Читать книгу Il Sorriso Perfetto - Блейк Пирс - Страница 12

CAPITOLO SEI

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Jessie era rimasta a bocca aperta.

“Puoi ripetere, scusa?” chiese incredula.

“Mi hai sentito benissimo,” le disse Dolan mentre stavano nel vialetto di fronte alla villa di Harrington. “Ora che il caso è chiuso, io me ne torno alla stazione.”

“Il caso non è chiuso,” puntualizzò Jessie. “C’è un assassino con gli occhi iniettati di sangue là fuori da qualche parte.”

“Questa non è una mia preoccupazione,” disse Dolan con indifferenza. “Il caso è chiuso per quanto riguarda Crutchfield o Thurman. È chiaro che chiunque abbia ucciso quella ragazza, non è stato uno di loro. E dato che io sto inseguendo loro, questo caso è ufficialmente retrocesso di importanza. E poi i detective di Hollywood nord possono benissimo arrangiarsi con questa faccenda. Possono prendere i nomi dal sito di appuntamenti e trovare quelli che non hanno un alibi. Scommetto che questa cosa sarà risolta nel giro di dodici ore, e senza il nostro aiuto.”

Jessie sapeva che aveva ragione. I detective originali, che lei ancora non aveva incontrato, erano probabilmente più adatti a lavorare su questo caso. E non sembrava più esserci nessun collegamento con nessuno dei due serial killer a cui lei era associata. Questo rendeva difficile trovare un modo per giustificare il loro interesse per questo assassino.

Ma lei voleva davvero scoprire chi fosse. Non tutti i suoi motivi erano altruistici. Uno era la semplice emozione dell’inseguimento. Essendo stata relegata nella casa di alta sicurezza del programma di protezione testimoni per un bel po’ di giorni, non aveva potuto levarsi quel prurito. Ora che aveva avuto un assaggio della caccia, non era più capace di respingere quell’istinto.

Sapeva anche che se il capitano Decker avesse confermato come Dolan che questo caso non aveva nessun collegamento con i loro due serial killer, le sue decantate conoscenze sul campo e le sue doti forensi sarebbero diventate opinabili. Le era stato concesso di assistere a questo caso solo perché sembrava che qui lei avrebbe potuto fornire una visione speciale dell’assassino. Ora non era più vero, quindi non c’era motivo che lei stesse lì. E questo significava probabilmente che l’avrebbero rispedita in quella noiosa casa di Palms, dove avrebbe trascorso infinite e insopportabili ore accanto alla piscina. Qualsiasi cosa avesse potuto impedire un tale risultato, valeva la pena di essere tentata.

Infine, al di là della sua situazione privata, c’era la ragazza. Aveva visto il volto di Claire, così giovane e bello, impietrito in una maschera di paura. Aveva visto gli orribili buchi che le avevano trasformato il collo in un macello. Solo perché non era la vittima di un serial killer non significava che Claire Stanton non meritasse giustizia. Se Jessie poteva contribuire alla sua causa, aveva l’obbligo di farlo. Non poteva abbandonare il caso solo perché non risultava più conveniente per lei. Quindi mentì.

“Non possiamo ancora sapere se non è il lavoro di Crutchfield o di Thurman,” disse, facendo voltare anche Murph e Toomey per la sorpresa.

“Di che stai parlando?” chiese Dolan incredulo. “Questo omicidio non ha nessuno dei segni di uno di quei due.”

“Nessuno dei segni ovvi,” disse lei con impressionante convinzione. “Ma entrambi i nostri uomini sono furbi. Sanno che usare i loro metodi standard li tradirebbe. Usare delle chiavi come arma del delitto permetterebbe loro di soddisfare l’urgenza omicida senza rivelare il loro coinvolgimento. Sarebbe effettivamente una mossa intelligente per eliminare i sospetti, cosa che sembra funzionare con tutti voi proprio in questo momento.”

Dolan la fissò con un miscuglio di disorientamento, frustrazione e un pizzico di ammirazione.

“Stai davvero tentando di vendermi l’idea che Thurman o Crutchfield, mentre stanno scappando al nostro inseguimento, e in un caso anche con brutte ferite, si sono presi il tempo di venire fino alla San Fernando Valley e ammazzare una ragazza a caso con un’arma che nessuno dei due ha mai usato prima?”

Jessie sorrise educatamente davanti alla sua tirata, sapendo che la cosa lo avrebbe fatto solo infuriare di più.

“Non devo vendere nessuna idea a te, agente Dolan. Devo solo venderla al mio capitano. Sei più che benvenuto a lasciare il caso e io continuerò a seguirlo da sola. Come hai sottolineato tu, ci sono due pericolosi killer a piede libero, e io fra tutti intendo non lasciare nessuna carta da scoprire mentre diamo loro la caccia. Ma tu fai come credi.”

“Sei davvero un bel tipo,” le disse Dolan.

Jessie sorrise dolcemente mentre apriva la portiera dell’auto ed entrava.

“Così dicono.”

*

La sicurezza di Jessie non ci mise molto a crollare.

Tornata alla stazione, mentre aspettava di parlare con il capitano Decker, vide che c’era qualcosa in atto. Nessuno disse niente apertamente, ma lei poteva percepire una certa energia nell’aria.

Si chiese se non fosse emersa qualche altra pista credibile nella caccia ai due uomini, cosa che avrebbe potuto rendere meno convincente la sua discutibile argomentazione a restare incaricata del caso della Stanton. Se così fosse, Jessie non aveva un piano di riserva. Qualsiasi cosa stesse accadendo, era una cosa grossa. La fecero entrare nella stessa sala conferenze isolata, dove aspettò insieme a Murph per venti lunghi e piatti minuti. Dolan era scomparso.

“Tu sai cosa stia succedendo?” chiese a Murph.

Lui la guardò, in un certo senso soddisfatto del suo disagio.

“Come faccio a saperlo?” le chiese. “Sono chiuso qua dentro insieme a te.”

“Hai l’auricolare,” gli disse lei. “Sono sicura che ti mandano degli aggiornamenti.”

“Non ti so aiutare,” le rispose, apparentemente soddisfatto di trovarsi in una posizione di maggiore controllo dopo aver passato diverse ore da autista personale. Prima che Jessie potesse rispondere, la porta si aprì ed entrarono sia Decker che Dolan.

“Ci sono stati degli sviluppi,” disse il capitano senza alcun preambolo.

Jessie capì subito che, qualsiasi fossero le novità, non erano niente di buono. Il volto già profondamente segnato di Decker aveva ancora più rughe del solito e l’uomo sembrava riluttante a guardarla negli occhi. In qualche modo Jessie sapeva che le novità riguardavano lei. Decker sembrava esitare su come procedere. Dietro di lui, Dolan sembrava ancora più taciturno del solito.

“Vada avanti, capitano,” disse Jessie, preparandosi al peggio. “Ce la posso fare.”

“Abbiamo trovato Ernie Cortez.”

Avrebbe dovuto essere una notizia fantastica. Ernie era l’agente addetto alla sicurezza del DNR che aveva ucciso i suoi colleghi, aiutando Bolton Crutchfield a scappare. Se era stato localizzato, finalmente avrebbero potuto ottenere una pista sulla posizione di Crutchfield stesso. Ma l’atteggiamento di entrambi gli uomini le suggeriva di non esaltarsi troppo.

“Mi pare di intuire che c’è dell’altro,” disse.

“È morto,” disse Decker con un sospiro.

“Infarto?” chiese Jessie scettica, cercando di tenere a bada il panico che stava salendo.

Dolan fece un passo avanti.

“L’hanno trovato in un cassonetto dell’immondizia a sei isolati da qui. Era squartato dallo sterno al ventre. Le interiora erano gettate vicino al cassonetto. Ecco come sono riusciti a trovarlo.”

Jessie si appoggiò allo schienale della sedia, cercando di elaborare la notizia. Crutchfield aveva segretamente coltivato per anni l’amicizia con Ernie, essenzialmente seducendolo. La cosa aveva funzionato tanto bene che Ernie aveva accettato di massacrare una mezza dozzina di colleghi per mettersi al servizio di un serial killer. E ora Crutchfield l’aveva eliminato brutalmente e senza tanto cerimonie.

Perché? Ernie l’aveva deluso o in qualche modo fatto arrabbiare? Si era rivoltato contro di lui?

Ma sapeva che quello non poteva essere il motivo principale. Se così fosse, Crutchfield non avrebbe lasciato il corpo così vicino al posto dove sapeva che Jessie lavorava. Quello era un messaggio. Per lei.

“Cosa state omettendo? Qual è la parte che avete paura di raccontarmi?”

I due uomini si guardarono. Nell’angolo della stanza, Murph stava a testa bassa fissandosi le scarpe.

Il Sorriso Perfetto

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