Читать книгу STATI UNITI D'EUROPA: AUSPICIO, INCUBO, UTOPIA? VEREINIGTE STAATEN VON EUROPA: WUNSCHBILD, ALPTRAUM, UTOPIE? - Christiane Liermann - Страница 2
ОглавлениеPrefazione
È ben possibile che il passare dei decenni abbia privato la magica evocazione degli Stati Uniti d’Europa di buona parte del suo significato originario, che prefigurava per noi il medesimo destino delle ex colonie americane, la creazione di uno stato federale come gli Stati Uniti d’America.
Da un lato, il già lungo percorso attraverso il quale si è snodato il nostro processo di integrazione ci ha consentito - è vero - di irrobustire i tratti della nostra identità europea e di costruire istituzioni sovranazionali dotate di poteri effettivi su tutta l’Unione; ma ha anche messo in evidenza la forza radicata e nodosa delle nostre identità nazionali (incomparabilmente superiore a quella delle ex colonie) e conseguentemente la non rimossa fermezza degli Stati nel difendere per sé ruoli non compatibili con l’integrale trasferimento di tutte le prerogative sovrane a quelle istituzioni.
Dall’altro lato, l’espansione degli universi di riferimento di tante attività umane ha portato ad assetti di regolazione e di governo sempre più complessi, con la collocazione delle relative funzioni a livelli diversi, rendendo sempre più praticate e diffuse le forme, appunto, di “multilevel governance”. Assetti plurali, per ciò stesso lontani dal monismo di cui era stata espressione la formazione degli Stati federali, intesa proprio come trasferimento alla nuova entità di tutte le funzioni nelle quali si esprimeva in precedenza la sovranità degli Stati; cosicché era la stessa sovranità a passare dagli uni all’altra.
Significa questo che quell’espressione – Stati Uniti d’Europa – è ormai desueta, che dobbiamo abbandonarla rinunciando alle aspirazioni che l’europeismo vi ha collocato in tutti questi decenni? Niente affatto, se ed in quanto continuiamo a pensare che non solo l’unione economica e monetaria, ma anche l’unione politica fra di noi è un obiettivo meritevole ed anzi necessario, la realizzazione del quale non esige affatto l’approdo a una costituzione come quella americana, o tedesca, o australiana. E - si noti - questo lo sapevano benissimo gli stessi padri federalisti, a partire da Aliero Spinelli, che lo scrisse esplicitamente. Ciò che gli stava a cuore era un assetto nel quale gli Stati venissero privati dei poteri “trasversali” – politica militare, politica estera, politica economica e monetaria - di cui si erano avvalsi per farsi la guerra tra loro. Qui doveva subentrare l’Europa, mentre per il resto gli Stati – così Spinelli - avrebbero potuto continuare ad operare come loro aggradava.
Ebbene, quella che negli ultimi decenni non abbiamo mai smesso di perseguire, vale a dire l’Unione politica, è esattamente questo. E se si tratta di un obiettivo ancora largamente di fronte a noi, è innegabile che, per taluni versi, la politicità della nostra Unione già si è realizzata attraverso l’elezione diretta del Parlamento, i valori comuni, a partire dalla democrazia e dalla “rule of law” su cui l’Unione stessa è fondata, i diritti riconosciuti ai cittadini europei. Certo, si tratta indiscutibilmente di una incompiuta e questa incompiutezza fa sì che nei momenti non infrequenti di difficoltà – specie in quelli più recenti segnati da una recrudescenza dei nazionalismi - si arrivi a mettere in dubbio il futuro stesso dell’Unione. Ma l’Unione ha sempre smentito queste malauguranti profezie ed anzi è stato proprio in tali momenti che la necessità della sua azione l’ha portata a dotarsi degli strumenti per agire. Era accaduto durante la crisi economico-finanziaria del 2008-2012 ed è accaduto con la crisi del Covid, che per la prima volta nella nostra storia ha portato alla decisione dell’indebitamento comune, ad opera della Commissione, per fronteggiare debiti straordinari comuni.
È un cammino che potrà proseguire? Gli scritti che seguono ne esaminano le piste principali (sulla scia delle indicazioni di Spinelli) e prefigurano, nell’insieme, una prospettiva positiva. La necessità di più integrazione in taluni ambiti, non solo quello economico e fiscale, ma l’immigrazione, la difesa, la stessa politica estera – per non parlare dell’ambiente sempre più prioritario - è, nonostante i sovranismi, avvertita diffusamente dagli stessi cittadini. E più integrazione in questi ambiti è indiscutibilmente più Unione politica, è più scelte politiche che affideremo al livello di governo europeo, evitando la compresenza di scelte conflittuali, e meno efficaci davanti al mondo esterno, dei nostri Stati nazionali.
Non so come chiameremo tutto questo via via che verrà accadendo. Sarà sempre Unione Europea, un’unione con un accresciuto nerbo di unità politica. Ma se arriverà ad averlo, un nerbo siffatto, molto, moltissimo sarà debitrice di coloro che hanno tenuto in vita il sogno degli Stati Uniti d’Europa.
Giuliano Amato