Читать книгу La Proposta Del Miliardario - Jambrea Jo Jones - Страница 12
ОглавлениеCapitolo Quattro
El non riusciva a credere di aver accettato una proposta così rischiosa. Stava perdendo la testa, poco ma sicuro. Sarebbe diventato il fidanzato del capo. No, un attimo, il suo finto fidanzato. Non poteva che andare a finire male. Anche se Remington Marlow gli aveva assicurato che non avrebbe influito sul suo lavoro, El sapeva che era una bomba ad orologeria. E se fosse successo qualcosa a sua madre mentre era in giro a fingere di essere un fidanzato? Ne sarebbe stato devastato.
Sua madre lo aveva convinto a contattare la casa di riposo. El sperava ancora di riuscire a trovare una cura in grado di aiutarla, ma le sue condizioni non stavano affatto migliorando. Durante l'ultima visita il dottore aveva detto che si trattava di settimane, mesi se fossero stati fortunati. Fino a quel momento non lo erano stati… non da quando quella maledetta malattia era tornata con ancora più forza di prima.
Dovette accostare l'auto. Non era lontano da casa ma il pensiero che un giorno sarebbe rientrato e non avrebbe trovato sua madre ad aspettarlo, gli faceva male al cuore. El non sapeva cosa avrebbe fatto senza di lei. Era la sua roccia, la persona su cui poteva sempre contare e la madre migliore che un figlio potesse desiderare. E lo aveva cresciuto completamente da sola. I suoi nonni erano morti anni prima, aveva altri parenti che vivevano lontano e non aveva mai conosciuto nessuno dalla parte di suo padre. Quando sua madre se ne fosse andata, sarebbe rimasto da solo.
Si sfregò una mano sul petto, come se quel gesto potesse alleviare il dolore che lo riempiva. Non esisteva niente al mondo che potesse aiutarlo.
La cosa migliore che poteva fare era stare con lei, prendere un periodo di congedo e interrompere quella stupida idea di fingersi il fidanzato di un miliardario. Il tempo che passava con lei era più importante del denaro. Lo sapeva. E sapeva anche che, se sua madre non lo avesse incoraggiato, avrebbe rifiutato la proposta del signor Marlow.
El fece un respiro profondo e ricominciò a guidare. Doveva preparare la cena per sua madre. Sperava che mentre lui era fuori casa, avesse perlomeno bevuto il brodo, ma le ultime due notti la minestra era rimasta sul comodino, intoccata. Sembrava che sua madre mangiasse solo quando lui la costringeva.
Imboccò il vialetto e parcheggiò, poi entrò in casa. “Mamma?”
Lei non rispose. El appoggiò il cappotto sullo schienale di una delle sedie in cucina e andò verso camera sua. Stava dormendo. Dovette assicurarsi che il suo petto si muovesse per essere sicuro che stesse ancora respirando. Aveva comunque paura di controllare, ogni volta. Sapeva che sarebbe arrivato il giorno in cui non si sarebbe più svegliata. Per quanto brutto da pensare, pregò che se ne andasse in quel modo: senza dolore, senza rendersene conto, in modo quasi pacifico. Se El era stanco di tutto quel dolore, sua madre doveva esserne esausta.
“El.” Girò appena la testa e lo guardò. Un piccolo sorriso le allargava le labbra.
“Sì, mamma, sono qui.”
“Vieni. Siediti.” Batté una mano sul materasso.
El avvicinò una sedia al letto. Sua madre era così fragile. Non era sempre stata così. Crescendo, El aveva pensato che fosse la persona più forte del mondo. Adesso invece era ridotta pelle e ossa.
“Vedo che hai mangiato un po' di minestra.”
“Sono riuscita a camminare un po'. È stato piacevole. Sei diventato bravo a cucinare.”
“Solo grazie a te.” El sorrise, ripensando a quando aveva circa dodici anni. Sua madre gli aveva detto che gli avrebbe mostrato come preparare qualcosa di semplice da cucinare anche da solo, qualcosa di caldo e corposo… una minestra. Era stata una bella giornata. Gli aveva insegnato così tanto.
“Adulatore!” Lei tossì, ridacchiando. “Ora dimmi, hai risposto di sì alla proposta del tuo capo?”
“L'ho fatto, ma forse dovrei ripensarci.” El si mordicchiò il labbro. Era così combattuto.
“Non osare. Io me ne andrò, tesoro. Sappiamo tutti e due che accadrà. Nessuno di noi ha voglia di parlarne, ma dobbiamo farlo.”
“Sono d'accordo, mamma. Ma non stasera.” Le prese una mano e le baciò il dorso. “Pensi di poter mangiare del riso? O un'altra po' di zuppa?”
“Non ho fame, tesoro. Sono solo stanca.” Chiuse gli occhi e nel giro di pochi secondi si riaddormentò. Era spaventoso quanto in fretta riuscisse a cadere in un sonno profondo. Un giorno… semplicemente non si sarebbe più svegliata.
El chiuse gli occhi. Avrebbe voluto piangere ma, se avesse iniziato, non si sarebbe più fermato. E c'erano ancora un paio di cose che doveva fare quella sera prima di andare a letto. Il bagno di sua madre aveva bisogno di essere pulito e non aveva potuto farlo durante il fine settimana. Oltretutto il giorno dopo avrebbe dovuto aiutarla a lavarsi. Era qualcosa che non avrebbe mai pensato di fare, ma se la persona che più amava al mondo aveva bisogno del suo aiuto, lui glielo avrebbe dato totalmente. Sapeva anche che sua madre odiava essere così dipendente da lui. Era sempre stata abituata a fare tutto da sola, aveva dovuto imparare a contare solo su se stessa quando suo padre li aveva lasciati, obbligandola a diventare una madre single che faceva due lavori alla volta, spesso anche tre. Aveva fatto tutto quello per El. Certo, avevano discusso spesso nel corso degli anni, erano pur sempre madre e figlio, ma i momenti belli erano stati molti di più.
La cena. Aveva bisogno di mangiare qualcosa e capire come fare a finire la settimana. Per il momento avrebbe cenato, pulito il bagno, portato fuori la spazzatura, lavato i piatti e poi sarebbe andato a letto. Forse avrebbe avuto le idee più chiare, il mattino seguente, e non avrebbe pensato a quanto fosse figo il suo capo o a quanto sarebbe stato bello vivere con lui. Per davvero, non come un finto fidanzato.
Erano pensieri pericolosi. Remington Marlow poteva avere tutti gli uomini che voleva. Semplicemente non aveva tempo, con tutto il lavoro che aveva travolto la compagnia nell'ultimo periodo, ed El era stata la scelta più facile e veloce, la persona in quel momento migliore a cui chiedere di interpretare quel ruolo. El era stato semplicemente nel posto giusto al momento giusto. La parte difficile sarebbe stata far credere all'anziano Marlow che fossero davvero una coppia. Sperava che Remi avesse un piano anche per quello.
Chiuse la porta della camera di sua madre alle proprie spalle, dirigendosi poi verso la cucina. La domenica precedente aveva preparato il cibo per tutta la settimana quindi aveva vari piatti tra cui scegliere. Optò per una insalata. Non aveva molta fame. Il suo stomaco era un po' sottosopra e preferiva che il cibo che mangiava rimanesse lì. Cosa dice la protagonista del libro preferito di mamma? Qualcosa sul fatto che domani è un altro giorno? Sì, avrebbe seguito quella filosofia, perché sembrava che la sua vita stesse per diventare comunque una sorta di film.
* * * *
Per la prima volta da anni, El aveva paura di andare al lavoro. Forse non era tanto la paura quanto il non sapere quello che sarebbe accaduto. Più tardi, quel giorno, avrebbe cenato con Remi. Se volevano fingere di essere fidanzati, doveva abituarsi a usare il nome del capo. Non sarebbe stato bello chiamarlo signor Marlow davanti a suo padre. Avrebbe interrotto la farsa del finto fidanzato prima ancora che iniziasse. E per quanto tempo avrebbero dovuto fingere? C'erano molte domande che avrebbe dovuto ricordarsi di fare, quando si fossero incontrati.
E non era pronto neppure a passare del tempo col padre di Remi, anche se sapeva che sarebbe successo molto presto.
La cena non sarebbe stata poi così male. Almeno avrebbero mangiato in ufficio, solo loro due. Se avesse sbagliato qualcosa non ci sarebbe stato nessun altro ad assistere. Cosa avrebbero detto a Sara Jo? La donna avrebbe voluto sapere tutto sul perché usciva col capo. Li vedeva insieme ogni giorno. Non avrebbe impiegato molto tempo a fare due più due. Non era stupida. Forse Remi aveva già pensato a una soluzione, oppure avrebbero potuto discuterne e trovarne una insieme. El non voleva mentire alla sua migliore amica. Oltretutto lei avrebbe potuto aiutarli in qualche modo. Non sarebbe stato male avere qualcuno dalla loro parte per dargli una mano in quella che sembrava a tutti gli effetti una sit-com.
È la mia vita. Come diavolo sono arrivato a questo punto? Voleva un'esistenza normale, era forse chiedere troppo?
Raggiunse la propria scrivania senza incontrare nessuno. Era in anticipo. Probabilmente i suoi nervi lo avevano costretto a uscire di casa per iniziare subito la giornata. Aveva bisogno di un caffè, dato che non aveva ancora avuto il tempo di prenderne uno. Era stato impegnato con sua madre, che aveva avuto una brutta nottata, trascorsa facendo avanti e indietro dal bagno. Già mangiava poco, le mancava solo di rigettare quelle poche cucchiaiate di minestra che riusciva a buttare giù. Se avesse continuato in quel modo, sarebbe stata costretta a tornare in ospedale. L'infermiera della casa di riposo sarebbe arrivata il giorno successivo, forse potevano chiedere a lei cosa fare.
La caffettiera della sala relax era vuota, ma se lo era aspettato, visto che sembrava il primo ad essere arrivato. Preparò il caffè e tornò alla scrivania per accendere il computer. Quel mattino doveva controllare il progetto di uno dei suoi colleghi e sapeva che nel pomeriggio ne sarebbe arrivato un altro da sistemare. Il motivo per cui amava tanto il suo lavoro era perché lo costringeva a concentrarsi, tagliando fuori il resto del mondo. Se non lo avesse fatto, avrebbe messo in pericolo delle vite umane. Quel giorno era ancora più contento del proprio lavoro: aveva troppe cose in testa a cui non voleva pensare.
I dipendenti stavano iniziando ad arrivare e l'ufficio sarebbe presto diventato caotico.
L'ora di pranzo arrivò prima che se ne rendesse conto. Voleva andare a casa e aiutare sua madre a mangiare, dal momento che non sarebbe tornato per cena. Finché la donna riusciva a mangiare qualcosa, non aveva importanza se lo faceva a pranzo, a cena o in un qualunque momento della giornata.
El portò la sua tazza di caffè nella sala relax così da poterla lavare. Sara Jo aveva evidentemente avuto la sua stessa idea. El non voleva incontrarla di nuovo, non fino a quando lui e Remi non avessero affrontato e capito come gestire la situazione del “finto fidanzato”.
“Ehi, El. Stai andando a casa? Come sta Kathleen?”
“Non bene, ma sì, sto andando a casa. Ho bisogno di andare da lei. Ne parliamo dopo, d'accordo?” El si voltò verso la porta, senza aspettare la sua risposta.
“Dalle un abbraccio da parte mia.”
“Lo farò.” El agitò una mano e se ne andò.
Ci era andato vicino. Avrebbe tanto voluto rivelarle quello che stava succedendo. Sara Jo era stata al suo fianco fin dall'inizio: la prima volta che era stato diagnosticato il cancro a sua madre, la remissione della malattia e ora il suo ritorno. Era uno dei motivi per cui lo aveva fatto entrare nell'ufficio di Remi il giorno precedente. Sapeva che aveva bisogno di soldi. Ma la possibilità di usare il farmaco sperimentale stava scivolando via. Nel suo stato, sua madre sarebbe potuta non essere più una candidata. Era un fatto che avrebbe dovuto affrontare. Perché quella terribile prospettiva stava diventando ogni giorno più reale. Il fatto che sua madre venisse curata e accudita a casa non lo avrebbe aiutato a nascondere la testa sotto la sabbia riguardo la gravità delle sue condizioni. Non voleva neppure pensarci, figuriamoci parlarne a voce alta. Lo farò domani.
In quel momento, doveva correre a casa e cucinare qualcosa per entrambi. Aveva saltato la colazione e il caffè non aveva fatto altro che aprirgli ancora di più lo stomaco. Aveva davvero bisogno di mangiare un panino, aveva davvero bisogno di affrontare l'inevitabile, aveva davvero bisogno di gestire quello che stava accadendo. Avrebbe dovuto accettare prima quanto fosse grave.
Respira, si impose.
Non importava quanto fosse arrabbiato, non poteva lasciare che sua madre lo vedesse. Tutto ruotava intorno a lei, non a lui. Si fermò davanti alla porta di casa e si prese qualche minuto per ricomporsi prima di aprirla. Doveva cercare di farle bere qualcosa, anche solo dell'acqua, e sperare che non la vomitasse. Avevano delle medicine per la nausea ma, se l'acqua non fosse rimasta al suo posto, non l'avrebbero fatto neppure le pastiglie. Fece un altro sospiro profondo ed entrò. Non c'era un posto al mondo in cui aveva paura di entrare. Tuttavia, quando aprì la porta di casa, si chiese se quello che lo aspettava dentro fosse il suo incubo peggiore.