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La Coppa è un momento importante dell’anno. Una sfida che vede scontrarsi i più grandi campioni dalla comparsa dei primi veicoli da corsa. Gli abitanti di ogni Principato accorrono per assistere al suo svolgimento, e seguono febbrilmente la sua avanzata con un’apprensione degna dei tempi di guerra.

Nejim Palador, La prova

I cinque compagni avevano deciso di festeggiare la loro vittoria in questa prima tappa offrendosi un pasto abbondante ed un letto caldo nell’albergo locale.

-E un tacchino ai legumi della Costa del crepuscolo, uno! Tuonò l’oste depositando il piatto fumante sulla loro tavola.

L’odore che emanava dava l’acquolina in bocca, ma l’appetito di Naëli si era prosciugato dopo aver inghiottito dei piccoli ripieni di formaggio del Vento dell’Est e dei pomodori farciti con le castagne del sole. Aveva intravisto il suo dolce preferito, i profiterole di Sarmajor, ma non aveva avuto il coraggio di chiederne. Sapeva che non sarebbe stata capace di finirli. E tuttavia, si era ripromessa di gustare questa specialità del suo paese ovunque fosse andata, giusto per poter criticare e dire che solo a Sarmajor si sapevano fare i veri profiterole.

Joan agitò la sua forchetta vigorosamente in direzione della carne, e infilzò l’ala del tacchino prima di infilarne una buona parte in bocca. Naëli rischiò di scoppiare a ridere da quanto lui faticò a masticare il grosso boccone. Ma egli non le prestò la minima attenzione e si servì di nuovo, quasi immediatamente.

-Giù le mani! Disse Molly vedendolo tendere le sue posate verso la seconda ala. Questo pezzo succulento dell’animale è mio!

Dopodiché, si servì di un enorme coltello e iniziò a dividere il tacchino in due, un’espressione feroce sul viso, come se lei e Joan fossero i soli a condividere quel pasto. Sayan cacciò un urlo di offesa e si mise a infilzare una quantità fenomenale di legumi nel piatto, mettendoli in bocca ad un ritmo folle.

-Non è veramente niente male, questo cibo! Riuscì ad articolare.

-Aspetta di vedere il dolce! Le rispose Molly, con la bocca piena.

Naëli alzò gli occhi al cielo.

Dei selvaggi.

Viaggiava con dei selvaggi.

La taverna risuonava di grida di gioia e di conversazioni più o meno alcolizzate dei numerosi corridori che avevano deciso di soggiornarvi. Tutti si vantavano di aver realizzato una performance eccezionale, ma il frastuono prodotto dalla squadra degli Esploratori non lasciava posto alla concorrenza. Il vino che riempiva regolarmente la coppa di Molly non migliorava le cose.

-Ehi! Non mangiavate da decenni? Chiese il loro oste portando un piatto di frutta candita, attento al benessere dei suoi clienti, anche se un po’ sorpreso dal loro comportamento.

-Perdoni il loro carattere un po’…euh… rozzo, si scusò Naëli alzando le braccia in segno di impotenza. Ci vorrebbero degli anni per addomesticarli.

L’oste se ne andò con una risata tuonante tenendosi le costole.

-Nessun problema, in realtà, era da molto tempo che non avevo una compagnia così gioviale! Fa piacere!

-Rozzo? Brontolò Molly socchiudendo gli occhi. Per mille pirati, ti insegnerò che cos’è un rozzo, piccola mia!

Agitò il suo coltello in direzione del viso della ragazza, con un’aria che doveva essere minacciosa.

-Fortunatamente ci sono persone educate qui, continuò con un tono mieloso rivolto all’oste, sottolineando le sue parole con un sorriso incantatore.

Naëli guardò quest’ultimo tornare in cucina, felice, e si alzò per andare a prendere un po’ d’aria. L’atmosfera assordante del posto le faceva venire il mal di testa. Inspirò un po’ di aria fresca della notte, e osservò l’insegna del posto.

Allo specchio del crepuscolo.

La scelta dell’albergo era stata rapida: erano entrati nel primo che avesse l’aria appropriata. E il nome era piaciuto a Naëli.

Era una bella occasione per Nebbia della sera, dove gli alloggi si riempivano di più in una notte che nell’intera stagione. Gli abitanti dovevano essere felici della pubblicità. Soprattutto dato che il turismo era un’attività in piena crescita nei Principati – anche se il settore era in pieno sviluppo, e c’era un solo attore, la Div. Corp. Anche a Sarmajor, Naëli aveva notato la crescita considerevole delle attività di divertimento e di esplorazione in questi ultimi anni.

Sentì qualcuno uscire dall’osteria, e voltandosi vide Yadriel.

-Bella serata, vero? Le chiese gettando uno sguardo alle stelle che si intravedevano al di là dei tetti rossi.

Naëli annuì. Adorava guardare le stelle, alla ricerca della più brillante di tutte. Ma non la trovava mai.

Questa notte, la volta celeste era splendida. Stranamente, la nebbia dell’inizio della sera era scomparsa, lasciando il cielo autunnale limpido come l’acqua.

-Vado a fare un giro al porto, a verificare che vada tutto bene per lo Storione, continuò lui. Vuoi accompagnarmi?

Naëli rispose di sì e lo seguì lungo la strada lastricata. Niente di meglio di una piccola camminata digestiva per finire la serata.

Al porto, lo Storione stellato riposava dolcemente sotto il chiaro di luna. Sembrava ancora più bello in questi colori bluastri, che facevano risaltare le placche di metallo attaccate al legno sui suoi fianchi.

-E’ una nave magnifica, le confidò Yadriel, pieno di ammirazione.

-Ringrazia l’ingegno di Sayan, replicò la ragazza. Senza la sua immaginazione traboccante e le sue competenze tecniche, non saremmo qui. L’idea di mettere i motori a propulsione sui fianchi è geniale!

Lui si lasciò scappare una risata divertita e rincarò:

-Senza parlare della forma dello Storione. Scegliere una chiatta può sembrare una scelta azzardata in una gara così, ma il nostro vascello è più rapido, fende il vento e la schiuma con molta più facilità rispetto alle navi più grandi. Aggiungi a tutto questo la nostra vela maestra in caso di rottura dei motori, e le tue competenze segrete, e ottieni una squadra imbattibile. Non c’è modo di perdere!

Naëli gli offrì un sorriso luminoso e si allungò sul pontile di attracco, la testa rivolta verso il cielo.

-Non volevi restare a partecipare alla festa? Chiese al suo compagno.

-Il mio ruolo in quest’avventura me lo impedisce, lo sai. Sono la vostra guardia del corpo, devo essere sempre all’erta. E noi sameda ci adattiamo alle tradizioni festive degli uomini con difficoltà. Cosa che non ci impedisce di apprezzare la loro compagnia, ovviamente.

Naëli lo osservò dall’alto in basso. Un profilo umanoide, la stessa altezza, la stessa stazza, ma un viso che non aveva niente di umano. Metà uomini, metà squali, i sameda erano un popolo semi acquatico che viveva sulle rive di una piccola isola non lontana dalla dorsale sud, fuori dai Sette Principati. Yadriel era uno di loro, ma al contrario del suo popolo molto casalingo, era curioso e questo l’aveva spinto ad esplorare i Sette Principati da est ad ovest e da nord a sud. I suoi compagni erano rinomati per le loro competenze marziali fuori dal comune, dato che godevano di un’agilità eccezionale e di armi naturali spaventose, a partire dalla sfilza inquietante di denti retrattili. Yadriel aveva dunque offerto i suoi servizi come mercenario a numerosi esploratori durante i suoi viaggi, cosa che gli permetteva di fare una vita di avventure e di scoperte. Ed era ciò di cui si occupava oggi: proteggere la squadra degli Esploratori. La prova era la lunga asta di legno attaccata alla sua schiena. L’insieme spaventoso di lame che ne occupava l’estremità avrebbe fatto impallidire l’attaccante più accanito.

Naëli l’aveva incontrato solo qualche settimana prima durante la prima riunione della squadra, ma aveva già sviluppato una grande complicità con il sameda. Adorava ascoltarlo parlare delle sue avventure, con gesti e intonazioni che rendevano il racconto reale come se si stesse svolgendo sotto i suoi occhi. Oltre a raccontare le sue epopee con convinzione e dinamismo, aveva un giudizio chiaro su numerosi argomenti, frutto di esperienze ricche e variate, ed era capace di conversare a lungo sulla natura delle cose, cosa che incantava Naëli.

D’altro canto, la ragazza sapeva che la sua sensibilità aveva toccato Yadriel, e che era per questo che lui non aveva esitato a lungo prima di confidarsi. Era felice di quell’amicizia nascente.

Era comunque stata scettica quando Joan le aveva annunciato la composizione della loro squadra, per paura di aver a che fare con un vecchio mercenario burbero e noioso.

“Dato che hai accettato di partecipare alla Coppa con me, il progetto prende forma, allora ho cominciato a riflettere sulla composizione della nostra squadra” le aveva detto lui dopo averle chiesto di accompagnarlo in questa folle impresa. “Le regole della composizione delle squadre della Coppa sono semplici: cinque partecipanti, di cui uno destinato alla sola navigazione marittima. Penso di utilizzare il Lupo di mare quando sarà finito, ma ci sono solo due posti. Quindi, ci servirà un altro veicolo, e qualcuno che ci capisca di macchine sportive in caso di guasto. Ci serve anche un navigatore che si occupi della nave, e la nave stessa. Ma per quanto riguarda questo, ho già trovato”.

Qualche giorno dopo, lui le presentava Molly e il suo Storione, che non sapeva dove lo avesse scovato. Non aveva osato chiedere.

“Lei ci abbandonerà ad ogni tappa terrestre per portare lo Storione stellato al porto successivo. E’ una vecchia partecipante, ha fegato, saprà guidarci”.

Molly aveva riempito fieramente il petto prima di aggiungere:

“Conosco una meccanica, dato che se ne parlava ieri. La persona perfetta per completare la vostra squadra. E sapete cosa vi manca? Una guardia del corpo. Un soldato, per la protezione”

Joan aveva cercato di equilibrare le capacità al meglio costruendo la squadra, e la presenza di una guardia del corpo era apparsa subito come essenziale. Gli attacchi dei pirati o anche degli altri concorrenti in pieno mare, lontano dagli sguardi degli organizzatori, erano troppo numerosi per non preoccuparsi della protezione. Lui e Molly avevano scritto degli annunci, e dopo qualche colloquio infruttuoso, avevano trovato Yadriel. La tensione era subito scomparsa, e qualche giorno dopo, il sameda aveva integrato la squadra.

A Naëli piaceva molto Yadriel. Lontano dall’essere un guerriero senza fede né legge, si rivelava essere caloroso, dotato di sentimenti profondi e di grande sensibilità.

Un amico.

-Non ti manca mai la tua patria, Yadriel? Gli chiese lei, gli occhi perduti nell’immensità del cielo notturno.

Lui si sedette vicino a lei e sospirò.

-E’ difficile rispondere a questa domanda.

Lei lo guardò con aria interrogatoria. Sembrava immerso in una profonda riflessione malinconica.

-Ovviamente, i miei cari mi mancano. Le mie tradizioni, i miei costumi, il mio modo di vivere sono senza pari. Ma sono avido di esperienze. Che vita è quella di colui che resta a casa senza mai vedere il resto del mondo?

Naëli si zittì.

Aveva sempre abitato a Sarmajor. Era la prima volta che lasciava il suo arcipelago natale. Questo pericolo le dava la pelle d’oca, e la eccitava intensamente allo stesso tempo, ma non rimpiangeva di essere rimasta a Sarmajor per tutta la sua infanzia. C’era un tempo per tutto. Oggi, lei era pronta a scoprire il mondo.

Yadriel notò il suo disagio, e le strinse le spalle in modo confortante.

-Ovviamente, ho cominciato a viaggiare molto più tardi di te! Nella scala della vita, tu mi superi notevolmente.

Naëli si riprese.

-Sai, lasciando Sarmajor, ho deciso che in ogni città in cui mi fossi fermata, avrei testato le nostre specialità per vedere se hanno lo stesso gusto, confidò lei. Ed ecco, prima città, e non ho neanche potuto assaggiare i nostri celebri profiterole, mormorò.

-Sono sicuro che hanno un gusto sgradevole, disse divertito Yadriel. E secondo me, faresti meglio ad approfittare del viaggio per sperimentare le specialità locali piuttosto che per degustare le tue sempre e comunque. Questione di curiosità, aggiunse con un occhiolino.

Naëli restò pensierosa un attimo, poi assentì. Lui sorrise con tenerezza, poi aggrottò le sopracciglia.

-Scusami, ma da quando ti ho incontrata, voglio chiederti una cosa.

-Si?

-I tuoi… ehm… i tuoi capelli.

La ragazza afferrò una ciocca dei suoi corti capelli e si mise a ridere. Erano blu come la notte circostante.

-Ah, questo! In realtà, non lo so. I miei capelli hanno preso questo colore a poco a poco dopo i miei undici anni. Non ho mai capito il perché. In realtà si, credo che questo abbia a che vedere con il mio potere sull’acqua. Quello anche, è cominciato a undici anni. Non hai mai visto un colore così durante i tuoi viaggi?

Yadriel scosse la testa negativamente.

-Capelli color rubino come quelli di Sayan si, ne avevo già visti, ma capelli blu, è la prima volta!

- Non pensavo che fosse così unico, mormorò la ragazza.

Dopo una breve riflessione, Naëli si rialzò dolcemente. L’aria fresca della sera e la leggera brezza che soffiava avevano fatto passare il suo mal di testa.

-Dovremmo rientrare.

Yadriel annuì e si alzò a sua volta.

Quando arrivarono all’albergo, solo Molly era ancora in piedi e discuteva con l’oste, piegata sul tavolo. Gli altri clienti avevano lasciato il posto, affaticati dalla loro lunga giornata. Si stava facendo tardi, in effetti.

-Una delizia, quel vino, disse Molly, l’occhio rivolto al suo bicchiere rossastro. Da dove viene?

-Da qui, per la mia barba! Le rispose teatralmente l’uomo, che sembrava aver esagerato con il liquore. Quello che produciamo a Nebbia della sera è pura estasi! Il miglior vino dei Sette Principati, se volete il mio consiglio, con le vigne locali che crescono ai piedi delle montagne. Fatevi un giro se capitate da quelle parti, offrono degustazioni gratuite!

-Tu, mi interessi, replicò Molly cercando di tenere gli occhi aperti.

Quando vide i due compagni, si alzò di colpo, come se una nuova forza fosse appena nata in lei.

-Ah, siete qui! Esclamò. Il signore qui presente – di una compagnia gradevole – ci propone di andare dal lato delle vigne del paese, vi interessa?

-Dove sono gli altri? Si preoccupò Naëli ignorando completamente le parole annebbiate della sua amica.

-Oh, sono andati a dormire… non reggono l’alcool, questi giovani. Non come me! Gridò colpendosi il petto con la mano destra.

-Certo, sospirò Naëli.

Si mostrò affaticata e salutò Molly con un gesto del polso.

-Andiamo a dormire anche noi. Buona serata!

Molly le rispose con un’alzata di spalle. Poi i suoi occhi rotearono e si accasciò sul tavolo russando sonoramente, i suoi capelli grigi sottosopra.

L’oste scosse la testa, desolato:

-Ma avete pagato una camera per lei!

La Figlia Dell’Acqua

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