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CAPITOLO QUATTRO

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“Possiamo entrare lì?” giunse la voce eccitata di Naomi da dietro le spalle di Lacey.

Stringendo i denti, Lacey ruotò di 180 gradi per guardare sua sorella in faccia.

Per ora l’allegra famigliola era arrivata alla fine della via principale senza imbattersi in persone del posto, cosa che non era stata per niente facile. Lacey aveva fatto il possibile per tenere Shirley alla larga dalla boutique di Taryn, e Frankie a debita distanza dal negozio di giocattoli di Jane, ma ora Naomi si era fermata fuori dalla Coach House Inn e stava sorridendo entusiasta.

“Avevamo detto che prima saremmo andati alla spiaggia,” le ricordò Lacey, sentendosi come un’insegnante durante una gita scolastica, intenta a tenere a bada un gruppo di discoli scolaretti, guidandoli verso la loro destinazione.

Anche se la spiaggia sarebbe stata piena di gente, vi avrebbero trovato per lo più turisti, e le loro possibilità di mescolarsi anonimamente con la folla erano molto più elevate lì. Ma se fossero entrati al Coach House, era scontato che vi avrebbero trovato qualcuno del posto. E se Brenda, la cameriera pettegola, avesse visto Lacey con la sua rumorosa famiglia americana, la notizia si sarebbe diffusa a macchia d’olio nella cittadina in un batter d’occhio. Lacey sapeva benissimo quale fosse l’accoglienza riservata agli americani in quella cittadina, e aveva lavorato sodo lei stessa per staccarsi di dosso l’etichetta da straniera.

“Ma io voglio una bella pinta di nera,” disse Naomi facendo il broncio come un bambino disobbediente.

“Nessuno la chiama così qui,” le disse Lacey, ormai esasperata. “E poi è troppo presto per l’alcool. E poi Frankie non potrebbe entrare. È troppo piccolo.”

“Davvero?” disse Naomi con tono sorpreso. “Pensavo che tutti i bambini europei bevessero vino a tavola.”

“Vino?” esclamò Frankie con eccitazione, tirando la maglietta di Lacey. “Posso bere il vino?”

Lacey scosse la testa. “Sono i bambini francesi che bevono vino. Nel Regno Unito sono severi quanto noi in materia di alcolici.”

Era un bluff. L’età per bere era di diciotto anni in Inghilterra, e i bambini potevano entrare nella maggior parte dei pub durante il giorno, se accompagnati da un adulto. Ma non era necessario che Naomi lo sapesse.

“Io voglio davvero andare in spiaggia,” disse Shirley. “È da tantissimo tempo che non vedo l’oceano.”

“Visto!” disse Lacey, cogliendo la palla al balzo. “Facciamoci una camminata sulla Promenade. Poi possiamo andare a vedere le rovine del vecchio castello.”

“È un castello scozzese?” chiese Frankie, tirando la mano di Lacey mentre riprendevano il cammino.

“Non è scozzese,” gli spiegò lei. “Siamo in Inghilterra. La Scozia è molto distante da qui. E poi cos’è tutta questa ossessione per la Scozia? Da dove è saltata fuori?”

Naomi ruotò gli occhi e rispose per lui. “Uno dei suoi compagni di classe ha fatto una festa di compleanno a tema Braveheart. Frankie ha fatto il collegamento dei capelli rossi e tutto è partito da lì. Quando la mamma gli ha chiesto cosa volesse per il suo ottavo compleanno, lui aveva pronte due richieste: lezioni di cornamusa, oppure un viaggio a vedere il treno a vapore giacobita nelle Highlands scozzesi. Fortunatamente per i timpani di tutti, la mamma aveva tutte quelle miglia aeree da usare.”

“Per fortuna…” mormorò Lacey sottovoce.

“Hmm?” chiese Naomi.

“Niente,” le rispose prontamente.

Doveva darsi una regolata, ricordò a se stessa. Avere qui la sua famiglia era bello. Soprattutto poter vedere Frankie dopo tanto tempo. Ne aveva sentito la mancanza negli ultimi mesi, e il bambino era cresciuto un sacco. E sembrava anche essersi calmato un poco. Era solo lo shock di esserseli trovati tutti davanti senza preavviso. E il tempismo. Un tempismo davvero pessimo!

Lacey pensò alla sua fuga romantica con Tom. Prima o poi avrebbe dovuto parlarne con la sua famiglia, spiegando che li avrebbe dovuti lasciare a loro stessi. Ma adesso non era il momento. Erano appena arrivati in terra britannica.

“Ehi, mamma, guarda qua,” disse Naomi, rivolgendosi a Shirley. Si era fermata fuori da un’agenzia immobiliare e stava guardando la vetrina con gli annunci di enormi proprietà agricole che nessuno poteva permettersi, ma dove tutti amavano immaginare di poter vivere.

Lacey sbuffò dalle narici: ora sarebbero rimasti fermi qua in eterno.

Proprio in quel momento, una voce femminile la chiamò alle sue spalle: “Lacey!”

Uh oh, pensò Lacey mentre si girava a guardare chi aveva parlato. Carol, la proprietaria del famoso B&B color rosa-gomma-da-masticare a Wilfordshire, li stava raggiungendo frettolosamente lungo la strada di acciottolato. Tra tutte le persone che Lacey non voleva incontrare, Carol era in cima alla lista, subito dietro alla sua nemica Taryn e a quella chiacchierona di Brenda. Si preparò al peggio.

Carol la raggiunse, le guance rosse per lo sforzo della corsa appena fatta. Il suo sguardo andò dritto a Frankie, che teneva stretta la mano di Lacey.

“Hai scambiato il cane con un bambino?” chiese Carol ridacchiando.

“Chester l’ho dovuto portare dal veterinario,” spiegò Lacey. “Questo è mio nipote Frankie. Starà da me per qualche giorno.”

“Nipote?” esclamò Carol. “Non sapevo neanche che ne avessi uno.”

Perché non ti sei mai presa realmente il tempo per conoscermi, pensò Lacey, ma non lo disse. “Beh, ce l’ho,” fu la sua più diplomatica risposta.

“Lascia che ti dia uno di questi,” disse Carol, che già aveva perso interesse per l’argomento. Porse a Lacey un volantino rosa chiaro.

Lacey lesse il testo e vide che era la pubblicità di un nuovo sconto al suo B&B per le vacanze estive. In cubitali lettere in grassetto nero, l’annuncio proclamava: Più economico del Lodge, e anche la colazione è migliore!

Lacey pensò all’amica Suzy, che aveva recentemente aperto un altro B&B sulle colline circostanti. Suzy aveva assunto Lacey come interior designer, e anche se il lavoro non era andato proprio secondo i piani, dopo che il sindaco della cittadina era stato ucciso con un colpo di fucile nel salotto, le sorti del Lodge si erano comunque risollevate e il B&B stava rapidamente diventando la migliore struttura turistica di Wilfordshire.

“Non sono sicura che sia legale affermare che la tua colazione è migliore di quella della concorrenza,” disse Lacey a Carol con tono indifferente.

“Sciocchezze,” rispose Carol, scansando la critica con un gesto della mano. “Chi potrebbe mai denunciarmi? Sono sicura che il sovrintendente Turner e la detective Lewis hanno cose molto più importanti da fare che preoccuparsi delle parole riportate su un volantino!”

Lacey rabbrividì al pensiero del sovrintendente Karl Turner. Aveva conosciuto l’arrogante poliziotto ben più di quanto avrebbe desiderato. Anche se la sua collega, l’ispettore capo Beth Lewis, era quantomeno una persona gradevole, Lacey aveva tutti i motivi per desiderare di non rivedere mai più nessuno dei due.

In quel momento Shirley e Naomi apparvero ai suoi fianchi: a quanto pareva lo spettacolo offerto dalla vetrina dell’agenzia immobiliare, con tutte quelle ville di campagna così costose, le aveva annoiate ben prima di quanto Lacey aveva previsto.

“Carol,” disse lei, sentendo le spalle che iniziavano a irrigidirsi, “questa è mia mamma Shirley, e questa è mia sorella Naomi. Sono arrivate questa mattina da New York.”

“Oh, come sono felice di conoscervi,” disse Carol tutta elettrizzata.

Naomi rise. “Anch’io sono molto felice di conoscerti,” disse, cercando di imitare l’accento inglese, ma fallendo miseramente.

Carol la fissò. Lacey non riusciva a interpretare chiaramente la sua espressione, ma non ne aveva realmente bisogno, perché era molto probabile che la donna si sentisse offesa.

Lacey doveva salvare la conversazione, e velocemente anche, altrimenti Carol se ne sarebbe andata subito in giro a parlare a tutti della sua maleducata famiglia.

“Ehi!” esclamò, colpita da un’improvvisa idea. Fece sventolare l’orribile volantino rosa davanti ai volti della madre e della sorella. “Che ne dite se vi prenoto una stanza al B&B di Carol? Pago io. È pieno di decorazioni meravigliose, come i fenicotteri rosa,” disse a Frankie, tentando di stuzzicare il suo interesse. “E servono il migliore fritto di tutta Wilfordshire,” aggiunse, rivolgendo quel commento alla madre amante del cibo. “E dato che al momento c’è quest’offerta molto generosa,” proseguì, spostando lo sguardo da Carol – che si era gonfiata di orgoglio – a Naomi – sorella spendacciona – “non è un problema pagare per voi. Cosa dite? Offro io?”

Lacey si morse il labbro, aspettando con ansia la loro risposta. Sistemarli al B&B le avrebbe permesso di prendere due piccioni con una fava: se li sarebbe levati di torno (e sarebbe scampata al loro costante controllo), e le sarebbe risultato più facile scappare a Dover quando fosse giunto il momento. Sperava di averli infilati in una situazione sociale sufficientemente imbarazzante, che impedisse loro di rifiutare l’offerta, perché ovviamente la cosa avrebbe rischiato di offendere Carol, che si trovava proprio davanti a loro.

Ma ovviamente non fu così che andò. Lacey avrebbe dovuto aspettarselo.

Shirley diede un’occhiata al volantino rosa e arricciò il naso in evidente segno di disgusto. “Sarebbe chiederti troppo, Lacey,” disse.

“Sì, io voglio venire a dormire a casa tua!” aggiunse Frankie. “Scommetto che anche il tuo cottage è pieno di decorazioni bellissime!”

“Sono accordo con loro due,” disse Naomi. “Preferisco stare a casa tua che nel B&B di qualcuno che non conosco.” Sollevò lo sguardo su Carol e si affrettò ad aggiungere: “Senza offesa.”

Carol ovviamente si offese. In effetti sembrava aver appena ingoiato un limone particolarmente aspro. “Bene,” disse con tono secco. “Ti lascio alla tua famiglia, Lacey. Metti il mio volantino nella vetrina del tuo negozio, se non è un disturbo. Oppure puoi buttarlo come carta straccia, se non ti interessa.”

E detto questo se ne andò di gran carriera, sventolando con rabbia i volantini rosa di fronte ai passanti che incrociava nel suo cammino.

Lacey si sentì sprofondare. Si era convinta che una volta sistemata la sua famiglia nel B&B, avrebbe potuto spiegare loro con maggiore facilità della sua gita con Tom. Ma ora avrebbe dovuto ospitarli – e sopportare le critiche sulla casa che adorava, ma istintivamente sapeva non sarebbe piaciuta a loro – prima di destabilizzarli un’altra volta quando fosse arrivato il momento per lei e Tom di partire. Doveva parlare loro del viaggio, ed era meglio farlo prima che dopo.

Stasera, decise. La torta di carne fatta in casa avrebbe aiutato ad attutire il colpo. Almeno lo sperava.

Con l’apprensione che le attorcigliava lo stomaco, Lacey capì che la sua divertente serata con Tom sarebbe stata un’esperienza non certo all’ultimo grido, rispetto a quello che inizialmente si era prospettata.

Una visita preoccupante

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