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LIBRO VENTESIMOTERZO
CAPITOLO I
ОглавлениеSeconde nozze della Regina Giovanna con Luigi di Taranto. Il Re d'Ungaria invade il Regno, e costringe la Regina a fuggirsene, e a ricovrarsi in Avignone: vi ritorna da poi, e coll'aiuto e mediazione del Papa ottiene dall'Unghero la pace
Al ritorno del Vescovo, la Regina fece palese a tutti quelli del suo Consiglio la risposta, e tutti giudicarono, che l'animo del Re d'Ungaria fosse di vendicarsi della morte di suo fratello, e compresero ancora, dall'aver incolpata Giovanna, per aver ritenuta e continuata la potestà regia, ch'egli pretendesse, che il Regno fosse suo: siccome ne diede anche manifesti indizi, quando pretese dal Papa l'investitura del Regno per Andrea suo fratello, non già come marito della regina Giovanna, ma come erede di Carlo Martello suo avolo. Giudicarono perciò tutti, ch'era necessario che la Regina si preparasse alla difesa; e perchè la prima cosa che avea da farsi era di pigliar marito, il quale avesse potuto con l'autorità e con la persona ostare a sì gran nemico, Roberto Principe di Taranto ch'era venuto a Napoli a visitarla, propose Lodovico suo fratello secondogenito, essendo Principe valoroso, e nel fiore degli anni suoi. A questa proposta applausero tutti gli altri più intimi del Consiglio, ed essendo già passato l'anno della morte di Re Andrea, per le novelle che s'aveano degli apparati del Re d'Ungaria, si contrasse il matrimonio subito, senz'aspettare dispensa del Papa.
Ma la fama della potenza del Re d'Ungaria, e le poche forze del nuovo marito della Regina, e l'opinione universale che la Regina avesse avuta parte nella morte del marito, facevano stare sospesi gli animi della maggior parte de' Baroni e de' Popoli; e benchè Luigi di Taranto con gran diligenza si sforzasse di fare gli apparati possibili, non ebbe però quella ubbidienza, che sarebbe stata necessaria, e si seppe prima, che il Re d'Ungaria era giunto in Italia, che fosse fatta la quarta parte delle provvisioni debite e necessarie. Onde la Regina che fu veramente erede della prudenza del gran Re Roberto suo Avolo, volle in questo fiore della gioventù sua, con una resoluzione savia mostrar quello che avea da essere, e che fu poi nell'età matura; perchè vedendo le poche forze del marito, e la poca volontà de' sudditi, deliberò di vincere fuggendo, poichè non potea vincer il nemico resistendo; e fatto chiamare Parlamento generale, dove convennero tutti i Baroni, e' Sindici delle città del Regno, ed i Governatori della città di Napoli, pubblicò la venuta del Re d'Ungaria, e dolutasi lungamente d'alcuni, che la calunniavano a torto di tanta scelleratezza, disse ch'era deliberata di partirsi dal Regno, e gire in Avignone per due cagioni, l'una per fare manifesta l'innocenzia sua al Vicario di Cristo in Terra, com'era manifesta a Dio in Cielo: e l'altra per farla conoscere al Mondo, coll'ajuto che sperava certo di avere da Dio; e che tra tanto non voleva, che nè i Baroni, nè i Popoli avessero da esser travagliati, com'era travagliata essa; e però, benchè confidava, che tutti i Baroni e' Popoli, almeno per la memoria del padre e dell'avolo, non sarebbero mancati d'uscire in campagna a combattere la sua giustizia, voleva più tosto cedere con partirsi, e concedere a loro, che potessero andare a rendersi all'irato Re d'Ungaria; e però assolveva tutti i Baroni, Popoli, Castellani e stipendiarj suoi dal giuramento, ed ordinava che non si facesse alcuna resistenza al vincitore, anzi portassero le chiavi delle terre, e delle castella, senz'aspettare Araldi o Trombette. Queste parole dette da lei con grandissima grazia, commossero quasi tutti a piangere, ed ella gli confortò, dicendo che sperava nella giustizia di Dio, che facendo palese al Mondo l'innocenzia sua, l'avrebbe restituita nel Regno, e reintegrata nell'onore. S'imbarcò per tanto da Castel Nuovo per andare in Provenza il dì 15 gennajo del nuovo anno 1348, e con lei e col marito andò anche la Principessa di Taranto sua suocera che la chiamavano Imperadrice, e Niccolò Acciajoli fiorentino, intimo della Casa di Taranto ed uomo di grandissimo valore.