Читать книгу Vittorio Il Barbuto - Guido Pagliarino - Страница 9
ОглавлениеEravamo tutti balzati in piedi al rintronare degli spari e, in un attimo, câeravamo ritrovati sotto i tavoli, compreso Donald âSprezzante-del-pericoloâ Montgomery.
Lâattore Burt Cooper, accovacciato di fronte a me e a Mark, tremava visibilmente, continuando a girare la testa a destra e a sinistra e ansimando forte a bocca semiaperta; poi: âHanno mirato al nostro tavolo?â aveva chiesto con voce appena udibile.
âNon sapreiâ, gli aveva risposto il suo collega Robert Avallone, accosciato alla sua destra e che, come Mark e me, era riuscito a mantenere sufficiente sangue freddo.
I colpi erano partiti da uno dei quattro ingressi del salone, piantonati ciascuno da una guardia allâesterno, ma lasciati aperti: un uomo dal barbone grigiastro con occhiali neri sul naso, châero riuscito appena a intravedere, vestito con un elegante completo ma con uno stonato berretto di lana in testa, risultato un passamontagna quando se lâera calato sul volto durante la fuga, e che indossava inoltre visibilissimi guanti bianchi, era corso via riuscendo, grazie alla sorpresa, a uscire dallâalbergo senzâessere bloccato: sparando in aria, aveva avuto la strada aperta. Nella foga, esploso lâultimo colpo, aveva lasciato cadere lâarma scarica sul marciapiede, estraendo contemporaneamente unâaltra pistola; aveva puntato questa alla testa dâun passante, perché la scorta del governatore che gli era corsa dietro si bloccasse; aveva fermato unâauto di passaggio, o forse dâun complice? e abbandonato lâostaggio, era salito e sâera dileguato, sparando dal finestrino qualche colpo a vuoto.
Fuori dalla porta da cui erano risuonati gli spari, nel largo corridoio, era rimasta a terra, freddata da un solo colpo in testa, la guardia che aveva avuto lâincarico di custodirla. Dentro, giaceva morta a terra una bella signora trentaquattrenne che, a suo tempo, avevo ben conosciuto e che, fin ad allora, in mezzo a tutta quella gente non avevo notato, una donna châera stata, tanti anni prima, la moglie del mio amico Vittorio DâAiazzo: nel 1958, non ancora ventenne, ella lâaveva abbandonato per un facoltoso americano, sâera divorziata e risposata con lui negli Stati Uniti; era poi divenuta una ricca vedova e, da pochi mesi, come avevo saputo da Mark, sâera risposata con un altro magnate, un certo Peter White, non presente al banchetto perché sostenitore del presidente Richard, mentre lei era stata una grande elettrice del Montgomery.
Più volte, dopo lâabbandono, Vittorio mâaveva parlato di âBimbaâ come usava chiamarla durante il matrimonio, durato appena un anno; oppure di âmia moglieâ, come ancora la definiva dato che lui, cattolico rigoroso diversamente da me, agnostico, continuava a considerarsene il marito: âIl matrimonio in chiesa è un sacramento e non lo si può sciogliere!â mâaveva detto con enfasi in un paio dâoccasioni. Adesso, era vedovo.