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ANCOR SI TORNA

Ancor si torna al pelago rivolti

a rimirare il sole e la sua traccia,

la speranza lanciata sulla diaccia

distesa d'acque in tremolanti e folti

punti chiari; ma, gli occhi distolti

da la stella nascente nella caccia

delle prossime onde... carta straccia,

olio di pietra. Ah, gli sguardi stolti,

l'insieme avverso alle sue parti! S'ode

venire un canto giù lungo le prode

d'ignoto autore e volgersi all'abbraccio

della luce di fondo, ormai diffusa

all'orizzonte. Un multiforme straccio

l'acqua sciaborda come una medusa.

PREGHIERA AL LEOPARDI

Caro amico Leopardi, quanto avanti

vedevi tu ne La ginestra i secoli

e nei tuoi versi di Palinodia!

Vollero aprire repentinamente

i quattro canti e non fu più figura.

I quattro lati, liberi, disparvero

e non ne fu quadrato, né fu linea

da tendere in novella ardita forma:

non quadrato e non cerchio;

il vuoto e l'ansia; nulla.

Un Cromagnon moderno che brandeggia

per clava un cellulare

telefono stradale e ignora Dio

ora vive nel nulla,

ora muore nel male.

Santifica i denari,

sacrifica sul dispari e sul pari,

deifica il successo

e lo chiama progresso.

È già chiuso nel nulla

e si pensa divino,

ma si sbianca alla morte,

vi rimane basito.

Caro Leopardi che, indicando il nudo

tuo vero,

mite soffrivi la vacanza della

pietosa fratellanza fra gli umani,

prega per noi col tuo virile canto,

tu che ora vivi immerso nella luce.

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