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CAPITOLO CINQUE

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Jessie non riusciva a levarsi l’immagine dalla testa.

Mentre Ryan guidava verso la loro destinazione successiva, continuava a ripensare al video finale che Natasha, il tecnico della sicurezza, aveva mostrato loro. Ora che sapevano quale fosse l’aspetto della donna, avevano potuto analizzare i filmati precedenti di quella serata.

Non c’erano registrazioni dell’arrivo della donna, né di lei che lasciava l’hotel. Ma c’era un video che la vedeva accomodarsi al Lobby Court, lo stesso bar dove Jessie aveva visto gli uomini elegantemente vestiti bere prima quella mattina.

Era arrivata un po’ dopo le nove e aveva aspettato quindici minuti, sorseggiano un drink che aveva pagato con contanti e tenendo il bicchiere con dei guanti di pelle. La cosa che aveva colpito Jessie era quanto fosse rilassata. Non aveva l’atteggiamento di qualcuno che meno di due ore dopo avrebbe ucciso un uomo.

Alla fine era arrivato il sul ‘partner’. Era andato dritto verso di lei, come se si conoscessero, ma stranamente l’aveva salutata come se fosse stata la prima volta che si incontravano. Aveva ordinato qualcosa da bere per sé e le si era seduto accanto. Avevano parlato per mezz’ora mentre lui ordinava altri due bicchieri e lei continuava a sorseggiare il suo primo drink.

Attorno alla 21.50 lui aveva pagato il conto e si era alzato. Le videocamere l’avevano seguito in bagno e poi alla reception. La donna si era fermata un po’ di più al bar per finire il suo bicchiere, poi era uscita dallo schermo e non la si era vista fino a che non era uscita dall’ascensore per andare alla camera dell’uomo.

“A cosa stai pensando?” le chiese Ryan, interrompendo la sua silenziosa meditazione.

“Sto pensando che abbiamo a che fare con qualcuno che si è divertito fare quello che ha fatto. E questo mi fa preoccupare che possa rifarlo.”

“Legittima preoccupazione,” le concesse lui. “Posso dirti di cosa sono preoccupato io?”

“Prego,” rispose Jessie.

“Ho paura che la moglie di questo tizio perda la testa quando le diremo quello che è successo.”

Ryan si stava riferendo allo spiacevole compito che stavano per affrontare. Dopo aver lasciato l’ufficio della sicurezza, lui le aveva detto chi era l’uomo morto: Gordon Maines.

Quando Ryan aveva comunicato il suo sospetto al medico legale, loro avevano confermato. La vittima era effettivamente Gordon Maines, un consigliere rappresentante del quarto distretto di Los Angeles, un’area che includeva Hancock Park e Los Feliz.

Ryan alla fine se l’era ricordato per la sua camminata spavalda. Era lo stesso stile che aveva avuto quando era venuto alla stazione di polizia diversi anni prima per redarguire il capitano Decker per non avergli fornito sufficienti agenti per la sicurezza nella sfilata del quartiere.

“ ‘Stronzo’ è il termine più carino che mi viene in mente per descrivere quel tizio,” aveva detto Ryan.

Jessie sperava che usasse un linguaggio più diplomatico quando fossero arrivati alla casa di Maines, ad Hancock Park, per riferire la brutta notizia a sua moglie Margo. Mentre Ryan si destreggiava nel traffico di metà mattina, i pensieri di Jessie tornarono, nonostante i suoi migliori sforzi, ad Hannah.

Si chiese se Garland Moses stesse in qualche modo riuscendo a determinare l’andamento delle indagini. L’FBI aveva delle piste da seguire per scoprire dove potesse trovarsi Bolton Crutchfield? Hannah era al sicuro? Era tentata di mandargli un messaggio per chiederglielo, e tirò effettivamente fuori il telefono. Ma poi si rese conto che era un’idea terribile.

Primo, erano passate solo un paio di ore da quando si erano incontrati. Garland Moses poteva essere il profiler più decorato del paese, ma neanche lui era un supereroe. E poi, se avesse avuto delle informazioni, di certo gliel’avrebbe fatto sapere. Il silenzio radio voleva probabilmente dire che non c’era niente che valesse la pena di condividere.

Secondo, avevano concordato di comunicare solo verbalmente. Anche se il capitano Decker non le aveva ancora formalmente vietato di immischiarsi nel caso, era solo questione di tempo. Ogni documento che avesse rivelato il suo tentativo di sviare le direttive avrebbe potuto mettere a rischio la sua carriera e, come aveva detto Garland, incasinare il suo ‘bel lavoretto’.

Eppure la cosa la angustiava. Lei era qui a indagare sulla morte di un uomo che aveva chiaramente diversi scheletri nell’armadio. Nel frattempo una ragazza innocente era tenuta prigioniera da un serial killer, per il semplice fatto che condivideva il DNA di un altro serial killer.

La frustrazione le crebbe nel petto, e Jessie non poté fare altro che rischiacciarla giù.

Garland Moses farà bene a trovare presto qualcosa. Perché non so quanto a lungo potrò evitare di far traboccare tutto.

*

Quando accostarono davanti alla villa di Gordon Maines ad Hancock Park, Jessie non fu sorpresa.

Sapeva già che avevano a che fare con un uomo disposto a prenotare una stanza d’albergo da 400 dollari a notte per tradire sua moglie, un uomo che a quanto pareva aveva una carta di credito associata a una società fasulla, probabile segno che anche le sue finanze erano losche. E a quanto pareva abitava in una casa che nessuna persona comune avrebbe mai potuto possedere, se non ricevuta in eredità.

Mentre salivano i gradini che portavano alla porta d’ingresso, Jessie ricordò a se stessa di non rendere esplicito alla moglie il proprio disgusto per la vittima. La donna poteva credere che il marito fosse un Dio in terra e ora stava per apprendere l’esatto contrario. Ryan suonò il campanello ed entrambi aspettarono in apprensione per ciò che avrebbero dovuto fare ora.

La porta venne aperta da una donna minuta e curata che poteva avere quasi quarant’anni. Indossava un tailleur beige e teneva i capelli biondi raccolti in uno chignon. Nonostante il suo aspetto professionale, Jessie capì che non era in ottima forma.

Aveva sotto agli occhi dei segni scuri impossibili da mascherare anche con un trucco pesante, nonostante il valido tentativo. Gli occhi di per sé erano arrossati, segno di qualsiasi cosa, dalla mancanza di sonno al pianto all’uso di droghe. Nessuna delle opzioni lasciava pensare a niente di buono. Aveva la calza destra percorsa da una lunga riga, cosa che apparentemente non aveva notato, e che quindi suggeriva che i suoi pensieri fossero concentrati altrove.

“Posso aiutarvi?” chiese con voce roca.

“Salve, lei è Margo Maines?” chiese Jessie educatamente.

“Sì,” disse lei sospettosa. “Di cosa si tratta?”

Jessie guardò Ryan che sembrava pronto a dare la notizia che sapevano l’avrebbe distrutta. Glielo aveva visto fare molte altre volte prima e vide ora la stessa reazione: un irrigidimento della schiena, come se si stesse preparando ad accettare il contraccolpo emotivo che stava per subire. Subito un’ondata di empatia la pervase al pensiero delle tante volte in cui si era trovato in quella condizione durante la sua carriera. Provò un irrefrenabile impulso a proteggerlo questa volta, e fece un leggero passo avanti.

“Siamo del Dipartimento di Polizia di Los Angeles,” disse, prima che lui riuscisse ad aprire bocca. “Io sono Jessie Hunt e questo è il detective Ryan Hernandez. Temo di avere delle brutte notizie per lei, signora Maines.”

Margaret Maines, o ‘Margo’ come era chiamata nella biografia di suo marito nel sito della città, parve capire quello che stavano per dirle. Abbassò la testa mentre allungava la mano per appoggiarsi allo stipite della porta. Ryan fece un impercettibile movimento in avanti, pronto a intervenire in caso di crollo.

Fortunatamente non fu necessario. La donna risollevò lo sguardo con una risoluzione negli occhi che Jessie ammirò, anche se comunque appariva fragile.

“Andiamo dentro,” disse la signora Maines. “Penso di volermi sedere prima che mi diciate qualsiasi altra cosa.”

Jessie e Ryan la seguirono nel salotto, dove la donna si sedette su una poltrona, facendo loro segno di accomodarsi sul divano vicino. Quando furono tutti sistemati, li guardò e annuì.

“Andate avanti,” disse con tono rassegnato.

Jessie continuò, senza guardare Ryan per vedere se fosse contento che lei avesse preso l’iniziativa.

“Temo che suo marito sia morto, signora Maines. Il suo corpo è stato rinvenuto questa mattina in un albergo del centro. La sua identità è stata recentemente confermata.”

La signora Maines annuì, prese una boccata d’aria e allungò una mano a prendere un fazzolettino. Mentre si tamponava gli occhi, rispose.

“Sapevo che c’era qualcosa che non andava. Non è tornato a casa la scorsa notte. A volte si ferma fino a tardi al lavoro. Ma chiama sempre. E non ha risposto a nessuna delle mie telefonate. Ho effettivamente pensato di chiamare la polizia. Ma me lo sono immaginato che dormiva nel suo ufficio con il telefono silenziato o con la batteria scarica. Non volevo reagire in maniera esagerata. Ho chiamato l’ufficio questa mattina e hanno detto che non si era ancora presentato. Sapevo che c’era qualcosa che non andava. Stavo davvero per chiamare.”

“Perché non l’ha fatto?” chiese Jessie, mantenendo un tono non accusatorio.

“Gordon era molto particolare. Odiava la cattiva pubblicità. Sentivo la sua voce nella testa che mi diceva ‘Se chiami la polizia, la cosa finirà sui giornali. Sarà tra le notizie. Il mio avversario alle prossime elezioni la trasformerà in qualcosa di atroce, indipendentemente da quanto sia innocente. Nella politica moderna non c’è spazio per errori nelle relazioni pubbliche’. Era un maestro nell’evitare la cattiva pubblicità. Ora mi chiedo se avrei potuto evitare questo se avessi chiamato.”

Jessie pensò che era ironico che un tizio preoccupato delle relazioni pubbliche stesse apparentemente portando avanti una specie di relazione, pagando con quello che sembrava un fondo illecito. Ma lo tenne per sé.

“Non si biasimi, signora Maines,” disse Ryan. “Da quello che posso dire finora, pare che suo marito sia morto la scorsa notte. Nessuna sua chiamata avrebbe potuto salvarlo.”

La donna parve leggermente sollevata dall’affermazione e sospirò profondamente. Pareva dibattuta se fare una domanda, ma alla fine si buttò.

“Com’è successo?”

Jessie, sentendosi leggermente codarda, determinò che gli anni di esperienza di Ryan sarebbero tornati utili per questo aspetto e decise di lasciar rispondere lui.

“Magari possiamo risparmiare i dettagli per dopo, signora Maines,” suggerì lui gentilmente.

L’espressione distrutta sul volto della donna venne subito sostituita da una combinazione di irritazione e risolutezza.

“Mi dica la verità, detective. È chiaro che non si tratta di cause naturali. Prima o poi lo verrei comunque a sapere. E preferisco sentirlo prima nella privacy di casa mia che in qualche freddo obitorio, circondata da un gruppo di estranei. Preferisco di gran lunga due estranei a dieci.”

“Sì, signora,” rispose lui. “Ha ragione. Non si è trattato di cause naturali. Temo sia stato strangolato a morte. Le circostanze che fanno da contorno all’omicidio sono in un certo senso… audaci. Devo continuare?”

“Prego,” insistette la signora Maines con voce piatta.

“Pare che si trovasse all’hotel per un incontro con una donna ancora sconosciuta. Non conosciamo il movente dell’interessata. Sappiamo solo che è stato probabilmente drogato, poi derubato e strangolato.”

Jessie guardò la donna mentre il suo volto si induriva. Provò un pizzico di ansia chiedendosi se Margo Maines stesse per vomitare o esplodere. Non fece nessuna delle due cose.

“Sono piuttosto sicura che si tratti di furto con narcotizzazione,” insistette con tono secco mentre si metteva a sedere più eretta. “È impossibile che Gordon sia andato di sua volontà in una camera d’albergo con una donna, a meno che la sua chiarezza mentale non fosse stata in qualche modo alterata.”

Jessie ricordò il video al bar, in cui Gordon flirtava allegramente per una buona mezz’ora prima di andare a prenotare la stanza d’hotel. Si chiese se fosse suo dovere distruggere la bolla di certezza di sua moglie, ma decise che non era il suo lavoro.

Un altro momento di codardia morale.

“In ogni caso,” disse Ryan con voce da ‘andiamo avanti’, chiaramente non volendo neanche lui metterla alla prova, “anche se abbiamo la conferma che si tratta di lui, avremo bisogno di qualcuno che venga all’ufficio del medico legale per il riconoscimento formale del corpo. Se preferisce che sia uno dei suoi dipendenti a farlo, possiamo assecondare i suoi desideri.”

“No, lo farò io,” disse la donna.

“Grazie,” disse Ryan. “C’è un’altra cosa. Non abbiamo molte piste che ci portino alla donna che sospettiamo dell’omicidio di suo marito. Ma ha preso tutte le carte di credito e i documenti.”

“E il suo orologio?” lo interruppe la signora Maines.

“Quale orologio?” chiese Ryan.

“Aveva un Rolex con le sue iniziali incise sul retro.”

“Non l’abbiamo trovato sulla scena,” disse Ryan. “Ma lo aggiungeremo alla lista degli oggetti mancanti.”

“Gli ho regalato quell’orologio per il nostro decimo anniversario,” disse la donna, i pensieri che chiaramente la portavano a quel momento.

Jessie ebbe un’idea, ma decise di mettervi un freno per il momento. Con riluttanza, Ryan riportò la Maines al momento presente.

“Faremo del nostro meglio per recuperarlo, signora,” le assicurò. “Ma per quanto riguarda le carte di credito, piuttosto che bloccarle, speravamo di poterle rintracciare nella speranza di poterla catturare nell’atto di usarle. Potrebbe anche tentare di falsificare un numero di documento usando la sua carta d’identità. Ci darebbe il permesso di visionare le sue transazioni e dati finanziari per vedere se ci siano delle anomalie?”

La signora Maines gli lanciò un’occhiata scettica, chiaramente consapevole che la sua richiesta aveva probabilmente un secondo fine.

“Mi pare un po’ invasivo,” commentò.

“È vero,” ammise Ryan. “Vogliamo aprire una rete più ampia possibile in modo da non lasciarci sfuggire nulla. Possiamo ottenere un’ingiunzione se necessario. Ma richiede tempo e temo che nel frattempo la colpevole potrebbe scivolarci tra le dita. Ma se lei firmerà i permessi adesso, possiamo cominciare immediatamente.”

La signora Maines parve ancora in qualche modo poco convinta. Ma nel modo in cui Ryan aveva posto la cosa, un suo rifiuto sarebbe apparso come un intralcio alle indagini sull’omicidio di suo marito. Dopo un momento fu chiaro che aveva deciso che qualsiasi scheletro lui avesse pensato di tenere nascosto, avrebbe dovuto fare un passo indietro per permettere di catturare l’assassino.

“Datemi le carte,” disse in modo brusco.

Ryan, che già aveva la busta pronta, gliela porse. Jessie lo vide combattere contro l’impulso di sorridere, e lei dovette reprimere il proprio desiderio di dargli un calcio.

Era fortunato che Margo Maines non conoscesse le sue espressioni bene quanto le conosceva lei. Le neo-vedove in genere non apprezzavano sorrisini di auto-compiacimento.

Il Look Perfetto

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