Читать книгу Nozze d'oro - Enrico Castelnuovo - Страница 6
IV.
Оглавление— Non moverti di quì fin che non torno — disse l'Angela alla Maddalena, la cameriera fidata ch'era in casa già da vent'anni. — E se mi chiamano — ella soggiunse guardando i due usci aperti di destra e di sinistra che mettevano alle camere del suo babbo e della sua mamma — di' che torno subito... Se sei stanca, sdrajati sulla mia poltrona.
Già da un pezzo, rinunciando alla camera propria, l'Angela dormiva in quella specie d'andito che divideva le stanze dei suoi genitori.
— Oh, si figuri — replicò la Maddalena. — Lei piuttosto dovrebb'essere estenuata e farebbe meglio ad andare a letto.
— No, no. Non vado a letto fin che non ho visto co' miei occhi se tutto è in ordine... Ma! È una casa alla vecchia, e vi mancano quegli agi che le mie sorelle e i miei fratelli, a eccezione forse di Cesare, giudicano indispensabili.
— Al solito lei si ammazza pegli altri e non riuscirà a contentarli — notò la cameriera.
Pentita d'aver toccato questo tasto, l'Angela riprese: — Non perdiamoci in chiacchiere. Quelli lì mi aspettano in cucina.
Con l'indicazione generica di quelli lì, l'Angela voleva alludere a Giacomo, il domestico sessagenario ma ben portante, alla cuoca Marianna, e a Pietro il cocchiere.
I tre personaggi seduti intorno alla tavola su cui ardeva una lucerna a petrolio si alzarono al giungere della padroncina.
— Dunque, Pietro — ella disse — siamo intesi... Qualche minuto prima delle sette andrai alla stazione ad aspettare il signor Cesare... E quando hai attaccato mi fai avvertire... Se posso, vengo... Chi sa se potrò?
Indi la colse uno scrupolo. — Se pur non vengo, sei ben sicuro di riconoscerlo, il signor Cesare?
Pietro protestò. — Come non lo riconoscerei?... Mi par jeri l'ultima volta che l'ho accompagnato alla ferrovia... Aveva un bagaglio leggero... Si credeva che facesse solamente una corsa a Parigi, dal signor Luciano... Invece...
— Invece due settimane appresso s'imbarcava all'Havre.
Congedato il cocchiere, l'Angela si rivolse alla Marianna, la cuoca. Era una donna di mezza età, sempre in grembiule e cuffia bianca, grassoccia, lucida in viso come se portasse sull'epidermide il riflesso delle sue casseruole.
— Se non ci sono ritardi nel treno, il signor Cesare sarà a Villarosa alle 8 e tre quarti circa... Forse avrà fame.
— Non dubiti che la colazione sarà pronta.
— Domattina vi sarà anche la Lisa per ajutarvi. Ha promesso di esser quì per le sette.
— Ci sarà senza dubbio — affermò Giacomo. — L'ho vista due ore fa.
La Marianna, che compensava con la petulanza le deficienze della statura, atteggiò le labbra a un risolino sarcastico.
— Per gli ajuti che può dar la Lisa!
— L'avete pur scelta voi — notò l'Angela.
— Naturale. Piuttosto di quel cuoco che volevano far venire da Milano e che avrebbe preteso di comandare a bacchetta.
— E perchè vi lagnate?
— Non mi lagno. Basta che non pretendano l'impossibile. Non si può da un giorno all'altro passare da una cucina casalinga per tre persone a una cucina di lusso per dodici... Quando sono entrata al loro servizio ne sapevo più di adesso... È molto se si accende il forno una volta per settimana.
— Via, via, — disse in tono conciliante l'Angela che non voleva provocare una crisi in un momento così difficile — ora avrete campo di farvi valere... Del resto, non vi sarà nessuno che abbia esigenze superiori ai vostri meriti.
Rabbonita dagli elogi, la Marianna ripigliò:
— Domani a pranzo saranno in dieci, non è vero?
— Appunto... In dieci... semprechè non vi siano sorprese.
— Uno di più uno di meno non importa... Si prepara per dodici... Doman l'altro poi?...
— Per ora non sono annunziati che i miei due fratelli di Roma e di Parigi e quel mio nipote Tullio ch'è già stato parecchie volte.
— Un gran bravo giovine — dichiarò la cuoca con accento di profonda convinzione. — Gli piace tanto il mio vol-au-vent.
— Benone! Per doman l'altro ci farete un vol-au-vent.
La cuoca assentì con un cenno dignitoso del capo. Ma a un tratto, battendosi il fronte, ella esclamò: — A proposito, signorina, ha pensato che doman l'altro saranno in tredici?
— Come?
— Scusi; domani sono in dieci, ne arrivano tre nella giornata di sabato: dieci e tre tredici... Del resto, si fa subito il conto.
E con mirabile rapidità ella principiò e finì la sua enumerazione.
— Il signor Prefetto, la padrona e lei, questi son tre; la signora Letizia e due figliuoli, tre e tre sei; il signor Cesare, il signor Girolamo, il signor Luciano e il signor Tullio, sei e quattro dieci; la signora Marialì col marito e la ragazza, dieci e tre tredici.
Giacomo, che assisteva al colloquio, parve maravigliato d'una precisione di calcolo che la Marianna non soleva possedere nell'addizionare la cifra delle spese; ma la più confusa fu l'Angela che non si capacitava d'aver trascurato una circostanza così grave... Non era superstiziosa, ma insomma quel tredici a tavola in una solennità domestica l'era di cattivo augurio.
Tuttavia ella si limitò a rispondere: — Non è ancora ben certo che non venga una delle mie cognate; in ogni modo c'è sempre il tempo d'invitare il dottore, o il parroco, o qualche amico, e in tredici non saremo. E adesso coricatevi pure, Marianna, che domattina dovete esser lesta di buon'ora anche voi.
L'Angela fece un cenno a Giacomo che con un lume in mano precedette la padroncina su per le scale e intraprese con lei il giro delle camere riservate agli ospiti, cominciando da quella del signor Cesare, il primo che doveva arrivare.