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I Volontarii Italiani
PARTE SECONDA
Il Dovere
XII

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Il signor De Mauro, vedendoli rientrare nel salotto, prese buon augurio da quella gioia. – E volgendosi alla figlia del marchese:

– Mi pare, le disse, che le cose si mettano bene. Eravate usciti col portamento impacciato di due collegiali, ed ora tornate a noi colla spigliatezza di due amanti. A maraviglia! Dal canto nostro non si è perduto il tempo – col signor marchese è molto facile l'intendersi… e oramai si può dire: affare finito!

Il marchese Contareno, rilevandosi della persona, e assumendo il fare grandioso dei suoi illustri bisavoli, diresse la parola ad Edoardo:

– L'onorevole signor De Mauro qui presente… vostro padre e mio eccellentissimo amico…

– Lasciamo da parte le grandi formule – interruppe il signor De Mauro – non vedete, marchese, non capite dai loro volti ch'essi sanno già tutto?.. Non è vero, adorabile signorina, che il cerimoniale è divenuto superfluo?.. Ad ogni modo, tanto che anch'io possa udire uno di quei sì deliziosi che, poco fa, avrete proferiti in giardino più di una volta, permettete che io vi domandi se è proprio vero che siate contenta di sposare questo scapato… questa testa balzana di mio figlio… Un cuore eccellente… vedete – ma un cervello… Basta! La signora Enrichetta penserà lei a fargli mettere giudizio.

Il signor De Mauro parlava scherzosamente alla giovane Contareno; ma questa aveva già ripresa quella calma solenne che era l'espressione più naturale del di lei volto.

– Il signor Edoardo – disse ella coll'accento più fermo – conosce i miei sentimenti a di lui riguardo, come anche le mie intenzioni. I nostri cuori sono già fidanzati da parecchi mesi: noi siamo vincolati da promesse reciproche, alle quali nè egli nè io potremmo venir meno. Ma il nostro matrimonio non può effettuarsi in questo momento… Il signor Edoardo lo sa… ed io ne vado orgogliosa… Quanto a me, non potrei stimare un uomo che si rifugiasse nelle dolcezze dell'amore al momento in cui tutti i giovani italiani vanno a sfidare la morte per l'indipendenza e la libertà del loro paese. Un tal uomo non potrebbe mai divenire lo sposo di Enrichetta Contareno.

Il signor De Mauro rimase fulminato. Egli comprendeva che in quel fiero carattere di fanciulla i propositi dovevano essere tenaci come le convinzioni. Si volse al marchese, sperando che questi lo togliesse di imbarazzo: ma il vecchio Contareno guardava sua figlia cogli occhi ebeti e lacrimosi, e a stento poteva respirare. Aveva mangiato per quattro, e la lunga conversazione tenuta poco prima col signor De Mauro gli aveva prostrate le fibre.

Impossibile descrivere le attitudini diverse di quei quattro personaggi. A sciogliere di qualche modo gli imbarazzi della situazione, sopravvenne la signora Serafina.

– Ebbene? tutto è conchiuso… non è vero? – domandò bonariamente quella ottima donna entrando nella sala.

– Sì, tutto è conchiuso – rispose il signor De Mauro dissimulando per quanto gli era possibile il suo cattivo umore – ma la signorina, a quanto pare, non ha molta fretta – a noi dunque non rimane che attendere i di lei ordini… o quelli dell'eccellentissimo signor marchese…

– Sicuro!.. A domani!.. Per oggi basta!.. – disse il Contareno levandosi in piedi come uomo che si svegli dal letargo… L'ora è già tarda… non sarebbe tempo di andarcene, Enrichetta?

La fanciulla stese la mano al signor De Mauro che la strinse di mala voglia.

– Spero che non mi serberete rancore – in ogni modo, dopo la guerra, noi ripiglieremo le nostre buone relazioni!

Ciò detto, la fanciulla pose il suo braccio in quello di Edoardo – e i due giovani uscirono insieme dalla sala, seguiti dal marchese che non cessava di ripetere macchinalmente: affare concluso! affare finito!

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