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​6. L'inizio della fine.

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Quel ventesimo Gran Giro d'Europa sta generando enorme euforia nel Team Astrale. La loro Stradaccia esordirà in una tappa, e neppure in una qualsiasi, ma l'ultima e decisiva, prima della passerella finale di Roma, sotto al Colosseo. Il programma prevede lunedì, 1 maggio, l'esordio italo-francese, con partenza da Torino, passando per il Colle della Lombardia e i suoi 2350 metri d'altezza e arrivo a Cannes, di 255 km. Sarà il battesimo di fuoco di una tre giorni in crescendo di distanze chilometriche. Suggeriscono ciò la seconda tappa, tutta francese, da Cannes a Montpellier di 288 km e la terza, francospagnola, da Portiragnes fin su La Rambla di Barcellona, di 292 km. Complessivamente dall'Italia alla Francia, per proseguire attraversando Portogallo, Spagna, Irlanda, Paesi Bassi, Belgio, Germania, Danimarca, poi la Svezia, la Finlandia, la Polonia, la Repubblica Slovacca, la Romania, la Bulgaria e la Grecia, con arrivo ad Atene. Di qui, sfruttando l'ultimo dei sette giorni di riposo previsti in scaletta, trasferimento in Italia per il gran finale, sabato 24 e domenica 25 giugno. In tutto 49 giorni di corse, con una media giornaliera di 213 km per complessivi 10.458 attraverso 16 nazioni d'Europa. Non una passeggiata per gli atleti e non di facile organizzazione per i 35 team iscritti, ché in passato una leggerezza nel prenotar alberghi, nel pianificare pasti e nel predisporre sedute defaticanti o, laddove richiesto, nel trasferire uomini e mezzi, ha portato a clamorosi ritiri o a gravi ripercussioni sul rendimento dei giorni successivi.

È il primo pomeriggio di domenica, 30 aprile 2051. Il Centro Congressi Union Parks di Torino ha curato nei minimi dettagli la conferenza stampa di presentazione. Il via alla tappa inaugurale è fissato per la mattina seguente alle 10:00 am. Le siepi esterne sono potate in forma di rigogliose biciclette verdi.

I 200 sedili rossi, disponibili nel salone "Red Grandi Eventi", stanno subendo l'assalto di altrettanti giornalisti sportivi, muniti d'apposito lasciapassare. Quelli sprovvisti, in forza alle testate più povere e bistrattate, si distribuiscono in piedi, sui bordi.

Nelle due ore di durata, sarà possibile conoscere i 35 team partecipanti e i 10 corridori ammessi per singola squadra, per un totale di 350 iscritti, almeno in teoria, tutti pretendenti al titolo.

Con buona pace del 90% dei comprimari presenti, un ampio approfondimento, con l'ovvia maggioranza delle domande, viene riservato ai soli capitani: gli unici ritenuti in grado di cogliere l'obiettivo finale.

Un piccolo imprevisto, tuttavia, porta sotto i riflettori proprio il Toro di Montevideo. Mentre il Team Astrale sfila sul palchetto, preceduto dal proprio condottiero, Thomas Evilthoon, Gianni fa inciampare "accidentalmente" chi gli sta davanti!

«Per la vecchiaia Valmontedo inizia a non vederci?» chiede tra l'ilarità generale l'inviato del Gazzettino Ciclistico di Rimini, Paolo Pasottini.

«Pare que èh» è la sua risposta sorridente ed evasiva.

«No, davvero», si affretta a ribadire quello, «con i suoi quasi 40 anni è il corridore più "longevo"! Dopo di lei c'è Tony Danis del Team Hilbert che ne ha 33, ma che non arriva in fondo da 2 anni.»

«Questão, ehm, la domanda?»

«Conta di finire?»

«Vou terminar. De fato vou ganhar!» risponde per sé stesso, spiritoso, certo di non essere compreso, almeno nell'immediato. «Se ele, não me fizer cair.»

«Dice che arriverà alla fine e che anzi lo vincerà lui!» traduce, invece, con una pronuncia invidiabile, l'inviato del settimanale uruguaiano Esportista Gigante, Felix Blanco Torres, relegato in un angolo, in piedi. «Inoltre, riferendosi al compagno di squadra, mi pare sia Sardina, ha aggiunto: se lui non lo farà cadere!»

Chiamato malamente in gioco, Gianni Sardena arrossisce con selvaggia celerità.

Pur sorridendo, Marcelo è tutt'altro che sereno. Sa bene che questo episodio peggiorerà ancor più i rapporti tra di loro. Inoltre un'altra questione lo tiene in ansia: lei non ha dato conferma del suo arrivo. A dirla tutta, per telefono Elisabeth è stata fredda ed evasiva, finendo per negarsi completamente negli ultimi giorni!

Più tardi, concluso quell'evento introduttivo, dal pulmino su cui fa rientro con la squadra, la vede. È ferma di fronte la vetrina di un negozio. I bambini non sono con lei, ma non è la prima volta che li affida alle cure di una ludoteca. Presto lo raggiungeranno, pensa, così inizia a immaginare i baci, gli abbracci e le lacrime di gioia che lo vedranno partire felice verso l'ennesima "guerra a colpi di pedale".

Un'ora più tardi la reception gli notifica una visita presso la Saletta Avorio. Prima di salire in camera proprio lui ha disposto fosse così. Infatti, per l'amalgama del gruppo, ma anche per una reciproca sorveglianza, gli atleti sono sistemati in stanze doppie e Marcelo la divide con il capitano Evilthoon. Sempre meglio di un tragico abbinamento con Sardena! S'affretta a scendere, ché in lui la paura del silenzio degli ultimi giorni ha avuto fin troppi argomenti e invece un'unica cosa desidera percepire: la ritrovata serenità in famiglia. A pochi passi dalla meta, sente potente il proprio battito! Un sospiro lungo e profondo, poi la condivisione di quel momento si farà pianto e riso, emozione e divertimento, in una parola: armonia. Sì, ne ha una disperata necessità. Non sgriderà più quegli angioletti. Mai e poi mai si priverà ancora dell'ossigeno vitale derivante dall'approvazione della moglie. Sì, dopo queste due folli settimane d'apnea desidera solo di tornare a respirare!

Catapultatosi dentro, impallidisce. In fondo alla stanza, sotto la luce azzurrina dell'unico finestrone presente, c'è una sagoma maschile. Non di meno ritrova colore quando in esso riconosce Manuel Rodriguez, brillante avvocato dello studio legale Alves & Barbosa, ma anche amico d'infanzia e perfino di più! È un caldo raggio di sole in una giornata che volge al brutto, ma questo lo scoprirà in seguito.

Una storia non banale spiega il loro potente legame: sono coetanei, cresciuti come fraterni amici nella stessa palazzina di Carrasco Norte, in prossimità dell'aeroporto di Montevideo.

Marcelo: figlio di un barbiere manesco e farfallone e di una casalinga triste e dimessa. Manuel: nato da una madre single, emancipata sostenitrice dell'inseminazione artificiale con relativa donazione anonima. Ciò, almeno, fu quanto, per 15 anni, diede a intendere a chiunque la conoscesse. Infatti, una notte che mai sarà dimenticata, Jose Luis Valmontedo, rientrato ubriaco sfatto, attraverso una confessione gratuita e ben circostanziata si rivelò ai due, trasformando i "fraterni" in "fratelli". Di più: in "fratellastri"! Che personaggio quel tosacani di loro padre, capace di farsi l'amante sul pianerottolo; di nasconderla sotto al naso della moglie per anni; di incoraggiare gli ignari fratellini, vicini di casa, a stringere un'amicizia sincera; di prendersi cura, velatamente, appena oltre la porta dirimpetto, del figlio illegittimo; per giunta di persuadere Silvia Rodriguez che quella soluzione fosse normale nel 2011.

Altro che normale. Fu l'origine del caos! Donna Pereira diede i primi segni di sé, nella propria vita, cambiando la serratura; l'amante, per ospitarlo stabilmente, pretese la regolarizzazione sua e del figlio; Marcelo, prossimo a realizzare il sogno paterno, minacciò di lasciare il ciclismo se non fosse tornato a casa; e lo stesso José Luis, sì rientrò, ma senza compromessi, sfondando la porta e massacrando, a colpi di forbici da barbiere, colei che, con la prima ribellione della sua intera esistenza, aveva tradito le aspettative di tutti per un futuro migliore!

Perduta l'amata madre, e con quel padre assassino seppellito in galera, per un po' tutto continuò a precipitare, poi, per fortuna, "mamita Silvia", come aveva imparato a chiamarla, trovò il modo di edificare sulle macerie del passato. Sostenuto umanamente e dal punto di vista economico, il ciclista trovò la sua strada in Europa, ottenendo un primo importante ingaggio. Egli stesso, poté così ricambiare il favore, pagando al fratellastro gli onerosi studi di giurisprudenza. Per sé comprò dalla UUW (Universidade Uruguaia Web) un piano di studi in letteratura internazionale che grazie ad auricolari e audio libri lo vide impegnato perfino nelle ore d'allenamento in bicicletta, fino al conseguimento della tanto desiderata laurea in lettere. Quindi un lieto fine, se non per tutti, almeno per loro due, che con social media e telefono limitarono le distanze tra Europa e Sud America.

Visibilmente emozionato il Toro gli va incontro. È incerto e quasi incredulo. Lo trova smagrito. Occhi scuri, accesi di una luce di perenne curiosità. Sorrisetto saccente. Barba rasata alla perfezione. Abito di alta sartoria blu e beige. Valigetta 24h al seguito. Poi il solito taglio di capelli, per il quale vanta da sempre tre diversi parrucchieri, uno per la nuca, uno per le basette e uno per il resto.

«Fratello» sussurra Marcelo.

«Ehi, fratello mio!»

Parlano la stessa lingua, ovvio, ma anche in senso assoluto, quali spiriti affini.

S'abbracciano con stima e passione, restando immobili, come intenti in un plastico clinch di lotta greco-romana.

«Che sorpresa, non eri mai venuto per l'inizio di una corsa.»

Manuel sorride, accertandosi frattanto che da fuori nessuno li veda.

«Come sta mamita?»

«Bene, piacendo a Dio» risponde e chiude. «Registra le tue corse e spera sempre di vederti vincere.»

«Allora povera mamita!» ride, guardando con preoccupazione la porta. In breve moglie e figli saranno lì. Busseranno. Dovrà presentarli e dare delle spiegazioni, infatti Elisabeth ne ignora persino l'esistenza. Figurarsi… Mai messe in piazza le proprie spiacevoli verità: un fratello illegittimo; un padre assassino e in carcere; una mamita adottiva e per terminare la mamma vittima della negazione del suo principio: "non si toccano le femmine".

«Colpa della speranza, ma la vita non è fatta di miracoli.»

«Cioè?» chiede, notandogli sul volto un accenno d'ansia.

«Mi dispiace.»

«Di cosa?»

«È venuta da noi.»

«Chi?»

«È tornata dai suoi» risponde, non potendo trattenere oltre la triste verità che lo ha portato a viaggiare per quasi 20 ore da un continente all'altro. «Si è presentata con il padre che è cliente da anni.»

«Giuro», balbetta spaesato, «non capisco.»

L'avvocato, forte d'una decennale esperienza, comprende che è giunto il momento di mettergli in mano qualcosa di tangibile, affinché possa toccare, capire, superare. Inoltre, così facendo, porterà avanti il proprio incarico. Prende la 24h in pelle scura, la apre e ne estrae dei documenti ben impaginati, quindi pronuncia il nome che, ne è certo, come fosse la formula magica di una favola nera, lo risveglierà: «Tua moglie, Elisabeth!»

«Elisabeth?» ripete spalancando gli occhi, finalmente desto.

«Signor Marcelo Valmontedo il qui presente avvocato Manuel Rodriguez dello studio legale Alves & Barbosa di Montevideo», inizia a dire, non prima d'aver azionato il registratore olografico obbligatorio dal 2035, «è qui a notificarle la richiesta ufficiale di divorzio da parte di Elisabeth Paceco Garziglia.»

«Mio Dio no!»

«Sì fratello, l'ho visto succedere decine di volte. È l'inizio della fine!»

Un Gregario Solo Al Comando!

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