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Genova, saudade e spleen
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Pensierino

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Quante volte

caro signor Maestro

col ditino alzato e lo sguardo severo

mi ammonisce dicendo

«se tutti facessero come te»

intendendo che la mia attività culturale

non serva al progresso del Paese,

a far ripartire la sua economia

e neppure, essendo artista, a far fiorire la mia


Ma allora

una volta per tutte

caro Signor Maestro

mi lasci dire

che se tutti facessero come me

non ci sarebbero polizie

perché perfino alle zanzare chiedo scusa

e mi appello comunque alla legittima difesa

quando le sgiornalo contro il muro

non ci sarebbero eserciti

perché l’unico Paese che voglio invadere

è quello delle emozioni altrui

e l’unico territorio che devo difendere

è l’intimità dei miei affetti e dei miei pensieri

non ci sarebbero aguzzini e aguzzine

che con la loro concezione totalitaria dell’amore

devastano la vita di chi li ha incontrati

ché se vuoi bene a una persona

vuol dire che vuoi il suo bene

indipendentemente da cosa ti dà


Quindi

è meglio che non mi dica più

«se tutti facessero come te»

perché si rischierebbe di vivere in un mondo meraviglioso

di avere un sacco di tempo libero

di fare le cose che si amano


Ma ora mi viene alla mente

caro signor Maestro

che se vivo in un mondo che fa schifo

allora lo devo a lei e alla maggior parte delle persone

che non sono come me

che se ne fregano degli altri

e soprattutto se ne fregano di se stessi

A lei e a loro dovrei chiedere i danni

e forse le miei poesie sono proprio questo:

sono i moduli per sporgere reclamo

E sto anche pensando,

signor Maestro,

che per la legge dei numeri che lei mi ha spiegato così bene

allora anche in questa sala

c’è un sacco di persone che mi costringe a vivere male.

A questi non voglio più rivolgere né sorrisi né parole.

Io mi appello agli altri.

Alzatevi in piedi e fatevi vedere.


Генуя Хандрящая

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