Читать книгу La Proposta Del Miliardario - Jambrea Jo Jones - Страница 11
ОглавлениеCapitolo Tre
Poteva andare meglio.
Remi sbatté la testa contro la scrivania un paio di volte. Non servì a niente. Avrebbe dovuto pensarci di più prima di blaterare quella strana proposta.
Forse era meglio andare a pranzo e dimenticare tutto, attribuendolo a un'allucinazione da zuccheri. Non che ne avesse mai avuta una. Ma quello era un giorno buono come un altro per una prima volta. Voleva fare felice suo padre ma al tempo stesso sapeva che un finto fidanzato non sarebbe comunque durato. Era un'idea stupida pensare di poter fingere di avere una relazione per un certo periodo di tempo. Remi aveva bisogno di tagliare le spese e vivere solo della rendita mensile fino a quando i soldi del conto fiduciario non fossero stati nelle sue mani. Poteva mostrare a suo padre che era in grado di farlo. Forse quello avrebbe attirato l'attenzione di suo padre abbastanza da fargli capire che Remi non aveva bisogno di qualcuno nella sua vita, non in quel momento, e forse mai. Era gay. Perché avrebbe dovuto adeguarsi all'idea eterosessuale di relazione monogama?
Per papà.
Remi sospirò. Sapeva che suo padre aveva a cuore la sua vita ma a volte gli rendeva le cose davvero difficili.
Ripensò all'espressione sul viso di Elros. Era passato dallo shock al rimuginarci sopra. Sarebbe davvero così brutto?
La sua mente era troppo affollata di pensieri. Doveva uscire dall'ufficio e schiarirsi le idee. Si metteva sempre nei guai quando faceva le cose senza riflettere, come quella volta che aveva convinto suo cugino a fare quel tuffo dalla scogliera. Aveva pensato che sarebbe stato divertente ed era saltato con lui… senza pensare, aveva solo agito. Suo cugino aveva sbattuto la testa su una roccia, era svenuto ed era stato portato in ospedale. Solo dopo aveva scoperto che Michael aveva paura delle altezze. Forse Remi non avrebbe fatto una cosa simile se lo avesse saputo. Forse. Era proprio quell'atteggiamento del cazzo che lo metteva nei guai.
Un lieve bussare alla porta lo distrasse dai pensieri.
“Sei pronto per l'incontro col signor Johnson?” Sara Jo fece capolino dalla porta.
“È già l'una e mezzo?” Bene, ecco come saltare la pausa pranzo.
“Quasi. Volevo assicurarmi che tu avessi il tempo di rivedere gli appunti prima che arrivassero i dirigenti.”
“L'ho già fatto. Se hai già preparato la sala riunioni, vado subito lì.”
“È tutto pronto. Ho fatto il caffè e messo le bottigliette d'acqua nel frigo per averle alla giusta temperatura. Chiederò loro se vogliono altro quando arriveranno.”
“Perfetto, grazie.”
“Com'è andato l'incontro con El?”
Remi si era dimenticato che i due fossero amici. Avrebbe dovuto ricordarlo. Dannazione. Quello avrebbe potuto rendere difficile l'intera situazione, perché il piano non avrebbe funzionato con Sara Jo, lei forse avrebbe visto oltre le bugie. Ma nessuno poteva saperlo. Se qualcuno lo avesse saputo, lo avrebbe scoperto anche suo padre. Scopriva sempre tutto. Era tipo… il suo super potere.
“È andato bene.”
“Okay, d'accordo.” Sara Jo si chiuse la porta alle spalle.
Remi avrebbe dovuto parlare con El e assicurarsi che non dicesse niente, anche se non era d'accordo. Se non avesse accettato, Remi avrebbe cercato qualcun altro. Non aveva il tempo di convincere le persone. El era perfetto, maledizione. Aveva bisogno di soldi. Era intelligente. Sembrava anche facile parlare con lui. Ma c'era Sara Jo. Loro due erano buoni amici. Avrebbe mai creduto che stavano uscendo insieme? El le aveva già detto qualcosa al riguardo?
Forse si sarebbero rivelati più compatibili di quanto entrambi pensassero. Ma, per il momento, aveva bisogno di concentrarsi sugli affari. Non poteva presentarsi alla riunione con la testa che virava da tutt'altra parte. Ci sarebbe stato tempo per pensare a quello, più tardi, anche se non aveva un vero e proprio piano d'azione con Elros. Avrebbe potuto chiamarlo nel proprio ufficio. No, non poteva. Aveva detto al ragazzo che gli avrebbe concesso un paio di giorni per riflettere. Se lo avesse spinto a dargli una risposta prima del tempo, sarebbe stato scortese.
El era un buon dipendente. Aveva sempre lavorato sodo e creato ottimi progetti. Inoltre, era capace di controllare il lavoro delle altre persone e trovare errori come nessun altro nella squadra. Remi non parlava personalmente con tutti i dipendenti del settore siderurgico, ma si informava regolarmente e sapeva bene chi era capace di fare cosa. L'azienda non poteva permettersi di perdere qualcuno così esperto.
Remi desiderò aver chiesto ad El perché avesse così disperatamente bisogno di soldi. Forse avrebbe potuto offrirgli qualcosa di più specifico per convincerlo ad accettare la proposta. Era consapevole che avrebbe dato ad El tutto ciò di cui aveva bisogno pur di ricevere un sì da parte sua.
Ora basta, sul serio.
Aveva del lavoro da fare. Prese i disegni arrotolati sulla scrivania e si diresse verso la sala riunioni. Quell'incontro era molto importante e aveva bisogno di tutta la propria concentrazione. Sì. Doveva concentrarsi sul lavoro e non sul modo in cui le guance di El erano diventate rosse quando gli aveva detto di andare a vivere insieme. Quel rossore aveva conferito al suo viso qualcosa di ancora più affascinante. No. Quel pensiero doveva lasciarlo per dopo.
Le luci della sala riunioni erano già accese quando arrivò. Posò i disegni sul tavolo e li aprì. Avrebbe usato anche il proiettore. C'erano alcune foto che la squadra aveva scattato e che sarebbero state molto utili. Ma prima aveva bisogno di un caffè.
“Li faccio accomodare tra un attimo.” La voce di Sara Jo riempì la stanza. Il buon vecchio interfono. Se Remi aveva sussultato al suono della voce improvvisa, nessuno avrebbe potuto comunque dirlo dato che era ancora da solo. Prese il caffè e rimase in piedi accanto alla propria sedia, in attesa, poi diede il benvenuto a tutti quando entrarono. Ci siamo. È tempo di risplendere.
Sara Jo offrì loro il caffè e l'acqua in modo che Remi potesse concentrarsi sulla riunione. Accese il proiettore e l'immagine di un albergo abbandonato riempì metà parete. L'edificio era una meraviglia e, se Remi avesse ottenuto i vari permessi, dopo le ristrutturazioni quel posto avrebbe brillato, oltre a diventare una risorsa per Fort Wayne, qualcosa di cui avevano bisogno. Cominciò ad esporre la storia dell'edificio, spiegando il modo in cui gli appartamenti che avrebbero creato da quell'ex albergo avrebbero attirato turisti e viaggiatori, specialmente con il teatro annesso.
I pensieri di El arretrarono verso il fondo della sua testa mentre continuava ad esporre il progetto.
* * * *
Due ore dopo stava morendo di fame. L'incontro era andato bene, meglio di quanto avesse previsto. Doveva occuparsi di alcuni bilanci, mettere insieme delle cifre. Non era sicuro di quale fosse il prezzo dell'acciaio in quel momento, visto che variava spesso. Se ci fossero state troppe tasse, sarebbe stato costretto ad aumentare il prezzo del budget e rendere il progetto troppo costoso. Se solo avessero già avuto la loro acciaieria. Li avrebbe aiutati a coprire parte dei costi. Non tutti, ovviamente, ma utilizzare il proprio materiale avrebbe ridotto notevolmente il prezzo del progetto. Quello era il prossimo punto sulla lista.
Sospirò. Aveva troppe cose in sospeso. Riportò i disegni in ufficio, in modo da potersi mettere subito all'opera per aggiungere le modifiche di cui avevano discusso durante la riunione. Sarebbe stata una lunga notte ma voleva occuparsene il prima possibile per riuscire ad avere pronta in breve tempo la prima parte della bozza. Aveva appena dato i progetti della torretta del college e quelli per i due ospedali al dipartimento di ingegneria. Amava vedere quanto fosse richiesto il loro lavoro, perché lo rendeva consapevole che il suo bambino si stava espandendo.
Era una buona cosa essere così occupato. Avrebbe davvero voluto offrire a El gli straordinari di cui aveva bisogno, ma le leggi esistevano per un motivo. Lavorare troppo poteva portare i dipendenti a un esaurimento e Remi non poteva permettersi che venisse messa in pericolo la sicurezza. Certo, controllavano e ricontrollavano almeno tre volte ogni progetto prima di dare l'approvazione definitiva, ma poteva succedere di tutto. Non molto tempo prima una torre di controllo era caduta e aveva causato un paio di morti. Non si trattava di un loro progetto, grazie al cielo, ma quell'incidente aveva messo l'intero settore sull'attenti.
Remi si sistemò dietro il tavolo da lavoro, i progetti stesi davanti a sé. Cominciò da un lato, immaginandosi nella propria testa le dimensioni delle travi che avrebbero sorretto il primo piano dell'edificio. Doveva assicurarsi che fossero della giusta grandezza. A volte il cliente chiedeva un prodotto che non era disponibile, magari perché ormai non lo fabbricavano più. Avrebbe dovuto controllare sui vari cataloghi: collaborando con varie aziende che lavoravano l'acciaio, aveva la possibilità di avere più scelta. Avrebbe chiesto alla squadra di progettazione di occuparsene, loro si sarebbero informati e poi gli avrebbero fatto sapere se potevano ottenere o meno le travi di quelle dimensioni.
Aveva ormai finito l'inchiostro nell'evidenziatore quando qualcuno bussò alla porta.
“Avanti.” Remi guardò l'orologio.
Accidenti, era più tardi di quanto pensasse. Era il caso di fermarsi lì, perché più tardi avrebbe cenato con suo padre. Il pensiero della cena gli riportò alla mente El e la proposta che gli aveva fatto.
E, parlando del diavolo… El entrò nell'ufficio e si chiuse la porta alle spalle. Sembrava stanco.
“Signor Marlow…”
“Per favore, siamo fuori orario d'ufficio. Chiamami Remi.”
El si schiarì la gola. “Va bene… Remi.” Emise un sospiro.
“Qui sei libero di parlare tranquillamente. Tutto quello che dirai resterà tra noi. E ti ho già detto che nessuna risposta è quella sbagliata. Se non vuoi farlo, lo capisco perfettamente. È stata una richiesta improvvisa da parte mia e te l'ho sottoposta dopo una strana conversazione con mio padre. Vuole che mi sistemi. Non sono pronto a farlo… ma non è questo il punto. Ho sbagliato a chiedertelo. Sei una grande risorsa per l'azienda, non voglio che tu la consideri come una costrizione. È stata una proposta dettata dal momento. Te lo assicuro.”
“Lo farò!” sbottò El. Sembrava confuso, come se lui stesso non si fosse aspettato di pronunciare quelle parole.
“Lo… farai? Fantastico!”
Ora cosa avrebbe fatto? Non era arrivato così lontano con il piano nella propria mente.
“Sì. Ho dovuto parlarne con mia madre. Vivo con lei… non come uno sfigato incapace di vivere da solo, certo… ma ha bisogno del mio aiuto.”
“È una bella cosa. Penso che il mondo sarebbe un posto migliore se le persone si prendessero più cura dei propri genitori. Credo sia il caso di parlare dei dettagli. Perché non ti prendi il resto della serata per pensare a cosa vuoi inserire nell'accordo? Io farò lo stesso. Se non avessi già detto a mio padre che cenerò con lui, ti avrei proposto di farlo stasera, ma cosa ne dici di domani? Una cena?”
El prese un respiro profondo.
Non si tirerà indietro adesso, vero? Ha appena acconsentito.
Remi non riusciva a capire perché all'improvviso il consenso di El fosse diventato così importante. Tutto quello che sapeva era che voleva che il suo finto fidanzato fosse El.
“Mi organizzerò per domani. A che ora?”
“Perché non ordiniamo d'asporto? Possiamo parlare qui in ufficio, così non dovremmo preoccuparci di eventuali interruzioni. E sono serio: fammi sapere di cosa hai bisogno. Mi occuperò di tutto. Firmeremo un contratto. Se vuoi che un avvocato gli dia un'occhiata, ne troveremo uno che vada bene a entrambi. Se…” Remi non voleva dirlo, ma doveva farlo. Si sarebbe sentito il più grande stronzo del mondo se lo avesse tenuto per sé. “Se cambi idea in qualsiasi momento, strapperemo il contratto e sarà come se non fosse mai successo niente. Metteremo una clausola che lo permetta. Non voglio che ti senta a disagio.”
“Io… il tuo avvocato va bene. Mi fido di te. Non ho mai avuto motivo di credere il contrario.” El sorrise.
Fu un timido sollevarsi di labbra che lo rese adorabile. Remi non lo aveva mai guardato così da vicino, se lo era sempre impedito. Aveva un bel corpo, con gli occhi e i capelli scuri. E il suo viso, quando il sorriso si allargò leggermente, sembrò illuminarsi.
“Ottimo. Ho intenzione di finire di controllare questo e poi uscire. Ci vediamo domani?”
“È il progetto per la ristrutturazione degli appartamenti sopra il teatro?” El indicò i fogli.
“Sì.”
“Ci ho fatto un giro quando i giornalisti hanno iniziato a parlarne. Al momento è un disastro ma sono convinto che riusciremo a renderlo fantastico.” El fece scorrere un dito sopra i disegni.
“Sono completamente d'accordo.”
“Bene. Grande. Io… Sì, ci vediamo domani.” Si voltò in fretta e lasciò l'ufficio.
La porta si chiuse con un leggero cigolio.
Era arrivato per Remi il momento di trovarsi faccia a faccia con suo padre. Non poteva dirgli di El. Non ancora. Suo padre non era stupido. Se Remi gli avesse detto che aveva già un ragazzo, suo padre gli avrebbe riso in faccia. Ma avrebbe potuto sondare un po' il terreno. Se tutto fosse andato bene, i due si sarebbero comunque incontrati presto, quindi poteva iniziare a lanciare un paio di esche. Anche se la cosa gli si fosse rivoltata contro, avrebbe comunque pagato El. Non sarebbe certo stata colpa sua.
Dio, ho davvero intenzione di fare una cosa del genere?