Читать книгу Per Sempre È Tanto Tempo - Morenz Patricia - Страница 13

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CAPITOLO 8

«Mamma continua ad essere preoccupata» confessa Jake, interrompendo il nostro silenzio particolare.

Se non abbiamo compiti, saliamo sulla casa sull’albero, lui suona qualche accordo qui e là ed io scrivo con la sua musica come colonna sonora. Ma da un po’ di tempo sento le sue note agitate e so che qualcosa non va.

«Tua madre sta ancora male?»

«Sì, e so che è preoccupata per l’aspetto economico. Non so come ha potuto sprecare del denaro per il portatile per il mio compleanno.»

Davvero non so cosa dire, c’è poco che entrambi possiamo fare o … forse no.

«Forse potresti aiutarla con un po’ di soldi?»

«Soldi da dove?» alza le sopracciglia e allontana le dita dalle corde.

Non sapevo se gli sarebbe piaciuta la mia idea, ma non avevo niente da perdere a provarci.

«Potresti cantare … cantare per la gente.»

«Assolutamente no!» rifiuta quasi immediatamente «Io non canto in pubblico, Joce.»

«Ma potresti. Canti davvero bene e potresti fare un po’ di soldi con questo dono.»

Lui fa di no con la testa guardando la vecchia chitarra che tiene tra le mani.

«Io non canto per le persone, canto solo per me» si ferma imbarazzato per quello che sta per dire «ed ora anche per te.»

«Dovresti provare, pensaci, hai una voce troppo bella per nasconderla» e arrossisco per come mi guarda.

«Ci penserò, d’accordo» concede non molto convinto e reticente ad accettare, ma ho la certezza che alla fine lo farà.

All’improvviso ho un’idea pazza, ma decido di dirgliela in ogni caso.

«Aspetta, ho un’altra idea.»

«Oh, no!» si lamenta Jake.

«Non dire di no prima di sentirla.»

Non so che sguardo mi lancerà ora, ma voglio verificarlo.

«E se fai un’audizione per qualcuno di quei programmi per giovani talenti? Hai 15 anni, puoi farlo.»

«Cosa?! Sei pazza?!»

«Ehi!» mi risento.

«Scusami, non sei pazza, solo che quello che stai dicendo è una pazzia. Non potrei mai farlo.»

All’improvviso sento che mi ha fraintesa, la sua voce riflette una profonda tristezza e non so come rimangiarmi le parole.

«È solo un’idea, non fare così.»

«Hai visto quei programmi, Joce?» annuisco «Dovrei cantare per centinaia di persone sul set e milioni che mi guarderanno alla televisione, ma questa non sarebbe la cosa peggiore …» fa una pausa significativa «la parte peggiore sarebbe vedere che, tra tutte quelle persone, la mia famiglia non c’è.»

Ora capisco tutto. La sua famiglia non lo appoggerebbe mai, perché il signor Johnson non approverebbe mai che uno dei suoi figli partecipasse a qualcosa così banale come un programma televisivo che cerca la prossima star musicale, non sa nemmeno che Jake suona la chitarra, ancora meno che canta. Sua madre non andrebbe mai contro il marito, e su fratello ovviamente sarebbe costretto a schierarsi. Tutte quelle persone avevano le loro famiglie tra il pubblico, orgogliose di loro, lui no, perlomeno non la sua famiglia e credo che ci avesse già pensato prima che io parlassi.

«Io starei lì» sussurro appoggiando la testa sulla sua spalla. «Io appoggerò i tuoi sogni.»

«Lo so …» sorride tristemente.

Restiamo lì appoggiati l’uno all’altra, tenendoci per mano come se fosse il nostro unico salvavita. So che negli ultimi anni per lui non ci sono stata, ma sono anche sicura che a partire da adesso lo appoggerò in ogni strada che vorrà prendere.

«Jake …» sussurro di nuovo e alzo la testa per guardarlo negli occhi «Io sono la tua fan numero uno a partire da adesso.»

«Ci contavo» dice stavolta sorridendo davvero e così so di aver trovato le parole giuste.

«Possiamo anche caricare dei video su Youtube, sai … come Justin Bieber, potresti essere meglio di lui.»

«Stai zitta, Joce» continua a ridere «Semplicemente non sai quando smettere. Ci penserò, va bene? Ma non oggi.»

«Okay» gli faccio l’occhiolino e torniamo alle nostre occupazioni. Lui suona, io scrivo.

Vado bene a scuola, e questo mi lascia del tempo per scrivere di più. Ho già scritto vari racconti e sto terminando il mio primo romanzo. Il mio blog va a meraviglia, scrivo recensioni e condivido i miei racconti con chi vuole leggerli. Ho molti amici blogger, ma pochi a scuola. Davvero non mi sono disturbata a cercare di entrare in qualcuno di questi gruppi e dalla mia piccola lite con Gina non mi si avvicina più nessuno, o meglio, solo Meryl e Jake. Ah, e Bryan perché non ha altra scelta.

Non sono andata al ballo di benvenuto, Jake ha capito che non mi vanno i balli, né Halloween, non ci è andato nemmeno lui anche se gli ho detto che avrebbe dovuto, ha risposto che non gli interessavano. Ho saputo da Meryl che Bryan l’aveva invitata ad andare con lui, ma lei gli ha detto di no, pensando ai genitori, non è entrata nei dettagli ma ho supposto che siano dei bianchi razzisti. Anche se Bryan ed io non andiamo molto d’accordo, questo non ha nulla a che vedere con il colore della sua pelle. Da allora le cose tra loro sono imbarazzanti, dato che Meryl ci è andata con un altro ragazzo e Bryan ha tratto le proprie conclusioni. Lui alla fine aveva trovato con chi andare, ma tra loro l’atmosfera era ancora tesa.

«Bene …» inizio. «La prossima settimana è il mio compleanno e vorrei invitarvi. Verrà mia zia e preparerà il pranzo, se poteste venire sarebbe fantastico, è di sabato.»

«Mi dispiace, ragazza» dice Bryan, mi chiama di nuovo “ragazza”, «ma sarò fuori per una visita di cortesia andrò a casa dei miei nonni.»

«Oh, Jocelyn! Perché il tuo compleanno deve essere proprio in questi giorni!» si lamenta Meryl. «Anche i miei genitori ed io saremo in viaggio, ma ti prometto che appena torno faremo qualcosa tra ragazze.»

«Io ci sarò» mi rassicura Jake, ignorando gli altri e guardando solo me.

«Lo so, grazie.»

E così è stato. Mia zia Kerry arrivò a casa mia con Kevin, non lo vedevo da appena un paio di mesi e lo trovai molto cresciuto. Sapevo che lei non voleva stare in questa casa, ma sapevo anche che mi amava tanto da sopportarlo e anche papà dovette accettarlo. E quando la ringraziai per essere presente nella mia vita, so che papà si accorse di non essere stato nominato. Eppure, con tutto il dolore per la mancanza di mia madre, oggi ricordai le sue parole e cercai il sole per quella giornata, il mio sole fu mia zia.

«Come stai, Lyn?» chiede mia zia mentre mi siedo sul letto dopo aver pulito la cucina.

«Bene, zia.»

«Non te lo sto chiedendo così, tanto per chiedere, Jocelyn. In realtà voglio sapere come stai. Mi puoi mentire per telefono, ma voglio che mi guardi negli occhi e mi dici davvero come stai.»

Lei sa come ottenere la verità, non puoi nasconderti davanti ai suoi occhi, lei ti vede attraverso.

«Odio questa casa, zia. Davvero, la odio. Odio che un’altra donna, che non è la mamma si creda la padrona, odio papà per aver permesso a questa donna di entrare qui, odio che tutti i bei ricordi di mamma in questa casa svaniscano sempre di più e temo di non riuscire a ricordare il suo viso tra alcuni anni» termino singhiozzando e lei mi abbraccia.

«E cosa ti piace, Lyn? Devi concentrarti su ciò che ami, affinché le cose che odi siano più sopportabili.»

Continuo a singhiozzare mentre penso alle sue parole. Cosa amo?

«Amo scrivere …» continuo a pensare. «Amo avere un amico che mi ha perdonato dopo che me ne sono andata senza salutare e che mi ha aspettato come se nulla fosse cambiato, amo svegliarmi la mattina perché so che lui mi aspetta sul marciapiede per andare a scuola, amo scrivere mentre lui suona la chitarra.»

Zia Kerry sospira, non so se di sollievo, ma lo interpreto così.

«Questo è bello, tesoro. Jake mi è sempre piaciuto, lui si è sempre occupato di te e sono contenta che siate tanto uniti di nuovo. Ma fai attenzione, non puntare tutte le tue fiches in un’unica partita, potresti restare senza niente.

«Cosa vuoi dire? Parli come mamma.»

«Ricordalo soltanto, va bene? E voglio vedere Jake al tuo compleanno. Buona notte, tesoro.»

«Buona notte, zia.»

Per Sempre È Tanto Tempo

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