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​5. Buio siderale.

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Sei ciò che resta, fatto il nulla.

Sei follia. Sei dormiveglia.

Sei quel sei che mai saprai.

Sei quanto basta all'apice del chiarore, quando l'ombra muore e il sogno stanco si fa giorno.

Sei tramonto che risorge, spinta insonne, mondo dannato che sgorga e insorge.

Sei chi amo, lontano, lontano.

Sei mia, una vita distante!”.

Quel foglietto ingiallito è l'unica "zavorra" da cui, in tanti anni di corse, non si è liberato. Al pari di un ritrovato medicamentoso, nei momenti di sconforto lo legge. Come gli altri, anch'esso nella sua lingua, sulla facciata opposta riporta: “Sposami Elisabeth. Ti regalerò l'infinito, incartato di felicità e con un nastro arricciato di emozioni!”.

A quella proposta di matrimonio, 8 anni prima, lei ha risposto: «Sì!» Non per quelle parole, almeno non solo, ché Marcelo le ha riservato di più: comprensione, tempestività e conforto. In piena burrasca ha accolto la sua barchetta dandole un approdo sicuro. Già, ché poche settimane prima, ancora minorenne, il produttore del concorso di Miss Uruguay, due volte e mezzo gli anni suoi, l'aveva sedotta e messa incinta!

Carriera finita ancor prima d'iniziare? Alle porte il ripudio di familiari, amici e semplici conoscenti? Malasorte perniciosa? No, ché quell'evento ha scatenato un effetto domino di opportunità, all'insegna della buona sorte. Lo stesso improvvido produttore, infatti, per sottrarsi allo scandalo, in cambio del silenzio, le ha facilitato la strada verso il titolo di "Reginetta". Incontrata al Gran Galà dello Sport, proprio in qualità di Miss Nazionale, Marcelo, anch'esso all'apice della carriera, se ne è innamorato. Neppure l'ammissione imbarazzata, tanto quanto disperata, di quel figlio in arrivo, ha frenato l'inerzia di fortuna e sentimenti, accelerando piuttosto la data delle nozze. Di umile estrazione sociale, circa cinque anni dopo la nascita di Alejandro, ha perfino ottenuto la proprietà legale delle ricchezze del marito, oramai risucchiato in quella storia da romanzo.

Perché leggi il tuo bigliettino medicamentoso, curativo d'ogni crisi? Che passa Valmontedo?

Placatosi il demone dello squalo, un conato di sdegno e vomito emozionale ha attanagliato la sua essenza d'eccelso gregario. La vergogna di sé ben poco ha portato al sollievo del pentimento, poiché la bestia fa, ma poi sarà l'uomo che dovrà sopportare il peso di quanto fatto con bestiale immoralità! Quel ragazzo, Gianni Sardena, all'arrivo brevemente adottato come figlio maturo, fratello minore o soltanto acerbo amico, a causa sua, avrebbe potuto finire d'essere un vivente. Per la caduta, allenamento dopo allenamento, fastidiosi strascichi psicofisici hanno messo in dubbio la sua presenza al Gran Giro. Inoltre quell'episodio ha azzerato i rapporti tra loro. Ovviamente lui ha tentato di ricucire un minimo dialogo, ma invano. Così, via via, la marea d'un latte mal versato ha iniziato a salire alta e sempre più dilagante. Infezione dello spirito e febbre occulta, talvolta salita per un breve, ma intenso, sfogo in superficie, come quella tarda mattina di venerdì, quando gli è riuscito, in un solo quarto d'ora, di litigare con il vicino di casa per l'auto in breve sosta di fronte al garage, di mettere alla porta l'anziana governante per un malinteso e di sgridare pesantemente Alejandro e Diletta per una faccenda di litigi e spintoni tra di loro. Tutte situazioni inedite per Marcelo, che mai in passato è arrivato a tracimare così tanto le controverse emozioni del proprio vissuto quotidiano. Piccoli attimi di crudeltà e insania che lo hanno preso e sorpreso, come in crisi d'astinenza per quel male sperimentato al pari di una droga potente, iniettata nel profondo del midollo e in tal modo imposta al suo animo intatto di ciclista, fin lì asservito sempre e solo al bene comune.

Perché mai ha eletto un simile mostro d'intenti malevoli suo capitano? Chi ha deciso quella subdola strategia e per mirare a quale oscuro traguardo? Semplice, non può che essersi trattato di chi ha inteso legare a doppio filo la fine della sua carriera con quella di famiglia e matrimonio. Elisabeth!

Dopo la Stradaccia e le opprimenti conseguenze che ne sono seguite, si è scoperto combattuto verso di lei.

Da un lato persiste quell'abbagliante, irriducibile, ambivalente amor cortese, capace di stordire e confondere i sensi al solo posarsi dello sguardo sulla sua prorompente femminilità, nonché di rapirne lo spirito, quest'ultimo costretto, allungato, addirittura dilaniato tra assillante angoscia ed esaltazione esponenziale, tra piacere infinito e intima sofferenza. Dunque, molto più che mera apparenza, con quel suo aspetto slanciato, sinuoso, esotico e di vulcanica armoniosa passione; piuttosto commistione filosofica e metafisica tra bellezza e sostanza. Quel portamento fascinoso e musicale, quella dolcezza di misurata enfasi, quella gestualità colma di simbolismo. Così delicata, nobile, quasi necessaria per lo stesso naturale riequilibrio dell'universo...

Dal lato opposto, invece, l'evidenza che un tale immane astro celeste, ove mutato in diabolico buco nero, sia inevitabilmente responsabile di maree planetarie d'immensa portata e che, alla fin fine, soltanto due scenari si possano concretizzare, nella sua intrinseca condizione di satellite umano: attratto sempre di più, così da esserne del tutto inglobato e schiacciato, o scagliato nel buio siderale per effetto di un'ineluttabile fionda gravitazionale!

Allertata dalla governante, Elisabeth è rientrata in compagnia di quest'ultima. Le due donne sono dapprima salite al piano di sopra per vedere i bambini, poi riscese, si sono separate per dar corso alle loro differenti priorità.

Chiusi in soggiorno, hanno discusso in stretto dialetto natio, proprio come fanno quando il confronto è più acceso e intenso. Nella mente del ciclista la memoria di quel dialogo scorre con limpida chiarezza.

«Già tornata?»

«Ti rendi conto che i bambini stanno ancora male per quanto hanno pianto?» esplode. «E Diletta? Mi dici cosa t'è preso?»

«Non deve toccarla!»

«Stai dicendo che è stato Alejandro?» strilla incredula. «Lui? L'occhio gonfio della sorella?»

«Non si toccano le femmine!» ribadisce, girandosi verso il bagaglio, lì dall'alba. Entro un'ora si riunirà alla squadra per due settimane di ritiro, preludio all'inizio del Gran Giro.

«Devi essere impazzito. Matilde? Allora lei? Ha una certa età ed è una donna. Non si toccano le femmine? Ma mi ha chiamata disperata che l'avevi buttata fuori casa!» Rimarca quelle ultime parole come fossero incise a fuoco nella pietra del tempo. «I bambini le vogliono bene. La chiamano nonnina e questo lo sai! Si tratta così una persona cara, di fiducia e anche anziana?»

«Già» ride sarcastico. «Uno invecchia e cambiano le regole.»

«Quali regole?»

«Facciamo così», propone, voltandosi di scatto, ma evitando il suo sguardo ipnotico, «ne parliamo al telefono e comunque ci vedremo, come sempre, il giorno prima della tappa inaugurale.»

«Va' all'inferno Marcelo!»

«Dai, non ho tempo, mi aspettano» si difende debolmente.

«Via sparisci!» sentenzia infuriata.

Caricando le valigie nel portabagagli, avverte una sgradevole leggerezza cosmica... È solo e indifeso, come proiettato lontano da quella stella vitale che ne ha sostenuto l'esistenza emotiva fin lì. Sì, è sparato in direzione di un eterno, freddo, buio siderale!

Un Gregario Solo Al Comando!

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