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Cap. II. Un po' di storia delle latterie sociali.

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Lungi da me ogni idea di fare dell'erudizione, perchè parlo di storia. No; sono persuaso che al lettore poco importa il sapere se le latterie sociali siano sorte in un certo secolo piuttosto che in un altro.

Quando ben avessi detto che una latteria sociale a Bormio esisteva già nel 1500 e che nelle Alpi svizzere e francesi funzionavano latterie sociali nel secolo XIV ed anche nel secolo XII, un altro autore più diligente potrebbe, frugando nelle biblioteche, scoprire documenti che provano l'esistenza di latterie sociali in epoche ancora più remote, se non nelle Alpi, in altre catene di montagne, se non in Europa, almeno nell'Asia, che è da tutti ritenuta la culla dell'umanità e della più antica civiltà.

La consociazione dei latti per lavorarli in comune è cosa troppo ovvia e naturale perchè non sia stata praticata dai popoli primitivi, che erano indubbiamente pastori, allevatori di bestiame e sfruttatori di latte.

Abbandoniamo le questioni di storia agli eruditi, ma esaminiamo l'origine delle latterie sociali in rapporto alle condizioni naturali dell'uomo e dell'agricoltura ed allora ci troveremo nel caso di ricavare non pochi insegnamenti pratici che non devono essere ignorati da coloro che intendono dedicarsi alla istituzione delle latterie sociali.

Se la consociazione dei latti è cosa naturale ed istintiva fra i popoli pastori, la forma di questa consociazione ha presentato diverso grado di perfezione a norma dei tempi e dei luoghi, od in altre parole, a norma del grado di civiltà dei diversi popoli.

Infatti la consociazione dei latti comincia con una forma semplicissima, che è la prestazione reciproca del latte. Si tratta di diversi piccoli produttori, i quali invece di lavorare ogni giorno il loro piccolo latte in casa, per fare dei piccoli formaggi, convengono di prestare il latte successivamente ad ognuno di essi. In tal modo a ciascuno viene la volta della lavorazione, ed in quella tal giornata uno esercita il caseificio domestico alla meglio che può, raccogliendo il latte dei produttori consociati.

Per esempio: A, B e C sono tre individui che convengono di prestarsi il latte a vicenda; oggi A riceve e lavora il latte di B e di C; domani è B che riceve e lavora il latte di A e di C; il terzo giorno il latte di A e di B spetta a C. Al quarto giorno ricominciasi da capo il turno col socio A.

In fondo, questa prestazione reciproca di latte, piuttosto che una consociazione, potrebbesi chiamare uno scambio di latte, o per meglio dire una compera di latte pagato con altro latte.

Questo sistema ha tutti gli inconvenienti del caseificio domestico, col solo vantaggio apprezzabile, che ogni socio ha la tribolazione del lavorare il latte appena ogni tanti giorni, cioè quando viene il suo turno, e non tutti i giorni. Essendo un caseificio domestico temperato e non l'esercizio di una industria proficua, si capisce come questa forma rudimentale di consociazione dei latti non abbia intento commerciale e quindi sia adatta soltanto alla preparazione dei latticini occorrenti ai bisogni della casa, ossia della famiglia.

Dalla prestazione reciproca del latte si passa con poche modificazioni alla latteria turnaria, forma di consociazione di latte della quale si hanno non pochi esempi nelle nostre Prealpi anche oggidì. Il latte è ancora lavorato per turno, per conto dei diversi soci successivamente, ma però è lavorato in un locale apposito, con attrezzi prescelti, e non dai singoli soci, che sono dal più al meno inesperti, ma da un casaro scelto di comune accordo.

Nel giorno in cui il latte spetta ad un tal socio, questo è tenuto a fornire la legna occorrente alla lavorazione del latte, inoltre ha l'onere di pagare il casaro e talora di prestargli aiuto di persona nella fabbricazione dei latticini. Questi ultimi vengono ritirati dal socio di solito subito, in certe latterie invece dopo qualche tempo, ossia si lascia il formaggio in custodia al casaro sinchè sia maturato.

La latteria turnaria è consociazione di latti piuttosto che di persone; esonera il socio dal fare il caseificio domestico, ma lo obbliga a tenersi in casa i formaggi di sua spettanza; concentra il lavoro più difficile nelle mani di una persona tecnica, che è il casaro; e quindi la produzione della latteria segna un notevole miglioramento in confronto al caseificio domestico, ma tuttavia i prodotti non presentano quella uniformità e quella costanza di tipo, che vuole il commercio, essendo in generale dessi fatti per uso e consumo dei singoli soci e talora a norma dei desideri o dei capricci di questi.

Nella latteria turnaria non esiste la cooperazione, perchè non c'è cointeressenza. Ogni socio vede il proprio interesse soltanto nel giorno in cui si lavora il latte per lui, non ne ha affatto negli altri giorni.

Egli può essere immeritatamente favorito se s'imbatte in giornate di buon latte e di regolare fabbricazione, come pure può essere senza sua colpa danneggiato se gli tocca il turno in giornate di cattivo prodotto. Il casaro, anzichè lavorare per una società, lavora per una serie di padroni, che si rinnovano e si succedono e pertanto non sa resistere alle sue preferenze e parzialità verso quei soci che meglio sanno farsi valere o coll'autorità morale o coi regali.

Se poi i singoli soci vogliono far commercio dei loro latticini, si trovano in grande imbarazzo, perchè mancano di cognizioni e di esperienza commerciale e perchè non hanno merce di tipo uniforme; essi finiscono a cadere nelle mani degli intermediari ed a vendere la loro merce a vilissimo prezzo.

La latteria turnaria è dunque un caseificio di ripiego, che non desta nei soci nessun stimolo di miglioramento del proprio latte, nè di reciproco affiatamento e di progresso.

Piuttosto che niente, si accetti anche la latteria turnaria come primo passo per trasformarla poi in cooperativa; dico questo perchè in taluni luoghi si è fatta la questione del carattere da darsi alla latteria, ed i produttori di latte dissero: o latteria turnaria o niente. Anzi si è verificato anche qualche caso di latteria cooperativa, che per ragioni diverse si è cangiata in turnaria. Più frequenti sono le trasformazioni delle latterie turnarie in private, subentrando il casaro stesso ai soci tutti come compratore del latte e come speculatore per suo conto. Questo è accaduto, ad esempio, nell'Emilia e nel Mantovano, ove funzionano oggidì buon numero di latterie private, che erano anticamente turnarie.

Nella latteria cooperativa od in compartecipazione abbiamo questi caratteri essenziali, che il latte è lavorato dal casaro per conto dei soci tutti, che i prodotti sono venduti in comune e gli utili sono ripartiti fra i soci in proporzione del latte da ciascuno consegnato alla latteria.

Il casello e gli utensili ad esso inerenti sono proprietà sociale; comuni sono i profitti e comuni sono le spese di esercizio della latteria, fra le quali notiamo la retribuzione al casaro ed ai suoi aiutanti, la legna da ardere, il sale, i reagenti del caseificio, ecc.

Un consiglio di amministrazione, eletto dai soci, presiede e vigila tutte le funzioni dell'azienda, compila e presenta ogni anno il rendiconto dell'esercizio caseario e lo stato patrimoniale.

Come si vede da questi pochi caratteri, la funzione cooperativa in queste latterie è completa; non si tratta di industriali che riuniscono dei capitali per cavarne un lucro, ma bensì di produttori di latte che riuniscono il loro latte in un corpo solo per lavorarlo in comune, a fine di trarne il maggior profitto colla minor spesa possibile.

Una latteria così fatta è dunque una cooperativa appartenente alla categoria delle cooperative di produzione; come tale è considerata dal Codice di commercio ed anche dal fisco, il quale giustamente esonera le latterie sociali dalla tassa di ricchezza mobile, perchè non sono stabilimenti industriali a base di nuovi capitali, ma sono una trasformazione di materia prima prodotta dai singoli soci.

Lo sviluppo delle latterie sociali cooperative in Italia è proprio della seconda metà del secolo XIX; esse crebbero numerose dal 1870 al 1880 in tutta la zona prealpina, che comprende la valle d'Aosta, l'alto Novarese, la Valtellina, il Bellunese, il Friuli.

Parecchie pubblicazioni e concorsi a premi in danaro fece il Ministero di agricoltura dal 1872 in poi per promuovere la costituzione di latterie sociali. Nei concorsi banditi dopo il 1880 ebbi l'onore di far parte della commissione giudicatrice nominata dal Ministero, il che mi procurò il piacere di visitare molte latterie delle prealpi e di fare la conoscenza con egregie persone che si dedicavano con intelletto d'amore al progresso delle latterie sociali.

Molte latterie nacquero in seguito ai predetti concorsi governativi, altre si trasformarono e si perfezionarono.

Più volte esse richiamarono su di loro l'attenzione del pubblico. A Milano nel 1874 ebbe luogo presso la Scuola superiore d'agricoltura un congresso di direttori di latterie ed inoltre una mostra di prodotti e di utensili di caseificio.

Analogamente si fece ad Udine nel 1885 ed a Treviso nel 1888. Le relazioni di questi congressi vennero pubblicate per le stampe e dimostrarono largamente i grandi benefici che avevano recato e dovevano recare le latterie sociali nel nostro paese, nonchè la somma considerevole di energia fisica ed intellettuale che spendevasi per il loro incremento e miglioramento. Sia dunque lode a tutti quei benemeriti italiani che, sia come promotori, sia come fautori, sia come direttori o presidenti di latterie sociali, lavorarono a così nobile scopo. Chiedo venia al lettore se non cito nomi di persone, perchè se dovessi darne la lista sarebbe troppo lunga e commetterei di certo qualche involontaria sì, ma deplorevole dimenticanza. Fra i corpi morali benemeriti vuol essere ricordato il Ministero di agricoltura che, all'infuori dei concorsi sopranominati, conferì sussidii in denaro ed in attrezzi a molte povere latterie di montagna, all'inizio della loro costituzione, sussidi che mentre contribuirono alle necessarie spese d'impianto, ebbero altresì l'effetto di incoraggiamento morale alla cooperazione in epoca in cui l'idea cooperativa era poco nota e meno praticata.

Anche le latterie hanno fatto progressi e come organismi e come tecnica. Nei primordi del loro sviluppo la diffidenza naturale e la povertà di mezzi e di cognizioni dei piccoli produttori di latte ne rendeva laboriosa la nascita, meschino l'impianto e stentata la vita.

Ma poco a poco l'idea cooperativa si propagò, e istruiti dall'esperienza delle prime latterie, si venne alla costituzione legale dell'associazione, alla compilazione di completi e razionali statuti, all'impianto moderno con fabbricato apposito ed all'applicazione dei metodi e degli apparecchi perfezionati di lavorazione del latte, tanto che molte latterie sociali presentarono risultati tecnici ed economici così buoni da superare quelli delle grosse latterie private esistenti in plaghe dove il caseificio era radicato fin da tempi remoti.

Si videro splendidi esempi di mutualità e solidarietà nell'impianto delle latterie sociali. Per esempio: nel Bellunese si costrussero i locali di certe latterie dai soci stessi, contribuendo ognuno di essi colla mano d'opera, oppure con somministrazione di legnami od altri materiali da costruzione.

Le difficoltà finanziarie, ossia quelle dipendenti dal trovare il denaro occorrente alle spese d'impianto sono assai ridotte oggi in confronto ad una volta.

Il credito viene in aiuto alle latterie di solida e savia costituzione; ed il credito sotto una qualsiasi forma non manca mai alle persone ed alle istituzioni che sanno essere ad un tempo oneste, abili e coraggiose.

Le primitive latterie sociali avevano pochi soci e poco latte; quelle che radunavano 4 quintali di latte al giorno erano rarissime e considerate come latterie fortunate; ma poi vennero le latterie di 10 e di 20 quintali, come per es. quella di Soligo, dopo quelle di 50 e di 100 e recentemente anche quelle di 150 e di 200 quintali di latte al giorno, come è la latteria di Casalpusterlengo, appartenente alla Società lodigiana di latterie cooperative.

Si è veduto anche una federazione di latterie sociali: è quella delle Latterie Agordine, in provincia di Belluno.

Una statistica recente, completa ed esatta delle latterie sociali italiane non esiste; sono queste certamente parecchie centinaia, e contando anche le latterie turnarie si arriva vicino al migliaio.

Abbondano le latterie sociali anche nella Francia, nella Svizzera, nella Germania, nella Danimarca, nel Belgio e negli Stati Uniti d'America. Dove il movimento cooperativo è più recente le latterie sorgono più fitte e più robuste. In Germania e anche nella piccola Danimarca se ne contano alcune migliaia.

E dovunque le latterie sociali sono propugnacolo di progresso caseario, di benessere, di civiltà e di modernità.

Vivano dunque le latterie sociali e viva la cooperazione.

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