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LIBRO TRENTESIMOSECONDO
CAPITOLO II
Spedizione dell'Imperadore Carlo V in Tunisi: sua venuta in Napoli; e di ciò che quivi avvenne nella sua dimora e ritorno; e quanto da alcuni Nobili si travagliasse per far rimuovere il Toledo dal governo del Regno
§. I. Venuta di Cesare in Napoli
ОглавлениеDisbrigato l'Imperadore dall'impresa di Tunisi, e lasciata fortificata la Goletta con presidio di Spagnuoli, ed in Tunisi Muleasser reso suo tributario, a' 17 agosto partì con tutta l'armata per Sicilia. Il Marchese del Vasto, ed i Principi di Salerno e di Bisignano, coll'occasione di questo ritorno, fecero grand'istanza a Cesare, che venisse a Napoli a dimorarvi qualche mese per vedere la bellezza di questa Città, ed onorarla colla sua presenza. Eran, fra gli altri stimoli, mossi costoro a desiderar la sua venuta in Napoli, perchè disgustati col Toledo per cagione del suo rigoroso governo, col quale teneva abbassata la Nobiltà, potessero con tal congiuntura indurre Cesare a rimoverlo. L'Imperadore si risolse venire, e giunto ai 20 agosto a Trapani, indi dopo un mese a Palermo, venne poi a Messina. Passato il Faro si portò a Reggio, e traversando le Calabrie e Basilicata, dove dalli Principi di Bisignano e di Salerno, siccome da tutti que' Baroni per li cui Stati passava, gli furono resi onori grandissimi, giunse a' 21 di novembre a Pietra Bianca, luogo tre miglia lontano da Napoli.
Entrò poi a' 25 di novembre giorno dedicato a Santa Catarina, con gran trionfo e celebrità, in Napoli; fu incontrato dalla Città e Clero, e da infinito numero di Baroni, con gran concorso del popolo. La celebrità ed apparati di quest'ingresso, le precedenze, l'ordine tenuto, le pompe, furono descritte con tanta esattezza e minuzia da molti Autori, che omai se ne trova scritto più di quel che converrebbe. Gregorio Rosso, che si trovava Eletto del Popolo, quando entrò Cesare a Napoli, ed ebbe gran parte in questa celebrità, le descrisse minutamente ne' suoi Giornali. Il Summonte e tanti altri ne empirono più carte; onde ci rimettiamo in ciò alle Istorie loro.
Non è però da tralasciare ciò che rapporta il Rosso con tal occasione della venuta di Cesare a Napoli; della pretensione, che mossero i Titolati del Regno di covrirsi innanzi a lui.
In Ispagna questa prerogativa è riputata la maggiore. I Baroni che si cuoprono sono Grandi, e coloro a' quali il Re ciò concede, divengono Grandi di Spagna, onore sopra tutti gli altri grandissimo. I nostri Re di Napoli non costituirono la grandezza de' loro Baroni in fargli coprire innanzi di loro, ma ne' titoli di Principi, di Duchi e negli Ufficj della Corona; ed i Titolati tutti innanzi al Re si coprivano.
Coll'occasione d'essersi negli anni precedenti portato Cesare in Bologna a coronarsi, essendo accorsi ivi molti Titolati del Regno, Carlo ne fece alcuni coprire ma non tutti; fra gli altri fece coprire il Principe di Salerno, il Marchese del Vasto ed il Marchese di Laino8; ma poichè questo accadde fuori del Regno, era in suo arbitrio far poi ciò che egli voleva.
Ma giunto ora in Napoli, dove come Re di Napoli era stato ricevuto, pretesero tutti i Titolati del Regno di covrirsi, e d'essere trattati ed onorati, come facevano gli altri Re di Napoli predecessori di Carlo. S'allegava ancora un forte esempio del Re Cattolico, il quale, quando venne a Napoli, fece covrire In sua presenza tutti i Titolati.
Con tutto ciò l'imperadore non volle farlo; poichè trovandosi introdotto a' suoi tempi, che gli Spagnuoli questa prerogativa l'avean resa cotanto sublime, che se ne costituì il Grandato di Spagna, dignità sopra tutte le altre divenuta insigne, e che non si dava se non a' primi Signori e grandi Capitani, impedirono perciò, che Cesare, per non avvilirla, facesse tutti covrire.
Narra il Rosso, che il primo, che si pregiudicò a star discoverto innanzi all'Imperadore, fu il Marchese della Tripalda, l'esempio del quale fu poi seguitato dagli altri, i quali per non dimostrare di non volere per ciò seguitare il Padrone, se ne stavano scoverti.
Ma quello, di che i Titolati più s'offesero dell'Imperadore, fu il dispiacere che lor diede, di far con parzialità covrire alcuni ed altri no, così in Napoli, come in varie parti del Regno. Si covrirono i Principi di Squillace e di Sulmona, i Duchi di Castrovillari e di Nocera, li Marchesi di Castelvetere e di Vico ed il Conte di Conza. Ben potè essere, che ne facesse covrir altri; ma il Rosso testimonio di veduta, narra non saper egli più di questi, oltre al Duca di Montalto disceso da' Re, al Principe di Bisignano, a cui l'imperadore avea anche dato il Toson d'oro, ed a coloro, i quali s'erano coverti in Bologna e negli altri luoghi fuori del Regno, che tutti parimente si coprirono.
L'uso di Spagna era, che chi si copre una volta avanti il Re, si copre sempre; ma di questi Signori, che come Titolati si erano coverti nel Regno, dice questo Scrittore, che non si sapeva, se fuori del Regno l'Imperadore l'avrebbe fatti covrire.
Finite le pompe e celebrità dell'ingresso e del giuramento dato da Cesare nel Duomo per l'osservanza de' privilegj e grazie concedute da Re predecessori alla Città e Regno, l'Imperadore dimorando nel Castel Nuovo, luogo destinatogli per sua abitazione, con grande umanità cominciò a dar udienza a tutti, sentendo le querele e le lamentazioni di ognuno, particolarmente delle Terre del Regno contra i Baroni loro; e volendo una Domenica, che fu a' 28 di novembre calare alla Capella Regia del Castello, insorse una nuova contesa di precedenza; poichè nel sedere in quella, pretesero i Signori Grandi di Spagna, e quelli, che s'erano coverti fuori di Spagna a quell'uso, che dovessero precedere a tutti. All'incontro i Titolati di Napoli pretendevano, che il sedere dovesse regolarsi all'usanza di Napoli, dove i Titolati precedevano a tutti; l'Imperadore per toglier ogni briga, ordinò, che affatto nella Cappella non si ponessero sedili, e tutti coloro, che ci vennero, fece stare in piedi9.
Fu dal Toledo trattenuto l'Imperadore in Napoli in continue feste, giuochi, tornei, giostre e conviti. La Città si vide ornata allora di personaggi assai illustri; oltre i Signori spagnuoli, il Duca d'Alba ed il Conte di Benevento e gli altri Signori e Principi del nostro Regno, i Capitani più famosi e gli altri forastieri di conto, che vennero ad inchinarsi a Cesare, il Duca d'Urbino, il Duca di Fiorenza, Pier Luigi Farnese, figliuolo di Paolo III, quattro Ambasciadori de' Vineziani e D. Ferrante Gonzaga Principe di Molfetta. Ci vennero ancora in quest'occasione li Cardinali Caracciolo, Salviati e Ridolfi, e vi saria anche venuto il Cardinale Ippolito de' Medici, se per strada non moriva in Itri; e trovossi ancora in quel tempo in Napoli D. Francesco da Este Marchese della Padula. Ma ciò, che la rendeva più augusta e superba, fu l'adunamento in quest'occasione delle più illustri Dame, fregiate della più rara beltà e d'altre eccellentissime doti e maniere. Eravi D. Maria d'Aragona Marchesa del Vasto, donna di singolar bellezza, di real presenza, e d'ingegno e di giudicio incomparabile, e quasi al par di lei D. Giovanna d'Aragona sua sorella moglie d'Ascanio Colonna: D. Isabella Villamarino Principessa di Salerno: D. Isabella di Capua Principessa di Molfetta moglie di D. Ferrante Gonzaga: la Principessa di Bisignano: D. Isabella Colonna Principessa di Sulmona: D. Maria Cardona Marchesa della Padula moglie di D. Ferrante da Este: D. Clarice Ursina Principessa di Stigliano: la Principessa di Squillace: D. Roberta Caraffa Duchessa di Maddaloni, sorella del Principe di Stigliano: D. Dorodea Gonzaga Marchesa di Bitonto: D. Elionora di Toledo figliuola del Vicerè; e molte altre grandi Signore e Titolate del Regno. Eravi ancora la famosa Lucrezia Scaglione, la quale ancorchè non titolata per la sua estrema bellezza, audacia e valore, era sopra tutte le altre commendata.
Ma mentre l'Imperadore in continui conviti e giuochi si sollazzava in Napoli, gli venne avviso della morte di Francesco Sforza Duca di Milano, il quale non avendo di se lasciati figliuoli, decaduto il Ducato all'Imperadore, mandò Antonio di Leva a prenderne il possesso, creandolo Governadore di quello Stato. Ciò che fe' accelerare nuove cagioni di disgusto e di rinovar nuove guerre, e contese con Francesco I Re di Francia, il quale avuto anch'egli l'avviso di questa morte, immantenente avea data commessione al suo Ambasciadore che teneva presso l'Imperadore, di dimandare a Cesare da sua parte il Ducato di Milano per doversene investire il Duca d'Orleans: di che turbato l'Imperadore, nè dandogli risposta aggradevole, intese poco da poi, che il Re di Francia trattava di movergli guerra; e di vantaggio, che oltre la pretensione promossa per lo Ducato di Milano, avea protestata la guerra al Duca di Savoia, suo Cognato, con disegno d'invadere il Piemonte; ed ancorchè apparentemente in Napoli non si tralasciassero le feste ed i conviti, nientedimeno non mancava l'Imperadore di pensar seriamente alla guerra, che fra breve avrebbe dovuto fare contra a quel Re: ed a disporsi a partire da Napoli per Lombardia, ed altrove, dove cose maggiori lo richiamavano.
8
Rosso pag. 67.
9
Giorn. del Rosso, pag. 122.