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CAPITOLO XXXIV

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Come d’alcuni altri, e’ quali tengono stato di signoria, el loro fructo è ingiustizia.

—Altri sonno e’ quali tengono el capo alto per signoria; nella quale signoria portano la ’nsegna della ingiustizia, ingiustizia adoperando verso di me, Dio, e del proximo, e ingiustizia verso di loro. Verso di loro non si rendono el debito della virtú, e inverso di me non mi rendono el debito de l’onore, rendendo loda e gloria al nome mio, el quale sonno tenuti di rendere. Anco, come ladri, furano quello che è mio e dannolo a la serva della propria sensualitá, sí che commecte ingiustizia verso di me e verso di sé, come aciecato e ignorante, non cognoscendo me in sé. Tucto è per l’amore proprio, sí come fecero e’ giuderi e ministri della Legge, che per la invidia e amore proprio s’accecarono, e però non cognobbero la veritá de l’unigenito mio Figliuolo; e però non rendevano il debito di cognoscere vita etterna che era fra loro, come dixe la mia Veritá dicendo: «El regno di Dio è tra voi». Ma essi nol cognoscevano: perché? però che, per lo modo decto, aveano perduto el lume della ragione, e per questo modo non rendevano il debito di rendere onore e gloria a me e a lui che era una cosa con meco; e però, come ciechi, commissero la ingiustizia, perseguitandolo con molti obrobri infino a la morte della croce.

Cosí questi cotali rendono ingiustizia a loro e a me, e anco al proximo loro, ingiustamente rivendendo le carni de’ subditi loro e di qualunque altra persona a mano lo’ viene.

Libro della divina dottrina: Dialogo della divina provvidenza

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