Читать книгу Contro Ogni Nemico - Джек Марс - Страница 12

CAPITOLO SEI

Оглавление

20 ottobre

3:30

Georgetown, Washington, DC


Un pick-up nero lo stava seguendo.

Luke aveva preso un volo notturno per tornare. Adesso era stanco – esausto – però ancora iperattivo e sveglio. Non sapeva quando avrebbe dormito di nuovo.

Il taxi lo aveva scaricato di fronte a una fila di belle brownstone. Le strade a tre corsie erano silenziose e vuote. Sembravano luccicare nella luce delle lampade barocche. Mentre il taxi se ne andava, lui se ne stava in piedi sulla strada ad assaporare la notte fredda. Gli alberi stavano perdendo le foglie – erano ovunque per terra. Mentre osservava, ne scesero delle altre.

Dall’aeroporto, era venuto dritto alla casa di Trudy. Le ombre erano tirate, ma almeno sulla strada era accesa una luce a livello dell’appartamento. Non c’era nessuno in casa – le luci chiaramente erano comandate da un timer, probabilmente un timer di poco prezzo preso in un negozietto. Lo schema era sempre lo stesso. Trudy doveva averlo impostato prima di andarsene.

Il posto era ancora suo – Luke questo lo sapeva. Swann aveva hackerato il suo conto in banca. C’erano dei pagamenti automatici per il mutuo, le tasse per il mantenimento dell’immobile e l’elettricità. Aveva pagato in anticipo due anni di tasse sull’immobile stimate.

Era scomparsa, ma l’appartamento c’era, che procedeva per conto suo come se non fosse accaduto nulla.

Perché continuava ad andarci? Pensava che improvvisamente una notte sarebbe stata a casa? Pensava che i mesi passati si sarebbero cancellati da soli?

Si fermò per qualche secondo soltanto, distogliendo lo sguardo dal pick-up, immaginandoselo lì dietro, ricordandoselo nel momento in cui, qualche istante prima, l’aveva superato a piedi.

Era ampio, resistente, il tipo di furgone che si vedeva sui siti edili. I finestrini della cabina erano affumicati, rendendo impossibile vedere granché dell’interno. Anche così aveva la sensazione che ci fossero due ombre dietro quei finestrini. I fanali del furgone erano spenti quando prima lo aveva superato, ed erano ancora spenti – non c’erano state luci in avvicinamento ad avvertirlo. Quello che aveva tradito il furgone era stato il rumore. Riusciva a sentirne il motore brontolare.

C’erano un distributore di benzina e un negozietto sul fondo della collina. Le luci esterne erano accese, sopra alle pompe, ma il negozio sembrava essere chiuso. Luke si portò al centro della strada, verso la luce che lo chiamava.

Guardò alla sua sinistra e alla sua destra senza girare la testa. Su ogni lato erano parcheggiate auto costose una dietro l’altra contro al marciapiede in una linea continua. Era un quartiere affollato, e non c’erano molti parcheggi. Non c’era un modo ovvio di lasciare la strada per salire sul marciapiede.

Scattò.

Lo fece senza avvisaglie. Non accelerò gradualmente dalla camminata alla corsa. Un attimo stava camminando, e un battito di ciglia dopo stava correndo più veloce che poteva. Dietro di lui, il pick-up ruggì. Le ruote bruciarono le gomme sull’asfalto, lo stridio delle ruote che squarciava la notte silenziosa.

Luke si tuffò a destra, scivolando di testa sul cofano di una Lexus bianca. Scivolò giù dall’auto e ruzzolò sul marciapiede, atterrando sulla schiena, rotolando in posizione seduta mentre estraeva la Glock dalla fondina a spalla dentro la giacca, tutto in una mossa sola.

La Lexus cominciò a disintegrarsi dietro di lui. Il furgone si era fermato, e il finestrino del passeggero era stato abbassato. C’era un uomo con una maschera da sci che sparava da un fucile automatico con un soppressore di suono gigantesco. L’arma aveva attaccato sul fondo un caricatore a tamburo, probabilmente dodici dozzine di proiettili. Luke assorbì tutte quelle informazioni in un istante, prima che la mente cosciente ne fosse anche solo consapevole.

I finestrini della Lexus si infransero, le gomme scoppiarono e la macchina affondò a terra. TANK, TANK, TANK – i proiettili ne colpivano i pannelli esterni. Del fumo si alzò da sotto il cofano. L’uomo del furgone lo stava crivellando con la mitragliatrice.

Luke corse in avanti, abbassandosi. I proiettili lo seguirono, mandando in frantumi la macchina successiva come avevano fatto con la Lexus. Del vetro gli si sparpagliò addosso.

Partì l’allarme di una macchina, suonò per cinque secondi, poi si fermò quando i proiettili perforarono il veicolo e distrussero il sistema di allarme.

Luke continuò a correre, il fiato bollente nei polmoni. Raggiunse il distributore e scattò attraverso l’ampio spiazzo aperto. Le luci gettavano delle ombre inquietanti – le pompe sembravano mostri incombenti. Il pick-up sbandò nel parcheggio dietro di lui. Luke si voltò indietro e lo vide rimbalzare sul marciapiede e fare una curva stretta.

Corse giù per un’altra stradina, poi sfrecciò a sinistra in un vicolo. Era una vecchia strada di ciottoli. Incespicò sulla superficie ruvida e butterata. Il motore del furgone gridò, vicinissimo. Luke non guardò. Giunse un cigolante scricchiolio quando il furgone rimbalzò sui ciottoli.

Luke lo sentiva lì – il furgone si trovava un secondo solo dietro di lui.

Il cuore gli martellava nel petto. Non serviva a niente. Girò la testa e c’era il furgone, proprio dietro di lui. La massiccia griglia si fiondava in avanti, facendosi sempre più grande a mano a mano che si avvicinava. Sembrava un’immensa bocca sorridente. Il cofano del furgone era quasi alto quanto la sua testa.

Alla sinistra di Luke c’era un cassonetto dell’immondizia. Lo percepì, più che vederlo. Ci si tuffò dietro, cadendo sui ciottoli, atterrando malamente in un’alcova minuscola. L’impatto gli scosse le ossa, e lui si schiacciò contro al muro, tanto stretto quanto gli permetteva il suo corpo.

Un istante dopo, il pick-up caricò il cassonetto, mandandolo a sbattere contro il muro del vicolo. Il furgone passò, mancando appena Luke, trascinandosi dietro il cassonetto. Sbandò e si fermò nel vicolo quindici metri dopo l’alcova. Le luci dei freni brillarono di rosso. Il cassonetto era schiacciato tra la portiera del conducente e il muro.

Luke poteva riprendere l’iniziativa, ma per farlo doveva muoversi.

“Alzati,” disse.

Si trascinò in piedi, arma in mano, e incuneò il proprio corpo nell’alcova. Con due mani, mirò al lunotto posteriore del furgone.

BLAM, BLAM, BLAM, BLAM.

Il lunotto andò in pezzi. Il rumore dell’arma fu assordante. Riecheggiò giù per il vicolo e fuori nelle strade silenziose della città. Se fosse stato in cerca di attenzioni, e così era, ecco che sarebbero arrivate.

Le ruote del furgone urlarono e si triturarono sui ciottoli mentre il conducente cercava di liberarsi dal cassonetto.

Il passeggero – il tiratore – usò il calcio dell’arma per infrangere i resti del lunotto. Avrebbe tentato di sparare.

Perfetto.

BLAM.

Luke gli sparò, facendo centro in fronte.

L’uomo crollò, la testa a penzolare fuori dal lunotto, l’arma a sferragliare inutilmente sul pianale del pick-up.

Il furgone sbandò di lato, la griglia che scivolava lungo il muro, il lato del conducente che adesso era proprio davanti a Luke. Luke avrebbe preso anche lui, se avesse potuto, ma non con un colpo mortale. Lo avrebbe tenuto in vita perché rispondesse a delle domande.

Il conducente era bravo – più del suo amico. Il suo finestrino era andato in frantumi con la collisione, ma lui si era accucciato. Luke non riusciva a vederlo.

BLAM, BLAM, BLAM.

Luke tirò tre colpi nella portiera del conducente. Il rumore fu vuoto, metallico, quando i proiettili la attraversarono. Il conducente urlò. Era stato colpito.

Improvvisamente il furgone sbandò verso destra, come un ladro di automobili che disegna ciambelle sulla neve. Il pianale oscillò e colpì il muro. Ma il furgone si era liberato dal cassonetto. Se il conducente ne fosse stato ancora in grado, era libero di scappare.

Luke mirò alla ruota posteriore sinistra. BLAM.

La ruota scoppiò, ma il furgone stridette e partì nel vicolo. Rimbalzò in strada, sbandò, e andò a sinistra. Sparito.

Nelle vicinanze, le sirene si stavano già avvicinando. Luke riusciva a sentirle venire da diverse direzioni. Rinfoderò la pistola e claudicò fuori dal vicolo, il ginocchio che già si stava irrigidendo. Se lo era scorticato cadendo sui ciottoli.

Un’Interceptor della polizia di Washington ruggì, le luci che splendevano e gettavano assurde ombre azzurre contro gli edifici circostanti. Luke aveva già estratto il distintivo, il vecchio distintivo del defunto Special Response Team dell’FBI. Aveva ancora un anno di vita prima della scadenza. Sollevò le mani bene in alto, il distintivo nella mano destra.

“Agente federale!” urlò ai poliziotti che si precipitarono fuori dalla macchina ad armi spianate e puntate su di lui.

“A terra!” gli dissero.

Lui fece esattamente come avevano detto, movendosi lentamente e con attenzione, senza minacciare nessuno.

“Che sta succedendo qui?” disse uno dei poliziotti afferrando il distintivo dalla mano tesa di Luke.

Luke fece spallucce.

“Qualcuno sta cercando di uccidermi.”

Contro Ogni Nemico

Подняться наверх