Читать книгу Una visita preoccupante - Fiona Grace, Фиона Грейс - Страница 5
CAPITOLO DUE
Оглавление“Chester!” esclamò la donna alla reception.
Lacey aveva passato un breve ma ansioso periodo d’attesa nella sala d’aspetto del migliore studio veterinario di Wilfordshire, dopo aver percorso a tutta velocità, con la sua malconcia auto di seconda mano, le contorte stradine di acciottolato che vi conducevano.
Si alzò dalla scomoda sedia di plastica e diede al guinzaglio di Chester una leggera tiratina. Lui sbuffò scocciato – decisamente una cosa non da lui, notò Lacey con ulteriore ansia – e la seguì trascinandosi a fatica nella stanza.
La veterinaria, Lakshmi, sollevò lo sguardo quando entrarono. Era una donna asiatica di bassa statura, che quasi scompariva nel suo camice verde. I tratti infantili del suo volto la facevano apparire troppo giovane per aver completato il percorso di studio richiesto dalla sua professione.
“Santo cielo,” esclamò dopo aver dato una semplice occhiata alla figura arrancante di Chester. “Cosa succede qui?”
Lacey deglutì in totale apprensione mentre Chester saliva obbediente sul tavolo per farsi esaminare. “Non è lui,” spiegò. “Sembra estremamente sonnolento. È come se avesse perso il suo solito brio.”
Lakshmi iniziò a dargli un’occhiata, mettendogli un termometro nell’orecchio, osservandogli gli occhi con una piccola torcia in miniatura. Chester si fece fare, evidentemente a suo agio con quello che Lakshmi stava facendo, oppure troppo stanco per tentare di opporre resistenza.
“Penso che qualcuno stia soffrendo di un caso di influenza canina,” disse Lakshmi, spegnendo la torcia e rimettendola nel taschino del camice. “Hai altri animali a casa?”
“Non a casa, ma lui passa quasi tutto il giorno con la sua migliore amica Boudicca,” spiegò Lacey. Poi si affrettò a chiarire: “Che è un cane anche lei.”
“Bene, in questo caso potrebbe essere una buona idea tenerlo qui per evitare che possa contagiarla. Lo posso tenere sotto stretta osservazione e prescrivergli dei diuretici per prevenire la disidratazione.”
Lacey si sentì spezzare a metà il cuore. Il suo povero cucciolo!
“Ma non ho mai passato una notte senza di lui da quando ce l’ho,” disse tristemente.
I tratti del viso di Lakshmi si ammorbidirono in segno di comprensione. “Puoi venirlo a trovare ogni volta che vuoi. In effetti, ti incoraggio a farlo. Vedere un volto noto può davvero aiutare a ridurre il livello di stress.”
Lacey si morse il labbro. Il pensiero di Chester rinchiuso in una delle gabbie là fuori, tutto solo e confuso, stava iniziando a renderla ansiosa. “Per quanto dovrà restare qui?” chiese.
“L’influenza canina è un po’ come quella umana,” spiegò Lakshmi. “Quindi potrebbe durare anche due settimane.
“Due settimane!?” esclamò Lacey. Poteva sentire un nodo di dolore in gola.
“So che sarà dura,” disse Lakshmi con gentilezza, “ma è per il meglio. Sarà in buone mani. Vuoi procedere e firmare il ricovero?” Le porse una cartellina sulla quale era pinzato un modulo rosa e le fece un cenno di incoraggiamento.
Nonostante l’agonizzante dolore al petto, Lacey prese la penna e firmò sulla riga tratteggiata. Poi abbassò il volto tra il pelo arruffato del collo di Chester, lasciando discretamente cadere le proprie lacrime tra la sua pelliccia.
“Andrà tutto bene, amico,” gli mormorò.
Chester mugolò tristemente.
Poi Lacey si raddrizzò e uscì velocemente dallo studio veterinario prima di cedere completamente. Solo quando fu al sicuro in auto permise alle sue lacrime di scendere liberamente.
Chester era stato al suo fianco ogni singolo giorno da quando si era trasferita a Wilfordshire. Era la sua ombra. La sua metà. Il suo compagno di merende. No, il suo braccio destro nel risolvere i crimini. Come avrebbe fatto a gestire due settimane senza la sua confortante presenza al proprio fianco?
“Oh no!” esclamò all’improvviso sussultando. Tra due giorni avrebbe dovuto partire per la sua fuga segreta con Tom. Ora non avrebbe più potuto andarci. Lakshmi le aveva detto che delle visite frequenti da parte di qualcuno di familiare avrebbero aiutato Chester a gestire lo stress. Non poteva lasciarlo in questo momento di bisogno. Era davvero delusa e amareggiata: aveva aspettato con tanta trepidazione questa pausa romantica insieme a Tom.
Con un profondo sospiro di tristezza, Lacey prese il cellulare dalla borsa in modo da poterlo chiamare e dargli la notizia. Ma prima di poterlo fare, notò un messaggio che le era arrivato da Xavier Santino.
Esitò, corrucciando le labbra costernata. Lo spagnolo era un suo contatto del mondo dell’antiquariato. Affermava di aver conosciuto il suo padre scomparso, Francis. Ma ipotizzando che dietro ai tentativi dell’uomo di restare in contatto con lei c’erano altre motivazioni più romantiche, Lacey aveva suggerito di allentare un po’ le loro comunicazioni. A quel punto Xavier le aveva risposto sostenendo di sapere dove si trovasse Francis. Lacey aveva riflettuto per ore se rispondere o meno. Non poteva essere certa che l’uomo non stesse solo usando suo padre come esca per attirarla a sé. Alla fine l’attrattiva si era rivelata troppo forte per potervi resistere. Il mistero della scomparsa di suo padre era come un enorme nuvolone nero che stava sospeso su di lei ovunque andasse. Ogni pista sembrava una cima di salvataggio, anche se in questo modo stava dando il benvenuto nella propria vita a ulteriori possibili problemi. E quindi aveva mantenuto il contatto con Xavier, che le aveva fornito il successivo criptico pezzo del puzzle: Canterbury. A quanto pareva suo padre era stato avvistato piuttosto recentemente nella cittadina inglese di Canterbury…
Lacey non aveva avuto idea di come elaborare quella notizia. Per anni si era rigirata nella testa almeno cento diversi possibili scenari. A volte trovava conforto nell’idea che lui fosse morto poco dopo aver lasciato, senza alcuna spiegazione, la sua famiglia, e che non aveva realmente deciso di andarsene, o che magari stava addirittura tornando a casa quando era successo. Poi, non appena si era messa il cuore in pace con l’idea che fosse morto, la sua testa cambiava corsia e le diceva invece che aveva deciso di scappare perché non sopportava sua moglie, Shirley, e le sue figlie, lei e Naomi. La verità era che, anche se nessuna risposta sarebbe mai stata soddisfacente, qualsiasi risposta era pur sempre meglio che niente.
Prima di aprire il messaggio di Xavier, Lacey cercò di ricordare quale domanda da parte sua avesse potuto indurlo a scriverle. Quanto recentemente? Sì, quello era stato l’ultimo messaggio che lei gli aveva inviato. Perché c’era una grossa differenza tra un avvistamento vecchio di dieci anni o accaduto l’anno scorso, anche se entrambi l’avrebbero gettata in un vortice da cui non era certa di come sarebbe uscita.
Si preparò mentalmente e premette il piccolo simbolo a forma di busta. Le parole Non lo so riempirono lo schermo. Lacey si sentì svuotata. Alla fine sembrava che Xavier l’avesse solo illusa.
Amareggiata e delusa, uscì dalla schermata, solo per accorgersi che c’era una fervente attività nel gruppo di messaggistica che condivideva con sua madre e la sorella più giovane. C’erano una dozzina di luminosi avvisi di notifica che reclamavano la sua attenzione. Sua madre e sua sorella erano note per la loro vena melodrammatica, ma questo non impediva a Lacey di temere sempre per il peggio.
Aprì la app e vide che tutte le notifiche riguardavano messaggi di Naomi. Sembrava aver inviato una raffica di domande. Domande molto strane…
Quanto dista Wilfordshire dalla Scozia?
In Inghilterra c’è una stagione dei monsoni?
Ci sono le zanzare in estate?
Lacey socchiuse gli occhi, le sopracciglia ancora umide di lacrime. Era profondamente perplessa. Perché Naomi era così improvvisamente e stranamente interessata al Regno Unito?
Rispose:
La Scozia è a 500 miglia da qui.
Non ci sono monsoni, ma piove un sacco.
Sì, ci sono zanzare.
Poi aggiunse alla fine:
Va tutto bene?
La risposta di Naomi fu immediata. Era come se la sorella fosse stata lì con il telefono davanti agli occhi ad aspettare la risposta di Lacey alla sua bizzarra lista di domande.
Ci sono montagne a Wilfordshire?
Lacey alzò le mani in aria, frustrata. Ma di cosa diavolo stava blaterando Naomi? Perché quell’improvvisa curiosità?
No, le rispose. Ci sono scogliere. Perché lo chiedi?
Lacey non poté fare a meno di chiedersi se Naomi avesse scoperto qualche genere di pista riguardante loro padre – la foto di una montagna piovosa, per esempio – ma forse quello era solo un pensiero alimentato dalle sue speranze. Naomi, di suo, preferiva fingere che loro padre non fosse mai esistito. Era molto più probabile che sua sorella stesse partecipando a un quiz per beneficienza al pub.
Il suo telefono continuò a trillare e vibrare, man mano che altre strane domande arrivavano da parte di Naomi. Lacey sospirò e mise via il cellulare. Era stata una breve distrazione dal dolore per Chester, ma non poteva stare tutto il giorno nel parcheggio del veterinario: aveva un negozio da mandare avanti.
Lacey tornò al suo negozio ed entrò.
Gina diede un’occhiata al suo volto rigato di lacrime ed esclamò: “Hanno soppresso Chester!”
“No!” esclamò Lacey. “Sta male. Deve stare per un po’ sotto osservazione dal veterinario.”
Gina si portò una mano al petto. “Grazie al cielo. Mi hai spaventata.”
Lacey si lasciò cadere sulla sedia dietro al bancone, affondando la testa tra le mani. Fu solo allora che si rese conto che i messaggi di Naomi l’avevano completamente distratta dal chiamare Tom e cancellare il viaggio a Dover. Guardò fuori dalla vetrina, in direzione della pasticceria dall’altra parte della strada, osservandolo mentre si muoveva indaffarato nel suo negozio. Sorrise mestamente. Aveva voluto così tanto passare una breve vacanza romantica con lui.
“Adesso dovrò cancellare il viaggio a Dover,” disse Lacey con un profondo sospiro. “Non posso abbandonare Chester mentre è malato. Lakshmi ha detto che delle visite gli farebbero bene.”
“Posso andare io a trovarlo,” le disse Gina.
Lacey esitò. Sollevò la testa e incrociò lo sguardo di Gina. Poi scosse la testa. “Non potrei chiederti di fare una cosa del genere. Fai già così tanto.”
“Esatto. Cosa vuoi che sia un’altra commissione da aggiungere alla lista?”
Lacey era reticente. A volte aveva l’impressione di caricare Gina di troppe responsabilità e richieste. Non aveva la minima intenzione di diventare il genere di boss che si aspetta dai suoi dipendenti un comportamento da soldatini, proprio come era stata la sua severa capa a New York.
Scosse di nuovo la testa. “No. Non sarebbe giusto. Non puoi stare dietro al negozio, prenderti cura di Boudicca e andare a controllare Chester ogni giorno.”
“E tu non puoi continuare a lavorare tutti i giorni senza una pausa,” contestò l’amica. Si mise le mani sui fianchi e la guardò con espressione severa. “Quand’è stata l’ultima volta che ti sei presa un giorno libero?”
Lacey iniziò a calcolare mentalmente, ma Gina la interruppe prima che potesse arrivare alla risposta.
“Esatto!” esclamò la donna. “Non riesci neanche a ricordarti quand’è stato, da tanto tempo è passato. Senti, signorinella, ti ordino di andare a fare il tuo viaggio. Se non ci vai, io mi licenzio.”
Lacey sentì un debole sorriso incurvarle le labbra. Dove sarebbe stata se non avesse trovato Gina? “Ti porterò un regalo di ringraziamento,” le disse docilmente.
“Non serve!” tuonò lei con tono plateale. “Il tuo regalo sarà vederti tornare rilassata e felice.”
“Sono stata piuttosto nervosa ultimamente, vero?”
Gina annuì con decisione.
Lacey rifletté che erano successe un sacco di cose da quando si era trasferita in Inghilterra. Anche se la maggior parte di queste erano state positive, quel bene si era mescolato con un sacco di aspetti negativi. E tutto aveva lasciato un certo segno su di lei. Lacey aveva bisogno di premere il pulsante reset, ripulire la mente dalle ragnatele.
“Davvero non ti dà fastidio?” le chiese.
Gina si mise una mano sul cuore. “Sinceramente, al cento per cento: non mi dà fastidio.”
Lacey provò uno slancio di gioia. Saltò in piedi dalla sedia e fece cenno a Gina di avvicinarsi al bancone, in modo da poterla abbracciare. Ma prima che potesse farlo, il campanello sopra alla porta suonò, annunciando un qualche cliente. Voci americane molto forti riempirono il negozio.
Voci americane molto forti e molto familiari…
La testa di Lacey si girò di scatto verso la porta. Da lì stavano entrando nel suo negozio di antiquariato nientemeno che sua sorella Naomi, suo nipote Frankie… e sua madre.