Читать книгу La Proposta Del Miliardario - Jambrea Jo Jones - Страница 13
ОглавлениеCapitolo Cinque
Remi passeggiava nel proprio ufficio. La giornata si era trascinata lentamente. Era rimasto bloccato dietro la sua scrivania, lavorando su un sacco di scartoffie. Di solito non gli dispiaceva, ma quel giorno sì, probabilmente a causa della cena che lo attendeva. Sara Jo se n'era andata, una scelta saggia, a suo avviso. Se aveva pensato che fosse successo qualcosa, visto quanto era nervoso, non aveva detto niente. Remi avrebbe aspettato per ordinare del cibo fino a quando non fosse arrivato El, nel caso in cui avesse qualche allergia. Avvelenare un ragazzo di certo non era un buon modo per iniziare il primo appuntamento.
Ma… quello non era un appuntamento. Era un incontro strategico. Una sorta di incontro d'affari, ecco, per capire come muoversi.
Remi viveva in centro, in uno degli appartamenti di lusso che si affacciavano sul capo di baseball. Era fantastico uscire sul balcone quando c'era un evento musicale. E poteva anche vedere buona parte delle partite. Era uno dei vantaggi di stare a casa… cosa che ultimamente non accadeva molto spesso. L'area in cui viveva era ancora in costruzione e l'unica cosa che mancava davvero era un negozio di alimentati. Appena l'avessero costruito, Remi avrebbe potuto raggiungere ogni cosa a piedi nel giro di pochi minuti.
Un paio di colpi alla porta lo fecero trasalire. Per poco non inciampò nella scrivania. Aveva bisogno di prestare più attenzione.
“Avanti.”
El entrò e si chiuse la porta alle spalle. Non che ne avesse bisogno. Erano le cinque passate di martedì, quindi erano già usciti tutti. Di tanto in tanto qualcuno restava fino alle sei, ma solo quando avevano un grande progetto tra le mani ed erano stretti con i tempi.
“Ciao.” El gli rivolse un piccolo sorriso prima di sedersi sulla sedia di fronte alla scrivania.
“Ciao. Non ho ancora ordinato niente. Non ero sicuro che fossi allergico a qualcosa o stessi facendo una dieta.”
“Oh, no, non sono allergico a niente e mangio tutto. Non ho preferenze.”
“Buono a sapersi. Cosa ne dici del cinese? Conosco un posto eccezionale che prepara piatti d'asporto.”
“Suona bene.”
“Cosa ti va?”
El riflettè un momento, poi disse: “Una porzione piccola di zuppa in agrodolce, un paio di egg rolls e pollo in agrodolce con riso bianco. Oh, e del granchio Rangoon.”
“Ottimo. Se vuoi sederti a tavola, io nel frattempo ordino. Poi possiamo iniziare a parlare.”
Perché sono nervoso? Si trattava di un semplice accordo. Non avrebbe dovuto avere niente a che fare col fatto che trovasse El attraente. Dal momento stesso in cui Remi aveva iniziato a lavorare nell'azienda, suo padre non aveva fatto altro che ripetergli di non uscire con i dipendenti. E… quello che stavano facendo contava come “uscire” insieme? Non si frequentavano per davvero. Era un affare, come tanti altri. Solo che quello avrebbe richiesto che El vivesse a stretto contatto con lui. Avrebbero lavorato insieme e Remi avrebbe dovuto comportarsi in modo professionale in modo da non perdere un prezioso dipendente.
Ordinò il cibo e gli dissero che i piatti non sarebbero arrivati prima di un'ora. Quello avrebbe dato loro la possibilità di buttare giù alcuni dettagli. Prese il laptop e si diresse verso il salotto dove aveva fatto accomodare El. Non era niente di speciale: c'erano solo un divano, un piccolo tavolo e un paio di sedie. In quel modo, quando decideva di trascorrere le notti in ufficio per colpa del lavoro, aveva sia un posto comodo dove stendersi che uno dove consumare i pasti. Remi non aveva dei veri e propri orari. I suoi dipendenti potevano anche avere dei limiti agli straordinari da fare, ma Remi avrebbe continuato a lavorare fino a quando non avesse finito ogni cosa.
I vantaggi di essere il capo.
El si schiarì la gola. “Penso che dovremmo dirlo a Sara Jo. Voglio dire, lei capirà comunque che sta succedendo qualcosa. Abbiamo bisogno che stia dalla nostra parte. In questo modo, potrà aiutarci se ne avremo bisogno.”
“È un'idea eccellente. Mi chiedevo come ci saremmo comportati con lei, perché so che siete amici.”
“Sì, non voglio mentirle. E devo confessarti che l'ho già detto a mia madre.”
“Okay. Va bene.” Remi non sapeva come si sentiva davvero in merito, ma non aveva voce al riguardo.
“Non preoccuparti. Non lo dirà a nessuno.”
“Va bene.”
Immagino che andremo dritti al sodo. Aveva pensato che ci sarebbero state un paio di frasi di circostanza, prima, ma gli piacevano gli uomini che non facevano tanti giri di parole.
“Bene. D'accordo. Sì. Ehm… non sono sicuro del motivo per cui hai bisogno di un finto fidanzato. Voglio dire, tu… beh, potresti avere praticamente chiunque.”
“Mio padre vuole che mi sistemi. Credo di avertelo detto prima. Non mi ricordo bene, dato che in quel momento ho detto un sacco di cose tutte insieme. Ma sì, mio padre mi vuole accasato e felice, com'è stato lui con mia madre. Sono troppo impegnato con il lavoro. Non voglio una vera relazione. Tuttavia, se gli dimostro che ci sto perlomeno provando, forse allenterà un po' la presa.”
“Sembra… beh, non deve essere piacevole essere forzato a trovare qualcuno.”
“Sì, ma mio padre è vecchio stampo. Non ha problemi col fatto che io sia gay, ma secondo lui dovrei avere il tipo di relazione in cui sono previsti sia il matrimonio che i figli. Ecco perché ti ho fatto questa proposta. Ho pensato: ci conosciamo già, anche se superficialmente, so che sei un dipendente modello e che hai bisogno degli straordinari. A tal propostito, perché hai bisogno di soldi? Abbiamo bisogno di conoscere quante più cose possibili l'uno dell'altro se vogliamo far riuscire il piano.”
“Debiti, per la maggior parte. Ho solo bisogno di un po' di tempo. Per la verità, non sono sicuro di poter lasciare sola mia madre. Lei ha detto di essere d'accordo con tutto questo, quindi… lo sono anche io.”
“Mi sembra giusto. Dovremmo concordare un certo periodo di tempo. Penso che un paio di mesi dovrebbero bastare, anche tre nel caso in cui sia necessario allungare i tempi. Se ti va bene possiamo cenare con mio padre questo fine settimana. Posso iniziare ad accennargli qualcosa nei prossimi giorni. Credi di riuscire a trasferirti qui in un paio di settimane? Non voglio fare troppo in fretta oppure si insospettirà.”
“Non pensi che sia strano che ti abbia detto di sistemarti e nel giro di pochi giorni te ne esci con un fidanzato?”
“Non credo. Non se gioco bene le mie carte, almeno. Voglio dire, tu lavori qui. Mi ha detto di evitare relazioni con i dipendenti ma spero che penserà che l'attrazione tra di noi è stata troppo grande per riuscire a resistere. Sì, lo so, sembra strano, ma se l'è cercata.” Remi rise.
“Sì, credo che abbia un senso. Okay, quindi… due mesi con la possibilità che diventino di più. Mi trasferirò dopo aver cenato con tuo padre. Pensi davvero che sia una buona idea fare così in fretta?”
“Probabilmente no, ma ci conosciamo già da un po', quindi è diverso.”
“Non proprio. Abbiamo lavorato insieme, ma quanto ci conosciamo davvero? Voglio dire, so che sei il proprietario dell'azienda. So quali sono i piani aziendali, grazie alle email di Sara Jo. Abbiamo interagito a un paio di pranzi di lavoro, ma non ci siamo mai seduti per parlare davvero.”
“Immagino che le cose cambieranno presto, no? Se non viene fuori qualcosa, forse possiamo restare amici. L'inverno sta arrivando, quindi il lavoro rallenterà presto. Forse, dopo questa esperienza, saremo più vicini l'uno all'altro e avrai un nuovo compagno con cui uscire a fare una bevuta quando avrai tempo. Beh… forse hai già tempo.”
Remi si accorse di divagare. Perché è così difficile?
Tuttavia continuò a parlare. “Probabilmente dovremmo parlare dei nostri gusti e cose del genere. Penso che le questioni legali, se così possiamo chiamarle, riguardino principalmente la durata del contratto e il fatto che avrai una stanza tutta tua nell'appartamento. Ma immagino che sia il caso di parlare prima dei soldi.”
“Dio, come suona male. Forse dovrei semplicemente farti un favore,” mormorò El.
“No. Hai bisogno di soldi. Posso guardare quanto lavori adesso e partire da lì. Usare l'importo della retribuzione per gli straordinari e calcolare la durata del contratto per ottenere una cifra.” Remi premette alcuni tasti sul computer per accedere alle buste paga dei dipendenti. Non la gestiva lui stesso ma aveva comunque l'accesso.
Wow, non lo stiamo pagando abbastanza. Almeno non aveva lo stipendio fisso e poteva guadagnare qualche extra con gli straordinari ogni mese. Remi non voleva fargli un'offerta esagerata che lo mettesse in imbarazzo, ma non voleva neanche sottostimare quello che stavano per intraprendere.
“Cosa ne dici di quindicimila dollari? Se lo faccio passare come un bonus aziendale non verrà tassato. Questo è l'importo massimo consentito.”
“Quindici… non posso… penso che sia troppo.”
“Ne vali la pena e mi stai aiutando più di quanto credi.”
“Mi sento lo stesso come se stessi prendendo i tuoi soldi per niente. Voglio dire, tutto ciò che farò sarà trasferirmi da te e fingere di essere il tuo ragazzo. Non cambierà niente, e parte di quel tempo non lo passerò neppure con te. Immagino che potrei cucinare per entrambi e pulire casa tua. Soldi gratis… sembra semplicemente troppo bello per essere vero.”
“Ho una cameriera che viene una volta alla settimana. Se vuoi cucinare, però, puoi assolutamente farlo. Ho una cucina super accessoriata che non viene usata a sufficienza.”
“Va bene. Forse potrei cucinare per te e tuo padre per la nostra cena? Cosa ne pensi? Mi farebbe sentire meglio fare qualcosa. Quello che mi hai offerto è molto più di ciò che otterrei con qualche ora di straordinario, e lo sai bene.”
“Andata. E penso che l'idea di fare la cena nel mio appartamento sia fantastica. A mio padre piacerebbe. Fammi sapere cosa vuoi cucinare e ti farò avere tutto il necessario. C'è qualcos'altro di cui pensi dovremmo parlare? Il cibo che ho ordinato arriverà a momenti, hai tutto il tempo per pensare mentre mangiamo.”
El si fece pensieroso. “Abbiamo stabilito l'importo e il periodo di tempo, e abbiamo già discusso di come potrò tirarmi indietro in qualsiasi momento. Non sono sicuro di quali altri cose siano importanti. Non ho mai fatto niente del genere prima d'ora. Possiamo lasciare aperte le condizioni, nel caso in cui mi venga in mente qualcosa da aggiungere in futuro. E non credo di avere bisogno di un contratto. Mi fido di te. Se non mi fidassi non lavorerei mai per la tua azienda. Mi piace proprio perché le persone sono fantastiche, e sono inclusi anche i miei superiori. Hai sempre trattato tutti nel modo migliore. Non è una cosa così scontata, al giorno d'oggi.” El gli tese la mano.
Remi la strinse subito. Non riusciva a credere alla propria fortuna per essersi imbattuto in El proprio quando ne aveva bisogno. Se non l'avesse fatto, le cose sarebbero potute andare molto peggio.
Un ronzio proveniente dal computer gli fece abbassare lo sguardo. Vide che la porta d'ingresso era stata chiusa a chiave e che il fattorino stava cercando di entrare.
“Il nostro cibo è arrivato. Vado a prenderlo.” Si alzò dal divano, posò il portatile e si diresse verso la porta. La lasciò aperta: l'edificio era tranquillo, non c'era nessuno in giro tranne loro due.
Dopo aver pagato il fattorino ed essere tornato nel suo ufficio, si guardò intorno. Amava passeggiare nell'edificio quando non c'era nessuno. Gli piaceva il fatto che fosse suo. Aveva contribuito a renderlo quello che era oggi. Era orgoglioso della sua compagnia e gli aveva riscaldato il cuore sentire tutte le cose positive che El aveva detto al riguardo. Remi aveva sempre fatto quello che riteneva giusto, e avrebbe fatto la stessa cosa con El. Lo avrebbe aiutato in ogni modo, giurò a se stesso. Al massimo, sarebbero rimasti amici. Remi non ne aveva molti ma sentiva che El sarebbe stato un uomo fantastico da avere al proprio fianco dopo una lunga giornata di lavoro. Il suo stomaco brontolò.
È ora di mangiare.