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I Volontarii Italiani
PARTE SECONDA
Il Dovere
I

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Fra le molte famiglie che in Lombardia arricchirono considerevolmente dopo le disastrose peripezie del 1848, una ve n'ha in Milano, la quale oggigiorno può competere, in fatto di dovizie, col patriziato più illustre di censi. La voce del popolo, che è voce di Dio, attribuisce a questa famiglia un patrimonio di cinque o sei milioni. – Al fortunato capitalista noi daremo un nome di nostra invenzione – lo chiameremo il signor Lorenzo De Mauro, senza defraudarlo di quel de pretensioso, che egli stesso volle assumere in una giornata di riabilitazione e di buon umore. – Cosa era il signor De Mauro prima del 1848? – Bisogna discendere molto basso per rintracciarne l'origine – noi non ci daremo la pena di calcare tutto il fango pel quale ha dovuto trascinarsi questo oro che oggi rifulge sulle alte cime della società. – E d'altra parte, a che gioverebbe? – Si tratta di un uomo ricco, di un uomo divenuto potente, che dà pane a tanti artisti, che presta danaro a tanti signori poveri, che ha regalato un pallio alla chiesa parrocchiale, che fuori di Milano, nel paesetto ove possiede, ha promesso di rifabbricare a sue spese il campanile. – Non si domanda il passato ad un presente così luminoso – e quand'uno osa farlo, tutti in coro rispondono: «che importa?.. sì… forse… ma pure… la invidia… la calunnia…» Noi dunque ci limiteremo a dire di questo passato solo quel tanto che importa all'intelligenza del nostro racconto.

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