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VIII.

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E nella più parte di quei miei compagni è seguìta o segue la medesima cosa. I volti si son fatti più serii, o come vuol che si dica il Leopardi, più tristi; ma coi volti si son composti a serietà anche gli animi. Dissi i mutamenti che mi addoloravano; ma ci sono anche quelli che mi confortano. Incontro qualcuno dei miei compagni, di quei che avevano meno giudizio e meno proposito, e mi meraviglio di sentirli parlare, come parlano, di patria, di lavoro, di dovere da compiere, di avvenire da preparare. Un rivolgimento generale s'è operato negli animi, e, forse in virtù dei molti e grandi casi seguìti in questi pochi anni, oltre che generale, precoce. In alcuni una segreta ambizione, in altri la cura della famiglia, in molti la sazietà della vita dissipata, in non pochi una schietta e spontanea passione per gli studii, sorta all'improvviso in mezzo alla noia degli ozii della guarnigione, hanno raccolto i pensieri vaghi, e composto ad uno scopo le forze disperse; hanno indotto l'abito della riflessione, e rivolte le menti ai grandi problemi della vita; hanno dato a tutti un perchè di questa vita e segnato a tutti un cammino da percorrere, e tolto il tempo di rimpiangere inutilmente il passato. Siamo entrati nella seconda giovinezza, con qualche disinganno, con un po' di esperienza e colla persuasione che la felicità, — quel poco che se ne può godere quaggiù, — non si ottiene dibattendosi e tempestando e gridando al cielo e alla terra: — La voglio! — ma si cava a poco a poco dalla più intima parte dell'anima colla lunga costanza d'una quiete operosa. Alle visioni splendide son succedute le speranze modeste; ai grandi disegni, i saldi propositi; alla immagine sfolgorante della guerra, Dea promettitrice di ebbrezza e di glorie, l'immagine dell'Italia, madre, la quale non promette — e ci basta — che il conforto altero d'averla amata e servita.

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