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ОглавлениеIl fronte dolomitico
Circa dieci mesi dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, nel 1915, il Regno d’Italia e l’Impero austroungarico iniziarono a dare vita ad atroci combattimenti sulle Alpi e in particolare sulle Dolomiti. Il fronte alpino correva per circa 600 chilometri, più o meno lungo l’attuale confine tra il Trentino-Alto Adige da una parte e Lombardia e Veneto dall’altra, quindi lungo le Alpi carniche, la Val Pontebbana, le Alpi Giulie, sul Monte Canin, lungo l’odierno confine con la Slovenia e il Mare Adriatico. In particolare, il fronte dolomitico interessava la conca ampezzana, le Tofane, la Val Travenanzes, il Lagazuoi, il Sas de Stria, il Setsass, il Col di Lana, il Sief, il Sasso di Mezdì, la Marmolada con Punta Penia e quindi le valli ladine di Ampezzo, Badia e Fodom. Si combatteva sempre oltre i 2.000 metri di altitudine, perlopiù al gelo e spesso sotto la neve, in condizioni generali ritenute umanamente al limite del sostenibile. Tutti questi fattori contribuirono a rendere quello dolomitico un fronte particolarmente difficile e violento, in un’assurda guerra di posizione, di avanzamenti strategici tra trincee e gallerie scavate nella pietra, disseminata di mine ed esplosivo. Sanguinosamente emblematica, sotto questo punto di vista, fu l’esplosione sotto il Col di Lana. Le truppe italiane scavarono una galleria sotterranea, la galleria di Sant’Andrea, e lo fecero a mano, con il solo ausilio di picconi, cunei e scalpelli, per sfuggire agli occhi e alle orecchie del nemico austriaco. La galleria sotto il Col di Lana raggiunse i 52 metri di lunghezza e fu scavata a forma di baionetta, con due cunicoli ai suoi estremi nei quali vennero poste oltre 5 tonnellate di esplosivo, trasportate da oltre 300 soldati. L’esplosione avvenne il 17 aprile 1916 alle 23.35, fece saltare l’intera cima e provocò un cratere della larghezza di 50 e della profondità di 12 metri. Il numero delle vittime non fu mai stabilito con esattezza, ma si stima che fu di oltre 100 unità, mentre 150 soldati austriaci furono fatti prigionieri.
Fonte: www.frontedolomitico.it