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CAPITOLO IV. Il Frate

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— Codesto vostro frate mi ha sconbussolato il cervello, — disse il Boswell.

— Io credo che, se lo conosceste, voi gli vorreste bene.

— E chi è costui?

— Gli è un uomo uscito di galera.

— Oh!

— E appunto per questo voi lo ricevereste come padre.

— Ohibò!

— Vi contentate ch'io mi provi a farvelo riverire ed amare?

— Provate.

— Voi avete dunque a sapere come codesto frate si chiami padre Bernardino da Casacconi ed è francescano, d'ingegno certo minore all'Analdo, al Savonarola, al Campanella, al Sarpi e agli altri terribili frati usciti fuori dal seno d'Italia; però d'anima pari e, forse senza dubbio, superiore nella costanza operosa, impiegata in benefizio della patria. Voi lo riputereste giovane, e così veramente apparisce tanto per lo intelletto fresco, quanto per lo irrequieto agitarsi: però la massima parte degli uomini agli anni suoi raggiunsero i loro padri nel sepolcro, o si chiamano decrepiti. Mezzo secolo addietro egli si aggirava per le pievi dell'isola predicando pace, e stornati i ferri omicidi dal petto dei Côrsi, gli appuntava concordi in quelli dell'abborrito dominatore.

— Bene! Onesto frate in verità!

— All'ultimo cadde nelle mani del nemico, il quale lo trasse a vituperio in Bastia dove gli ordinò ritrattarsi: la quale cosa ricusando il degno frate di fare, ebbero cuore di esporlo alla gogna, e il boia accanto. Innanzi di sbigottirsi, sentite un po' che cosa mi va a pescare padre Bernardino. Aspetta che tutto il paese gli si affolli d'intorno, perchè (mi rincresce dovervelo dire, ma la riputazione del paese vuole che voi lo sappiate) Bastia di faccia alla rimanente Corsica rappresenta la piaga su le ginocchia di san Rocco...

— E san Rocco ch'è?

— Oh! non ve l'ho già detto? Egli era santo e per di più pellegrinava sempre.

— Ed aveva le piaghe alle gambe?

— Ed aveva piaghe alle gambe.

— Bene: ma allora doveva smettere di camminare, e fermarsi in casa a guarire. Sapete che avete di santi curiosi voi altri?

— Può darsi: ma quando saremo arrivati a casa, intendo in Corsica, io vi supplico ad astenervi da simili considerazioni; o se non potete astenervene, tenetevele in corpo.

— Così farò: adesso tiriamo innanzi col frate.

— Quando vide i Bastiesi gremiti intorno alla berlina, ecco il frate scotere arrabbiato il capo, e con voce di bombarda rimproverarli di viltà e disamore per la patria, ributtare loro in faccia la virtù dei padri, chiarirli che a cotesto modo tirando avanti, Dio non gli avrebbe voluti e il diavolo rifiutati: poi, dopo il diluvio, l'arco baleno di tanto dolci e mansuete parole che già co' singhiozzi e co' fremiti la gente cominciava a dare certissimi segni di vicina tempesta: onde e' fu mestieri levarlo di su la gogna, diventata cattedra di libertà, e ricondurlo in trionfo alla prigione, dalla quale lo avevano cavato fuora per buttarlo in balìa della infamia.

— Ed ora come si trovi qui?

— Volete che io glielo domandi?

— Dacchè parmi entrare nel paese degl'incanti, fate. Il giovane andò con presti passi alla volta del frate, che, fattasi notte buia, ormai si disponeva a rientrare sotto coperta, e, presagli la mano, disse:

— Padre Bernardino, prima di andarvene non mi permetterete ch'io vi baci la mano?

— Quale siete voi?

— Uno che da zittello ve la baciò delle volte più di mille.

— Figliuolo, non ti riconosco; e per la faccia, sebbene gli occhi non mi dicano più il vero, pazienza! chè fa buio; ma nè anco alla voce.

— Eppure giuoco il cuore contro una ghiaia, che voi non avete dimenticato Altobello di Alando.

— E tu non lo avresti mica perduto il tuo cuore, caro, caro figliuolo. Un bacio... to' un bacio... un altro ancora... o caro... caro!....

E con ambo le mani presogli il capo, pareva non si potesse saziare di baciargli i capelli. E tuttavia tenendolo stretto come tanaglia al pesce del braccio e coll'altra asciugandosi la fronte, imperciocchè padre Bernardino quando si sentiva intenerito non piagnesse; bensì sudasse, con la faticata baldanza côrsa interrogava:

— Sei venuto per batterti, n'è vero? Hai sentito la patria che chiamava Altobello, e tu subito: «Presente.» E babbito[7] dove l'hai tu lasciato? E il barba perchè non è teco?

— Ve lo dirò, padre, ma cominciamo da voi. Oh! che miracolo è questo di vedervi comparire qui?

— Miracolo? Io mi trovo naturalmente al mio posto, mi pare.

— Sì, senza dubbio, e anche io, come vedete, ci sono; ma vorrei sapere qual santo vi aiutò a uscire da prigione.

— Non mi ci hanno cavato i diavoli, ma davvero nè anco i santi. Ma i Francesi mi fecero il processo; e quei cosi neri che si chiamano giudici, avendomi trovato colpevole del misfatto di volere la patria franca da straniera dominazione, mi condannarono, senza troppo gingillare, a morte: e mi parve che facessero serio: ond'io mi era acconciato delle cose dell'anima e rimesso in Dio, quando, senza saperne la causa, ch'è, che non è, legato di catene le mani e i piedi, m'imbarcarono per Genova.

— Povero padre Bernardino!...

— Oh! Non ti dolga di me, figliuolo mio, bensì di quei santi, sacerdoti, di quei martiri frati, che il dannato generale francese di cui le opere inique chiarirono pur troppo che non a caso aveva sortito il nome di Magliaboia,[8] impiccò a centinaia agli alberi coi paramenti sacerdotali addosso. Ora a noi non rimane che a vendicarli, e quest'obbligo sacratissimo noi compiremo; non è vero, figliuolo mio, che li vendicheremo?

— Faremo quello che potremo. Ma da Genova come vi riuscì di salvarvi?

— Lasciami ripigliare fiato: che furia, santa fede! A Genova mi trovai chiuso con un certo santo padre, il quale da mattina a sera mi serpentava che, se mi fossi risoluto a rivelare l'ordine della congiura e i nomi dei congiurati, ben per me; perciò che oltre alla libertà avrei conseguito dalla serenissima repubblica grazie ed onori. Sta a vedere, dissi fra me, che per fare la spia ti consacrano vescovo! Che vuoi tu? La carne tira, la tentazione era grande, ed io mi lasciai svolgere....

— O padre Bernardino, che mi contate mai! — interruppe Altobello con sembianze disfatte.

E il frate rise soggiungendo: — Lasciami finire. Un bel giorno dunque mi lasciai svolgere e gli dissi: «Tu mi pari un uomo dabbene e molto zeloso dei miei vantaggi; orsù ti voglio contentare, io rivelerò la congiura e i congiurati.» «Non a me, costui rispose, bensì lo hai a fare al magnifico segretario del senato.» «O a te, o a lui, per me è tutta una, soggiunsi io, assettati come ti garba.» E il segretario venne più che di passo, si mise a sedere e, tratti fuori carta, calamaio e penne, levò la faccia in su e disse: «Voi potete incominciare.» Io allora, strascinando a stento le catene, mi condussi al cospetto del segretario e dopo averlo un cotal po' mirato in viso gli domandai: «Voi dunque non conoscete i congiurati côrsi davvero?» «Io sono venuto espresso per saperlo da voi.» «E la signoria desidera proprio di saperli tutti?» «Ma sì, ma sì» gridò il segretario stizzito. «Non v'inquietate; riponete i vostri scartabelli, chè in due parole mi spiccio: congiurati in Corsica io ne lasciai 220 mila (chè a tanto montava allora la popolazione); adesso levateci quelli che sono morti, aggiungetevi gli altri che sono nati, ed avrete il numero giusto dei congiurati; il capo della congiura sta in Genova.» «In Genova?» «Nè più nè meno, anzi nel palazzo ducale, ed è il doge in persona, il quale col mal governo ha condotto i Côrsi al partito di volere mettere allo sbaraglio la roba e la vita piuttosto che piegare il collo a voi altri.» — Da quel giorno in poi se mi scemassero il pane non si dice nè manco; mi lasciarono inciprignire le piaghe delle gambe cagionate dalle catene... insomma patii spasimi atrocissimi; non importa, chi ha paura non vada alla guerra. Voi, Signore, che leggevate nell'anima mia, sapete, se in quel punto il re Luigi di Francia fosse entrato in carcere e mi avesse detto: «Padre Bernardino, vuoi barattare le tue catene con la mia corona?» io gli avrei risposto: «Tirate di lungo, Maestà.» Con quel filo di voce che mi era rimasto io mi raccomandava così: «Vergine benedetta, se la mia dolcissima patria tanto provocò l'ira del tuo divino Figliuolo, che i patimenti sofferti da lei fino a tutt'oggi non bastino a placarlo, e a me pare che, se laggiù s'intende discrezione che sia, ce ne dovrebbe essere d'avanzo, allora pregalo per amore mio, che a te, misericordiosa, volli sempre tanto bene, a scassarli dal conto della Corsica ed impostarli a debito mio, ch'io mi protesto di pagare per tutti. Se vedi che ci sia verso di scampare dallo inferno, tu fammelo risparmiare; ma se, per salvare la patria, dovessi perdere l'anima, vada la salute eterna, purchè rimanga stritolato l'abborrito straniero.» Confesso che simile proposta non veniva da mente sana; ed anco fatta con sensi più convenevoli, grande presunzione sarebbe stata la mia esibirmi in iscambio della nobile patria. Così non venni accettato. Papa Clemente XII, cui non garbavano i frati tormentati, a meno che li tormentasse egli medesimo, mi chiese alla repubblica con un breve: e la repubblica, immaginando che il papa le risparmiasse la spesa della sepoltura, volle farsi l'onore del sole di luglio e mi consegnò. Uscito di prigione, con una scrollatina buttai giù apprensioni e malanni: pensa se voleva acquietarmi nel convento di Monticelli, dove il papa mi aveva rilegato. Mi calai dai muri e, mentre i Francesi e i Genovesi mi credevano terra da ceci, eccomi da capo in paese di Comune a predicare e a tirare archibugiate per la maggior gloria di Dio e per la salute della patria. Ora poi che Genova ci ha venduti, e Francia comprati, a dirtela schietta, figliuolo mio, mi pare essermisi sgravato il cuore di un grossissimo peso, perchè quel sentirmi minacciare la morte e chiedere la vita nella mia stessa favella mi faceva proprio cascare le braccia. Non più pietà, non ritegno: fratellacci i Genovesi ci erano, tuttavolta fratelli; adesso forestieri tutti. Per la quale cosa, persuaso che per questo quarto di ora i Côrsi maggiore merito si acquistino presso a Dio menando di mani che a recitare il breviario, mi sono aggirato pei conventi italiani a reclutare questi buoni religiosi côrsi, ai quali su le prime parve duretto, ma io li convinsi dicendo: «E' non ci ha dubbio; all'obbedienza del vostro padre guardiano sopra questa terra voi trasgredite, ma lo fate per osservare la voce del padre guardiano di tutti che sta nei cieli, ed io vi assicuro che l'angiolo custode non vorrà farsi scorgere a pigliarne l'appuntatura: ad ogni modo io rispondo per tutti.» Allora essi hanno detto: «Ecce ancilla Domini; faremo quello che potremo;» e si sono provvisti di carabine che valgono un Perù. Ecco che io ti ho contato la mia, ora contami la tua.

Pasquale Paoli; ossia, la rotta di Ponte Nuovo

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