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III. Il dottor Faust.

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Quando lo spirito malvagio ponevasi in capo di fare qualche conquista, siccome era furbo, non volgevasi a dappochi, ma pigliava gli uomini dotti, come le donne che non seducono mai giovani di poca polpa o di misera avvenenza. Nel secolo XVI pensò di ridurre a suo seguace il dottor Giovanni Faust, uomo pieno la mente e il petto di dottrine.

Il dottore già da alcuni giorni volgeva in animo pensieri di nuovi studj, poiché aveva già corsi quelli della medicina, della giurisprudenza e della teologìa; pensava all'astrologìa. Or mentre andava a diporto, gli appare un cane, che gli fa intorno varj giri, lo avvicina, lo accarezza, pare cercargli amicizia. Faust si ritrae a casa, e il cane dietro; l'uno lo guarda e l'altro si aggrandisce: Faust lo scongiura a scoprirsi, e il cane si tramuta in un giovane elegante: è il demone Mefistofele, solo secondo a Satana. Allora lo spirito fece i suoi complimenti al dottore, se gli propose amico; l'altro stette alquanto tremante, ma il desiderio della potenza lo vinse e vennero a patti fra loro, e stesero un contratto, che lo storico Widman riferisce, perchè forse era segretario d'inferno, e ripeto perchè si conosca come l'arte de' notaj non è solo nota alle persone di questo mondo. La scritta era in pergamena color di rosa: Mefistofele si obbligava a servire Faust per ventiquattro anni; dopo, il dottore era suo; anima e corpo. Ecco le condizioni:

Mefistofele sarà sempre ubbidiente al comando di Faust; gli apparirà sotto una forma sensibile, o prenderà quella che piacerà al suo signore.

Farà ogni comando di Faust e gli porterà prontamente tutto quello ch'ei vorrà chiedergli.

Mefistofele sarà pronto e sommesso come un servo.

Apparirà a qualunque ora sarà chiamato, di notte o di giorno.

In casa non si lascierà vedere, nè riconoscere che da Faust, invisibile ad ogni altro.

Faust invece si dava a Mefislofele senza riserva di alcun diritto di redimersi, nè di ricorrere alla divina misericordia. Lo spirito gli diede per caparra di questo contratto una cassetta piena d'oro.

Dopo quel momento Faust fu signore dell'universo, fu onnipotente: ei viaggiava per terra, per mare, per l'aria; operava prodigj d'ogni fatta. Amoreggiava le più belle donne che furono in tutte le età, ed ebbe i vezzi d'Elena, di Aspasia, di Lucrezia, di Cleopatra, sebbene le curasse poco, perchè, con buona pace delle lodi impartite loro da Omero, da Virgilio e da Lucano, amava meglio una fanciulla del suo secolo. Creava maraviglie a suo talento: alla corte di Carlo V fece comparire Alessandro il Grande: in un banchetto d'amici, coll'agitar della bacchetta, fe' zampillar vini, apparire viti e vendemmia; alla curiosità dei discepoli evocò la bella Elena, avvenente come all'uscire dal profumato talamo di Menelao. Denari non gliene mancavano mai; lo spirito gliene dava: eran di legno o di corno, ma parevano d'argento o d'oro. Faust chiudeva la bocca a que' che cicalavano e il disturbavano; allora non vi erano giornalisti.

Faust ebbe strane avventure d'amore colla fanciulla contemporanea onde fu preso; creò meraviglie, moltiplicava i libri, stendeva la sua parola per tutto l'universo.

Ma infine passarono gli anni del prodigio, e un gelo al core lo avvisò del prossimo fine. Cercò affrancarsi in un luogo sacro, ma Mefistofele lo impedì, lo condusse sur un'alta montagna: Faust si raccomandava a Dio, e il demone: — Ti dispera e muori, omai sei nostro, — e giganteggiò fantasma fino alle nubi: mandava saette dagli occhi, fuoco dalla bocca, e i piedi di bronzo mettevano sulla montagna un tintinnio orrendo: prese fra le mani adunche lo sciagurato Faust, e con iscoppj di risa orribilmente ripercossi nelle valli, lo mise a brani, e lo precipitò nell'abisso.

Il dottor Faust fu un vero dotto e un uomo utile, fu l'inventore della stampa, l'arte prodigiosa che moltiplicò i libri: però fu proclamata arte diabolica, e si cercò Faust per abbruciarlo, e l'invenzione andava distrutta, se non era Luigi XI. Widman fece della vita di quest'uomo un romanzo nel 1587; Goethe poi un dramma: la storia di Faust basta a chiarire come si adombrasse il vero colle invenzioni della magia.

Le streghe dono del folletto alle signore

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