Читать книгу La pergamena distrutta - Virginia Mulazzi - Страница 11
VII.
Оглавление«Donna Livia non ama il conte!…»
Ecco il primo pensiero del duca; le prime parole che gli erano venute alle labbra, appena lasciato il suo nascondiglio!
E tale convinzione gli aveva fatto provare un istante di gioja purissima! Essa per un momento aveva scacciato dallo spirito di lui ogni altra preoccupazione!…
Persino il segreto rivelato dal padre; il cavaliere dell'Isola; i suoi eredi; la pergamena distrutta erano stati dimenticati in quel punto!
Tutto era sparito, come una tetra fantasmagoria, costretta ad indietreggiare dinanzi alla dolce realtà.
Il marito felice, nel riconoscere accusata a torto una sposa adorata, aveva vinto il signore orgoglioso, ingiusto; l'uomo ostinato, irascibile, avido soprattutto di comando.
Ma ahi! come per poco!
Perchè quella sensazione, che egli aveva provata vivamente, non aveva cercato rattenerla?
Perchè doveva essere passaggiera, fugace, come tante sentite talora contro volere; senza saperlo quasi; soltanto per un istinto di natura?
Quella sensazione aveva lasciato nel duca, è vero, una traccia del suo passaggio; ma essa col suo entusiasmo, colla sua poesia si era allontanata come luce sovrumana, incantevole; come sogno delizioso e fuggitivo, di cui è dato serbare soltanto il ricordo.
Altri sentimenti nè entusiastici, nè poetici, radicati fortemente in don Francesco, non avevano voluto cedere per molto il campo ad un'ubbia generosa.
Atterriti, per così dire, del momentaneo esilio che in grazia di quell'ubbia avevano dovuto subire, essi si adoperarono tosto nel dimostrare al duca come il mettere in oblio per una donna ogni altra cosa sarebbe stato mancare di dignità.
Così quei sentimenti tornarono a signoreggiare il suo cuore….
Senza di essi don Francesco, spinto dall'amore, avrebbe saputo rinunciare a' suoi ingiusti progetti; acconsentire alla perdita di qualche parte delle sue ricchezze; sopportare il disdoro che egli credeva dovesse venire alla sua famiglia, alla sua casa da quella riparazione.
E tutto questo per ottenere l'approvazione della duchessa!
Donna Livia non lo aveva sposato per inclinazione; ma era buona, sensibile: sarebbe stata commossa nel vedergli fare un sacrifizio che ella più d'ogni altra avrebbe apprezzato…. E…. chi sa!… Al sentimento del dovere, che solo l'aveva guidata sino allora, si sarebbe forse aggiunta un'affezione non appassionata, ma riconoscente e sincera….
Ella aveva amato un altro, amato moltissimo; ma colui era morto: e se ella avrebbe voluto restargli fedele egualmente: se perciò aveva desiderato assai rimaner sempre libera: non rifiuterebbe ora forse un giusto affetto all'uomo di cui portava il nome: al padre di suo figlio, ove ei sapesse meritarlo: gli perdonerebbe alla fine di averla fatta sua quasi forzatamente.
E ciò non sarebbe stato grandissimo compenso ad un sacrificio d'orgoglio, d'interesse, d'amor proprio?
Questa era la via, che la gioja provata nel veder donna Livia sempre degna dell'amor suo, aveva per un istante additata al duca; e dalla quale lo allontanarono poi le altre sue passioni.
Egli si vergognò come sempre di amar tanto; e come sempre si promise di non cedere.
Eppure questa vittoria di un cattivo démone gli costava, ne soffriva assai.
Non si ha l'idea delle pene strane che deve provare un cuore trabalzato continuamente da un sentimento all'altro, incatenato da pregiudizii che non ha la forza di svellere, e che lo rinchiudono in una prigione di ferro.
Dopo essersi dibattuto tra l'amore, che lo spingeva al bene, e l'orgoglio che lo trascinava al male, don Francesco aveva finito per cedere al secondo: e così la sua volontà, nell'esigere ad ogni patto che il segreto di famiglia fosse serbato, era rimasta eguale.
Escito dalla dolce esaltazione di poco prima, tornava a veder le cose dal lato pratico: però alcun che di quella esaltazione gli era rimasto, ed unito agli altri suoi pensieri creava una specie di caos nel suo cervello.
E donna Maria?
Il duca vi aveva pensato un istante con vero orrore; ma poi riflettendo si era sforzato a calmarsi; aveva gran motivi per non abbandonarsi all'ira, ma per frenarsi aveva bisogno di non veder subito la sorella, e per questo al ritorno dal castello era salito tosto nel suo appartamento.
Seduto innanzi ad un gran fuoco, egli riandava nella sua mente tutto quanto gli era avvenuto in pochi giorni, dalla morte del padre sino a quella sera.
«Dunque, pensava, era per prevenire donna Livia dell'amore del principe per donna Maria; della sua intenzione di chiedermela in isposa, che il cavaliere si recò al castello? Ed io avevo sospettato?… Mi ero sentito ardere di gelosia?… Eppure…. se avessi riflettuto, non avrei dovuto temere…. Ella non mi diede mai motivo di dubitare…. Perchè ho io prestato fede a donna Maria, quando da lungo tempo avrei dovuto comprendere ch'ella odia mia moglie?… Poi avrà temuto che la duchessa mettesse ostacolo al suo matrimonio col principe; che cercasse impedirlo per compassione di donna Rosalia….
»Anche di costei mi si spiega ora l'eterna malinconia…. Avrei dovuto avvedermi da me medesimo di tutto questo; ma per verità non me ne sono mai preoccupato…. Basta: ora penserò…. Ah! donna Rosalia ama il principe senza speranza?… E donna Livia ne ha pietà?… Ciò è naturale!… Ella deve aver riflettuto a lungo sul sentimento!… Ella!…»
Ed il volto del duca si annuvolò…. Una specie di sorriso amarissimo sfiorò le sue labbra; ma fu un lampo!…
«Devo io negare donna Maria al principe? pensò poi…. Devo rifiutargli la sua mano, quando me la chiederà?… Colei lo meriterebbe: ma la conosco!… Si vendicherebbe di me, col palesare il segreto, che voglio tenere celato…. Nulla l'arresterebbe…. Lasciandole invece sposare il principe, tacerà…. Ne sono certissimo: non ha gli scrupoli della duchessa…. Ma ella pure dovrà obbedirmi…. Che mai conterà fare?… Mi sembra impossibile imporle la mia volontà…. Ed il cavaliere?… Ah, egli avvisò donna Livia che si guardasse da mia sorella!… Aveva compreso che questa si era avveduta del suo amore per la duchessa…. In questo donna Maria non mi ha ingannato…. Forse mi rese un servigio; ma ella m'offese…. Sì, il conte ama donna Livia!… L'ama con idolatria: lo compresi dalle sue parole, dal fremito della sua voce!… Indegno!… Basta: lo tratterò in avvenire con tanta freddezza, che non oserà frequentare la mia casa!… Non è che io tema della duchessa!… Mai ella amerà il cavaliere, come mai non amerà alcuno!… Per questo saprò contenermi con mio cugino…. Ho d'uopo del suo silenzio; e se me lo promette, tacerò per ora…. Un duello con lui sarebbe in questo momento uno scandalo…. Del resto il mio onore è illeso; ed io non devo preoccuparmi di una folle passione del cavaliere, che d'altronde da un istante all'altro può lasciar la Sicilia, per sempre forse…. Sì, otterrò il silenzio di tutti!»
……………………………………………………….. ………………………………………………………..
Il giorno dopo, don Francesco ordinò ad un servo d'invitare donna Maria a passare da lui. Aveva stabilito un piano che doveva cominciare dall'intendersi colla giovane.
Ella non si fece aspettare: era ansiosissima di sapere qualche cosa, benchè non fosse affatto senza timore su quel colloquio. Esaminò rapidamente, con grande attenzione, il volto del duca; ma non potè trarre alcuna congettura da tale esame, tanto quel volto rimase impassibile.
—Che volete da me? domandò al fratello, sedendo sulla seggiola ch'ei le additava in faccia a lui.
L'accento di donna Maria era il più naturale del mondo.
Il duca la fissò un momento senza parlare: sotto quello sguardo incisivo e duro la giovane si sentì arrossire a suo dispetto. Fu costretta ad abbassare gli occhi, quantunque tutt'altro che timidi; ma la sua coscienza non era tranquilla.
—Bramo, le rispose lentamente il duca, sapere su qual fondamento basava l'ingiusta accusa che lanciaste alla duchessa.
L'ingiusta accusa? Dunque don Francesco l'aveva riconosciuta tale…. Ella non aveva temuto invano: bisognava ricorrere senza esitare ai mezzi di difesa preparati….
E donna Maria vi ricorse all'istante.
—Questo rimprovero mi sorprende: vi avevo già detto che io non intendevo menomamente offendere la vostra sposa: intendevo parlare del cavaliere soltanto; e credetti darvi coll'avvertirvi del suo amore per la duchessa una prova di devozione. Se voi pensate diversamente, mi giudicate male, ve lo giuro.
Il duca sorrise con incredulità.
—Ciò potrebbe anche essere, mormorò.
Donna Maria non fu per nulla rassicurata da quelle parole. La calma di don Francesco le sembrava forzata; e soltanto l'idea che egli aveva bisogno del suo silenzio le infondeva coraggio: poichè infatti, pensava, se egli, così violento, si contiene, vuol dire che teme disgustarmi.
—Ciò non toglie, riprese il duca, che voi abbiate commesso un gravissimo errore, una colpa anzi, tentando gettare in me dei dubbj su donna Livia.
—No, poichè sapevo che l'amate al punto da….
Donna Maria aveva detto ciò con qualche ironia, trasportata dalla sua animosità per la duchessa, involontariamente fors'anche.
Don Francesco l'interruppe.
—Vi avverto, donna Maria, le disse alterato, che non sono disposto a tollerare la menoma celia, per quanto velata essa sia.
La giovane si era fatta pallida, ma si rimise tosto.
—Credeva parlando così, disse, giustificarmi, rispondere alle vostre domande.
Ella aspettavasi che suo fratello le dicesse da un momento all'altro il motivo pel quale il cavaliere si era recato al castello, motivo che ella credeva conoscere; ma così non fu: gliene increbbe assai, perchè aveva stabilito valersene ad ottenere l'assenso alle sue nozze col principe.
—No, riprese il duca: voi non credeste rispondere alle mie domande, asserendo tenervi certa che io non avrei dubitato di donna Livia. Voi pensate tutto all'opposto. Credete voi che io non vi conosca?
E si arrestò, volendo giudicare dell'effetto che farebbero queste sue parole.
Ma donna Maria seppe questa volta contenersi mirabilmente e credette dover metter mano senz'altro all'ultimo colpo, cioè al segreto del padre.
—Ecco, disse senza alterarsi, quanto ottenni da voi in ricambio della mia devozione.
—Spiegatevi.
Era su quel terreno ch'egli aveva voluto condurla.
—Sì, riprese donna Maria, non ho io forse rispettato senza discuterlo il vostro volere, quando tutti gli altri vi contrastavano?… quando la vostra sposa…
—Basta, interruppe il duca alzandosi e mettendosi a passeggiare: basta.
E dopo un istante di silenzio, che donna Maria non osò rompere:
—Ebbene, sì, disse: voi in quella notte mi avete ubbidito, secondandomi. Non istarò ad indagare se il faceste unicamente per vostro particolare interesse; lo riconosco senza restrizione: è tutto quanto posso fare per voi.
«Ah, egli scende finalmente a patteggiare,» pensò donna Maria…—E fatta più ardita da questa riflessione, si rivolse al duca:
—A proposito, e gli altri taceranno?
Don Francesco si accigliò; quella domanda risvegliava tutte le sue inquietudini; pur nondimeno rispose con un cenno affermativo.
—Ne sono contentissima.
—Davvero?
—Certamente.
—Se è così, tacerete, senza chiedervelo, voi.
Donna Maria parve imbarazzata; poi decidendosi:
—Sì, tacerò; ma anch'io voglio facciate qualche cosa per me.
—E che cosa?
—Prima di chiedervela….
Ed ella esitò.
—Continuate.
—Poco fa mi sembraste non prestar fede alle mie parole… ed io….
—Donna Maria, disse il duca cangiando tuono, non voglio più udirvi parlare dei vostri indegni sospetti. Spiegatevi…. Voi mi avete offeso, gravemente offeso calunniando la duchessa, il sapete: e sapete altresì che, se vi perdono, è soltanto a condizione che il segreto di famiglia non venga mai svelato da voi. Lasciate ogni reticenza: che volete da me?
E la guardò attentamente.
Donna Maria, sorpresa da quel cangiamento, rimase sulle prime un po' stordita. Perchè don Francesco non le aveva parlato così a dirittura? Se sapeva quanto doveva chiedergli, ed ei lo sapeva certamente…. Era dunque per non darle la soddisfazione di confessare che era stato al castello?… Ma, qualunque fosse la causa che lo avesse guidato, ella comprendeva che era risoluto a comperare il suo silenzio… E senza occuparsi maggiormente a spiegare a sè stessa ciò che vi era di strano nel procedere del duca, rispose quasi subito:
—Voglio chiedervi non disponiate di me senza consultarmi, e non diversamente di quanto contava fare nostro padre.
—Nostro padre pensava maritarvi, disse affrettatamente il duca, che voleva finirla…. Comprendo: voi volete che vi pensi anch'io…. Infatti, siete nata pel mondo voi….
Egli sorrise sarcasticamente, passando le dita nei suoi folti baffi neri.
Ma donna Maria non si spaventò di quel contegno: provò per altro un vivissimo senso di dispetto nel pensare che don Francesco, il quale sembrava farsi un piacere d'umiliar tutti, ed a cui per allora ella era soggetta, aveva potuto perdonare a donna Livia, che ella odiava, la distruzione della pergamena; sdegnarsi, soffrire delle offese fatte a colei.
Ma perchè invidierebbe la duchessa? Fra poco non l'attendava forse un eguale destino? Migliore anzi: perchè ella comprendeva bene che donna Livia non era felice…. Non avrebbe ella presto uno sposo che l'amerebbe quanto il duca amava sua moglie, e che di più le sarebbe facile dominare, perchè nè orgoglioso, nè ostinato?
Scacciò dunque quel movimento di rabbia, e rispose tranquillamente al duca:
—Ebbene, sì: desidero vivere nel mondo; ma ho temuto, perchè so che una volta consigliaste nostro padre a mettermi in un ritiro.
—La vostra domanda riguarda anche donna Rosalia? chiese il duca ironicamente.
Era un altro rimprovero: e se donna Maria avesse prima dubitato che don Francesco non fosse stato al castello, quelle parole ne l'avrebbero accertata.
Ma, guardando all'avvenire sì ridente per lei, pensò non doversene offendere per allora, e rispose:
—Io non conosco i gusti di donna Rosalia.
—Bene, bene: se mi si presenterà per voi un buon partito, non lo rifiuterò.
Ei non parlava del principe, e donna Maria si decise finalmente a farlo ella stessa.
—Il principe degli Alberi mi ama, disse: egli vi chiederà la mia mano.
—Ah, voi mantenete corrispondenze amorose? domandò allora il duca con una severità piena per altro d'indifferenza.
—Vedevo il principe soltanto quando veniva da nostro padre, e….
—Basta, basta: vi dispenso dal giustificarvi.
Quella specie di sprezzo ferì molto donna Maria; ma si propose rimandare la vendetta a tempo migliore; e senza darsene per intesa:
—Dunque se il principe verrà al palazzo, e mi chiederà se deve sperare, potrò rispondergli affermativamente?
—Sì, sì; ma non colloqui sotto le finestre, non abboccamenti misteriosi; perchè ciò sarebbe sconveniente, e non lo permetterei.
Donna Maria pensò che non aveva tremato invano d'essere scoperta la sera prima: si felicitò della prudenza avuta.
—Non dubitate, rispose…. E quando potrò…