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CAPITOLO XXI

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Come, essendo rotta la strada d’andare al cielo per la disobedienzia d’Adam, Dio fece del suo Figliuolo ponte per lo quale si potesse passare.

—E perché Io ti dixi che del Verbo de l’unigenito mio Figliuolo avevo facto ponte, e cosí è la veritá, voglio che sappiate, figliuoli miei, che la strada si ruppe, per lo peccato e disobedienzia d’Adam, per sí facto modo che neuno potea giognere a vita durabile; e non mi rendevano gloria per quel modo che dovevano, non participando quel bene per lo quale Io gli avevo creati a la imagine e similitudine mia. E non avendolo, non s’adempiva la mia veritá. Questa veritá è che Io l’avevo creato perché egli avesse vita etterna, e participasse me e gustasse la somma ed etterna dolcezza e bontá mia. Per lo peccato suo non giogneva a questo termine, e questa veritá non s’adempiva. E questo era però che la colpa aveva serrato el cielo e la porta della misericordia mia.

Questa colpa germinò spine e tribolazioni con molte molestie; la creatura trovò ribellione a se medesima subbito che ebbe ribellato a me; esso medesimo si fu ribello.

La carne impugnò subbito contra lo spirito, perdendo lo stato della innocenzia, e diventò animale immondo. E tucte le cose create gli furono ribelle, dove in prima gli sarebbero state obedienti se egli si fusse conservato nello stato dove Io el posi. Non conservandosi, trapassò l’obedienzia mia, e meritò morte etternale ne l’anima e nel corpo.

E corse, disúbbito che ebbe peccato, uno fiume tempestoso che sempre el percuote con l’onde sue, portando fadighe e molestie da sé, e molestie dal dimonio e dal mondo. Tucti annegavate, perché veruno, con tucte le sue giustizie, non poteva giognere a vita etterna. E però Io, volendo rimediare a tanti vostri mali, v’ho dato il ponte del mio Figliuolo, acciò che passando el fiume non annegaste. El quale fiume è il mare tempestoso di questa tenebrosa vita.

Vedi quanto è tenuta la creatura a me! e quanto è ignorante a volersi pure annegare e non pigliare il remedio ch’Io l’ho dato!

Libro della divina dottrina: Dialogo della divina provvidenza

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