Читать книгу Vittorio Il Barbuto - Guido Pagliarino - Страница 11
ОглавлениеSâera presentato al ristorante solo soletto.
Io ero già seduto al nostro tavolo. Non appena s'era accomodato, gli avevo chiesto: ââ¦e la persona che dovevi farmi conoscere? Senti un poâ: oggi è il 1° di aprile: non sarà mica cheâ¦?â
âNo! Son mica ânu fesso da pesci! e poi da uno come me che va per i cinquantacinque⦠No, Marina lâhai sentita al telefono stamattina. Il punto è⦠che aveva lâemicrania; ma ti conoscerà volentieri a casa nostra, unâaltra di queste sere; e poi⦠va beh, ti dico la verità , lei vuole sempre predisporre tutto con molto anticipo. Mi piace anche per questo: Marina è âna femmina precisa come me; hmm⦠cioè, lei è femmina, ma⦠beh, mâhai capito, no?â
ââ¦e coabitate more uxorio?â avevo chiesto malizioso con un sorrisino calcando bene su more uxorio, ben conoscendo le idee sul matrimonio e sul peccato del cattolicissimo amico; ma era arrivato il cameriere per lâordinazione e Vittorio mâaveva fatto un cenno con la mano perché soprassedessi.
Quando lâaltro sâera allontanato mâaveva risposto: âSissignore, viviamo insieme; ma solo da un paio di giorni. Prima abbiamo voluto farci un viaggio dâun paio di settimane, per conoscerci meglio. Mi son preso ânu poco âe ferie e siamo stati a New York e nei dintorni; anche alle cascate del Niagara che sono âna robaâ aveva cadenzato, âter-ri-fi-can-te! Le hai viste, no?â
âVeramente noâ.
Nemmeno mâaveva ascoltato e aveva continuato entusiasta: âMarina, lâavevo già conosciuta al funerale del marito, ma lâho poi incontrata in più lieta circostanza, circa due mesi fa: indovina dove?â
âA un ballo in mascheraâ, avevo buttato là sorridendo.
âCome fai a saperlo?!â
âBeh, veramente⦠era una battuta.â
âAh! Però era proprio un ballo in maschera, quello di Carnevale al nostro circolo⦠Uhei! che volevi insinuare con quel âmascheraâ? Châaggio trovato âna racchia? O che âo scorfano son io?â.
âMa dà i, era una battuta scema, senza senso.â
Mâaveva subito rassicurato stringendomi il polso sinistro: âAnchâio ho reagito per scherzo, Ran, che ti credevi? Mica hai pensato che me la prendessi per cose così, no?â
âNâ¦no, figúrati.â
In realtà sì: mâera venuta in mente una scenata tremenda che, sia pure per ragioni assai più serie, Vittorio mâaveva piantato tre anni prima.
Gli avevo chiesto: âComâè âsta Marina?â
Aveva spalancato bocca e occhi e guardato in alto per un paio di secondi, come estasiato da celeste visione; poi, tornato a una normale espressione di contentezza: âGuarda, ti dico solo che chista âccà è proprio âa mia! âNu babà ; e me la sposo! à la vedova quarantenne, poco di più, del commissario capo Verdoni, uno che lâanno scorso era stato nominato vice questore a Novara e, per la gran gioia, era morto dâinfarto.â
Non avevo trattenuto una risata.
Lui sâera invece incupito: âA proposito di morti⦠mâè proprio dispiaciuto per mia moglie; però sarei un bugiardo se dicessi⦠Insomma, la decisione con Marina di convivere è potuta diventare quella di sposarci; ma tu lâhai saputo, no, della morte diâ¦â
Mâero rifatto serio, anzi compunto: âSì; anzi, ho assistito allâomicidioâ.
âCoosa?!â
âEro ospite a quel banchetto del Montgomery.â
âAh!â
âHo anche visto per un attimo lâomicida.â
âAh! Allora ti chiameranno a testimoniare?â
âNon lo so, forse no, tutti i presenti in sala hanno intravisto lâomicida, non è detta che convochino anche me.â
âCapìto. A parte questo, da una parte mi dispiace davvero che sia morta, mentre confesso che dallâaltra⦠beh, ora potrò risposarmi allâaltare; insomma, la sua morte mi spiace e⦠insieme non mi spiace. Sarà un peccato?â Sâera preso nervosamente la punta del suo barbone grigio fra pollice e indice della sinistra.
âNon chiederlo a me, chiedilo al tuo confessoreâ, gli avevo fatto malizioso, da quel laico inossidabile che sono.
âCià i ragioneâ, mâaveva risposto lui, serissimo.
ââ¦e dovrai anche confessare la coabitazione prima del matrimonioâ, avevo suggerito ancor più maligno.
âGià , già ⦠uffa!â e aveva attaccato una fumante pasta e fagioli, da pochi secondi in tavola.