Читать книгу Minerva oscura - Giovanni Pascoli - Страница 13

XI.

Оглавление

Indice

Alle mie domande rispondeva S. Agostino (Civ. D. XIV 12 e segg.). Rispondeva che essi avevano appetito una falsa primazia; che falsa primazia è lasciare quello, a cui l’anima deve aderire come a suo Principio, e farsi in certo modo ad essere Principio a sè stessi. Rispondeva che l’atto superbo consisteva nel trasgredire quell’unico precetto, che provava la loro dipendenza da Dio. Rispondeva: ‛tam leve praeceptum ad observandum, tam breve ad memoria retinendum.... tanto maiore iniustitia violatum est, quanto faciliore posset observantia custodiri’. Or questo mirabile comento mi parve dovesse spiegare la superbia, come nei primi parenti, così nei loro figli. Me ne persuadeva una parola, che al bel principio mi sembrava quasi sfuggita a Virgilio nella sua esposizione aristotelica e messa quasi fuor di posto, e perciò, subito dopo, mi si mostrò piena di potenza illuminatrice per il pensiero di Dante: lo Genesi. Virgilio dopo aver richiamato alla mente di Dante l’Etica e poi la Fisica dello Stagirita, concludeva, a compiere il suo trattato delle tre disposizion che il Ciel non vuole, con rammemorare quel libro della Sacra Scrittura. Questo libro dunque come valeva a dimostrare la via ‛dell’usuriere’, così poteva servire a rischiarare anche il resto. Vediamo adunque. Adamo ed Eva furono rei di superbia, perchè violando l’unico divieto posto loro da Dio, a lui si posero direttamente di fronte e ne misconobbero tutta l’autorità e vollero divenire Principio e Regola a sè stessi; e poi che il divieto era facilissimo ad osservare, trasgredirono un precetto che, una volta violato, non poteva essere scusato con nessuna imaginazione di giustizia (Civ. D. XIV 13). Ora, per quel primo peccato, si moltiplicarono agli uomini i divieti: non è dunque il caso di trovare quell’uno solo, violato il quale, l’Uomo si pone direttamente contro Dio; ma non è difficile trovare quello che è sì facile ad osservare, che non osservato non possa essere scusato in alcun modo. I divieti e i comandamenti di Dio agli uomini si contengono nel Decalogo, de’ quali l’ultimo è ‛Non desidererai l’asino del prossimo tuo’, e il primo ‛Non avrai Iddii altrui in mia presenza’. Or di questi precetti di giustizia quale è o quali sono quello o quelli che con maggiore ingiustizia si violano? Chiaro che quello o quelli che possono essere osservati con obbedienza più facile. E così con minore ingiustizia si violeranno quelli cui osservare è più difficile. E quale cosa è più difficile che custodire il suo cuore dal desiderio? Dal desiderio del servo, dell’ancella, del bue, dell’asino o di altro che sia del tuo prossimo? Pare che ultimo sia messo tale divieto a dimostrare che chi osserverà, oltre gli altri, anche questo così difficile, debba considerarsi perfetto; e che a mano a mano sia meno virtuoso e giusto chi viola gli altri, a farsi dall’ultimo, finchè violando il primo è a dirittura malvagio ed empio.

Minerva oscura

Подняться наверх