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Capitolo 5

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Inghilterra 1920-1935

La casa di Godfrey a Deal era in un piccolo cul-de-sac lungo il Church Path che andava in città partendo dalla chiesa di San Leonardo. Era tranquilla, arredata con sobrietà ma confortevole, con un piccolo giardino dove suo nonno coltivava uva spina, zucche e patate.

I suoi genitori si erano spostati nella grande stanza libera e a Godfrey era stata data la piccola camera da letto di fianco. Crebbe in quella stanza, che era nata come una stanza per un neonato con una culla e dei peluche, e la condivise per un certo periodo di tempo con la sua sorellina. Più tardi quando a Elizabeth – Lizzie – fu data la sua camera, divenne la tipica camera da letto di un ragazzo con modellini di navi e aeroplani che coprivano il vecchio cassettone dove teneva i suoi vestiti.

Aveva adorato suo nonno – mentre aveva trovato sua nonna un po’ tirannica. Sgridava suo marito perché viziava Godfrey se gli comprava un giocattolo o un gelato, e questo Godfrey lo trovava un po’ ingiusto. Gli volevano però bene e aiutavano Ernest e Margaret facendogli da babysitter quando volevano uscire. La nonna morì nel 1927 e poco dopo il suo adorato nonno la seguì.

Sin dalla più tenera età, Godfrey veniva portato sul lungomare e poi sul vecchio pontile. Da lì suo padre gli indicava gli alberi delle navi affondate alle Goodwin Sands e, in una giornata limpida, la costa della Francia a sole venti miglia, o poco più, di distanza. Dopo di questo c’era un gelato al bar di fronte e una camminata a casa per andare a prendere il tè. Chiedeva sempre a suo padre di raccontargli di quei relitti. "Le navi sono affondate durante la guerra?"

"Alcune, forse, ma le Goodwin hanno fatto affondare parecchie navi anche molto tempo prima."

"Eri su una nave durante la guerra, papà?"

“Sì”, rispondeva suo padre, ma non diceva nulla di più. Godfrey cercò di portare la conversazione su quell’argomento per parecchie volte ma ogni volta suo padre cambiava argomento.

"La tua nave è stata affondata?"

"Sì, ma andiamo a prendere un gelato – con 'i vermicelli al cioccolato'!"

Quell’invito di solito distraeva Godfrey, ma poi non si arrendeva e di nuovo suo padre non parlava della guerra. Tutto quello che seppe Godfrey, quando divenne più grande, fu che Ernest aveva delle cicatrici che provenivano dalle ferite che aveva subito nello Jutland. Era ancora in Marina, ma lavorava in un ufficio a Dover e non andava in mare.

“Perché non sei su una nave?” chiedeva.

“Non tutti gli ufficiali navali lavorano sulle navi. In effetti, ci sono un sacco di navi a terra.”

“Navi a terra – che non galleggiano?”

“Sì. Ad alcuni edifici navali vengono dati i nomi delle navi.”

“È proprio sciocco,” diceva Godfrey.

Prima che imparassero a nuotare, Ernest and Margaret portavano i bambini alla vicina St Margaret’s Bay, dove i nuotatori della Manica, rivestiti di grasso d’oca, partivano per fare il loro gelido viaggio fino alla Francia. C’era una spiaggia sabbiosa poco profonda ideale per imparare a nuotare, ma era sempre la loro madre, Margaret, che veniva in acqua a insegnare.

“Perché papà non nuota?” chiese un giorno Lizzie.

“Oh, sai, non gli piace l’acqua.”

“Ma perché se è così bello? Ti piace, vero mamma?”

“Sì certo, tesoro, ma papà si è molto spaventato durante la guerra, tutto qui.”

“Cosa è successo?”

“Oh, è caduto in acqua dalla nave e hanno dovuto salvarlo.”

“Ed è lì che si è procurato tutte quelle cicatrici?”

“Sì, tesoro – ma sai che non gli piace parlarne, perciò, per favore, non tormentarlo. Comunque tutti e due state nuotando veramente bene ora, no?”

Quando fu cresciuto a Godfrey e a sua sorella fu permesso di andare a piedi in città da soli. D’estate facevano il bagno presso la scoscesa spiaggia di ciottoli – anche se Lizzie non accompagnava suo fratello quando nuotava lontano dalla spiaggia preferendo restare dove toccava. I barcaioli locali cominciarono a conoscerli e avvertirono Godfrey delle forti correnti che potevano prenderti e portarti nelle acque profonde visto che il letto del mare scendeva molto rapidamente. Godfrey, però, era diventato un nuotatore sicuro e stava attento a non spingersi troppo al largo. Se veniva preso dalla corrente sapeva che doveva nuotare attraverso e non contro.

I bambini erano delusi per il fatto che loro padre non volesse mai nuotare con loro. In realtà, Ernest sembrava oltremodo preoccupato per il fatto che Godfrey nuotasse, si agitava e si raccomandava che stesse attento ogni volta che entrava in acqua.

“Puoi andare in spiaggia, certo. Ma, per favore, fa’ molta attenzione quando nuoti lì. Potresti non toccare e molto velocemente essere portato al largo.”

“Lo so, papà, ma sono un buon nuotatore, lo sai”.

“Sì, ma mi preoccupo lo stesso. E prenditi cura di Lizzie – non è una nuotatrice brava quanto te.”

“Perché sei così preoccupato?”

“Penso di avere un po’ paura dell’acqua, tutto qui.”

****

Poco dopo la nascita di Godfrey, i suoi genitori parlarono della sua istruzione. “Credo che dovremmo mandarlo a una scuola privata,” disse Ernest.

“Possiamo permettercelo?”

“Credo di sì. Mio padre si è offerto di aiutarci con le rette e io guadagno un salario discreto. So che hai dovuto lasciare il lavoro, ma possiamo farcela.”

“Hai in mente una scuola in particolare?”

“C’è una buona scuola qui nelle vicinanze, King’s Canterbury. Mi è stato detto che è la più vecchia scuola al mondo ancora attiva – è stata fondata nel 597, pare, da Sant’Agostino.”

“597? Spero che abbiano aggiornato i programmi da allora! Ma, seriamente, non credi che le scuole private siano un po’ da snob?”

Margaret, che non aveva frequentato le scuole private, non era impressionata dalla reputazione di “caccia, pesca e polvere da sparo” della scuola privata.

“Beh, io ci sono andato. Sono uno snob?”

“Certo che lo sei!” disse lei, guadagnandosi un buffetto amichevole dal suo affezionato marito. “In ogni caso è veramente troppo giovane perché si debba decidere ora.”

“In realtà no, dobbiamo prenotare un posto per tempo. Iscriviamolo alla scuola elementare – è a Sturry, vicino a Canterbury; vediamo come va lì e, se gli piace, può andare alle scuole successive. Altrimenti possiamo trovargli una scuola qui.”

Margaret fu d’accordo e ne fu felice di averlo fatto, perché Godfrey andò bene. Nella scuola primaria si interessò allo scoutismo e divenne un valido giocatore di rugby, diventando un componente dei “lupetti” e giocando nella squadra della scuola.

Si iscrisse alla King’s School nel 1934, indossando il tipico vestito con pantaloni a righe, giacca nera e collo a coda di rondine. Era un ragazzo socievole, bravo negli sport, diligente anche se non eccessivamente studioso, e popolare tra i suoi compagni. Aveva ereditato le abilità linguistiche di suo padre e sua madre. La sua materia migliore era il francese e il suo insegnante di lingue lo introdusse al tedesco che imparò velocemente con l’aiuto a casa di suo padre.

Essendo già robusto quando arrivò al King’s, si trovò a far parte della squadra junior di rugby già al primo trimestre, giocando come mediano di mischia. Fu in genere in grado di evitare il bullismo a cui erano sottoposte la maggior parte delle matricole. La scuola aveva ancora l’usanza per cui le matricole ricevevano una piccola paga per fare i servitori dei ragazzi più grandi, ma Godfrey non era interessato. Tuttavia, i ragazzi più vecchi spesso trascinavano i ragazzi più giovani nei loro studi mentre passavano e ordinavano loro di andare al chiosco dei dolciumi al posto loro. La prima volta che capitò a Godfrey lui semplicemente si rifiutò di andare. Un ragazzo più anziano di nome Smythey disse “ci andrai o ti picchierò.”

“Non puoi farlo” disse tranquillamente Godfrey.

“Oh, veramente?” disse Smythey. “E perché no, se posso chiedere?”

“Primo, perché non ti è permesso picchiarmi, solo il capo della casa può farlo, secondo perché, per quanto forte mi picchierai non lo farò e terzo perché te le restituirò.”

“Restituire. Restituire? Tu piccolo bastardo. Razza di screanzato!”

Smythe condivideva il suo studio con un gruppo di bulli. Ascoltarono con interesse questo scambio di battute. Uno di loro disse “piccolo stronzetto, va bene. Va’ avanti, Smythey, picchialo.”

Smythe andò verso Godfrey, le mani sui fianchi, “ultima possibilità, rospetto, andrai o no al chiosco dei dolciumi?”

“Non ci andrò” disse Godfrey.

Smythe sollevò il pugno e mirò al suo volto, ma Godfrey fece un passo indietro ed evitò il colpo. Finì, però, contro uno degli amici di Smythey, che lo spinse in avanti mentre Smythey colpiva di nuovo. Questa volta il colpo lo centrò con violenza sul mento. Sentì i denti sbattere tra loro e barcollò. Le lacrime riempirono i suoi occhi ma riuscì a schivare un secondo colpo e colpì con un pugno i genitali di Smythey. Smythey crollò a terra in preda ai dolori mentre i suoi compagni attaccarono Godfrey ma, prima che riuscissero a raggiungerlo, la porta dello studio si aprì e il capitano della casa, un ragazzo di nome Carter, entrò.

“Che diavolo è tutto questo chiasso?”

“Questo zotico si è rifiutato di andare al chiosco di dolciumi per Smythey e poi lo ha colpito sulle palle.”

“Beh, mostra uno spirito combattivo, devo dire. Però non posso permettere che le matricole disobbediscano alle persone più grandi – altrimenti dove andremmo a finire?” Si girò verso Godfrey. “Perciò fa’ come dice.”

“No”, disse Godfrey. “Non sono uno schiavo, non lo farò!”

“Cosa? Mi stai disobbedendo? Sono il capitano della casa, lo sai!”

“Sì, lo so, ma non fa alcuna differenza, puoi picchiarmi se vuoi, ma non andrò.”

“Veramente? Bene, molto bene. Vieni nel mio studio. Vuoi essere picchiato, sei venuto dall’uomo giusto.”

Fece entrare Godfrey nel suo studio lì vicino dove gli altri responsabili della casa erano in attesa alle loro scrivanie. Avevano sentito il litigio ed erano impazienti di sapere cosa stesse succedendo.

“Questo bambino” sogghignò Carter, “questo bambino si rifiuta di fare quello che gli è stato detto. Credo che si meriti una lezione, no?”

Gli altri sorveglianti furono d’accordo con entusiasmo, anche se uno di loro, uno studente di nome Mitchinson fu meno entusiasta. “Ha mostrato del fegato ad affrontare quella merda di Smythe. Non credo dovresti punirlo per aver fatto quello che tutti vorremmo fare.”

“Dobbiamo imporre della disciplina, temo, Mitch. Piegati su quella sedia, ragazzo.” Prese un bastone da una mensola vicina alla porta dello studio, si allontanò da Godfrey, poi corse verso di lui e colpì con violenza la sua schiena con il bastone. Godfrey sussultò ma non disse nulla. “Bene, ragazzo. Abbassa i pantaloni, poi vedremo quanto sei veramente coraggioso.” Godfrey lo fece con riluttanza e di nuovo il responsabile della casa prese la rincorsa e lo colpì con forza. Anche se voleva urlare per il dolore, Godfrey si sforzò di stare calmo.

Il responsabile colpì altre quattro volte prima che intervenisse Mitchinson. “Dai. È sufficiente. Si presume che se ne diano al massimo sei.” Carter sollevò di nuovo il bastone, ma Mitchinson si mise davanti a lui e afferrò il bastone. “Ho detto che è abbastanza.”

Con riluttanza Carter disse a Godfrey di tirarsi su i pantaloni. “questo ti sarà di lezione” disse.

“In realtà” disse Mitchinson gentilmente, “credo che gli insegnerà qualcosa di completamente diverso da quello che intendevi, giusto? Tra l’altro, quale è il tuo nome?”

“Jenkins” disse Godfrey, stringendo i denti mentre tirava su i pantaloni sul suo posteriore dolorante.

“Bene, Jenkins, faresti meglio a uscire da qui. Brucerà per un giorno o due, temo. A proposito, se ti andasse di unirti all’OTC, vieni a trovarmi. Gestisco la sezione dell’esercito e sono alla ricerca di ragazzi duri per il mio plotone. Credo che potresti essere proprio quello che sto cercando.”

Pochi giorni più tardi, Godfrey incrociò Mitchinson in corridoio. “Hai ripensato a quello che ti ho detto?” chiese.

“Sì. Credo che mi piacerebbe ma mio padre è un ufficiale della marina e so che vuole che faccia parte della sezione navale.”

“Peccato. E tu cosa ne pensi?”

“In realtà ci ho pensato. Non mi piacciono particolarmente i pantaloni a zampa d’elefante. Forse dovrei pensare alla sezione dell’esercito.”

“Bravo, vieni a vederci alla sfilata di mercoledì.”

Ci si aspettava che tutti i ragazzi al Kings, tranne gli obiettori di coscienza, entrassero a far parte di una delle sezioni dell’OTC, Esercito, Marina o l’appena formata RAF. Venivano fornite le uniformi e la maggior parte dei cinque trimestri successivi erano dedicati a imparare a marciare e a sfilare prima di sostenere un esame di profitto. Se si passava, si poteva decidere se lasciare gli OTC o andare avanti con un addestramento più specialistico. Mitchinson era noto per scegliere gli allievi che voleva per il suo plotone – il che dava una meritata reputazione di esclusività. Essere invitato a farne parte era una sorta di riconoscimento per un ragazzo nuovo.

All'inizio c'erano un sacco di marce e di parate, ordini urlati da un ragazzo più anziano. Ogni errore o infrazione guadagnava un solenne rimprovero. “Tu orribile ometto” era l'insulto più comune, sia che fosse rivolto a un ragazzo che per errore avesse girato a sinistra invece che a destra, o che fosse arrivato con il distintivo non perfettamente lucidato. Il povero furfante veniva mandato a correre attorno al campo di parata portando sopra la testa un pesante fucile Lee Enfield fino a quando il suo tormentatore decideva che aveva sofferto a sufficienza.

L'addestramento sembrò a Godfrey completamente senza senso. Il massimo del divertimento lo ebbe quando fecero una esercitazione notturna. Non accadde molto, rimasero solo seduti in un campo con un piccolo falò e un piccolo contenitore che conteneva latte di razioni. Le latte sembravano identiche ma alcune contenevano una sorta di stufato, altre una zuppa insapore e una aveva una barretta di cioccolato molto più apprezzata. Uno dei ragazzi del plotone di Godfrey era riuscito a recuperare una piccola bottiglia di rum che si divisero prima di cercare di dormire sul terreno umido. Erano stati dati a ognuno di loro cinque proiettili a salve per i loro vecchi fucili – con l'avvertimento di non usarli a meno che non fosse strettamente necessario.

Intorno alle due del mattino, Mitchinson arrivò per dir loro che un attacco simulato avrebbe presto avuto luogo. “Il plotone di Smythe cercherà di prendervi di sorpresa. Restate all’erta e restate qui,” disse, guardando dritto verso Godfrey.

Quattro Destini

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