quest'affermativa con accento pieno di convinzione.

– Non solamente non avrete disturbi, ma dall'avermi soccorso potrete avere vantaggio. Debile ed umile, com'io vi sembro, io potrei pure molto far obbliare, e molto perdonare per chi avesse bisogno dell'una e dell'altra cosa.

Macobaro chinò gli occhi, prese un'aria modesta e disse:

– Potrei invocare poi la sua protezione in questo senso… non per me, ma per alcuni alla cui sorte m'interessassi?

– Sicuramente.

– Ma ciò vuol dire, s'io non erro, che s'Ella ha sufficiente autorità da far mettere certe cose nel dimenticatoio, l'avrà pure per far volgere il rigore delle Autorità sopra questo o quel fatto, questo o quell'individuo?

Barnaba affondò i suoi occhi in quelli dell'ebreo che si levarono un momento su di lui. Ciò bastò perchè il poliziotto travedesse nell'anima del vecchio rigattiere.

– La ho: rispose con quell'accento significativo di prima. Anzi per far male ad alcuno – che se lo meriti – la ho tanto di più.

Qualunque fosse l'impressione che queste parole facessero su Macobaro, questi la dissimulò compiutamente in una perfetta immobilità della persona, tenendo chini a terra il volto e gli occhi; ma dopo un breve istante riprese a parlare.

– Se dunque Ella non vuole sia ora avvisata la giustizia del delitto compito su di Lei, non è perchè la rinunci alla vendetta…

Pronunciò egli questa parola con una vibrazione speciale, e nel pronunziarla le sue fosche pupille dal fondo delle occhiaie tornarono a volgersi sul volto di Barnaba.

– Alla vendetta! esclamò questi di cui gli sguardi balenarono alla pari. Rinunciarvi? Mai più! Gli è perchè voglio compirnela io… che ho i mezzi ed il potere di regalarmela da me questa vendetta, che non mi piace nessun altro venga ad intromettersi prima. I due sciagurati che mi ferirono furono stromenti soltanto: io voglio salire più su, voglio afferrare la mente che ha guidato quelle mani, e per giungervi farei non so che cosa.

– Ah sì! esclamava con forza il vecchio Arom, Ella ha ragione… Gli è colà che bisogna percuotere.

Barnaba tese vivamente una mano fuori delle coltri ed afferrò lo scarno braccio dell'ebreo.

– E voi mi ci aiuterete: disse con vece bassa ma vibrata. Avete voi pure una vendetta da compiere? I nostri odii si uniscano e quell'uomo è perduto.

– Basta! basta! disse, Macobaro levando il suo braccio dalla stretta della mano del ferito. Abbiamo già troppo discorso, e non bisogna che Ella si agiti il sangue. Stia calmo ed in riposo, la mente ed il corpo.

Si curvò su di lui e soggiunse piano piano che appena il giacente l'udì:

– Di ciò parleremo ancora di poi.

– Ah vendetta, vendetta! pensava Barnaba seguendo collo sguardo il vecchio oramai sull'orlo della fossa che col suo passo cadente s'allontanava dal letto; tu sei la passione maggiore dell'anima umana, tu sei la susta più potente della nostra volontà: chi sa servirsi di te e sfruttare le tue ispirazioni e la tua forza, ha in pugno l'orgogliosa umanità.

Verso le dieci del mattino, Meo, secondo che gli era stato ordinato da Barnaba, venne a casa di quest'ultimo, e vi fu trattenuto ad ogni modo, senza lasciarlo uscir più, premendo di molto al poliziotto che il servo di Pelone più non tornasse nella bettola, nè fosse visto da alcuno dei frequentatori di essa, non avendo Meo medesimo volontà nessuna di tornarci, e giungendo inoltre opportuno per aiutare Andrea nelle cure da darsi al ferito.

Barnaba, frattanto, condannato ad una forzata inerzia corporale, lavorava di molto colla testa: veniva rifacendo nella fantasia tutto il dramma avvenire che avrebbe avuto per conclusione una sua molteplice vendetta verso quell'uomo il quale finora avea saputo a lui così bene sottrarsi e nella coperta lotta vincerlo. Un istante solo aveva egli pensato di mandare pel signor Commissario e svelargli quando venisse ogni cosa, perchè s'affrettasse ad agire, nella paura che gli scellerati potessero trovar modo da scivolare anche una volta fuor delle loro mani; ma troppo era il suo desiderio di far egli tutto da sè, d'esser egli a condurre a fine l'impresa e mostrare a' suoi superiori quale errore avessero commesso condannandolo: ci teneva come un inventore alla sua scoperta, il quale non può soffrire che un altro la metta in atto e se ne faccia merito. Gli assassini credendolo spacciato, non avrebbero stimato opportuna altra precauzione per guarentire il loro segreto e la loro sicurezza; ed egli d'altronde ora colla cooperazione di Macobaro poteva dirsi penetrato nel campo nemico. Si trattava solamente di guarir presto, e poi egli avrebbe fatto meravigliare il signor Tofi e quanti altri mai coi risultamenti che otterrebbe.

La plebe, parte IV

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